di Paolo Attivissimo
Il documento “L'11 settembre in cifre” redatto da Undicisettembre, che riassume i principali dati riguardanti gli attentati e le loro conseguenze, da oggi non verrà più ospitato presso Scribd, dove ha risieduto finora ed è stato letto da oltre 2700 visitatori.
La migrazione si rende necessaria a causa delle variazioni delle condizioni d'uso di Scribd, che rendevano difficile o impossibile lo scaricamento del documento da parte dei lettori.
Ora il documento è liberamente scaricabile, in una versione aggiornata e ampliata, presso il link indicato in questo articolo.
2010/10/26
L'11/9 per iPhone
di John - www.crono911.org
La tragedia dell'11 settembre è sbarcata tra le applicazioni disponibili su iTunes per i possessori di iPhone, iPod e iPad.
L'applicativo è stato realizzato da Luca Talpo per la serie iStory, ha un costo di 1,59 euro ed è disponibile sia in italiano che in inglese (scaricabile da iTunes inglese).
Lo abbiamo provato alcune settimane fa, ma il programma andava in crash su tutti i dispositivi che avevano il software aggiornato alle ultime release.
Segnalato il bug agli autori, nei giorni scorsi è stata rilasciata la versione 1.1, che risolve ogni problema e funziona egregiamente.
L'applicazione, intitolata iStory 9/11, è suddivisa in cinque sezioni ed è interamente consultabile offline, quindi anche se il proprio dispositivo non è connesso al Web.
La sezione Il WTC ricostruisce la storia del World Trade Center; Cronologia presenta una sintesi cronologica degli eventi principali che si verificarono dalle 5 del mattino dell'11 settembre fino alla tarda serata di quel giorno; Commando illustra le biografie dei 19 terroristi, raggruppati nei team corrispondenti ai quattro voli dirottati; Video propone i principali filmati relativi agli impatti e ai crolli nonché registrazioni audio (comprese quelle dei voice recorder) e ricostruzioni grafiche; infine la sezione Vittime fornisce alcuni dati numerici sulla distribuzione delle vittime tra gli obiettivi colpiti e i voli distrutti.
Fa anche piacere constatare che la struttura espositiva e i testi sono in più punti ispirati all'ebook Crono911, che ancora oggi rappresenta un importante riferimento in lingua italiana per chi voglia consultare una ricostruzione d'insieme di quegli eventi.
iStory 9/11 non è certamente una risorsa enciclopedica, considerata l'estrema sintesi della cronologia e la mancanza di riferimenti alle fonti, ma è uno strumento utile per diffondere la conoscenza della tragedia tra i più giovani, che non hanno vissuto consapevolmente i fatti del 2001 e che preferiscono senz'altro i gadget multimediali rispetto ai tomi cartacei.
L'applicativo si fa apprezzare però anche dai più esperti, perché consente di consultare velocemente un orario o visualizzare video e registrazioni. Tenuto conto che è ben possibile archiviare su iPod, iPhone e iPad altri documenti più corposi (Crono911, il 9/11 Report, ecc...), iStory 9/11 rappresenta un utile complemento per azzittire in pochi secondi il complottista di turno.
Concludiamo questa breve recensione auspicando per il futuro nuove versioni di iStory 9/11 che integrino ulteriori contenuti, per esempio una galleria di immagini e i link alle principali risorse Web.
La tragedia dell'11 settembre è sbarcata tra le applicazioni disponibili su iTunes per i possessori di iPhone, iPod e iPad.
L'applicativo è stato realizzato da Luca Talpo per la serie iStory, ha un costo di 1,59 euro ed è disponibile sia in italiano che in inglese (scaricabile da iTunes inglese).
Lo abbiamo provato alcune settimane fa, ma il programma andava in crash su tutti i dispositivi che avevano il software aggiornato alle ultime release.
Segnalato il bug agli autori, nei giorni scorsi è stata rilasciata la versione 1.1, che risolve ogni problema e funziona egregiamente.
L'applicazione, intitolata iStory 9/11, è suddivisa in cinque sezioni ed è interamente consultabile offline, quindi anche se il proprio dispositivo non è connesso al Web.
La sezione Il WTC ricostruisce la storia del World Trade Center; Cronologia presenta una sintesi cronologica degli eventi principali che si verificarono dalle 5 del mattino dell'11 settembre fino alla tarda serata di quel giorno; Commando illustra le biografie dei 19 terroristi, raggruppati nei team corrispondenti ai quattro voli dirottati; Video propone i principali filmati relativi agli impatti e ai crolli nonché registrazioni audio (comprese quelle dei voice recorder) e ricostruzioni grafiche; infine la sezione Vittime fornisce alcuni dati numerici sulla distribuzione delle vittime tra gli obiettivi colpiti e i voli distrutti.
Fa anche piacere constatare che la struttura espositiva e i testi sono in più punti ispirati all'ebook Crono911, che ancora oggi rappresenta un importante riferimento in lingua italiana per chi voglia consultare una ricostruzione d'insieme di quegli eventi.
iStory 9/11 non è certamente una risorsa enciclopedica, considerata l'estrema sintesi della cronologia e la mancanza di riferimenti alle fonti, ma è uno strumento utile per diffondere la conoscenza della tragedia tra i più giovani, che non hanno vissuto consapevolmente i fatti del 2001 e che preferiscono senz'altro i gadget multimediali rispetto ai tomi cartacei.
L'applicativo si fa apprezzare però anche dai più esperti, perché consente di consultare velocemente un orario o visualizzare video e registrazioni. Tenuto conto che è ben possibile archiviare su iPod, iPhone e iPad altri documenti più corposi (Crono911, il 9/11 Report, ecc...), iStory 9/11 rappresenta un utile complemento per azzittire in pochi secondi il complottista di turno.
Concludiamo questa breve recensione auspicando per il futuro nuove versioni di iStory 9/11 che integrino ulteriori contenuti, per esempio una galleria di immagini e i link alle principali risorse Web.
2010/10/20
Recensione: September 11: an Oral History
di Hammer
In occasione del primo anniversario degli attentati dell'11 settembre fu pubblicato il volume "September 11: an Oral History" a cura del giornalista del New York Times Dean E. Murphy. Come suggerisce il titolo, il volume raccoglie le testimonianze dirette di chi visse gli attacchi in prima persona.
Ci imbattiamo fin da subito nelle parole vivide e cariche di emozioni dei protagonisti. Entriamo nel vivo dell'esperienza di chi affrontò scale interminabili tra fumo dall'odore acre e un rivolo d'acqua inquinata insieme a un collega non vedente assistito dal proprio cane guida. Conosciamo il dolore di chi dovette abbandonare un amico quadriplegico e sovrappeso in attesa di aiuti che non riuscirono a salvarlo e perirono con lui. Leggiamo di chi, per salvare altre persone, si trovò a spostare oggetti pesanti, stupito dalla propria forza fisica, che non credeva nemmeno di avere. Conosciamo un impiegato del Pentagono, preoccupato per la sorte del fratello che lavorava al World Trade Center e trovatosi a vivere un'esperienza molto simile in seguito allo schianto del volo American Airlines 77.
Mentre scorrono storie straordinarie ricche di dolore, di paura e di speranza, il lettore aspetta di arrivare a leggere una storia "normale", ovvero la vicenda di qualcuno che sia uscito dalle Torri o abbia assistito allo schianto del volo American 77 contro il Pentagono e non abbia particolari diversità rispetto a quella di centinaia di altre persone. Ma è presto chiaro che di storie "normali" proprio non ce ne sono; ogni storia riguardante l'11/9 ha qualcosa di speciale, qualcosa che la rende unica nei suoi aspetti umani ed emozionali.
Va notato che nessuna delle testimonianze raccolte da Murphy sostiene le teorie del complotto. Nessun sopravvissuto del World Trade Center parla di esplosioni misteriose e nessuno dei testimoni del Pentagono ha dubbi sul fatto che un aereo di linea si sia schiantato contro la facciata dell'edificio.
Il libro di Murphy ci regala uno spaccato molto incisivo ed emozionante di quanto accaduto l'11/9, ed è proprio grazie a libri encomiabili come questo che le parole dei testimoni possono diventare eterne e passare alle generazioni future, perché il ricordo delle stragi di New York e Washington non si perda mai.
In occasione del primo anniversario degli attentati dell'11 settembre fu pubblicato il volume "September 11: an Oral History" a cura del giornalista del New York Times Dean E. Murphy. Come suggerisce il titolo, il volume raccoglie le testimonianze dirette di chi visse gli attacchi in prima persona.
Ci imbattiamo fin da subito nelle parole vivide e cariche di emozioni dei protagonisti. Entriamo nel vivo dell'esperienza di chi affrontò scale interminabili tra fumo dall'odore acre e un rivolo d'acqua inquinata insieme a un collega non vedente assistito dal proprio cane guida. Conosciamo il dolore di chi dovette abbandonare un amico quadriplegico e sovrappeso in attesa di aiuti che non riuscirono a salvarlo e perirono con lui. Leggiamo di chi, per salvare altre persone, si trovò a spostare oggetti pesanti, stupito dalla propria forza fisica, che non credeva nemmeno di avere. Conosciamo un impiegato del Pentagono, preoccupato per la sorte del fratello che lavorava al World Trade Center e trovatosi a vivere un'esperienza molto simile in seguito allo schianto del volo American Airlines 77.
Mentre scorrono storie straordinarie ricche di dolore, di paura e di speranza, il lettore aspetta di arrivare a leggere una storia "normale", ovvero la vicenda di qualcuno che sia uscito dalle Torri o abbia assistito allo schianto del volo American 77 contro il Pentagono e non abbia particolari diversità rispetto a quella di centinaia di altre persone. Ma è presto chiaro che di storie "normali" proprio non ce ne sono; ogni storia riguardante l'11/9 ha qualcosa di speciale, qualcosa che la rende unica nei suoi aspetti umani ed emozionali.
Va notato che nessuna delle testimonianze raccolte da Murphy sostiene le teorie del complotto. Nessun sopravvissuto del World Trade Center parla di esplosioni misteriose e nessuno dei testimoni del Pentagono ha dubbi sul fatto che un aereo di linea si sia schiantato contro la facciata dell'edificio.
Il libro di Murphy ci regala uno spaccato molto incisivo ed emozionante di quanto accaduto l'11/9, ed è proprio grazie a libri encomiabili come questo che le parole dei testimoni possono diventare eterne e passare alle generazioni future, perché il ricordo delle stragi di New York e Washington non si perda mai.
2010/10/05
Le Monde e la perdita dell'innocenza
di Brain_Use
Nel giorno dell'anniversario degli attentati dell'11 settembre, il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato nella sua edizione online un articolo controverso che è stato accolto dai siti cospirazionisti nostrani come una sorta di "rivelazione".
Lo ha citato, ad esempio, Giulietto Chiesa, subito ripreso da Pino Cabras e da Comedonchisciotte, con un commento che lascia intendere che il più autorevole quotidiano d'oltralpe si sia allineato finalmente alla visione cospirazionista del mondo:
Addirittura prosegue:
Dunque, secondo Giulietto Chiesa, la posizione "ufficiale" – per usare un vocabolo tanto caro al mondo del cospirazionismo – di Le Monde sarebbe oggi allineata a chi vede missili e fori da "5 metri, ripeto 5 metri" sul Pentagono e aerei fantasma conditi da demolizioni controllate alle Twin Towers.
A noi, invece, sembra che il modo migliore di rispondere a questa interpretazione sia lasciare la parola direttamente all'autrice dell'articolo, Hélène Bekmezian:
e ancora:
A noi e all'autrice sembra insomma che la chiave di lettura dell'articolo non sia esattamente quella suggerita dagli interpreti nostrani.
Nel giorno dell'anniversario degli attentati dell'11 settembre, il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato nella sua edizione online un articolo controverso che è stato accolto dai siti cospirazionisti nostrani come una sorta di "rivelazione".
Lo ha citato, ad esempio, Giulietto Chiesa, subito ripreso da Pino Cabras e da Comedonchisciotte, con un commento che lascia intendere che il più autorevole quotidiano d'oltralpe si sia allineato finalmente alla visione cospirazionista del mondo:
«Le Monde» dell'11 settembre 2010 si accorge, con nove anni di ritardo, che la versione ufficiale dell'11 Settembre non sta in piedi.
Addirittura prosegue:
«Le Monde» è costretto a riconoscere che la storia ufficiale non solo puzza di marcio, ma che nemmeno l'amministrazione americana di Barack Obama è in condizione di tirarla fuori dal congelatore che non funziona più. Che cosa diranno ora i "debunkers"?
Dunque, secondo Giulietto Chiesa, la posizione "ufficiale" – per usare un vocabolo tanto caro al mondo del cospirazionismo – di Le Monde sarebbe oggi allineata a chi vede missili e fori da "5 metri, ripeto 5 metri" sul Pentagono e aerei fantasma conditi da demolizioni controllate alle Twin Towers.
A noi, invece, sembra che il modo migliore di rispondere a questa interpretazione sia lasciare la parola direttamente all'autrice dell'articolo, Hélène Bekmezian:
Vu les nombreux commentaires regrettant que je fasse mention des théories conspirationnistes sur le 11/09, il me parait important de faire une mise au point : Dans un article rassemblant tous les problèmes encore existants liés au 11-Septembre, il me semblait simplement juste et équitable de rappeler que, pour une partie des Américains, certaines questions demeurent. Je n'ai en aucun cas voulu donner du crédit (ou du discrédit) à ces théories mais juste rappeler qu'elles existent toujours.
Visti i numerosi commenti che lamentano che io faccia menzione delle teorie cospirazioniste sull'11 settembre, mi sembra importante puntualizzare: in un articolo riassuntivo di tutti i problemi ancora aperti e legati all'11 settembre, mi è semplicemente sembrato giusto e corretto ricordare che, per alcuni americani, alcune domande rimangono. Non ho in alcun modo voluto dare credito (o screditare) a queste teorie, ma solo ricordare che ancora esistono.
e ancora:
Vu les nombreuses réactions suscitées par cet article, il semble évident que certains éléments ont été mal compris. Comme je l'avais écrit dans un précédent commentaire, il n'est évidemment pas question de faire ici l'apologie des thèses conspirationnistes. En revanche, il était impossible de ne pas en parler : elles ne cessent de se diffuser sur Internet. J'ai donc pris la liberté de reformuler les passages qui avaient pu prêter a confusion.
Date le molte reazioni suscitate da questo articolo, sembra chiaro che alcune affermazioni sono state fraintese. Come ho scritto in un commento precedente, non si tratta, ovviamente, di fare qui la difesa delle teorie cospirazioniste. Tuttavia, è stato impossibile non parlarne: continuano a circolare su Internet. Così mi sono presa la libertà di riformulare i passaggi che avevano portato a questo fraintendimento.
A noi e all'autrice sembra insomma che la chiave di lettura dell'articolo non sia esattamente quella suggerita dagli interpreti nostrani.
2010/09/25
WTC, se un debunker sbaglia a indicare la luna, i complottisti vedono solo il dito
di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Sì, ho sbagliato. Durante il dibattito con Tom Bosco l'11 settembre scorso ho detto che una fotografia del secondo aereo che colpì le Torri Gemelle mostrava il velivolo come una sagoma scura perché era in controluce, mentre sarebbe stato più corretto dire che in quella fotografia l'aereo sembra scuro perché stava entrando per pochi istanti nell'ombra delle Torri. Non ho problemi ad ammettere pubblicamente l'errore.
La fotografia in questione è questa:
La porzione anteriore dell'aereo è scura perché è già nell'ombra delle Torri; il resto della fusoliera, ancora illuminato dal sole, è visibile e se ne nota la livrea della United Airlines.
L'entrata e uscita dall'ombra è constatabile in questo video di Park Foreman:
In altre foto che ho mostrato, come quella qui sotto, l'aereo era scuro perché in controluce (stagliato contro il chiarore del cielo).
Ho sbagliato un dato riferito a una singola fotografia. E con questo? Il mio errore non fa sparire i dati tecnici, le immagini, la documentazione, le testimonianze e le perizie che confermano la ricostruzione comunemente accettata degli eventi. Non cancella le altre immagini dell'aereo, in cui si vede che non è scuro.
Non altera il fatto che la tesi dell'aereo scuro e senza finestrini citata da Bosco, alla quale stavo rispondendo, ha una spiegazione perfettamente sensata: l'aereo era in ombra o si stagliava contro il cielo e quindi sembrava scuro. Difficile vederne i finestrini, in condizioni simili. Tutto qui.
Non ha invece una spiegazione sensata la tesi complottista, per una ragione molto semplice: che senso avrebbe avuto usare un aereo scuro e senza finestrini e spacciarlo per un Boeing 767 della United Airlines? Forse costava troppo comperare un 767 e dipingerlo con la livrea United Airlines? Speravano che nessuno ci facesse caso?
Se i cospirazionisti desiderano esultare per un mio errore, facciano pure. Non fanno altro che dimostrare il motivo per cui il cospirazionismo, dopo nove anni, non ha concluso nulla: è troppo impegnato a guardare il dito di chi, dati alla mano, gli sta indicando educatamente la luna.
Sì, ho sbagliato. Durante il dibattito con Tom Bosco l'11 settembre scorso ho detto che una fotografia del secondo aereo che colpì le Torri Gemelle mostrava il velivolo come una sagoma scura perché era in controluce, mentre sarebbe stato più corretto dire che in quella fotografia l'aereo sembra scuro perché stava entrando per pochi istanti nell'ombra delle Torri. Non ho problemi ad ammettere pubblicamente l'errore.
La fotografia in questione è questa:
La porzione anteriore dell'aereo è scura perché è già nell'ombra delle Torri; il resto della fusoliera, ancora illuminato dal sole, è visibile e se ne nota la livrea della United Airlines.
L'entrata e uscita dall'ombra è constatabile in questo video di Park Foreman:
In altre foto che ho mostrato, come quella qui sotto, l'aereo era scuro perché in controluce (stagliato contro il chiarore del cielo).
Ho sbagliato un dato riferito a una singola fotografia. E con questo? Il mio errore non fa sparire i dati tecnici, le immagini, la documentazione, le testimonianze e le perizie che confermano la ricostruzione comunemente accettata degli eventi. Non cancella le altre immagini dell'aereo, in cui si vede che non è scuro.
Non altera il fatto che la tesi dell'aereo scuro e senza finestrini citata da Bosco, alla quale stavo rispondendo, ha una spiegazione perfettamente sensata: l'aereo era in ombra o si stagliava contro il cielo e quindi sembrava scuro. Difficile vederne i finestrini, in condizioni simili. Tutto qui.
Non ha invece una spiegazione sensata la tesi complottista, per una ragione molto semplice: che senso avrebbe avuto usare un aereo scuro e senza finestrini e spacciarlo per un Boeing 767 della United Airlines? Forse costava troppo comperare un 767 e dipingerlo con la livrea United Airlines? Speravano che nessuno ci facesse caso?
Se i cospirazionisti desiderano esultare per un mio errore, facciano pure. Non fanno altro che dimostrare il motivo per cui il cospirazionismo, dopo nove anni, non ha concluso nulla: è troppo impegnato a guardare il dito di chi, dati alla mano, gli sta indicando educatamente la luna.
Le ombre di alcuni edifici del World Trade Center alle 9:03 dell'11 settembre 2001. |
2010/09/23
Pentagono, l'aereo "vaporizzato"
di Paolo Attivissimo
Durante il dibattito che ho tenuto l'11 settembre scorso con Tom Bosco sulle tesi di complotto intorno agli attentati di nove anni fa è stato detto da Bosco che secondo la "versione ufficiale" l'aereo che colpì il Pentagono si sarebbe "vaporizzato" (video).
In realtà in tutti questi anni di consultazione e studio delle perizie tecniche e dei rapporti pubblicati dagli esperti un'affermazione del genere non è mai stata trovata da Undicisettembre in nessun documento tecnico.
Anche i ricercatori che hanno confezionato Zero, il video di Giulietto Chiesa, non sembrano essere stati in grado di trovare il punto in cui la "versione ufficiale" avrebbe fatto quest'affermazione. Infatti in Zero questa "vaporizzazione" asserita viene documentata (per così dire) mostrando l'immagine qui accanto, a circa 32 minuti dall'inizio.
Una semplice ricerca del testo in Google mostra che si tratta di una schermata di un sito Web, non di un rapporto tecnico. Il sito Web è DCMilitary.com, e l'indirizzo della pagina da cui è tratta la schermata è questo. La pagina originale non è più disponibile, ma è archiviata presso Archive.org.
Basta leggerla per scoprire che si tratta di un'intervista a un testimone oculare, Frank Probst, e che la "vaporizzazione" di cui parla si riferisce solo a un motore e comunque è una descrizione non letterale dell'esplosione del motore stesso avvenuta all'impatto. Probst stesso dice che c'erano pezzi del motore scagliati in ogni direzione, per cui è evidente che non parla di vaporizzazione in senso letterale.
Queste sembrano essere, fino a prova contraria, le tenui origini della tesi della vaporizzazione. Non un'affermazione tecnica contenuta nella "versione ufficiale", ma una descrizione non letterale di un testimone, pubblicata su un sito Web. Ancora una volta, i complottisti sono stati colti ad attribuire alla "versione ufficiale" cose che in realtà si sono inventati loro per screditarla. Ancora una volta sono stati colti a manipolare quella verità che tanto spesso dicono di voler difendere. E va avanti così da nove anni.
Durante il dibattito che ho tenuto l'11 settembre scorso con Tom Bosco sulle tesi di complotto intorno agli attentati di nove anni fa è stato detto da Bosco che secondo la "versione ufficiale" l'aereo che colpì il Pentagono si sarebbe "vaporizzato" (video).
In realtà in tutti questi anni di consultazione e studio delle perizie tecniche e dei rapporti pubblicati dagli esperti un'affermazione del genere non è mai stata trovata da Undicisettembre in nessun documento tecnico.
Anche i ricercatori che hanno confezionato Zero, il video di Giulietto Chiesa, non sembrano essere stati in grado di trovare il punto in cui la "versione ufficiale" avrebbe fatto quest'affermazione. Infatti in Zero questa "vaporizzazione" asserita viene documentata (per così dire) mostrando l'immagine qui accanto, a circa 32 minuti dall'inizio.
Una semplice ricerca del testo in Google mostra che si tratta di una schermata di un sito Web, non di un rapporto tecnico. Il sito Web è DCMilitary.com, e l'indirizzo della pagina da cui è tratta la schermata è questo. La pagina originale non è più disponibile, ma è archiviata presso Archive.org.
Basta leggerla per scoprire che si tratta di un'intervista a un testimone oculare, Frank Probst, e che la "vaporizzazione" di cui parla si riferisce solo a un motore e comunque è una descrizione non letterale dell'esplosione del motore stesso avvenuta all'impatto. Probst stesso dice che c'erano pezzi del motore scagliati in ogni direzione, per cui è evidente che non parla di vaporizzazione in senso letterale.
"I was standing on the sidewalk (parallel to the site of impact)...and I saw this plane coming right at me at what seemed like 300 miles an hour. I dove towards the ground and watched this great big engine from this beautiful airplane just vaporize," said Frank Probst, a member of the Pentagon renovations crew commented. "It looked like a huge fireball, pieces were flying out everywhere."
Queste sembrano essere, fino a prova contraria, le tenui origini della tesi della vaporizzazione. Non un'affermazione tecnica contenuta nella "versione ufficiale", ma una descrizione non letterale di un testimone, pubblicata su un sito Web. Ancora una volta, i complottisti sono stati colti ad attribuire alla "versione ufficiale" cose che in realtà si sono inventati loro per screditarla. Ancora una volta sono stati colti a manipolare quella verità che tanto spesso dicono di voler difendere. E va avanti così da nove anni.
Firefighters for 9/11 Truth: se i pompieri sostengono il complotto
di Paolo Attivissimo, con il contributo di Brain_Use e Hammer. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Fra le tante associazioni che si autodefiniscono "for 9/11 truth", ossia alla ricerca della verità sull'11 settembre, ne spicca una in particolare: quella dei vigili del fuoco, Firefighters for 9/11 Truth.
A prima vista l'esistenza di un'associazione di pompieri che sostiene le tesi di complotto sembra una prova schiacciante che c'è qualcosa che non va nella ricostruzione comunemente accettata degli eventi. Chi meglio dei vigili del fuoco può sapere se i crolli delle Torri Gemelle furono causati dalle esplosioni di una demolizione controllata o dal cedimento strutturale dovuto all'effetto combinato di impatti e incendi?
Ma come sempre, quando c'è di mezzo l'11 settembre, fermarsi alla prima impressione rischia di essere ingannevole. Infatti su Firefighters for 9/11 Truth, invece di pareri autorevoli e competenti e analisi tecniche sui crolli delle Torri Gemelle e del WTC7 e sull'attacco al Pentagono, troviamo soltanto dichiarazioni tecnicamente insensate e palesemente antisemite.
Per esempio, la pagina principale del sito dell'associazione presenta questa dichiarazione sotto il titolo "What is the evidence?" ("quali sono le prove?"):
Il repertorio è insomma quello standard del cospirazionismo: gli edifici in acciaio che non erano mai crollati prima per incendio (falso), il crollo a velocità di caduta libera (falso), la polverizzazione del cemento (smentita persino da Steven Jones), l'acciaio fuso dal kerosene (mai affermato dai rapporti tecnici), le 68 intercettazioni aeree completate con successo nell'anno precedente (non sul territorio USA, e i minuti non furono meno di 20), la "vaporizzazione" dell'aereo al Pentagono (mai affermata dai rapporti tecnici), gli incendi piccoli al WTC7 (falso), la mancata citazione del WTC7 da parte della Commissione (falso) e l'asserzione che la FEMA non sa perché il WTC7 crollò (vero, ma il NIST sì).
Questa dichiarazione è attribuita ad Anton Vodvarka, descritto come "Lt. FDNY (ret)". La sigla "FDNY" lo indica come membro dei vigili del fuoco di New York e quindi sembra indicare che Vodvarka abbia avuto esperienza diretta degli attentati di New York. Ma il nome Anton Vodvarka non compare nell'elenco dei vigili del fuoco presenti al World Trade Center l'11 settembre. La precisazione "ret." significa "in pensione", ma non specifica da quanto tempo Vodvarka ha cessato il servizio. Il sito di Firefighters for 9/11 Truth aggiunge che "Lt. Vodvarka served on FDNY Ladder Co 26, Rescue Co. 3, Rescue Co. 1, Engine Co. 92, Ladder 82 and Ladder 101. He was awarded the Merit Class 1 award, the Prentice Medal", ma non dice quando.
Il sito FDNY Rescue Company 3, che commemora gli otto vigili del fuoco della squadra periti nel WTC, indica che un Anton Vodvarka Jr. ricevette una medaglia nel 1969. Sembra quindi improbabile che Vodvarka (se si tratta della stessa persona) fosse in servizio attivo trentadue anni più tardi, nel 2001.
Di vera sostanza tecnica, insomma, non ce n'è. Anzi, bisogna chiedersi se i vigili del fuoco di New York che non hanno aderito a Firefighters for 9/11 Truth sono tutti stupidi per non essersi accorti di queste "prove" o se sono addirittura omertosi, come dichiarò Jason Bermas (Loose Change). I pompieri che erano lì e che hanno visto morire i propri compagni non hanno dubbi sulla natura degli attentati e sulla dinamica dei crolli. Ce li ha solo chi non era lì. Non sembra un caso.
Non solo: aderire a Firefighters for 9/11 Truth ed entrare nell'elenco pubblico dei sottoscrittori è incredibilmente facile. Tant'è vero che Undicisettembre è riuscita a iscriversi nell'elenco con vari nominativi totalmente inventati (che non riveliamo). Il sottoscritto, per esempio, è nell'elenco dei sottoscrittori (sia pure negli "altri sottoscrittori") addirittura con nome e cognome e con la qualifica di appartenenza ai Vigili di Vattelapesca.
C'è di peggio. Se si va a sfogliare le dichiarazioni dei sottoscrittori di Firefighters for 9/11 Truth, emergono soltanto asserzioni generiche, parole di solidarietà, lamentele geopolitiche e anche una dichiarazione inquietante.
"Sono stati gli ebrei". Questa dichiarazione lapidaria, da sola, è un macigno che affonda ogni credibilità di questa sedicente associazione di vigili del fuoco che brilla per l'assenza eloquente dei pompieri che l'11/9 erano alle Torri Gemelle e al Pentagono.
Fra le tante associazioni che si autodefiniscono "for 9/11 truth", ossia alla ricerca della verità sull'11 settembre, ne spicca una in particolare: quella dei vigili del fuoco, Firefighters for 9/11 Truth.
A prima vista l'esistenza di un'associazione di pompieri che sostiene le tesi di complotto sembra una prova schiacciante che c'è qualcosa che non va nella ricostruzione comunemente accettata degli eventi. Chi meglio dei vigili del fuoco può sapere se i crolli delle Torri Gemelle furono causati dalle esplosioni di una demolizione controllata o dal cedimento strutturale dovuto all'effetto combinato di impatti e incendi?
Ma come sempre, quando c'è di mezzo l'11 settembre, fermarsi alla prima impressione rischia di essere ingannevole. Infatti su Firefighters for 9/11 Truth, invece di pareri autorevoli e competenti e analisi tecniche sui crolli delle Torri Gemelle e del WTC7 e sull'attacco al Pentagono, troviamo soltanto dichiarazioni tecnicamente insensate e palesemente antisemite.
Per esempio, la pagina principale del sito dell'associazione presenta questa dichiarazione sotto il titolo "What is the evidence?" ("quali sono le prove?"):
We are asked to believe that on that day three structural steel buildings, which have never before in history collapsed because of fire, fell neatly into their basements at the speed of gravity, their concrete reduced to dust. We are asked to believe that jet fuel (kerosene) can melt steel. We are asked to believe that the most sophisticated air defense system in the world, that responded to sixty-eight emergencies in the year prior to 9-11 in less than twenty minutes allowed aircraft to wander about for up to an hour and a half. We are asked to believe that the steel and titanium components of an aircraft that supposedly hit the Pentagon “evaporated”. There is much, much more if anyone cares to look into it. Trade Tower #7 by itself is the “smoking gun”. Not hit by an aircraft, with only a few relatively small fires, it came down in a classic crimp and implosion, going straight into its basement, something only very precise demolition can accomplish, which takes days if not weeks to prepare. The 9-11 Commission didn’t even mention it, and F.E.M.A. actually stated they DIDN’T KNOW WHY IT COLLAPSED AND LEFT IT AT THAT.
Il repertorio è insomma quello standard del cospirazionismo: gli edifici in acciaio che non erano mai crollati prima per incendio (falso), il crollo a velocità di caduta libera (falso), la polverizzazione del cemento (smentita persino da Steven Jones), l'acciaio fuso dal kerosene (mai affermato dai rapporti tecnici), le 68 intercettazioni aeree completate con successo nell'anno precedente (non sul territorio USA, e i minuti non furono meno di 20), la "vaporizzazione" dell'aereo al Pentagono (mai affermata dai rapporti tecnici), gli incendi piccoli al WTC7 (falso), la mancata citazione del WTC7 da parte della Commissione (falso) e l'asserzione che la FEMA non sa perché il WTC7 crollò (vero, ma il NIST sì).
Questa dichiarazione è attribuita ad Anton Vodvarka, descritto come "Lt. FDNY (ret)". La sigla "FDNY" lo indica come membro dei vigili del fuoco di New York e quindi sembra indicare che Vodvarka abbia avuto esperienza diretta degli attentati di New York. Ma il nome Anton Vodvarka non compare nell'elenco dei vigili del fuoco presenti al World Trade Center l'11 settembre. La precisazione "ret." significa "in pensione", ma non specifica da quanto tempo Vodvarka ha cessato il servizio. Il sito di Firefighters for 9/11 Truth aggiunge che "Lt. Vodvarka served on FDNY Ladder Co 26, Rescue Co. 3, Rescue Co. 1, Engine Co. 92, Ladder 82 and Ladder 101. He was awarded the Merit Class 1 award, the Prentice Medal", ma non dice quando.
Il sito FDNY Rescue Company 3, che commemora gli otto vigili del fuoco della squadra periti nel WTC, indica che un Anton Vodvarka Jr. ricevette una medaglia nel 1969. Sembra quindi improbabile che Vodvarka (se si tratta della stessa persona) fosse in servizio attivo trentadue anni più tardi, nel 2001.
Di vera sostanza tecnica, insomma, non ce n'è. Anzi, bisogna chiedersi se i vigili del fuoco di New York che non hanno aderito a Firefighters for 9/11 Truth sono tutti stupidi per non essersi accorti di queste "prove" o se sono addirittura omertosi, come dichiarò Jason Bermas (Loose Change). I pompieri che erano lì e che hanno visto morire i propri compagni non hanno dubbi sulla natura degli attentati e sulla dinamica dei crolli. Ce li ha solo chi non era lì. Non sembra un caso.
Non solo: aderire a Firefighters for 9/11 Truth ed entrare nell'elenco pubblico dei sottoscrittori è incredibilmente facile. Tant'è vero che Undicisettembre è riuscita a iscriversi nell'elenco con vari nominativi totalmente inventati (che non riveliamo). Il sottoscritto, per esempio, è nell'elenco dei sottoscrittori (sia pure negli "altri sottoscrittori") addirittura con nome e cognome e con la qualifica di appartenenza ai Vigili di Vattelapesca.
C'è di peggio. Se si va a sfogliare le dichiarazioni dei sottoscrittori di Firefighters for 9/11 Truth, emergono soltanto asserzioni generiche, parole di solidarietà, lamentele geopolitiche e anche una dichiarazione inquietante.
Alexus Montraeus, Retired 15+ Years
"Find the truth. It was the jews."
"Sono stati gli ebrei". Questa dichiarazione lapidaria, da sola, è un macigno che affonda ogni credibilità di questa sedicente associazione di vigili del fuoco che brilla per l'assenza eloquente dei pompieri che l'11/9 erano alle Torri Gemelle e al Pentagono.
È vero che il WTC7 non viene mai citato nel rapporto della Commissione 11/9?
di Paolo Attivissimo. Ultimo aggiornamento: 2013/03/28
Uno dei presunti misteri spesso citati dai sostenitori delle tesi alternative è l'assenza di ogni riferimento al WTC7, la “terza torre” crollata al World Trade Center l'11 settembre 2001, nel Rapporto della Commissione 11/9. I rapporti tecnici di FEMA e NIST ne parlano estesamente, ma per qualche ragione il fatto che non sia citato nel Rapporto della Commissione, che è per forza di cose un sunto, ad alcuni pare strano.
In realtà chi fa quest'asserzione dimostra di aver ben poco talento per la ricerca. Infatti l'edificio è citato più volte nel Rapporto, solo che vi compare con la sigla “7 WTC” anziché “WTC7”. Non è mai citato invece come “Building 7” o “Solomon Building”.
Pagina 284: “The OEM' headquarters was located at 7 WTC. Some questioned locating it both so close to a previous terrorist target and on the 23rd floor of a building (difficult to access should elevators become inoperable). There was no backup site.”
Pagina 293: “By 8:48, officials in the OEM headquarters on the 23rd floor of 7 WTC – just to the north of the North Tower – began to activate the Emergency Operations Center by calling such agencies as the FDNY, NYPD, Department of Health, and the Greater Hospital Association and instructing them to send their designated representatives to the OEM.”
Pagina 302: “At about 9:57, an EMS paramedic approached the FDNY Chief of Department and advised that an engineer in front of 7 WTC had just remarked that the Twin Towers in fact were in imminent danger of a total collapse.”
Pagina 305: “After the South Tower was hit, OEM senior leadership decided to remain in its "bunker" and continue conducting operations, even though all civilians had been evacuated from 7 WTC. At approximately 9:30, a senior OEM official ordered the evacuation of the facility, after a Secret Service agent in 7 WTC advised him that additional commercial planes were not accounted for.”
Fatta questa precisazione, si può obiettare che comunque quello che manca, nel Rapporto, è un riferimento al crollo del WTC7. Ma va notato che il Rapporto non cita neppure il crollo del WTC3, il grande hotel Marriott, alto 22 piani, situato in fianco alle Torri Gemelle (foto qui accanto) e distrutto completamente dal loro collasso. Non ne fa menzione nonostante il fatto che la distruzione del WTC3 causò circa 40 morti.
Un bilancio del genere dovrebbe fare del crollo del WTC3 un evento significativo, ben più di quello del WTC7, che non provocò neppure una vittima (perché l'edificio, colpito dalle macerie delle Torri, era stato evacuato e delimitato da un perimetro di sicurezza proprio in previsione del suo crollo), eppure nel Rapporto della Commissione 11/9 non se ne parla. Ma questo, nell'ottica selettiva dei cospirazionisti, non rappresenta un mistero.
Uno dei presunti misteri spesso citati dai sostenitori delle tesi alternative è l'assenza di ogni riferimento al WTC7, la “terza torre” crollata al World Trade Center l'11 settembre 2001, nel Rapporto della Commissione 11/9. I rapporti tecnici di FEMA e NIST ne parlano estesamente, ma per qualche ragione il fatto che non sia citato nel Rapporto della Commissione, che è per forza di cose un sunto, ad alcuni pare strano.
In realtà chi fa quest'asserzione dimostra di aver ben poco talento per la ricerca. Infatti l'edificio è citato più volte nel Rapporto, solo che vi compare con la sigla “7 WTC” anziché “WTC7”. Non è mai citato invece come “Building 7” o “Solomon Building”.
Pagina 284: “The OEM' headquarters was located at 7 WTC. Some questioned locating it both so close to a previous terrorist target and on the 23rd floor of a building (difficult to access should elevators become inoperable). There was no backup site.”
Pagina 293: “By 8:48, officials in the OEM headquarters on the 23rd floor of 7 WTC – just to the north of the North Tower – began to activate the Emergency Operations Center by calling such agencies as the FDNY, NYPD, Department of Health, and the Greater Hospital Association and instructing them to send their designated representatives to the OEM.”
Pagina 302: “At about 9:57, an EMS paramedic approached the FDNY Chief of Department and advised that an engineer in front of 7 WTC had just remarked that the Twin Towers in fact were in imminent danger of a total collapse.”
Pagina 305: “After the South Tower was hit, OEM senior leadership decided to remain in its "bunker" and continue conducting operations, even though all civilians had been evacuated from 7 WTC. At approximately 9:30, a senior OEM official ordered the evacuation of the facility, after a Secret Service agent in 7 WTC advised him that additional commercial planes were not accounted for.”
Fatta questa precisazione, si può obiettare che comunque quello che manca, nel Rapporto, è un riferimento al crollo del WTC7. Ma va notato che il Rapporto non cita neppure il crollo del WTC3, il grande hotel Marriott, alto 22 piani, situato in fianco alle Torri Gemelle (foto qui accanto) e distrutto completamente dal loro collasso. Non ne fa menzione nonostante il fatto che la distruzione del WTC3 causò circa 40 morti.
Un bilancio del genere dovrebbe fare del crollo del WTC3 un evento significativo, ben più di quello del WTC7, che non provocò neppure una vittima (perché l'edificio, colpito dalle macerie delle Torri, era stato evacuato e delimitato da un perimetro di sicurezza proprio in previsione del suo crollo), eppure nel Rapporto della Commissione 11/9 non se ne parla. Ma questo, nell'ottica selettiva dei cospirazionisti, non rappresenta un mistero.
2010/09/20
WTC7, riprese giornalistiche dell'incendio
di Paolo Attivissimo
Un video pubblicato su Youtube da IC911Studies e proveniente dagli archivi di una televisione locale di New York fa ulteriore chiarezza sulle condizioni strutturali della "terza torre", l'edificio WTC7 o Salomon Building, che secondo alcune tesi cospirazioniste sarebbe crollato in modo sospetto.
Il video inizia con il cronista (non identificato, ma dotato di un microfono con il logo della CBS e il numero 2) che descrive la scena dall'interno di un edificio le cui vetrate sono totalmente distrutte.
Dice di non sapere di preciso in quale edificio si trova, ma nota che dietro di lui c'è Barclay Street. Nella sequenza è inoltre visibile uno spigolo del WTC7, per cui è presumibile che si tratti della Bank of New York Mellon, all'incrocio fra Washington Street e Barclay Street.
Nella mappa qui sotto, tratta dal capitolo 1 del rapporto FEMA, l'edificio è cerchiato in rosso e la direzione dell'inquadratura è indicata dalla freccia.
Il cronista indica un edificio a destra del WTC7 e poi il WTC7 stesso e mentre indica il WTC7 dice "We don't know what this building is" ("non sappiamo che edificio sia quello"), a conferma di quanto fosse poco noto ai giornalisti questo grattacielo secondario del World Trade Center. Da questa poca familiarità discendono i vari equivoci di Aaron Brown (CNN) e Jane Standley (BBC) nel riferire se l'edificio fosse crollato o meno.
Il reporter aggiunge inoltre che "they're obviously on fire, maybe there's a chance that they could collapse": dice che gli edifici che ha appena indicato sono evidentemente in fiamme e che forse potrebbero crollare. Ancora una volta, le parole del cronista documentano quanto fosse diffusa e ovvia l'ipotesi che altri edifici, oltre alle Torri Gemelle, potessero cedere.
Le macerie ai piedi del WTC7 indicano che la ripresa risale a dopo il crollo della Torre Nord (WTC1) e dimostrano che le macerie di questo crollo giunsero fino al WTC7 e oltre.
Si nota inoltre che da numerosi piani del WTC7 esce fumo abbondante. A sinistra si possono vedere le file di finestre infrante sul lato nord (opposto alle Torri), dalle quali spiccano fiamme. Si odono anche rumori secchi, simili a scoppi, forse prodotti dalle macerie che si vedono cadere al suolo.
Il fumo è abbondantissimo anche sul lato corto opposto del WTC7, rivolto verso est.
Le immagini fisse non riescono a rendere la violenza degli incendi e la corsa frenetica delle volute di fumo. È quindi consigliabile visionare il video completo, disponibile qui sotto.
Se si considera che il WTC7 fu lasciato a bruciare per ore, senza alcun intervento dei vigili del fuoco, non sembra poi così sorprendente che sia crollato. Sorprende, semmai, che i sostenitori delle tesi alternative ne siano così ossessionati, anche perché non è chiaro che senso avrebbe avuto – nell'ottica delle tesi di demolizione intenzionale come casus belli – distruggere un grattacielo minore (47 piani) che pochi conoscevano quando la devastazione di due edifici iconici come le Torri Gemelle era più che sufficiente a creare uno shock fortissimo nell'opinione pubblica.
Un video pubblicato su Youtube da IC911Studies e proveniente dagli archivi di una televisione locale di New York fa ulteriore chiarezza sulle condizioni strutturali della "terza torre", l'edificio WTC7 o Salomon Building, che secondo alcune tesi cospirazioniste sarebbe crollato in modo sospetto.
Il video inizia con il cronista (non identificato, ma dotato di un microfono con il logo della CBS e il numero 2) che descrive la scena dall'interno di un edificio le cui vetrate sono totalmente distrutte.
Dice di non sapere di preciso in quale edificio si trova, ma nota che dietro di lui c'è Barclay Street. Nella sequenza è inoltre visibile uno spigolo del WTC7, per cui è presumibile che si tratti della Bank of New York Mellon, all'incrocio fra Washington Street e Barclay Street.
Nella mappa qui sotto, tratta dal capitolo 1 del rapporto FEMA, l'edificio è cerchiato in rosso e la direzione dell'inquadratura è indicata dalla freccia.
Il cronista indica un edificio a destra del WTC7 e poi il WTC7 stesso e mentre indica il WTC7 dice "We don't know what this building is" ("non sappiamo che edificio sia quello"), a conferma di quanto fosse poco noto ai giornalisti questo grattacielo secondario del World Trade Center. Da questa poca familiarità discendono i vari equivoci di Aaron Brown (CNN) e Jane Standley (BBC) nel riferire se l'edificio fosse crollato o meno.
Il reporter aggiunge inoltre che "they're obviously on fire, maybe there's a chance that they could collapse": dice che gli edifici che ha appena indicato sono evidentemente in fiamme e che forse potrebbero crollare. Ancora una volta, le parole del cronista documentano quanto fosse diffusa e ovvia l'ipotesi che altri edifici, oltre alle Torri Gemelle, potessero cedere.
Le macerie ai piedi del WTC7 indicano che la ripresa risale a dopo il crollo della Torre Nord (WTC1) e dimostrano che le macerie di questo crollo giunsero fino al WTC7 e oltre.
Si nota inoltre che da numerosi piani del WTC7 esce fumo abbondante. A sinistra si possono vedere le file di finestre infrante sul lato nord (opposto alle Torri), dalle quali spiccano fiamme. Si odono anche rumori secchi, simili a scoppi, forse prodotti dalle macerie che si vedono cadere al suolo.
Il fumo è abbondantissimo anche sul lato corto opposto del WTC7, rivolto verso est.
Le immagini fisse non riescono a rendere la violenza degli incendi e la corsa frenetica delle volute di fumo. È quindi consigliabile visionare il video completo, disponibile qui sotto.
Se si considera che il WTC7 fu lasciato a bruciare per ore, senza alcun intervento dei vigili del fuoco, non sembra poi così sorprendente che sia crollato. Sorprende, semmai, che i sostenitori delle tesi alternative ne siano così ossessionati, anche perché non è chiaro che senso avrebbe avuto – nell'ottica delle tesi di demolizione intenzionale come casus belli – distruggere un grattacielo minore (47 piani) che pochi conoscevano quando la devastazione di due edifici iconici come le Torri Gemelle era più che sufficiente a creare uno shock fortissimo nell'opinione pubblica.
2010/09/12
Articolo di prova pubblicato intenzionalmente con titolo molto lungo che scorre su più righe per vedere se è giustificato oppure no
di Paolo Attivissimo
Per chiunque dovesse imbattersi in questo articolo: sappiamo che è pubblicato e non c'è bisogno che ce lo segnaliate, grazie. Lo abbiamo pubblicato intenzionalmente come template e come test d’impaginazione, per verificare rapidamente e in condizioni reali le impostazioni del foglio di stile (cascading style sheet o CSS) che determina l'aspetto di questo blog, specialmente durante la transizione dal vecchio formato di Blogger.com a quello nuovo.
Testo normale: Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint occaecat cupidatat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.
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Titolo H2 molto lungo che scorre su più righe per vedere se è giustificato oppure no
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Titolo H3 molto lungo che scorre su più righe per vedere se è giustificato oppure no
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Titolo H4 molto lungo che scorre su più righe per vedere se è giustificato oppure no
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2010/09/11
Nove anni dopo
di Paolo Attivissimo
Mentre gli attentati dell'11 settembre 2001 scivolano dalla cronaca verso la storia,
un momento di silenzio e di ricordo.
un momento di silenzio e di ricordo.
2010/09/09
Il monumento alla paranoia
di Brain_Use
Sono passati due anni dalla cerimonia d'inaugurazione del Pentagon Memorial, avvenuta l'8 settembre del 2008 e con largo anticipo nei confronti della prossima apertura del Flight 93 Memorial e del National September 11 Memorial, previste per l'11 settembre del 2011, e viene inaugurato in questi giorni negli Stati Uniti un monumento che non esitiamo a definire bizzarro.
A ritmo frenetico è stata infatti completata, in un remoto angolo del Kansas, la costruzione del "9/11 Truther Memorial". Costruito con fondi raccolti da alcuni siti web cospirazionisti, il monumento è dedicato all'"impavida ricerca amatoriale e all'audace congettura" di coloro che cercano di "svelare le macchinazioni segrete dei veri burattinai del mondo".
Tutto il monumento è stato creato da progettisti che hanno scelto l'anonimato, temendo ritorsioni da parte del Bilderberg Group, che, come tutti i complottisti sanno, non sarebbe altro che una derivazione del potentissimo Nuovo Ordine Mondiale (New World Order, NWO).
Il cuore del "9/11 Truther Memorial" è costituito dalle "Truth Towers", una riproduzione alta 18 metri delle torri del World Trade Center che ospita un museo dedicato alle domande senza risposta che riguardano gli attacchi dell'11 settembre.
Riluce, accanto ad esse, una piscina pentagonale che ospita diciotto gradini che simboleggiano le "18 Grandi Menzogne del complotto dell'11/9". Non poteva mancare un cilindro di granito delle dimensioni del presunto missile Cruise che avrebbe colpito il Pentagono.
Al museo si accede gratuitamente, ma occorre un biglietto da 10 dollari per il privilegio di assistere alla proiezione del collasso dell'edificio 7 del WTC: ben 12 secondi di filmato, mostrati a ciclo continuo e accompagnati da una voce in sottofondo che ripete che si è trattato evidentemente di una demolizione controllata.
Bush non viene risparmiato: spicca anche una mostra interattiva che dimostra che il presidente dell'epoca fu in grado di concludere serenamente la lettura di un libro a una scolaresca l'11 settembre perché sapeva in anticipo degli attacchi e quindi la notizia non lo allarmò affatto.
Un altro elemento altamente simbolico è la fiamma eterna, collocata direttamente sotto una trave d'acciaio per ricordare che è impossibile che del carburante d'aereo abbia fatto fondere dell'acciaio come sostiene invece la versione ufficiale.
Forte emozione ha suscitato il muro che ricorda, uno per uno, i nomi delle migliaia di ebrei che furono avvisati in anticipo di non recarsi al lavoro l'11 settembre 2001.
Attorno al Truther Memorial, il terreno è stato modulato in modo da creare un labirinto che, nelle speranze dei progettisti, dovrebbe evocare il labirinto di agenzie federali, società legate a contratti per la difesa e compagnie petrolifere che compirono sforzi enormi per far sembrare che un egiziano che guidava un gruppo di quindici sauditi avesse attaccato gli Stati Uniti e poi usare questo attacco come pretesto per invadere l'Iraq e l'Afghanistan per accedere a degli oleodotti in Asia Centrale di valore inestimabile mentre il dollaro veniva svalutato per preparare una guerra economica con la Cina, destinata a far precipitare l'economia mondiale in una depressione dalla quale emergerà uno stato unico fascista dominato dalle multinazionali.
Le polemiche sono inevitabili, ma a quanto dice The Onion, sito la cui natura e il cui orientamento dovrebbero essere ben chiari, al momento non sono disponibili commenti da parte del Comitato che segue la costruzione del 9/11 Memorial a Ground Zero, né da parte della "Trilateral Commission" del NWO.
A tutti consigliamo vivamente la lettura dei commenti dei cospirazionisti nell'articolo che The Onion dedica all'evento. Un vero monumento. Sì, agli abissi della paranoia complottista.
Nota: qualora non fosse chiara la riflessione proposta da questo articolo, si invita a leggere la lettera iniziale di ciascun paragrafo.
Sono passati due anni dalla cerimonia d'inaugurazione del Pentagon Memorial, avvenuta l'8 settembre del 2008 e con largo anticipo nei confronti della prossima apertura del Flight 93 Memorial e del National September 11 Memorial, previste per l'11 settembre del 2011, e viene inaugurato in questi giorni negli Stati Uniti un monumento che non esitiamo a definire bizzarro.
A ritmo frenetico è stata infatti completata, in un remoto angolo del Kansas, la costruzione del "9/11 Truther Memorial". Costruito con fondi raccolti da alcuni siti web cospirazionisti, il monumento è dedicato all'"impavida ricerca amatoriale e all'audace congettura" di coloro che cercano di "svelare le macchinazioni segrete dei veri burattinai del mondo".
Tutto il monumento è stato creato da progettisti che hanno scelto l'anonimato, temendo ritorsioni da parte del Bilderberg Group, che, come tutti i complottisti sanno, non sarebbe altro che una derivazione del potentissimo Nuovo Ordine Mondiale (New World Order, NWO).
Il cuore del "9/11 Truther Memorial" è costituito dalle "Truth Towers", una riproduzione alta 18 metri delle torri del World Trade Center che ospita un museo dedicato alle domande senza risposta che riguardano gli attacchi dell'11 settembre.
Riluce, accanto ad esse, una piscina pentagonale che ospita diciotto gradini che simboleggiano le "18 Grandi Menzogne del complotto dell'11/9". Non poteva mancare un cilindro di granito delle dimensioni del presunto missile Cruise che avrebbe colpito il Pentagono.
Al museo si accede gratuitamente, ma occorre un biglietto da 10 dollari per il privilegio di assistere alla proiezione del collasso dell'edificio 7 del WTC: ben 12 secondi di filmato, mostrati a ciclo continuo e accompagnati da una voce in sottofondo che ripete che si è trattato evidentemente di una demolizione controllata.
Bush non viene risparmiato: spicca anche una mostra interattiva che dimostra che il presidente dell'epoca fu in grado di concludere serenamente la lettura di un libro a una scolaresca l'11 settembre perché sapeva in anticipo degli attacchi e quindi la notizia non lo allarmò affatto.
Un altro elemento altamente simbolico è la fiamma eterna, collocata direttamente sotto una trave d'acciaio per ricordare che è impossibile che del carburante d'aereo abbia fatto fondere dell'acciaio come sostiene invece la versione ufficiale.
Forte emozione ha suscitato il muro che ricorda, uno per uno, i nomi delle migliaia di ebrei che furono avvisati in anticipo di non recarsi al lavoro l'11 settembre 2001.
Attorno al Truther Memorial, il terreno è stato modulato in modo da creare un labirinto che, nelle speranze dei progettisti, dovrebbe evocare il labirinto di agenzie federali, società legate a contratti per la difesa e compagnie petrolifere che compirono sforzi enormi per far sembrare che un egiziano che guidava un gruppo di quindici sauditi avesse attaccato gli Stati Uniti e poi usare questo attacco come pretesto per invadere l'Iraq e l'Afghanistan per accedere a degli oleodotti in Asia Centrale di valore inestimabile mentre il dollaro veniva svalutato per preparare una guerra economica con la Cina, destinata a far precipitare l'economia mondiale in una depressione dalla quale emergerà uno stato unico fascista dominato dalle multinazionali.
Le polemiche sono inevitabili, ma a quanto dice The Onion, sito la cui natura e il cui orientamento dovrebbero essere ben chiari, al momento non sono disponibili commenti da parte del Comitato che segue la costruzione del 9/11 Memorial a Ground Zero, né da parte della "Trilateral Commission" del NWO.
A tutti consigliamo vivamente la lettura dei commenti dei cospirazionisti nell'articolo che The Onion dedica all'evento. Un vero monumento. Sì, agli abissi della paranoia complottista.
Nota: qualora non fosse chiara la riflessione proposta da questo articolo, si invita a leggere la lettera iniziale di ciascun paragrafo.
2010/09/05
Faccia a faccia con i sostenitori della messinscena
di Paolo Attivissimo
Sono stato invitato dal David Icke Meetup a Milano, l'11 settembre prossimo, come relatore per parlare degli attentati dell'11 settembre 2001 e della critica alle teorie alternative che li riguardano.
Mi sembra un'occasione interessante, anche per fare il faccia a faccia che da anni i sostenitori delle teorie alternative rifiutano sistematicamente. Oltretutto c'è del materiale inedito o poco conosciuto che vale la pena di presentare in anteprima proprio in occasione della ricorrenza degli attentati.
L'incontro si terrà presso la Libreria Esoterica di Via dell'Unione, angolo Piazza Missori, a Milano, che ha circa 140 posti. Ho avuto la conferma da parte degli organizzatori che potrò videoregistrare e pubblicare online la relazione e il dibattito. L'ingresso è libero.
A proporre le teorie alternative ci sarà Tom Bosco, a partire dalle 14:30. Il programma prevede 45 minuti di presentazione di Bosco, 45 minuti di mia replica all'intervento di Bosco e due spazi di reciproca replica di cinque minuti ciascuno prima di passare lo spazio alle domande e agli interventi del pubblico per un'ora.
Sono stato invitato dal David Icke Meetup a Milano, l'11 settembre prossimo, come relatore per parlare degli attentati dell'11 settembre 2001 e della critica alle teorie alternative che li riguardano.
Mi sembra un'occasione interessante, anche per fare il faccia a faccia che da anni i sostenitori delle teorie alternative rifiutano sistematicamente. Oltretutto c'è del materiale inedito o poco conosciuto che vale la pena di presentare in anteprima proprio in occasione della ricorrenza degli attentati.
L'incontro si terrà presso la Libreria Esoterica di Via dell'Unione, angolo Piazza Missori, a Milano, che ha circa 140 posti. Ho avuto la conferma da parte degli organizzatori che potrò videoregistrare e pubblicare online la relazione e il dibattito. L'ingresso è libero.
A proporre le teorie alternative ci sarà Tom Bosco, a partire dalle 14:30. Il programma prevede 45 minuti di presentazione di Bosco, 45 minuti di mia replica all'intervento di Bosco e due spazi di reciproca replica di cinque minuti ciascuno prima di passare lo spazio alle domande e agli interventi del pubblico per un'ora.
2010/08/27
Gli interrogatori di Ramzi Binalshibh
di Brain_Use
È stata confermata in questi giorni l'esistenza di registrazioni video degli interrogatori cui è stato sottoposto nel 2002, in una prigione usata dalla CIA in Marocco, Ramzi Binalshibh, accusato di essere implicato nell'organizzazione degli attentati dell'11/9.
Binalshibh avrebbe dovuto anche partecipare attivamente agli attentati, ma non riuscì ad ottenere il visto per gli Stati Uniti e fu quindi sostituito da Zacarias Moussaoui.
Secondo la Associated Press, i nastri erano conservati sotto una scrivania in un ufficio della CIA fino alla loro scoperta nel 2007 e sono sopravvissuti alla distruzione di un gruppo di 92 registrazioni video di interrogatori di sospetti terroristi.
I portavoce militari sminuiscono il loro interesse, dal momento che i nastri mostrano semplicemente "un individuo" - Ramzi Binalshibh appunto - "che risponde a delle domande seduto davanti a una scrivania".
Secondo il suo avvocato, Thomas Durkin, i nastri potrebbero essere invece molto rilevanti al fine di constatare le condizioni fisiche e psicologiche al momento degli interrogatori di Binalshibh, oggi detenuto a Guantanamo Bay in attesa del processo a suo carico.
Un portavoce della CIA ricorda inoltre che le passate attività di detenzione e di interrogatorio dei sospetti da parte dell'agenzia sono state soggette ad ispezioni da parte di svariate organizzazioni governative e lo sono tuttora, ad oltre un anno e mezzo dalla fine del programma di detenzione. Ad aprile del 2009 infatti è stata dichiarata completa la chiusura dei cosiddetti "Black sites", le prigioni ove venivano detenuti i sospetti terroristi e nelle quali sono stati condotti gli interrogatori, compresi quelli divenuti poi famosi e famigerati con il metodo del waterboarding.
Anche questo episodio, come quello recente che ha visto protagonista la pubblicazione da parte di WikiLeaks di oltre 90 mila documenti di fonte militare e di intelligence e relativi al conflitto in Afghanistan, conferma quanto sia difficile, specialmente in un paese come gli Stati Uniti, evitare che le notizie trapelino sui media.
Inoltre dimostra una volta di più come la "Ricerca della Verità" poggi su ben altri pilastri fattuali, storici ed investigativi rispetto al chiacchiericcio fantasioso e ai cartoni animati dei cospirazionisti.
È stata confermata in questi giorni l'esistenza di registrazioni video degli interrogatori cui è stato sottoposto nel 2002, in una prigione usata dalla CIA in Marocco, Ramzi Binalshibh, accusato di essere implicato nell'organizzazione degli attentati dell'11/9.
Binalshibh avrebbe dovuto anche partecipare attivamente agli attentati, ma non riuscì ad ottenere il visto per gli Stati Uniti e fu quindi sostituito da Zacarias Moussaoui.
Secondo la Associated Press, i nastri erano conservati sotto una scrivania in un ufficio della CIA fino alla loro scoperta nel 2007 e sono sopravvissuti alla distruzione di un gruppo di 92 registrazioni video di interrogatori di sospetti terroristi.
I portavoce militari sminuiscono il loro interesse, dal momento che i nastri mostrano semplicemente "un individuo" - Ramzi Binalshibh appunto - "che risponde a delle domande seduto davanti a una scrivania".
Secondo il suo avvocato, Thomas Durkin, i nastri potrebbero essere invece molto rilevanti al fine di constatare le condizioni fisiche e psicologiche al momento degli interrogatori di Binalshibh, oggi detenuto a Guantanamo Bay in attesa del processo a suo carico.
Un portavoce della CIA ricorda inoltre che le passate attività di detenzione e di interrogatorio dei sospetti da parte dell'agenzia sono state soggette ad ispezioni da parte di svariate organizzazioni governative e lo sono tuttora, ad oltre un anno e mezzo dalla fine del programma di detenzione. Ad aprile del 2009 infatti è stata dichiarata completa la chiusura dei cosiddetti "Black sites", le prigioni ove venivano detenuti i sospetti terroristi e nelle quali sono stati condotti gli interrogatori, compresi quelli divenuti poi famosi e famigerati con il metodo del waterboarding.
Anche questo episodio, come quello recente che ha visto protagonista la pubblicazione da parte di WikiLeaks di oltre 90 mila documenti di fonte militare e di intelligence e relativi al conflitto in Afghanistan, conferma quanto sia difficile, specialmente in un paese come gli Stati Uniti, evitare che le notizie trapelino sui media.
Inoltre dimostra una volta di più come la "Ricerca della Verità" poggi su ben altri pilastri fattuali, storici ed investigativi rispetto al chiacchiericcio fantasioso e ai cartoni animati dei cospirazionisti.
2010/08/25
Afghan War Diary by WikiLeaks
postato da John - www.crono911.org
"We believe that transparency in government activities leads to reduced corruption, better government and stronger democracies" - WikiLeaks.
Il 25 luglio 2010, WikiLeaks, un sito che consente la pubblicazione anonima di documenti e atti riservati o comunque non destinati alla pubblica diffusione, ha messo online un'impressionante raccolta di documenti (oltre 90 mila) relativi al conflitto in Afghanistan provenienti dalle forze armate e dai servizi di intelligence americani.
Gran parte di questi documenti, riuniti in una raccolta denominata Afghan War Diary, è di natura confidenziale.
Il materiale è di grande interesse non tanto dal punto di vista strettamente tecnico e operativo (WikiLeaks assicura che non sono stati pubblicati i documenti relativi a operazioni Top-Secret né quelli che potrebbero mettere in pericolo le vite di soldati e operatori impegnati nel teatro afghano) quanto sotto il profilo delle valutazioni politiche e strategiche sull'andamento del conflitto.
Il quadro finale tracciato dalle relazioni, dai rapporti e dalle trascrizioni di colloqui e valutazioni svelati da WikiLeaks è in profonda distonia con le dichiarazioni ufficiali rese negli ultimi cinque anni di operazioni militari.
In particolare, i risultati conseguiti sinora da parte delle forze della coalizione impegnata a combattere la guerriglia talebana sono meno che modesti e l'obiettivo di una vittoria finale è molto più lontano - se non impossibile - di quanto sinora affermato.
Non si tratta di una sorpresa imprevedibile: le operazioni militari americane e NATO contro i talebani sono iniziate nel 2001 e il fatto stesso che dopo quasi un decennio di guerra la situazione del paese è tutt'altro che stabile rivela che le cose non sono andate come previsto e giustifica una valutazione pessimistica sulla durata del conflitto e sul suo esito.
Dai documenti emerge poi il ruolo del Pakistan nell'appoggiare e sostenere la guerriglia talebana, un aspetto già discusso a livello politico e mediatico in questi anni ma che adesso si impone come fattore chiave dell'incapacità di aver ragione della guerriglia.
L'intera vicenda, però, offre spunto per alcune considerazioni interessanti anche sotto il profilo della credibilità delle teorie complottiste sull'11 settembre (e non solo).
Da un lato, infatti, i documenti pubblicati da WikiLeaks dimostrano che la guerra in Afghanistan non ha altre motivazioni oltre quelle già note: distruggere le basi operative di al-Qaeda, impedire il ritorno del regime talebano e stabilizzare il paese con un sistema di governo democratico. Non c'è traccia di attentati terroristici autoinflitti per giustificare l'invasione del paese, per intenderci.
Dall'altro, e soprattutto, il fatto che decine di migliaia di documenti segreti relativi a un conflitto in corso siano finiti diritti su WikiLeaks, pronti per essere scaricati da chiunque, dimostra quanto sia impossibile tenere nascosta l'esistenza di un complotto come quello che - secondo le teorie dei cospirazionisti - si sarebbe consumato l'11 settembre del 2001.
Se si riflette sull'enorme numero di persone che avrebbe dovuto concorrere non solo alla fase strettamente operativa del complotto (minare 3 grattacieli, inibire la difesa aerea, far sparire quattro aerei di linea con tutti i passeggeri) ma anche a tutti gli altri aspetti connessi (costruire finte identità per i terroristi kamikaze, costruire le confessioni di quelli arrestati, simulare le rivendicazioni di bin Laden, deviare le inchieste, corrompere i migliori ingegneri del mondo, e così via), e sulla facilità con cui documenti riservati finiscono nelle mani di chi è pronto a diffonderli (oggi parliamo di WikiLeaks, ma pensiamo anche alla FinnList che elencava affiliati e finanziatori di al-Qaeda) è inevitabile concludere che un complotto di tale portata sarebbe svelato ben prima di arrivare alla fase operativa.
Non possiamo che concordare sul fatto che iniziative come WikiLeaks rappresentano un pilastro delle nostre democrazie e un magnifico esempio di ciò che debba veramente intendersi per "ricercatore della verità".
Il 25 luglio 2010, WikiLeaks, un sito che consente la pubblicazione anonima di documenti e atti riservati o comunque non destinati alla pubblica diffusione, ha messo online un'impressionante raccolta di documenti (oltre 90 mila) relativi al conflitto in Afghanistan provenienti dalle forze armate e dai servizi di intelligence americani.
Gran parte di questi documenti, riuniti in una raccolta denominata Afghan War Diary, è di natura confidenziale.
Il materiale è di grande interesse non tanto dal punto di vista strettamente tecnico e operativo (WikiLeaks assicura che non sono stati pubblicati i documenti relativi a operazioni Top-Secret né quelli che potrebbero mettere in pericolo le vite di soldati e operatori impegnati nel teatro afghano) quanto sotto il profilo delle valutazioni politiche e strategiche sull'andamento del conflitto.
Il quadro finale tracciato dalle relazioni, dai rapporti e dalle trascrizioni di colloqui e valutazioni svelati da WikiLeaks è in profonda distonia con le dichiarazioni ufficiali rese negli ultimi cinque anni di operazioni militari.
In particolare, i risultati conseguiti sinora da parte delle forze della coalizione impegnata a combattere la guerriglia talebana sono meno che modesti e l'obiettivo di una vittoria finale è molto più lontano - se non impossibile - di quanto sinora affermato.
Non si tratta di una sorpresa imprevedibile: le operazioni militari americane e NATO contro i talebani sono iniziate nel 2001 e il fatto stesso che dopo quasi un decennio di guerra la situazione del paese è tutt'altro che stabile rivela che le cose non sono andate come previsto e giustifica una valutazione pessimistica sulla durata del conflitto e sul suo esito.
Dai documenti emerge poi il ruolo del Pakistan nell'appoggiare e sostenere la guerriglia talebana, un aspetto già discusso a livello politico e mediatico in questi anni ma che adesso si impone come fattore chiave dell'incapacità di aver ragione della guerriglia.
L'intera vicenda, però, offre spunto per alcune considerazioni interessanti anche sotto il profilo della credibilità delle teorie complottiste sull'11 settembre (e non solo).
Da un lato, infatti, i documenti pubblicati da WikiLeaks dimostrano che la guerra in Afghanistan non ha altre motivazioni oltre quelle già note: distruggere le basi operative di al-Qaeda, impedire il ritorno del regime talebano e stabilizzare il paese con un sistema di governo democratico. Non c'è traccia di attentati terroristici autoinflitti per giustificare l'invasione del paese, per intenderci.
Dall'altro, e soprattutto, il fatto che decine di migliaia di documenti segreti relativi a un conflitto in corso siano finiti diritti su WikiLeaks, pronti per essere scaricati da chiunque, dimostra quanto sia impossibile tenere nascosta l'esistenza di un complotto come quello che - secondo le teorie dei cospirazionisti - si sarebbe consumato l'11 settembre del 2001.
Se si riflette sull'enorme numero di persone che avrebbe dovuto concorrere non solo alla fase strettamente operativa del complotto (minare 3 grattacieli, inibire la difesa aerea, far sparire quattro aerei di linea con tutti i passeggeri) ma anche a tutti gli altri aspetti connessi (costruire finte identità per i terroristi kamikaze, costruire le confessioni di quelli arrestati, simulare le rivendicazioni di bin Laden, deviare le inchieste, corrompere i migliori ingegneri del mondo, e così via), e sulla facilità con cui documenti riservati finiscono nelle mani di chi è pronto a diffonderli (oggi parliamo di WikiLeaks, ma pensiamo anche alla FinnList che elencava affiliati e finanziatori di al-Qaeda) è inevitabile concludere che un complotto di tale portata sarebbe svelato ben prima di arrivare alla fase operativa.
Non possiamo che concordare sul fatto che iniziative come WikiLeaks rappresentano un pilastro delle nostre democrazie e un magnifico esempio di ciò che debba veramente intendersi per "ricercatore della verità".
2010/07/21
Bin Laden sconosciuto prima dell'11/9? Era già sui giornali per il G8 di Genova nel 2001
di Paolo Attivissimo, con il contributo di ZeusBlue
Per tutti i cospirazionisti dalla memoria corta che sostengono che Osama bin Laden e al-Qaeda fossero perfetti sconosciuti prima dell'11 settembre 2001, ecco una piccola dose di fosforo offerta dagli archivi del Corriere della Sera. Il giornale, che ho visto e fotografato personalmente il 3 luglio 2010, è datato 20 giugno 2001 e descrive le minacce di Osama bin Laden in occasione del contestato summit G8 a Genova.
L'immagine qui sotto è in bianco e nero per esaltarne il contrasto e la leggibilità. Chi avesse dubbi sulla sua autenticità può verificarne la presenza nella rassegna stampa della Camera dei Deputati italiana (prima pagina; articolo).
Il Corriere del 20 giugno 2001 segnala, in un articolo di Guido Olimpio, che l'allarme arriva non dagli Stati Uniti, ma da fonti russe: "'Prendiamo sul serio le minacce raccolte' ha infatti aggiunto il generale Murov. Tanto che insieme all'appello a stare in guardia, trasmesso a tutti i servizi amici, è partito un team di agenti segreti russi diretti nel capoluogo ligure... I russi temono azioni spettacolari degli estremisti ceceni, da tempo legati ad 'Al Qaida', l'organizzazione di Osama Bin Laden...".
Se al-Qaeda e Osama bin Laden sono fantocci inventati, come sostengono i complottisti, come mai i russi li segnalarono come pericoli reali? Fanno forse parte anche loro del Grande Complotto? Magari qualcuno esperto in affari russi, qualcuno che ha passato molto tempo in Russia come corrispondente, saprà spiegarlo.
Per tutti i cospirazionisti dalla memoria corta che sostengono che Osama bin Laden e al-Qaeda fossero perfetti sconosciuti prima dell'11 settembre 2001, ecco una piccola dose di fosforo offerta dagli archivi del Corriere della Sera. Il giornale, che ho visto e fotografato personalmente il 3 luglio 2010, è datato 20 giugno 2001 e descrive le minacce di Osama bin Laden in occasione del contestato summit G8 a Genova.
L'immagine qui sotto è in bianco e nero per esaltarne il contrasto e la leggibilità. Chi avesse dubbi sulla sua autenticità può verificarne la presenza nella rassegna stampa della Camera dei Deputati italiana (prima pagina; articolo).
Il Corriere del 20 giugno 2001 segnala, in un articolo di Guido Olimpio, che l'allarme arriva non dagli Stati Uniti, ma da fonti russe: "'Prendiamo sul serio le minacce raccolte' ha infatti aggiunto il generale Murov. Tanto che insieme all'appello a stare in guardia, trasmesso a tutti i servizi amici, è partito un team di agenti segreti russi diretti nel capoluogo ligure... I russi temono azioni spettacolari degli estremisti ceceni, da tempo legati ad 'Al Qaida', l'organizzazione di Osama Bin Laden...".
Se al-Qaeda e Osama bin Laden sono fantocci inventati, come sostengono i complottisti, come mai i russi li segnalarono come pericoli reali? Fanno forse parte anche loro del Grande Complotto? Magari qualcuno esperto in affari russi, qualcuno che ha passato molto tempo in Russia come corrispondente, saprà spiegarlo.
2010/07/14
Tom Sullivan e i demolitori demoliti
di Brain_Use e Hammer
Nel luglio del 2010 il sito del gruppo "Architects and Engineers for 9/11 Truth" ha pubblicato un articolo che riporta il parere di un sedicente professionista delle demolizioni controllate, il quale sostiene che le Torri Gemelle e l'edificio 7 del World Trade Center furono demoliti con cariche da taglio esplosive RDX innescate da detonatori wireless. Il nome del professionista in questione è Tom Sullivan, ex dipendente della Controlled Demolition Inc.
La prima considerazione che viene spontanea è che il mondo del complottismo ha cambiato tesi per l'ennesima volta. Infatti le versioni alternative più recenti proposte dai complottisti (per esempio Steven Jones e Niels Harrit) riguardavano nanotermite applicata alle colonne del World Trade Center con dei pennelli, mentre questa volta si tratta di cariche in grado di fare crollare palazzi senza lasciare alcuna traccia.
È naturale chiedersi come i cosidetti "truthers" sperino di essere presi sul serio da qualcuno se cambiano teoria ogni pochi mesi e se ogni volta le loro teorie non sono supportate da prove, ma facciamo comunque lo sforzo di entrare nel dettaglio di quanto dice Tom Sullivan per verificare se ci sia qualcosa di meritevole.
Stupisce anzitutto che Sullivan tragga le proprie conclusioni solo sulla base dei video dei crolli, cioè senza avere operato alcuna analisi sulla macerie, e che citi come argomento a proprio favore l'effetto degli esplosivi nei film d'azione ("Guardate in qualsiasi film d'azione", dice testualmente, come vedremo). Ma i siti complottisti italiani, come MegaChip e Antimafia Duemila, sembrano non aver fatto nemmeno queste semplici considerazioni, dal momento che hanno pubblicato una traduzione dell'articolo di AE911Truth in modo del tutto acritico.
È interessante dunque qualificare la sua esperienza e formazione personale. Sappiamo già dall'intervista che Sullivan ha lavorato per la Controlled Demolition Inc. Ma in che ruolo? L'articolo di AE911Truth ce lo presenta come fotografo prima e come impiegato nella collocazione delle "cariche da taglio" poi.
Come referenza ci viene presentato il suo biglietto da visita per la Controlled Demolition Inc. dal quale risulta appunto la sua funzione aziendale: "Staff Photographer". Ad integrazione di tale ruolo, evidentemente insufficiente a qualificarsi come "Esperto di demolizioni", Sullivan ci presenta il suo certificato di abilitazione al ruolo di "Powder Carrier" rilasciato dal FDNY, il New York City Fire Department, i Vigili del Fuoco di New York.
Ma cosa fa un "Powder Carrier" nell'ambito delle demolizioni controllate? Ci viene in aiuto proprio il FDNY, che spiega nel documento Materiale di studio per l'esame per il Certificato di idoneità per POWDER CARRIER:
Notiamo per inciso che la sua licenza di apprendista rilasciata dal NYC Fire Department è del 9 luglio 2001 – appena due mesi prima dell'11 settembre – eppure questo non gli impedisce di affermare che "sin dal primo giorno sapeva che la distruzione del World Trade Center 7 durante l’11 settembre era una classica implosione controllata". Vien da chiedersi, fra l'altro, perché abbia taciuto per nove anni.
Nonostante l'esame della documentazione riportata da Sullivan chiarisca bene il livello di competenza effettivo dell'ennesimo "Esperto di demolizioni" presentato dai siti cospirazionisti, non è certo nostra intenzione introdurre un argomento ad hominem, giacché le fallacie contenute nelle affermazioni di Sullivan riportate da AE911Truth sono di tale entità che sono le sue stesse dichiarazioni a sbugiardare la tesi di partenza della presunta demolizione controllata, come vedremo ora.
Nota: la traduzione di Megachip è errata nell'ultima frase: "Thermite can be used as well" non vuol dire "si può usare bene la termite", ma "si può usare anche la termite".
Non è chiaro come questa presunta semplicità di collocazione delle cariche esplosive si possa conciliare con quanto poco prima aveva affermato lui stesso a proposito dei lavori di entità molto più modesta che aveva avuto modo di seguire lavorando con Controlled Demolition Inc.:
Quest'ultima affermazione invece è perfettamente coerente con quanto affermano i veri esperti di demolizioni; addirittura Danny Jowenko si è spinto ad ipotizzare almeno un anno di lavori intensivi per poter ipotizzare una demolizione controllata al WTC.
Inoltre, se le ipotetiche cariche esplosive fossero state davvero collocate sulle colonne centrali come dice Sullivan, queste colonne sarebbero state le prime a cedere, trascinando con loro il resto dell'edificio. Ma la documentazione fotografica dei crolli mostra esattamente il contrario: le colonne centrali furono l'ultima parte a crollare, tanto che rimasero brevemente in piedi dopo che il resto delle Torri Gemelle era precipitato al suolo.
Notiamo anche, tra l'altro, come già in questa dichiarazione preliminare sia stata introdotta la consueta confusione esplosivo/termite a disposizione dei prossimi sviluppi della tesi cospirazionista.
Un secondo punto affrontato dall'articolo di AE911Truth è la mancanza assoluta di ritrovamenti fra i detriti delle Twin Towers di resti di cavi per le detonazioni (come quelli gialli nell'immagine a fianco, demolizione del Philadelphia Civic Center) e di involucri per cariche di taglio.
Sullivan, interrogato in proposito, nota:
Crediamo non occorrano commenti alla prima affermazione che dimostra, se non altro, che Sullivan conosce bene la serie cinematografica di Die Hard.
In effetti esistono due tipologie di impiego dei detonatori senza fili: quelle militari e quelle civili nelle cave di ghiaia e di pietra. Si tratta in entrambi i casi di tipologie di impiego ben diverse rispetto ad una demolizione controllata e che presuppongono un modesto numero di cariche esplosive simultanee, nessun problema di sincronia e la verifica preliminare dell'assenza di segnali di interferenza. Inoltre non escludono affatto l'esigenza di impiego di cavi per detonatori, ma permettono semplicemente di eliminare la sola connessione fisica fra il dispositivo di innesco e il comando remoto.
Dunque, se Sullivan avesse ragione e un dispositivo wireless fosse stato impiegato per il segnale di innesco delle presunte cariche, si sarebbero dovuti ritrovare tra le macerie non solo i consueti resti di cavi per detonatori, ma in aggiunta ad essi, anche innumerevoli resti di ricevitori wireless.
Nell'articolo viene quindi mostrata una immagine esemplificativa di questi "sistemi di detonazione moderni senza fili come quello prodotto da HiEX" (cit.), che dovrebbe corroborare le affermazioni di Sullivan ma che in realtà finisce col confermare quanto abbiamo appena sottolineato. Si tratta infatti dello HiEx Teleblaster II, di cui è possibile trovare le specifiche sul sito del produttore. Si scopre così che si tratta di un sistema usato appunto per il brillamento delle cariche nelle cave e non nelle demolizioni. Da nessuna parte nel sito del produttore inoltre si sostiene che esso possa in alcun modo sostituire i cavi per detonatori.
C'è un ulteriore problema che Sullivan ignora relativo all'uso dei dispositivi wireless: quello delle interferenze elettriche. I detonatori radio sono infatti molto sensibili alle interferenze provenienti da cellulari, reti wireless, computer, per non citare l'enorme antenna della Torre Nord: decisamente una zona inadatta all'impiego di detonatori senza fili.
In ultimo la teoria di Sullivan non considera quanto siano problematiche le trasmissioni radio all'interno di strutture d'acciaio. Proprio l'11 settembre tale difficoltà fu riscontrata da pompieri e polizia le cui radio non funzionarono a dovere nelle scale delle due Torri. Secondo Sullivan, l'esplosivo sarebbe stato piazzato sulle colonne del core, dove la difficoltà delle comunicazioni è ancora maggiore di quanto sia sulle scale proprio perché le colonne si trovano più all'interno.
Prosegue poi Sullivan:
È importante notare che non è affatto vero che gli involucri per cariche da taglio vengano completamente distrutti dalle esplosioni, come ci ricordano i veri demolitori (si vedano per esempio i resti di cariche da taglio dopo la demolizione del Philadelphia Civic Center nell'immagine a fianco).
A supporto di quest'ultima affermazione viene riportata l'immagine di un presunto brevetto del 1984 di un involucro per cariche da taglio alla termite che si auto-consuma e che non lascerebbe altra traccia che del "molten iron" (sic), ossia "ferro fuso".
Peccato che il brevetto in questione sia riferito in realtà a un "Sistema di ignizione che utilizza un piccolo nocciolo di termite per innescare la carica principale di un razzo o altro genere di propulsore", come si legge nell'originale del brevetto.
La descrizione del dispositivo specifica anche le sue dimensioni ("1/4″ x 3/8″ with an opening of about 1/32″"), evidentemente incompatibili con la descrizione che ne fa AE911Truth (e praticamente tutti i siti complottisti nostrani al seguito).
Nella parte finale dell'articolo, le affermazioni di Sullivan diventano le solite già sentite più volte e che si possono riassumere in questi punti: il crollo del WTC7 somiglia proprio ad una demolizione controllata (e chi ha mai detto il contrario? Somiglia, come dice lo stesso Jowenko nella prima parte di questa intervista, prima che gli vengano rivelate le condizioni effettive dell'edificio), il medesimo WTC7 potrebbe essere stato demolito minando solo i piani più bassi, le demolizioni controllate producono pochi danni collaterali e il botto dell'esplosione non sarebbe stato unico ma una serie di esplosioni più ridotte per culminare nella più classica prova cospirazionista:
In altre parole, secondo lui non si sarebbero dovuti udire i botti delle esplosioni (quelli che non si sentono qui, ad esempio...) e le conclusioni del NIST e degli innumerevoli esperti di demolizione che non hanno trovato traccia di demolizioni negli edifici del wtc non contano perché lui ha visto. Tipico.
C'è un'ultima affermazione di Sullivan che vale la pena di sottolineare:
Davvero? Ecco qualche esempio di edificio con struttura in acciaio abbattuto da un incendio. Vedremo più avanti cosa ne pensano ingegneri strutturisti e demolitori.
Infatti un blog statunitense appartenente alla categoria dei Truthers, quello di Scott Creighton, sostenitore acceso della tesi delle demolizioni controllate, dedica due articoli a quello che secondo lui si dimostra:
Creighton si riferisce specificamente all'articolo contenente l'intervista a Sullivan. In "The Poorly Scripted Cognitive Infiltration of AE911Truth and Tom Sullivan’s Lies of Omission", Creighton prende per buone le affermazioni di Sullivan a proposito della sua qualifica ma smonta gran parte delle tesi presentate, mentre in "Major Problems with Tom Sullivan’s AE911Truth “Interview" addirittura si spinge ad affermare che:
Per esempio, è il medesimo Creighton a dimostrare che il brevetto del 1984 mostrato da AE911Truth come relativo a un "involucro per cariche da taglio alla termite che si auto-consuma" è in realtà tutt'altro. Creighton nota giustamente che il brevetto è stato evidentemente letto ed utilizzato da AE911Truth per riprodurlo con una operazione di copia e incolla di due diverse parti, ma la descrizione del dispositivo è stata del tutto rimaneggiata e le sue dimensioni ignorate fino ad arrivare a una
In realtà Creighton tende a giustificare Sullivan ipotizzando che le manipolazioni siano state fatte da AE911Truth in seguito, ma in effetti poco importa chi abbia manipolato immagini e informazioni: il risultato finale è che le ennesime rivelazioni provenienti dal mondo del cospirazionismo si sono dimostrate, come al solito, completamente inconsistenti.
La sua conclusione:
In effetti, innumerevoli debunker oltreoceano hanno già notato l'inconsistenza delle tesi di Sullivan, così come stiamo facendo noi ora. Sul fronte cospirazionista però, pare che ai sostenitori del complotto interessi più copia incollare qualsiasi castroneria supporti anche solo apparentemente le loro tesi che investigare davvero la verità.
Dopo questa ennesima figura barbina di AE911Truth, a noi sembra non sia rimasto poi granché da "screditare", visto che in 9 anni di ricerca questo è il massimo che AE911Truth sia riuscito a produrre.
Ed è quasi un peccato che Creighton, che si dimostra buon debunker, non abbia tratto quest'ultima conclusione, che cioè dietro al cospirazionismo undicisettembrino non ci sia altro che il tentativo di vendere libercoli e vuote conferenze per un pubblico poco attento, come quelle che attendono ora Tom Sullivan.
Come riportato nel libro "Debunking 9/11 Myths" edito dalla rivista Popular Mechanics (di cui esiste una traduzione in italiano curata da Undicisettembre intitolata "11 settembre: i miti da smontare"), Mark Loizeaux, presidente della Controlled Demolition Inc., ha sostenuto che non esiste modo di demolire edifici così grandi con esplosivo.
Le cariche necessarie peserebbero ciascuna centinaia di chili e quindi non sarebbe possibile portarle a mano dentro ai palazzi. Inoltre le cariche esplosive più grandi che siano disponibili attualmente sono in grado di tagliare l'acciaio fino allo spessore di 3 pollici (7,6 cm). Lo spessore delle colonne delle Torri Gemelle era invece di 14 pollici (35 cm). Ciò nonostante, sempre secondo Loizeaux, anche se esistessero cariche esplosive adatte, una squadra di 75 uomini avrebbe impiegato due mesi, avendo libero accesso ai tre palazzi, per rimuovere le protezioni antincendio e piazzare le cariche e i cavi di innesco. Il commento finale di Loizeaux è lapidario: "There's just no way to do it".
Anche il più grande esperto italiani di demolizioni con esplosivi, Danilo Coppe, escluse la possibilità di una demolizione controllata. In un'intervista rilasciata a ADNKronos-IGN, Coppe dichiarò che:
L'esperto olandese Danny Jowenko, intervistato dal programma televisivo "Zembla", ha escluso la possibilità di una demolizione con esplosivi dichiarando:
Jowenko ha aggiunto che ci sarebbe voluto un anno a predisporre le Torri Gemelle per la demolizione. L'intera trascrizione della sua dichiarazione si trova qui.
Brent Blanchard, specialista in demolizioni della Protec Documentation Services, Inc. e senior editor di Implosionworld.com, ha redatto un documento in cui analizza il crollo dei tre edifici del World Trade Center ed esclude categoricamente che si tratti di una demolizione controllata.
In sintesi, Blanchard sostiene che il crollo delle Twin Towers non fu per nulla simile a una demolizione controllata, in quanto non cominciò alla base dei due edifici ma dal punto di impatto dei due aeromobili. Pertanto sarebbe stato necessario piazzare l'esplosivo esattamente nel punto dove l'aereo avrebbe impattato, oppure sarebbe stato necessario piazzarlo dopo l'impatto in meno di due ore. Entrambi gli scenari sono, sempre secondo Blanchard, impossibili da realizzare.
La panzana è, ancora una volta, a pagamento se (come indicato nel video dell'intervista a Sullivan) uscirà davvero un DVD che sosterrà questa nuova teoria. Come sappiamo bene da anni, i complottisti sono bravi a sostenere economicamente gente senza scrupoli che infanga la memoria di quasi 3000 vittime con menzogne prezzolate.
Nel luglio del 2010 il sito del gruppo "Architects and Engineers for 9/11 Truth" ha pubblicato un articolo che riporta il parere di un sedicente professionista delle demolizioni controllate, il quale sostiene che le Torri Gemelle e l'edificio 7 del World Trade Center furono demoliti con cariche da taglio esplosive RDX innescate da detonatori wireless. Il nome del professionista in questione è Tom Sullivan, ex dipendente della Controlled Demolition Inc.
La prima considerazione che viene spontanea è che il mondo del complottismo ha cambiato tesi per l'ennesima volta. Infatti le versioni alternative più recenti proposte dai complottisti (per esempio Steven Jones e Niels Harrit) riguardavano nanotermite applicata alle colonne del World Trade Center con dei pennelli, mentre questa volta si tratta di cariche in grado di fare crollare palazzi senza lasciare alcuna traccia.
È naturale chiedersi come i cosidetti "truthers" sperino di essere presi sul serio da qualcuno se cambiano teoria ogni pochi mesi e se ogni volta le loro teorie non sono supportate da prove, ma facciamo comunque lo sforzo di entrare nel dettaglio di quanto dice Tom Sullivan per verificare se ci sia qualcosa di meritevole.
Stupisce anzitutto che Sullivan tragga le proprie conclusioni solo sulla base dei video dei crolli, cioè senza avere operato alcuna analisi sulla macerie, e che citi come argomento a proprio favore l'effetto degli esplosivi nei film d'azione ("Guardate in qualsiasi film d'azione", dice testualmente, come vedremo). Ma i siti complottisti italiani, come MegaChip e Antimafia Duemila, sembrano non aver fatto nemmeno queste semplici considerazioni, dal momento che hanno pubblicato una traduzione dell'articolo di AE911Truth in modo del tutto acritico.
Chi è Tom Sullivan
Chiariamo innanzitutto che nell'intervista concessa ad AE911Truth, Sullivan precisa immediatamente che "In nessun caso mi presento come portavoce per il CDI, e quello che ho da dire lo dico per esperienza e formazione personale". La Controlled Demolition Inc. infatti ha espresso tutt'altra posizione, come vedremo in seguito.È interessante dunque qualificare la sua esperienza e formazione personale. Sappiamo già dall'intervista che Sullivan ha lavorato per la Controlled Demolition Inc. Ma in che ruolo? L'articolo di AE911Truth ce lo presenta come fotografo prima e come impiegato nella collocazione delle "cariche da taglio" poi.
Come referenza ci viene presentato il suo biglietto da visita per la Controlled Demolition Inc. dal quale risulta appunto la sua funzione aziendale: "Staff Photographer". Ad integrazione di tale ruolo, evidentemente insufficiente a qualificarsi come "Esperto di demolizioni", Sullivan ci presenta il suo certificato di abilitazione al ruolo di "Powder Carrier" rilasciato dal FDNY, il New York City Fire Department, i Vigili del Fuoco di New York.
Ma cosa fa un "Powder Carrier" nell'ambito delle demolizioni controllate? Ci viene in aiuto proprio il FDNY, che spiega nel documento Materiale di studio per l'esame per il Certificato di idoneità per POWDER CARRIER:
The Powder Carrier is essentially an apprentice Blaster, assisting the Blaster with loading: (preparing primer cartridges and charges, wiring / hookup, setting off the shots) and paperwork, such as recording quantities of explosives used and shot times
Il Powder Carrier è essenzialmente un Apprendista demolitore, che aiuta il Demolitore nella preparazione della carica (preparazione delle cartucce di innesco e delle cariche, collegamento dei cavi, attivazione dell'esplosione) e nel lavoro d'ufficio, registrazione delle quantità di esplosivo impiegate e dei tempi di brillamento.
Notiamo per inciso che la sua licenza di apprendista rilasciata dal NYC Fire Department è del 9 luglio 2001 – appena due mesi prima dell'11 settembre – eppure questo non gli impedisce di affermare che "sin dal primo giorno sapeva che la distruzione del World Trade Center 7 durante l’11 settembre era una classica implosione controllata". Vien da chiedersi, fra l'altro, perché abbia taciuto per nove anni.
Nonostante l'esame della documentazione riportata da Sullivan chiarisca bene il livello di competenza effettivo dell'ennesimo "Esperto di demolizioni" presentato dai siti cospirazionisti, non è certo nostra intenzione introdurre un argomento ad hominem, giacché le fallacie contenute nelle affermazioni di Sullivan riportate da AE911Truth sono di tale entità che sono le sue stesse dichiarazioni a sbugiardare la tesi di partenza della presunta demolizione controllata, come vedremo ora.
Come stanno in realtà le cose
Una delle prime affermazioni di Sullivan (per l'italiano abbiamo impiegato direttamente la traduzione di Megachip) è cheonce you gain access to the elevator shafts…then a team of expert loaders would have hidden access to the core columns and beams. The rest can be accomplished with just the right kind of explosives for the job. Thermite can be used as well.
una volta ottenuto l’accesso alle condutture degli ascensori ... allora un team di esperti di esplosivi avrebbe potuto accedere di soppiatto alle colonne e travi all’interno. Il resto verrebbe compiuto semplicemente con il giusto tipo di esplosivi per l’opera. Si può usare bene la termite.
Nota: la traduzione di Megachip è errata nell'ultima frase: "Thermite can be used as well" non vuol dire "si può usare bene la termite", ma "si può usare anche la termite".
Non è chiaro come questa presunta semplicità di collocazione delle cariche esplosive si possa conciliare con quanto poco prima aveva affermato lui stesso a proposito dei lavori di entità molto più modesta che aveva avuto modo di seguire lavorando con Controlled Demolition Inc.:
the days began early, around 6 a.m., and they would work until the sun was down
many weeks are required to “prep,” or weaken the buildings before demolitions
la giornata di lavoro iniziava presto, intorno alle 6 del mattino, e si lavorava fino al tramonto
la preparazione richiede diverse settimane per "indebolire" gli edifici prima delle demolizioni
Quest'ultima affermazione invece è perfettamente coerente con quanto affermano i veri esperti di demolizioni; addirittura Danny Jowenko si è spinto ad ipotizzare almeno un anno di lavori intensivi per poter ipotizzare una demolizione controllata al WTC.
Inoltre, se le ipotetiche cariche esplosive fossero state davvero collocate sulle colonne centrali come dice Sullivan, queste colonne sarebbero state le prime a cedere, trascinando con loro il resto dell'edificio. Ma la documentazione fotografica dei crolli mostra esattamente il contrario: le colonne centrali furono l'ultima parte a crollare, tanto che rimasero brevemente in piedi dopo che il resto delle Torri Gemelle era precipitato al suolo.
Notiamo anche, tra l'altro, come già in questa dichiarazione preliminare sia stata introdotta la consueta confusione esplosivo/termite a disposizione dei prossimi sviluppi della tesi cospirazionista.
Un secondo punto affrontato dall'articolo di AE911Truth è la mancanza assoluta di ritrovamenti fra i detriti delle Twin Towers di resti di cavi per le detonazioni (come quelli gialli nell'immagine a fianco, demolizione del Philadelphia Civic Center) e di involucri per cariche di taglio.
Sullivan, interrogato in proposito, nota:
Remote wireless detonators have been available for years. Look at any action movie -- and of course the military has them. The reason most contractors don’t use them is that they are too expensive -- but in a project with a huge budget it would be no problem.
I detonatori telecomandati senza fili esistono da anni. Guardate in qualsiasi film d'azione. E, naturalmente, i militari li hanno. Il motivo per cui la maggior parte dei fornitori del servizio non li adopera è perché sono molto costosi, ma in un progetto con un grandissimo budget non ci sarebbe alcun problema.
Crediamo non occorrano commenti alla prima affermazione che dimostra, se non altro, che Sullivan conosce bene la serie cinematografica di Die Hard.
In effetti esistono due tipologie di impiego dei detonatori senza fili: quelle militari e quelle civili nelle cave di ghiaia e di pietra. Si tratta in entrambi i casi di tipologie di impiego ben diverse rispetto ad una demolizione controllata e che presuppongono un modesto numero di cariche esplosive simultanee, nessun problema di sincronia e la verifica preliminare dell'assenza di segnali di interferenza. Inoltre non escludono affatto l'esigenza di impiego di cavi per detonatori, ma permettono semplicemente di eliminare la sola connessione fisica fra il dispositivo di innesco e il comando remoto.
Dunque, se Sullivan avesse ragione e un dispositivo wireless fosse stato impiegato per il segnale di innesco delle presunte cariche, si sarebbero dovuti ritrovare tra le macerie non solo i consueti resti di cavi per detonatori, ma in aggiunta ad essi, anche innumerevoli resti di ricevitori wireless.
Nell'articolo viene quindi mostrata una immagine esemplificativa di questi "sistemi di detonazione moderni senza fili come quello prodotto da HiEX" (cit.), che dovrebbe corroborare le affermazioni di Sullivan ma che in realtà finisce col confermare quanto abbiamo appena sottolineato. Si tratta infatti dello HiEx Teleblaster II, di cui è possibile trovare le specifiche sul sito del produttore. Si scopre così che si tratta di un sistema usato appunto per il brillamento delle cariche nelle cave e non nelle demolizioni. Da nessuna parte nel sito del produttore inoltre si sostiene che esso possa in alcun modo sostituire i cavi per detonatori.
C'è un ulteriore problema che Sullivan ignora relativo all'uso dei dispositivi wireless: quello delle interferenze elettriche. I detonatori radio sono infatti molto sensibili alle interferenze provenienti da cellulari, reti wireless, computer, per non citare l'enorme antenna della Torre Nord: decisamente una zona inadatta all'impiego di detonatori senza fili.
In ultimo la teoria di Sullivan non considera quanto siano problematiche le trasmissioni radio all'interno di strutture d'acciaio. Proprio l'11 settembre tale difficoltà fu riscontrata da pompieri e polizia le cui radio non funzionarono a dovere nelle scale delle due Torri. Secondo Sullivan, l'esplosivo sarebbe stato piazzato sulle colonne del core, dove la difficoltà delle comunicazioni è ancora maggiore di quanto sia sulle scale proprio perché le colonne si trovano più all'interno.
Prosegue poi Sullivan:
As for the casings -- everyone in the industry, including Blanchard, would know that RDX explosive cutter charges are completely consumed when they go off -- nothing is left.
Stesso discorso per gli involucri: tutti, in questo settore, compreso Blanchard, dovrebbero ben sapere che le cariche da taglio esplosive RDX, una volta esplose, vanno completamente distrutte, non rimane nulla.
È importante notare che non è affatto vero che gli involucri per cariche da taglio vengano completamente distrutti dalle esplosioni, come ci ricordano i veri demolitori (si vedano per esempio i resti di cariche da taglio dopo la demolizione del Philadelphia Civic Center nell'immagine a fianco).
And in the case of Thermite cutter charges, that may also be the case. Thermite self-consuming cutter charge casings have been around since first patented back in 1984.
E nel caso delle cariche da taglio con la termite, è la stessa cosa. Gli involucri per cariche da taglio alla termite che si auto-consumano sono sulla piazza sin dal loro primo brevetto nel 1984.
A supporto di quest'ultima affermazione viene riportata l'immagine di un presunto brevetto del 1984 di un involucro per cariche da taglio alla termite che si auto-consuma e che non lascerebbe altra traccia che del "molten iron" (sic), ossia "ferro fuso".
Peccato che il brevetto in questione sia riferito in realtà a un "Sistema di ignizione che utilizza un piccolo nocciolo di termite per innescare la carica principale di un razzo o altro genere di propulsore", come si legge nell'originale del brevetto.
La descrizione del dispositivo specifica anche le sue dimensioni ("1/4″ x 3/8″ with an opening of about 1/32″"), evidentemente incompatibili con la descrizione che ne fa AE911Truth (e praticamente tutti i siti complottisti nostrani al seguito).
Nella parte finale dell'articolo, le affermazioni di Sullivan diventano le solite già sentite più volte e che si possono riassumere in questi punti: il crollo del WTC7 somiglia proprio ad una demolizione controllata (e chi ha mai detto il contrario? Somiglia, come dice lo stesso Jowenko nella prima parte di questa intervista, prima che gli vengano rivelate le condizioni effettive dell'edificio), il medesimo WTC7 potrebbe essere stato demolito minando solo i piani più bassi, le demolizioni controllate producono pochi danni collaterali e il botto dell'esplosione non sarebbe stato unico ma una serie di esplosioni più ridotte per culminare nella più classica prova cospirazionista:
I knew it was an explosive event as soon as I saw it, there was no question in my mind
Sapevo che era un evento legato all’uso di esplosivi non appena l'ho visto, non avevo il minimo dubbio
In altre parole, secondo lui non si sarebbero dovuti udire i botti delle esplosioni (quelli che non si sentono qui, ad esempio...) e le conclusioni del NIST e degli innumerevoli esperti di demolizione che non hanno trovato traccia di demolizioni negli edifici del wtc non contano perché lui ha visto. Tipico.
C'è un'ultima affermazione di Sullivan che vale la pena di sottolineare:
Fire cannot bring down steel-framed high rises -- period.
Gli incendi non possono radere al suolo edifici di grande altezza con struttura in acciaio. Punto.
Davvero? Ecco qualche esempio di edificio con struttura in acciaio abbattuto da un incendio. Vedremo più avanti cosa ne pensano ingegneri strutturisti e demolitori.
Truthers vs. truthers
Tutti questi errori, omissioni e vere e proprie manipolazioni, come quelle del brevetto e dei dispositivi wireless, non erano poi così difficili da rilevare. Tant'è che, a differenza delle varie grancasse nostrane (da Megachip a Pino Cabras) che si sono limitate a tradurre senza alcun senso critico l'articolo di AE911Truth, oltreoceano fra gli stessi complottisti c'è chi ha notato l'inconsistenza delle tesi di Sullivan.Infatti un blog statunitense appartenente alla categoria dei Truthers, quello di Scott Creighton, sostenitore acceso della tesi delle demolizioni controllate, dedica due articoli a quello che secondo lui si dimostra:
part of a willful and deliberate act to undermine the credibility of AE911Truth
parte di un atto volontario e deliberato di screditare AE911Truth
Creighton si riferisce specificamente all'articolo contenente l'intervista a Sullivan. In "The Poorly Scripted Cognitive Infiltration of AE911Truth and Tom Sullivan’s Lies of Omission", Creighton prende per buone le affermazioni di Sullivan a proposito della sua qualifica ma smonta gran parte delle tesi presentate, mentre in "Major Problems with Tom Sullivan’s AE911Truth “Interview" addirittura si spinge ad affermare che:
There are major problems with this story that can only be explained by deliberate deceit.
Ci sono delle problematiche importanti in questa vicenda che si possono spiegare solo con un inganno volontario.
Per esempio, è il medesimo Creighton a dimostrare che il brevetto del 1984 mostrato da AE911Truth come relativo a un "involucro per cariche da taglio alla termite che si auto-consuma" è in realtà tutt'altro. Creighton nota giustamente che il brevetto è stato evidentemente letto ed utilizzato da AE911Truth per riprodurlo con una operazione di copia e incolla di due diverse parti, ma la descrizione del dispositivo è stata del tutto rimaneggiata e le sue dimensioni ignorate fino ad arrivare a una
deliberate manipulation of the source material to support the claim of Tom Sullivan that “thermite cutter charges” existed as early as 1984 and that they had “self-consuming casings” which would explain why they were not discovered in the debris at Ground Zero.
manipolazione intenzionale del materiale originario per supportare le affermazioni di Tom Sullivan che le "cariche da taglio alla termite" esistevano già dal 1984 e che c'erano degli "involucri che si auto-consumano", che spiegherebbero perché non ne furono trovati nei detriti di Ground Zero
In realtà Creighton tende a giustificare Sullivan ipotizzando che le manipolazioni siano state fatte da AE911Truth in seguito, ma in effetti poco importa chi abbia manipolato immagini e informazioni: il risultato finale è che le ennesime rivelazioni provenienti dal mondo del cospirazionismo si sono dimostrate, come al solito, completamente inconsistenti.
La sua conclusione:
This kind of behavior is completely unprofessional and AE911Truth must produce a retraction as quickly as possible. Not only is the article being reposted on almost every single Truth site, but the admins have emailed it out to thousands of AE members who will certainly pick up on this… as will our debunkers I am sure.
Questo tipo di comportamento è del tutto privo di professionalità e AE911Truth deve produrre una ritrattazione il più in fretta possibile. Non solo l'articolo è stato ripubblicato praticamente in ogni singolo sito complottista, ma gli amministratori l'hanno inviato per email a migliaia di membri di AE che certamente lo criticheranno... così come faranno i nostri debunker, ne sono certo.
In effetti, innumerevoli debunker oltreoceano hanno già notato l'inconsistenza delle tesi di Sullivan, così come stiamo facendo noi ora. Sul fronte cospirazionista però, pare che ai sostenitori del complotto interessi più copia incollare qualsiasi castroneria supporti anche solo apparentemente le loro tesi che investigare davvero la verità.
Dopo questa ennesima figura barbina di AE911Truth, a noi sembra non sia rimasto poi granché da "screditare", visto che in 9 anni di ricerca questo è il massimo che AE911Truth sia riuscito a produrre.
Ed è quasi un peccato che Creighton, che si dimostra buon debunker, non abbia tratto quest'ultima conclusione, che cioè dietro al cospirazionismo undicisettembrino non ci sia altro che il tentativo di vendere libercoli e vuote conferenze per un pubblico poco attento, come quelle che attendono ora Tom Sullivan.
Cosa dicono i veri esperti di demolizioni
Contrariamente a quanto sostenuto da Tom Sullivan, i veri professionisti delle demolizioni controllate hanno sempre escluso la possibilità che le Torri Gemelle siano state demolite con esplosivo.Come riportato nel libro "Debunking 9/11 Myths" edito dalla rivista Popular Mechanics (di cui esiste una traduzione in italiano curata da Undicisettembre intitolata "11 settembre: i miti da smontare"), Mark Loizeaux, presidente della Controlled Demolition Inc., ha sostenuto che non esiste modo di demolire edifici così grandi con esplosivo.
Le cariche necessarie peserebbero ciascuna centinaia di chili e quindi non sarebbe possibile portarle a mano dentro ai palazzi. Inoltre le cariche esplosive più grandi che siano disponibili attualmente sono in grado di tagliare l'acciaio fino allo spessore di 3 pollici (7,6 cm). Lo spessore delle colonne delle Torri Gemelle era invece di 14 pollici (35 cm). Ciò nonostante, sempre secondo Loizeaux, anche se esistessero cariche esplosive adatte, una squadra di 75 uomini avrebbe impiegato due mesi, avendo libero accesso ai tre palazzi, per rimuovere le protezioni antincendio e piazzare le cariche e i cavi di innesco. Il commento finale di Loizeaux è lapidario: "There's just no way to do it".
Anche il più grande esperto italiani di demolizioni con esplosivi, Danilo Coppe, escluse la possibilità di una demolizione controllata. In un'intervista rilasciata a ADNKronos-IGN, Coppe dichiarò che:
La tesi è stata costruita in modo interessante e accattivante. Devo dire che guardando questi documentari pro-complotto, io stesso li ho reputati costruiti bene e queste teorie convincenti. In realtà non sono suffragate da nessun elemento tecnico, ma al contrario ne esistono tanti a dimostrazione esattamente del contrario.
La struttura architettonica delle Twin Towers era a travi reticolari, quindi delle strutture particolari molto agili, molto snelle, che però purtroppo, se compromesse in modo radicale, determinano quello che si chiama poi "collasso progressivo", che è quello che ha determinato un crollo simile, assimilabile a quella di una demolizione controllata.
In effetti non è tanto il crollo delle Twin Towers che assomiglia a una demolizione controllata, ma la demolizione controllata ricrea le condizioni uguali a quelle che hanno determinato il crollo delle Twin Towers.
L'esperto olandese Danny Jowenko, intervistato dal programma televisivo "Zembla", ha escluso la possibilità di una demolizione con esplosivi dichiarando:
Non possono essere stati esplosivi, perché c'era un incendio enorme. Se ci fossero stati esplosivi, sarebbero già bruciati. Oltretutto, prima di bruciarsi, i loro detonatori si sarebbero attivati a 320 °C, per cui sarebbero esplosi prima.
Jowenko ha aggiunto che ci sarebbe voluto un anno a predisporre le Torri Gemelle per la demolizione. L'intera trascrizione della sua dichiarazione si trova qui.
Brent Blanchard, specialista in demolizioni della Protec Documentation Services, Inc. e senior editor di Implosionworld.com, ha redatto un documento in cui analizza il crollo dei tre edifici del World Trade Center ed esclude categoricamente che si tratti di una demolizione controllata.
In sintesi, Blanchard sostiene che il crollo delle Twin Towers non fu per nulla simile a una demolizione controllata, in quanto non cominciò alla base dei due edifici ma dal punto di impatto dei due aeromobili. Pertanto sarebbe stato necessario piazzare l'esplosivo esattamente nel punto dove l'aereo avrebbe impattato, oppure sarebbe stato necessario piazzarlo dopo l'impatto in meno di due ore. Entrambi gli scenari sono, sempre secondo Blanchard, impossibili da realizzare.
Conclusione
L'uscita di Tom Sullivan, a cui molti complottisti hanno dato credito senza porsi nessuna domanda, non è che l'ennesima panzana che il mondo del complottismo tenta di rifilare ai suoi lettori.- A Sullivan sono state attribuite competenze che in realtà non ha: non è un esperto di demolizioni, ma un fotografo che aveva maneggiato esplosivi come apprendista per qualche mese all'epoca degli attentati dell'11 settembre.
- La sua tesi contraddice le tesi precedenti dei sostenitori del complotto.
- Secondo la sua tesi, sarebbero state minate le colonne centrali, ma le fotografie dimostrano che queste colonne furono invece le ultime a crollare.
- Lui stesso dichiara che le demolizioni vanno preparate indebolendo la struttura, ma di questo lavoro preliminare di indebolimento non c'è alcuna traccia.
- Il brevetto che viene presentato a supporto delle sue tesi parla di piccoli accenditori per motori a razzo, non di detonatori per esplosivi.
- Sullivan sostiene che non furono trovate tracce dei detonatori perché furono usati sistemi radiocomandati, ma un sistema radiocomandato ha bisogno di ricevitori che sarebbero rimasti fra le macerie, ed è oltretutto sensibilissimo a disturbi radio.
- L'esempio di radiocomando citato da Sullivan è un modello per uso nelle cave, dove è possibile eliminare i disturbi radio, non per le demolizioni in città, dove i disturbi radio potrebbero causare detonazioni premature o impedire la corretta sequenza di scoppio
- I veri esperti di demolizioni controllate concordano che i crolli delle Torri Gemelle e del WTC7 non hanno le caratteristiche fondamentali di una demolizione controllata, anche se agli occhi di un profano possono richiamarle.
La panzana è, ancora una volta, a pagamento se (come indicato nel video dell'intervista a Sullivan) uscirà davvero un DVD che sosterrà questa nuova teoria. Come sappiamo bene da anni, i complottisti sono bravi a sostenere economicamente gente senza scrupoli che infanga la memoria di quasi 3000 vittime con menzogne prezzolate.