2007/10/31

Incidente aereo di Piacenza nel 2006: considerazioni

di John - http://www.crono911.org/. L'articolo è stato aggiornato con una nota dopo la pubblicazione iniziale.

Nel numero di agosto 2007 di JP4 - Rivista Mensile di Aeronautica è stato pubblicato un servizio sul Rapporto 2006 dell'Agenzia per la Sicurezza del Volo, nel quale sono stati illustrati alcuni dati sull'incidente di volo occorso a Piacenza il 13 agosto del 2006.

In quella data un velivolo L100-30 (identico a quello della foto) dell'Air Algerie, marche 7T-VHG, si schiantò alla periferia di Piacenza causando la morte dell'equipaggio.

L'inchiesta ha accertato che l'incidente fu determinato da un'avaria all'autopilota che portò l'aereo, nel giro di 73 secondi, a infilarsi in un terreno alla periferia di Piacenza con un angolo compreso fra i 40 e i 50 gradi e ad una velocità di 850-900 km/h.

L'episodio si presta a interessanti considerazioni per una serie di analogie con gli impatti aerei che hanno caratterizzato la tragedia dell'11 settembre 2001.

L'aereo in questione, un Lockheed L100-30, è la variante civile del più noto aereo da trasporto C-130 Hercules, prodotto in numerose versioni ed in servizio anche con l'Aeronautica Militare Italiana.

Il velivolo è lungo 34 metri, con un'apertura alare di 40 metri; la propulsione è affidata a quattro turboeliche e il peso massimo al decollo è di circa 70 tonnellate. Siamo su valori non molto distanti da quelli di un aviogetto commerciale di medie dimensioni come il Boeing 757 o il Boeing 767.

Notiamo per prima cosa la velocità a cui è avvvenuto lo schianto: 850-900 km/h, ossia una velocità di 250-300 km/h superiore a quella massima del velivolo, determinata dalla picchiata incontrollata che ha preceduto l'impatto. Questo dimostra che i velivoli moderni possono superare la velocità massima prevista dal progetto, senza necessariamente disintegrarsi in volo.

In situazioni normali, il superamento dei limiti progettuali comporta infatti la messa a terra del velivolo, in quanto la cellula potrebbe aver riportato danni strutturali incompatibili con il proseguimento in sicurezza delle attività di volo.

Notiamo anche che l'angolazione dell'impatto, la velocità dell'aereo e il tipo di superficie su cui esso si è schiantato richiamano immediatamente lo schianto del volo United 93 a Shanksville.

Si noti nella foto qui accanto la notevole somiglianza del "crash site" di Piacenza con quello di Shanksville. La didascalia di questa foto (tratta da JP4) riporta: "Quello che rimane dell'L-100-30 dell'Air Algerie dopo lo schianto nei pressi di Piacenza. L'aereo ha impattato il terreno con un'angolazione di 40-45 gradi ed una velocità di 850-900 km/h".

In passato abbiamo avuto modo di evidenziare anche la straordinaria somiglianza della "nuvola di fumo" sollevatasi dopo il crash di Piacenza con quella fotografata a Shanksville. Qui l'articolo scritto da Paolo Attivissimo all'epoca.

Il crash site non è però l'unico elemento di interesse.

In quest'altra foto (la fonte è ancora JP4) possiamo osservare le condizioni dell'FDR (registratore dei dati di volo o "scatola nera") recuperato a Piacenza. Osservando l'immagine, possiamo provare a immaginare quali effetti distruttivi abbiano subito i dispositivi di cui erano equipaggiati i Boeing 767 che la mattina dell'11 settembre si schiantarono contro le Twin Towers, una superficie di impatto ben più dura di un terreno erboso.

Se a questo aggiungiamo l'effetto degli incendi incontrollati e quello dello schiacciamento dovuto ai collassi dei due grattacieli, non è irragionevole ipotizzare che le scatole nere dei due aviogetti furono ridotte in condizioni tali da risultare del tutto irriconoscibili e indistinguibili in mezzo alle centinaia di migliaia di tonnellate di macerie e rottami presenti a Ground Zero.


NOTA BENE


Questo articolo ha voluto evidenziare la somiglianza del crash site, visto dall'alto, tra quello di Shanksville (United 93) e quello di Piacenza, e si basa soltanto sull'articolo pubblicato su JP4.

Alcuni lettori ci hanno segnalato che esistono foto del crash di Piacenza, scattate al suolo, in cui si vedono numerosi rottami. Questo lo sappiamo: infatti si è voluto evidenziare quanto sia facile non vedere i rottami in una foto scattata a distanza. A Shanksville, infatti, a curiosi e giornalisti non fu consentito di avvicinarsi al luogo dell'impatto.

Altre foto dell'impatto di Piacenza sono disponibili qui e qui, mentre ci risulta che alcuni siti abbiano illustrato articoli relativi a questo impatto usando foto provenienti da altri incidenti aerei che hanno interessato la stessa Air Algerie.

In particolare la foto mostrata qui a sinistra e utilizzata da "Stuarthwyman" per confutare questo articolo nel suo sito, si riferisce in realtà a un B-737 della stessa compagnia, come si evince dalla didascalia o seguendo questo link.

Ogni commento su questo individuo è superfluo.

Qui potete visualizzare la pagina di JP4 dalla quale è stato tratto il presente articolo.

Qui sotto altre immagini del crash site di Piacenza.



2007/10/29

Nessuno avrebbe potuto prevedere?

di Hammer. L'articolo è stato modificato dopo la pubblicazione iniziale per integrare le osservazioni emerse dai commenti.

"Credo che nessuno avrebbe potuto prevedere che queste persone avrebbero preso un aereo e lo avrebbero schiantato contro il World Trade Center, che ne avrebbero preso un altro e lo avrebbero schiantato contro il Pentagono; che avrebbero usato un aereo come un missile, un aereo dirottato come un missile."

"I don't think anybody could have predicted that these people would take an airplane and slam it into the World Trade Center, take another one and slam it into the Pentagon; that they would try to use an airplane as a missile, a hijacked airplane as a missile."

– Condoleezza Rice, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, durante una conferenza stampa, 16 maggio 2002.

Era davvero impossibile prevedere l'uso di aerei lanciati come missili contro edifici abitati?

In realtà, anche prima dell'11 settembre 2001 questo scenario era stato considerato e ipotizzato varie volte. Dall'analisi dei casi di seguito descritti risulta difficile credere che i kamikaze dell'11 settembre abbiano davvero colto tutti di sorpresa.

Cinema, fiction televisiva e romanzi

Nella fiction cinematografica e letteraria, lo scenario catastrofico dello schianto di aerei contro edifici o folle inermi era stato immaginato varie volte.

Il primo caso risale al romanzo del 1973 dello scrittore britannico Peter Van Greenaway "Il tocco della medusa" (titolo originale "The Medusa Touch") da cui fu tratto nel 1978 un film omonimo con Richard Burton.

Nel romanzo, il protagonista, dotato di poteri telecinetici, usa le proprie abilità sovrannaturali per compiere disastri di ogni tipo: tra essi lo schianto di un Jumbo Jet contro un palazzo di uffici.

Pochi anni dopo, lo scrittore Thomas Harris, che sarebbe in seguito diventato il creatore di Hannibal Lecter, nella sua prima opera "Black Sunday" del 1975 (da cui fu tratto un omonimo film nel 1977) previde uno scenario leggermente diverso ma comunque degno di nota.

Un dirigibile rubato da un gruppo di terroristi viene trasformato in una bomba volante da far esplodere dentro uno stadio gremito durante la finale del campionato di football americano. Il piano criminale fallisce e il velivolo si schianta al suolo nello stadio stesso.

Un altro caso estremamente rilevante si trova nel capolavoro di John Carpenter "1997 - Fuga da New York" ("Escape From New York") del 1981. Nelle scene iniziali del celeberrimo film, l'aereo presidenziale Air Force One è dirottato da un gruppo di terroristi e lanciato intenzionalmente contro un grattacielo della città di New York (che nella finzione del film è diventata un penitenziario a cielo aperto).

L'anno seguente anche Stephen King previde questo tipo di attacco nel suo romanzo "L'uomo in fuga" ("The Running Man", pubblicato sotto lo pseudonimo di Richard Bachman) da cui fu liberamente tratto un film nel 1987 con Arnold Schwarzenegger. In un futuro apocalittico in cui la televisione invade la vita dei cittadini e propone giochi di estrema violenza, il protagonista Ben Richards si vendica della società che organizza tali spettacoli facendo schiantare un aereo dirottato contro la sua sede.

Nella lista degli autori "profetici" non poteva mancare Tom Clancy: nel suo romanzo "Debito d'Onore" ("Debt of Honor") del 1994, un pilota giapponese in cerca di vendetta conduce un Boeing 747 a un impatto devastante contro il Campidoglio durante una seduta del Congresso.

Nello stesso anno, anche l'autore Dale Brown previde nel suo romanzo "Storming Heaven" (inedito in Italia) un attacco suicida di un gruppo di terroristi con un Boeing 747, questa volta appositamente dipinto con la livrea presidenziale dell'Air Force One, lanciato ancora contro il Campidoglio.

Non furono però solo film e romanzi drammatici e di alta tensione ad anticipare ciò che sarebbe diventato realtà: nell'episodio "L'ultimo sfavillio di Telespalla Bob" ("Sideshow Bob's Last Gleaming") della settima stagione de "I Simpson", andato in onda nel 1995, Telespalla Bob attenta alla vita di Krusty schiantando un aereo rubato contro il suo nascondiglio.

Ma nonostante i precedenti sopra descritti, il caso più emblematico resta senza dubbio il primo, drammatico episodio della serie televisiva "The Lone Gunmen" (spin-off del più noto "X Files"), andato in onda su FoxTV nel marzo del 2001. Narrava, infatti, di un complotto governativo che intendeva far schiantare un Boeing 727 proprio contro le Torri Gemelle del World Trade Center.

Samuel Byck e il tentativo di uccidere Nixon

Risale al 1974 il primo tentativo nella storia reale di utilizzo di un velivolo come un missile contro un edificio sul suolo americano. Il 22 febbraio di quell'anno, Samuel Byck tentò di dirottare un DC-9 diretto dall'aeroporto internazionale di Washington ad Atlanta per schiantarlo contro la Casa Bianca, con l'intento di uccidere il Presidente Richard Nixon.

Salito sull'aeromobile con la forza e giunto dentro la cabina di pilotaggio, l'aspirante dirottatore fu colpito da due proiettili sparati dalle forze dell'ordine dall'esterno del velivolo; vistosi sconfitto, terminò la sua scellerata impresa sparandosi alla testa. E' probabile che Byck, la cui folle impresa è narrata nel film del 2004 "L'assassinio di Richard Nixon" ("The Assassination of Richard Nixon"), si sia ispirato alle gesta di Robert Preston, che pochi giorni prima era atterrato proprio sul prato della Casa Bianca con un elicottero rubato all'esercito americano.

Anni 80, primi tentativi di matrice islamica

I primi tentativi analoghi, sospetti o accertati, da parte del terrorismo internazionale di matrice islamica risalgono alla metà degli anni '80. Nell'ottobre del 1984 la CBS e il New York Times riportarono la notizia che il Dipartimento di Stato americano aveva confermato timori di schianti suicidi di velivoli imbottiti di esplosivo contro l'ambasciata statunitense a Nicosia.

Nell'aprile del 1988, su un Boeing 747 della Kuwait Airways avvenne uno dei dirottamenti più lunghi della storia: una squadra di terroristi appartenenti al gruppo Hezbollah dirottò il volo 422, originariamente diretto da Bangkok al Kuwait.

L'aeromobile fu costretto a fare scalo dapprima in Iran, poi a Larnaca (Cipro) e finì il suo viaggio ad Algeri dopo 16 giorni. L'8 aprile 1988 la CBS riportò la notizia che sarebbe stata intenzione dei dirottatori effettuare uno scalo a Beirut, ma le autorità negarono il permesso di atterrare; i terroristi minacciarono allora di schiantare l'aereo contro la torre di controllo, ottenendo così il permesso di atterrare a Larnaca.

"Target America" di Yossef Bodansky

Nel 1993, a seguito del primo attacco contro il World Trade Center, Yossef Bodansky, direttore della task-force del Congresso su terrorismo e guerra non convezionale, pubblicò un libro intitolato "Target America" dedicato alla situazione dell'epoca della Jihad Islamica. Il libro è attualmente pubblicato con il titolo "Target the West".

La teoria di Bodansky era che l'attacco al World Trade Center del 1993 fosse solo l'inizio di una serie di attacchi che la Jihad stava organizzando ai danni degli Stati Uniti. A questo scopo vi erano già allora, sempre secondo l'autore, centri di addestramento in Iran dove aspiranti kamikaze venivano preparati a dirottare aerei di linea, carichi di passeggeri, e a usarli per colpire obiettivi civili.

Il Cessna di Frank Corder puntato verso la Casa Bianca

In tempi più recenti, nel 1994 Frank Corder rubò un Cessna 150 e tentò di concludere il suo volo solitario contro la Casa Bianca con l'intento di uccidere il Presidente Clinton. L'uomo mancò il bersaglio per pochi metri, concludendo la sua folle impresa nel prato della residenza presidenziale.

FedEx 705: il piano suicida di Auburn Calloway

Un nuovo tentativo di schianto di un velivolo contro un edificio risale ancora al 1994; il 7 aprile, Auburn Calloway, un dipendente della Federal Express, tentò di dirottare un DC-10 della compagnia di trasporto presso la quale era impiegato e di causarne lo schianto contro la sede principale della FedEx stessa a Memphis, Tennessee.

Il terribile gesto nasceva dalla certezza di un imminente licenziamento e dalla disperazione causata da vari insuccessi personali. Lo schianto avrebbe dovuto, nelle intenzioni di Calloway, apparire accidentale. Il dirottatore salì a bordo armato di martelli e di un fucile subacqueo ("speargun", in inglese) nascosti nella custodia di una chitarra. Ma dopo una lunga e sanguinosa lotta all'interno del velivolo, il piano di Calloway fu sventato dalla resistenza dei tre membri dell'equipaggio.

Il dirottamento dell'Air France 8969

Sempre nel 1994, il 24 dicembre, un gruppo di terroristi dell'Armed Islamic Group dirottò il volo Air France 8969, un Airbus A300, diretto da Algeri a Parigi.

Durante un lungo e sfiancante negoziato, fu concesso ai terroristi di volare fino a Marsiglia, dove chiesero un rifornimento di carburante che consentisse loro di viaggiare fino a Parigi. Ma nonostante bastassero 9 tonnellate di kerosene per raggiungere la capitale, insistettero per averne 27 (ovvero il pieno carico del velivolo).

Il vero intento dei dirottatori era infatti di far esplodere l'aeromobile in volo sopra Parigi o di schiantarlo al suolo contro la Tour Eiffel. Un'altra ipotesi meno diffusa sostiene che, sempre durante le fasi di negoziato a Marsiglia, i terroristi abbiano usato la minaccia di lanciare l'aereo contro la torre di controllo dell'aeroporto per convincere le autorità francesi a concedere il rifornimento di carburante. Tale ipotesi è presentata dal documentario di Discovery Channel della serie "Zero Hour" (trasmessa in Italia con il titolo "L'ultima ora") dedicato a questo caso.

Il piano criminale dei dirottatori fu sventato da un intervento della GIGN (un'unità speciale della Gendarmerie francese) proprio nell'aeroporto di Marsiglia.

Dalle Olimpiadi di Atlanta obiettivi sul suolo americano

Nella seconda metà degli anni '90 ci furono diverse segnalazioni di minacce di attacchi da parte del terrorismo islamico con aerei dirottati e lanciati contro obiettivi civili negli Stati Uniti.

Prima delle Olimpiadi di Atlanta, Richard Clarke, all'epoca Consigliere Nazionale Antiterrorismo, sollevò la questione chiedendo durante una riunione di esperti: "What if somebody blows up a 747 over the Olympic Stadium, or even flies one into the stadium?" ("Cosa facciamo se qualcuno fa esplodere un 747 sopra lo Stadio Olimpico o lo fa schiantare nello stadio stesso?"). L'episodio è riportato nel libro dello stesso Clarke "Against All Enemies" del 2004 in cui l'autore critica duramente l'amministrazione americana per aver sottovalutato la minaccia terroristica.

Stando al racconto di Clarke, la risposta che ottenne nella riunione fu che si trattava di un'ipotesi troppo fantasiosa e che anche qualora si fosse verificata sarebbe stata la FAA a dover gestire il problema.

Non fu quello l'unico caso: nel 1999 un rapporto della Federal Research Division della Library of Congress ammoniva che un gruppo terroristico riconducibile ad Al Qaeda avrebbe potuto schiantare un aereo dirottato, carico di esplosivo, proprio contro il Pentagono.

La minaccia era quindi nota e l'anno seguente al Pentagono fu condotta un'esercitazione sulla gestione di emergenze che prevedeva come scenario lo schianto di un aeromobile. Il Sergente Kelly Brown disse in quell'occasione che si trattava di un'eventualità da considerare perché, per quanto tragica, si sarebbe potuta verificare facilmente.

Conclusione

L'analisi dei casi precedenti dimostra che attacchi kamikaze con aerei contro obiettivi civili erano perfettamente prevedibili. Vari tentativi erano stati condotti, ma nessuno di essi aveva avuto esito.

E' evidente, quindi, che non è corretto dire che questi attentati non potevano essere previsti in alcun modo.

Semmai sarebbe stato più ragionevole ammettere che la probabilità di attentati di questo tipo sia stata del tutto sottovalutata. Del resto, spesso sono proprio gli scettici sulla verità ufficiale a sostenere che una simile catena di eventi e coincidenze aveva una probabilità su un milione di verificarsi.

Nota: E' noto che anche l'operazione Bojinka prevedeva il dirottamento di aerei e conseguente schianto contro obiettivi civili negli USA. Tuttavia questo piano non è stato considerato in quest'analisi poiché tali dettagli sono stati resi noti da Khalid Sheikh Mohammed a seguito del suo arresto, avvenuto nel 2003, e non erano quindi risaputi nel settembre del 2001.
Altre pagine web dedicate ad analisi simili alla nostra descrivono casi diversi da quelli da noi presentati: tali casi sono stati da noi esclusi poiché non ne abbiamo trovato sufficienti evidenze antecedenti all'11 settembre 2001.

Ipse dixit: Jason Bermas (Loose Change)

di Paolo Attivissimo

"Abbiamo la massima stima delle vedove, degli orfani e degli altri che sono stati colpiti dall'11 settembre. Non intendiamo mancare di rispetto a loro o ai loro cari distribuendo questo documentario".

– Titoli di coda di Loose Change. Frase originale: "We hold the widows, orphans and others who were affected by September 11th in the highest regard. We mean no disrespect to them, or their loved ones, by releasing this documentary."

"I pompieri prendono le mazzette per tacere. Nei giorni successivi, dissero tutti che c'erano bombe ed esplosioni."

– Jason Bermas, "producer, designer" di Loose Change, a Ground Zero, 9 settembre 2006. Frase documentata in questo video a 40:30 circa. Frase originale: "The firefighters are paid off. The days after, they all said there were bombs and explosions".

2007/10/25

Giulietto Chiesa e il Costanzo Show

di John - http://www.crono911.org/


Martedì 23 ottobre 2007 è stato il giorno della presentazione ufficiale di Zero, il film prodotto da Giulietto Chiesa (giornalista ed europarlamentare) e Franco Fracassi, proiettato al Festival del Cinema di Roma.

Quello stesso giorno il Maurizio Costanzo Show ha dedicato una puntata all'argomento, ospitando sul palco Giulietto Chiesa, Franco Cardini (storico) e Robert McIlvaine senior (padre di una delle vittime della tragedia al World Trade Center).

Sotto il palco, seduti in prima fila, una nutrita schiera di sostenitori, fra i quali lo stesso Franco Fracassi.

Il compito di rappresentare le ragioni di chi non crede alle teorie complottiste è stato affidato allo storico Massimo Teodori e a Mario Giordano, direttore de Il Giornale.

Non si trattava di un "rapporto di forze" equilibrato, dato che Chiesa e Cardini hanno curato sia il film che il libro del progetto Zero, per cui si presuppone che fossero molto preparati sui dettagli della questione, mentre Teodori e Giordani non hanno certo la preparazione di un "debunker" esperto.

A scanso di sorprese, a favore dei "complottisti" hanno poi giocato la testimonianza del sig. McIlvaine che non ha fatto mistero della sua visione complottistica della Storia a partire dalla I Guerra Mondiale, e la claque strategicamente disposta in prima fila.

Sono stati inoltre proiettati alcuni video tratti dalla produzione di "Zero", tra i quali ci ha fatto sorridere questo Dario Fo, nella foto: vedere un artista teatrale che dà lezione di cedimenti strutturali e demolizioni esplosive, mentre con le braccia simula un Boeing 767 (anzi... un FOeing 767), è davvero uno spasso...

Nonostante la situazione sfavorevole, Giordano e Teodori (specialmente il secondo) se la sono cavata molto bene, e non avendo la necessaria preparazione sull'argomento hanno evitato di discutere su questioni di "dettaglio".

Hanno preferito, invece, affidare la propria critica a questioni di ordine logico (un terreno nel quale i complottisti non possono trovarsi a proprio agio a causa dell'intrinseca illogicità e contraddittorietà delle proprie teorie), alle opinioni espresse da altri esperti e giornalisti, all'analisi delle ragioni ideologiche che stanno dietro alla nascita delle teorie del complottismo sull'11 settembre.

E' stata un'argomentazione davvero efficace, che ha messo a nudo i risvolti delle teorie complottiste, spesso ignorati dal grande pubblico, assieme alle loro conseguenze e agli interessi economici che le sostengono.

In altre circostanze abbiamo visto giornalisti bravi e stimati ritrovarsi a fare pessime figure per aver voluto entrare in dettagli tecnici che non conoscevano, per cui abbiamo apprezzato la linea di Giordano e Teodori e abbiamo notato un Chiesa in manifesta difficoltà, salvato solo dall'intervento marcatamente complottista di McIlvaine al quale né Giordano né Teodori, da veri galantuomini, hanno ritenuto di replicare.

L'unico momento in cui Teodori ha prestato il fianco agli avversari è stato quando ha sottolineato che, oltre al 9/11 Report della Commissione Indipendente, ci sono state molte altre inchieste che hanno confermato la verità fattuale così come la conosciamo.

La sua affermazione era corretta: infatti ci sono state inchieste dell'FBI, del NIST, del FEMA, della FAA, dell'NTSB, della commissione congressuale di controllo sui servizi di Intelligence, il processo Moussaoui eccetera; ma Teodori non è stato in grado di citarle nel dettaglio, quando gli è stato chiesto di farlo.

In compenso Teodori ha descritto molto bene le radici delle teorie complottiste sull'11 settembre, che affondano nel nazifascismo, nell'antisemitismo, nell'estremismo e nel negazionismo. Chi si fa portavoce e promotore di queste teorie può anche chiamarsi estraneo da queste ideologie, ma non può far finta di ignorare le basi da cui sono sorte.

Teodori ha poi messo in difficoltà Chiesa e Cardini quando ha insistentemente chiesto loro di esplicitare chi altri avrebbe posto in essere gli attentati dell'11 settembre, se non il terrorismo islamico. I due complottisti hanno cercato maldestramente di evitare la domanda, ricorrendo alla solita affermazione di facciata secondo cui né il film né il libro presentano una verità alternativa.

La definiamo di "facciata" perché in altri contesti Chiesa non esita a lanciare le sue accuse nei confronti del governo americano. Lo ha ribadito quello stesso giorno nella conferenza che ha fatto seguito alla proiezione del film, sempre a Roma.

Un atteggiamento che certamente non è sintomo di coraggio né di coerenza.

Proprio in tema di coerenza, segnaliamo questo articolo di Giulietto Chiesa, pubblicato su Megachip un po' di tempo fa, in tutt'altro contesto.

Ne citiamo qualche passaggio (il grassetto è nostro):

"Maurizio Costanzo sa fare televisione? Sa fare la televisione che vediamo tutti i giorni, su tutti i canali italiani, e della quale mezza Italia abbondante è nauseata...
Farebbe qualcosa di meglio che intervistare la mamma di Cogne e di chiederle se è incinta, facendo precipitare nelle lacrime l’altra mezza Italia, che infelice e indifesa, lo guarda? Ne dubitiamo...
Quel tipo di televisione, che questa gente c’infila in casa ogni giorno, è un vero e proprio attentato alla coscienza collettiva, alla decenza collettiva. Che non significa bigotteria, ma invece significa rispetto della dignità della gente. Questi sono i teorici del “diamo alla gente quello che la gente desidera”...

E' davvero interessante verificare come Chiesa abbia calpestato le proprie opinioni, accettando di presenziare a uno spettacolo – che egli stesso ha definito nauseante, indecente, attentatore alla coscienza collettiva – pur di fare un po' di pubblicità al proprio libro e al proprio film.

Vien da chiedersi su cos'altro sia passato sopra, pur di vendere bene l'uno e l'altro.

2007/10/24

Molto rumore per... Zero

di Paolo Attivissimo, con il contributo di ZeusBlue e SirEdward. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

E' da poco terminata la prima di Zero, il film di Giulietto Chiesa e Franco Fracassi, presentato alla Festa del Cinema di Roma. Ecco alcuni appunti a caldo, ai quali seguirà un commento più dettagliato.

Chi fosse interessato a una recensione del libro "Zero - perché la versione ufficiale sull'11/9 è un falso" trova qui quella di Henry62.

In sintesi

  • Tutto qui? Nessuna novità di rilievo; nessuna rivelazione, nessun dato nuovo. Le teorie esposte sono le solite già viste e sbufalate.
  • Per contro, sono sorprendentemente assenti molti di quelli che fino a poco tempo fa erano strombazzati come prove primarie della cospirazione: il Volo 93 e il WTC7. Il primo è completamente ignorato; il secondo riceve solo una citazione di striscio.
  • Molti spezzoni sono copiati da altri video complottisti, ripetendone anche gli errori.
  • Alcune immagini sono state truccate accelerandole per renderle impossibili.
  • Gli autori si sono inventati le difese antiaereo del Pentagono, ricorrendo ad un'animazione presa di peso dai cartoni giapponesi.
  • Sono stati deliberatamente omessi tutti i testimoni che confermano l'impatto del Volo 77 al Pentagono.
  • Dario Fo ridacchia intanto che descrive la morte dei passeggeri a bordo degli aerei.
  • Il foro al Pentagono è dichiarato largo cinque metri, eppure il video stesso mostra, per pochi fotogrammi, le immagini che presentano lo squarcio intero: quello largo 35 metri.
  • Il video presenta ricostruzioni degli eventi che si contraddicono a vicenda e chiede allo spettatore di trattare entrambe come verità; ma come si fa, se sono incompatibili fra loro? Non possono essere vere entrambe.
  • Nessuna delle persone presentate a sostegno delle teorie alternative è esperta di settore.
  • Con un budget dichiarato di 500.000 euro, si poteva fare molto, ma molto di più per studiare le vere zone grigie dell'11/9, invece di presentare una rifrittura di roba altrui e di teorie abbandonate persino da molti complottisti.

In dettaglio


Il primo dato importante è la sostanziale assenza di novità. Chi si attendeva grandi rivelazioni resterà deluso. Praticamente tutte le affermazioni e le immagini mostrate da Zero erano già state presentate da altri video complottisti: ritroviamo persino lo stesso spezzone del "generale" Stubblebine usato da Massimo Mazzucco in Inganno Globale, insieme alla solite dichiarazioni di Steven Jones, Kevin Ryan, William Rodriguez e altri esponenti delle teorie alternative.

Certo, ci sono dichiarazioni di vari personaggi, da Gore Vidal a Barbara Honegger, ma tutte improntate a un "ho sentito dire che... pare che...". Di fonti tecniche nuove, nemmeno l'ombra. Anche le testimonianze dirette sono praticamente assenti. A parte il pompiere Louie Cacchioli (che non dice nulla di complottistico), i protagonisti veri dell'11/9 non ci sono. Al loro posto ci sono persone che raccontano una loro versione di eventi ai quali non hanno neppure partecipato.

Troviamo ancora i crolli "troppo veloci" delle Torri Gemelle, ancora le pozze di metallo fuso, di cui però manca ogni immagine vera o fabbricata, a parte un paio di fugaci, oserei direi quasi imbarazzati, fotogrammi del cosiddetto "meteorite": un blocco di materiale che i complottisti dicono essere metallo fuso, mentre è in realtà cemento e macerie pressate, come descritto nel documentario di debunking Misteri da vendere.

Troviamo ancora la versione tagliata ad arte del crollo del WTC7, in cui manca la fase iniziale per farlo sembrare più rapido. Ma questo è l'unico riferimento a quello che era stato definito dai complottisti e dallo stesso Giulietto Chiesa uno degli elementi di prova più schiaccianti. C'è stato chiaramente un cambiamento d'idea in corso d'opera. Cambiamenti di questo genere portano a una considerazione: se Chiesa e Fracassi si sono sbagliati su aspetti così centrali delle loro teorie, non è che magari hanno preso una cantonata anche sul resto?

L'assenza del WTC7 causerà non pochi malumori fra i complottisti, che si chiederanno il motivo di quest'omissione, ma è particolarmente ironica se si considera che una delle principali contestazioni complottiste è il fatto (vero) che il WTC7 non è menzionato nel Rapporto della Commissione 11/9 (è descritto abbondantemente nei rapporti tecnici). Cosa diranno allora di Zero, che fa la stessa omissione?

Spicca inoltre la totale assenza di riferimenti al Volo 93. Le ragioni che hanno portato a quest'omissione non sono chiare e non sono state indicate neppure nelle risposte date dagli autori durante il dibattito seguito al film.

Si tratta di un copione decisamente già visto, insomma, e decisamente poco originale se si considera il costo dell'operazione Zero, dichiarato pari a 500.000 euro.

C'è anche, specialmente negli interventi giullareschi di Dario Fo, una fastidiosa mancanza di rispetto verso i morti dell'11 settembre. Teorie alternative o ufficiali poco importa: i passeggeri dei voli sono morti secondo ogni versione degli eventi, eppure Fo si mette a dileggiarne la morte, specialmente quando mima l'impatto al Pentagono e si fa beffe dei 53 passeggeri del Volo 77 dicendo che l'aereo s'è comportato come una libellula. Una mimica resa ancora più imbarazzante dalla presenza in sala, accanto agli autori, di Robert McIlvaine, padre di una delle vittime delle Torri Gemelle.

Non mi soffermerò qui sulle ipotesi fatte da Zero, perché per ammissione dei suoi autori, il video non ha una versione alternativa da proporre. Solo un collage di dubbi, opinioni e affermazioni che si contraddicono (bin Laden è un'invenzione, bin Laden esiste; i dirottatori arabi c'erano e si ubriacavano, i dirottatori arabi non c'erano perché mancano dalle liste dei passeggeri). Un po' poco, visto lo sforzo. Almeno Loose Change se l'era cavata spendendo 6000 dollari.

Mi limiterò quindi a elencare alcune affermazioni riguardanti fatti che contengono errori che chiunque può verificare. Il film è una vera compilation di errori, manipolazioni e distorsioni che Undicisettembre raccoglierà in un libro scaricabile gratuitamente e intitolato Zerobubbole. Ecco qualche rapida anteprima di questi errori.

Prime Zerobubbole


Il foro al Pentagono, secondo Zero, è ancora largo cinque metri. Lo squarcio di trentacinque metri al piano terra, dove fra una colonna divelta e l'altra sono scomparsi muri e finestre, prima del crollo della facciata, per gli autori di Zero semplicemente non esiste.

Cinquecentomila euro, e nessuno spende un soldo per comperare un righello e fare due misure su una fotografia della facciata che non sia quella solita con lo squarcio coperto dal getto dell'idrante? Che so, una foto come questa?



O questa?

pent-precrollo-breccia-pentagon911

Indubbiamente, se si ignorano i fatti o si fa disinvoltamente finta di ignorarli, è molto facile creare misteri dove non ce ne sono.

Kevin Ryan, uno dei testimoni chiave di Zero per il comportamento dell'acciaio delle Torri Gemelle, è secondo gli autori un "ex manager della Underwriters Laboratories". Un incarico di indubbio prestigio. Ma questo è semplicemente falso, come conferma lo stesso Ryan sul proprio sito, ed è lo stesso errore che compare nel video Confronting the Evidence. Gli autori di Zero hanno copiato, insomma, e copiato male.

Kevin Ryan non è mai stato manager della Underwriters Laboratories e non si è mai occupato di acciaio: faceva i controlli di potabilità dell'acqua presso un'assai meno prestigiosa società subappaltatrice, come documentato in questo articolo. La sua competenza in metallurgia è quindi... zero.

Le animazioni dell'impatto al Pentagono contengono un altro errore grossolano. Mostrano che durante l'impatto, l'aereo entra ed esce dai vari anelli della struttura dell'edificio fino a fermarsi al terzo. Ma questo è semplicemente falso, perché (come si può notare semplicemente esaminando le foto o le planimetrie pubblicamente disponibili dell'edificio) l'aereo ha colpito il piano terra del Pentagono, e nei tre anelli esterni il piano terra e il primo piano sono una struttura unica, senza corridoi a cielo aperto. Con questo errore, la dinamica dell'impatto al Pentagono diventa impossibile, e questo ovviamente fa molto comodo alle tesi degli autori di Zero.

Ma la reale struttura del Pentagono è un fatto facilmente verificabile nella documentazione pubblica (nel Pentagon Building Performance Report, per esempio, dal quale è tratta la sezione mostrata qui sotto) o con una visita guidata all'edificio (sì, è possibile farla), e commettere un errore grossolano di questo genere dimostra il bassissimo livello di rigore e la superficialità del lavoro svolto da Giulietto Chiesa e Franco Fracassi.


Alcune immagini di Zero sono state truccate accelerandole per farle sembrare impossibili. Mi riferisco, in particolare, ai crolli delle Torri Gemelle e alla virata dell'aereo prima di colpire il Pentagono: seguendo fedelmente l'esempio di Mazzucco, l'animazione della virata è stata accelerata, perché in realtà dura oltre due minuti. In Zero, dura pochi secondi e sembra quindi spettacolarmente acrobatica.

Una delle più notevoli perle di Zero riguarda le difese antiaeree del Pentagono: Chiesa e Fracassi affermano che il Pentagono è dotato di batterie di missili che abbattono automaticamente qualunque velivolo non amico che entri nel suo spazio aereo. Una situazione un tantinello rischiosa, considerato che a 1200 metri c'è l'aeroporto Reagan e un errore costerebbe la vita dei passeggeri, ma lasciamo stare.

Gli autori di Zero mostrano forse delle foto di queste asserite batterie di missili? No, perché non ne hanno, per la semplice ragione che queste batterie non esistono, per le ragioni dettagliate qui. Ma non c'è problema: gli animatori di Zero s'inventano un'animazione di queste batterie che sembra tratta da una brutta puntata di Mazinga. Si lamentano che non c'è un filmato dell'impatto al Pentagono, però quando si tratta di "provare" le loro tesi, va bene anche un cartone animato.

Nel video di Chiesa e Fracassi, inoltre, mancano completamente i numerosissimi testimoni che hanno visto con i propri occhi un aereo di linea avvicinarsi al Pentagono e colpirlo. In compenso, si perdono interi minuti a parlare di un passaporto di un dirottatore che è sopravvissuto all'impatto al WTC, "dimenticando" di dire che allo stesso impatto sono sopravvissuti anche molti altri pezzi altrettanto fragili d'aereo, come cuscini, giubbetti salvagente e persino parti dei cadaveri dei passeggeri. Non sono bruciati perché sono finiti in strada, lontano dagli incendi delle Torri Gemelle, quando gli aerei hanno trapassato gli edifici.

Il passaporto di Satam al Suqami.

Un cuscino di sedile del Volo 11, trovato ad Albany Street. Credit: Peter Burke.

Un giubbetto di salvataggio e un cuscino del Volo 11. Dal rapporto MCEER, Volume 2.

Effetti personali di CeeCee Lyles sopravvissuti allo schianto del Volo 93. Immagine tratta dagli atti del processo Moussaoui.

La patente di John Talignani, rimasta quasi intatta dopo la distruzione del Volo 93. Immagine tratta dagli atti del processo Moussaoui.


Secondo Zero, al Pentagono non c'è "DNA arabo", per usare la dizione abbastanza curiosa dei suoi autori, quasi che il DNA avesse una nazionalità. Ma i fatti raccontano una storia ben diversa: al Pentagono è stato identificato il DNA di tutti i passeggeri, tranne cinque, per i quali non è stato trovato alcun riscontro nei campioni di DNA forniti dai familiari delle vittime. Di questi cinque DNA non identificati, due sono molto simili, come fra fratelli (fonte, pag. 83). E guarda caso, i dirottatori del Volo 77 erano cinque, e due di loro erano fratelli.

Sempre secondo Zero, i dirottatori sarebbero ancora vivi: ma gli autori del video si guardano bene dal mostrare le foto delle persone che si sono dichiarate ancora vive, perché se lo facesse, salterebbe fuori che queste persone non somigliano affatto a quelle indicate dall'FBI: sono semplicemente omonimi, come spiega Der Spiegel.

Per esempio, questo è l'Abdulaziz Alomari indicato dall'FBI come dirottatore morto:



E questo è l'Abdulaziz Alomari che risulta ancora vivo:


Notate la somiglianza? No, vero? Infatti sono due persone differenti. Lo stesso vale per gli altri dirottatori "ancora vivi", come riassunto chiaramente da Screw Loose Change.

Ma la falla logica fondamentale di Zero è molto più semplice di questi dettagli la cui verifica richiede tempo e pazienza (e che i debunker riescono a fare, guarda un po', senza buttar via mezzo milione di euro). La falla è l'assoluta stupidità della cospirazione che emergerebbe dalle "prove" presentate.

Abbiamo, secondo Zero, una messinscena nella quale:
  • si lascia che i dirottatori morti ricompaiano disinvoltamente vivi poco dopo;
  • per far credere che un aereo largo 38 metri ha colpito il Pentagono si fa un foro di cinque metri usando qualcos'altro (tanto chi vuoi che se ne accorga);
  • ai dirottatori viene creata una falsa identità che li dipinge come veri cialtroni dell'aria, invece di crearne una più plausibile nella quale sono piloti provetti;
  • si fanno fare agli aerei manovre impossibili, sperando che nessun pilota si accorga della cosa;
  • al WTC si usano due aerei di linea; a Shanksville si usa un aereo di linea; ma al Pentagono no, tanto per cambiare un po': si usa un missile, o un caccia, sperando ovviamente che nessuno passi di lì con una fotocamera o una telecamera e si accorga della trascurabile differenza che passa fra un missile e un aereo di linea.

Alla luce dei fatti, delle manipolazioni e degli errori che contiene, e per la sua carenza di novità e la scarsissima solidità del suo impianto probatorio, il voto che spetta a questo video è già espresso dal suo titolo e rispecchia le probabilità che ha questo collage di contraddizioni di ispirare una nuova commissione d'inchiesta sull'11 settembre, come dice di auspicare Giulietto Chiesa. Zero.

Il dibattito

Viste le richieste dei lettori nei commenti qui sotto, ecco la trascrizione esatta delle domande che ho rivolto a Chiesa e Fracassi, con le loro risposte:


PA: Buonasera, Paolo Attivissimo, giornalista della radiotelevisione svizzera. Film molto interessante. Ho alcune domande, ne faccio una sola giusto per stimolare il dibattito. Abbiamo visto inizialmente che i terroristi prima non c'erano perché mancava il DNA, poi si è speso mezzo film per dire che i terroristi c'erano. Poi abbiamo visto che Bin Laden è un'invenzione della CIA, poi abbiamo visto che Bin Laden in realtà esiste. La prima domanda è: qual è la versione giusta? La seconda è: abbiamo dei fori al Pentagono che vengono dichiarati larghi 5 metri, quando sono, basta prendere un righello e una fotografia, larghi 35. Perché quella foto non è stata mostrata? Queste sono le prime domande che mi vengono in mente, ce ne sono molte altre, comincerei con questa.

FRACASSI: Allora, ringrazio intanto per la domanda, perché vuol dire che ha seguito il film... sono molto onorato di questo. Allora, in effetti in questo film io credo che ci siano meno contraddizioni di quelle che dica il signor Attivissimo, però lo sforzo che abbiamo cercato di fare, io do una risposta più generale, se mi metto ad addentrarmi in ogni particolare, poi credo che alla fine diventa una cosa più da azzeccagarbugli che da... diciamo situazione come questa in un festival. Quello che noi abbiamo cercato di fare è stato cercare di andare alla fonte delle informazioni, abbiamo cercato di intervistare... insomma avete visto tutte le persone che abbiamo cercato di intervistare. Ne abbiamo intervistate tante altre che non figurano qui e che ci sono servite per cercare di avvalorare le nostre tesi. Diciamo quello che volevamo raccontare: noi abbiamo... non vogliamo... insomma, credo che sia emerso, non è che vogliamo dare una tesi su come è andata. poi ciascuno di voi si sarà fatto un'idea. Quello che abbiamo cercato di fare è fornire degli elementi. E' capitato, perché è capitato, che a volte questi elementi siano stati un po' contraddittori, perché QUESTO abbiamo trovato, abbiamo cercato di essere il più onesti possibile. Questo è quello che abbiamo trovato e questo è quello che avrebbe trovato qualsiasi persona che avrebbe [sic] cercato approfonditamente le cose. Purtroppo noi non siamo la CIA, non siamo l'FBI, non siamo il dipartimento di giustizia americano, non siamo stati in grado di fare un'indagine approfondita come avrebbero DOVUTO fare loro, e non hanno fatto. Quindi è vero, sì, ci sono delle cose contraddittorie, e sono gli elementi che noi porgiamo al pubblico, poi il pubblico si fa la propria idea. Grazie.

CHIESA: Noi abbiamo detto... il film lo avete visto tutti, la ricostruzione che ha fatto adesso il signore non corrisponde minimamente a quello che noi abbiamo raccontato, mi pare che sia chiaro. E' il classico modo con cui si è cercato per la verità di ostacolare il nostro lavoro senza riuscirci. Non ci sono riusciti, siamo andati fino in fondo. Ma la cosa essenziale che si cerca in questo modo di oscurare è il metodo che noi abbiamo usato; in parte lo ha già detto Franco, noi non abbiamo alcuna pretesa di ricostruire la verità, non l'avevamo fin dall'inizio. Ci siamo posti il problema di dimostrare dove e come ci hanno mentito. Il film dimostra, attraverso le testimonianze dirette, che ci hanno mentito. Perché ci hanno mentito è la seconda domanda, e chi ha fatto questo è la terza domanda. Ma noi a queste domande non abbiamo voluto neanche provare a rispondere. Noi vi abbiamo detto che ci hanno mentito, e questo è più che sufficiente. Perché non ci ha mentito Osama Bin Laden, ci hanno mentito gli uomini dell'amministrazione degli Stati Uniti d'America, e quindi bisogna chiedersi PERCHE' questi uomini ci hanno mentito. Punto e basta, questo è sufficiente per formulare la richiesta che da tutto questo film emerge. E da tutto il nostro lavoro. Noi chiediamo una nuova commissione di indagine.

E' interessante notare che nessuno dei due risponde all'errore sulle dimensioni del foro nella facciata del Pentagono. E' inoltre interessante la dichiarazione di Chiesa: parla di "testimonianze dirette", ma nel suo video non ce ne sono. E' tutta roba riferita di seconda mano. In tribunale non reggerebbe un secondo.

Se posso aggiungere una considerazione personale, mi ha colpito la differenza di atteggiamento fra Fracassi e Chiesa. Fracassi, come altri membri del team di Zero, ha avuto la cortesia di venire a salutarmi e scambiare due parole, che non riferisco, essendo conversazione privata, ma che potranno portare a sviluppi interessanti. In due minuti, lontano dalla pressione delle telecamere, abbiamo potuto parlare con molta schiettezza, ed è stato un vero piacere.

Giulietto Chiesa, invece, ha rifiutato ogni contatto: sembra avere difficoltà persino a pronunciare il mio nome. Notate che mi cita come "il signore", pur sapendo benissimo chi sono, manco fossi il Grande Satana. Nel post eventum ha accuratamente evitato ogni contatto, tanto che sono stato io a dover insistere per scambiarci almeno una stretta di mano, concessa da Chiesa con gelida quanto muta riluttanza. E credo che questa differenza di approccio sia la rivelazione più significativa della presentazione di Zero.

2007/10/19

Immagini poco note dell'attentato al Pentagono

di mother. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Dal forum di James Randi è emersa l'esistenza di materiale di recente pubblicazione che documenta l'attentato al Pentagono e i suoi effetti. Il forum segnala infatti l'esistenza di una serie di immagini pubblicate presso 911files.info e provenienti, secondo quanto dichiarato dal forum, dal libro "Pentagon 9/11", pubblicato a settembre 2007 dal Dipartimento della Difesa statunitense e acquistabile presso Amazon.com e presso il Dipartimento stesso. Undicisettembre ne ha già ordinato una copia a titolo di verifica e documentazione.

Prima che il lettore si lasci andare a considerazioni sulla quantità e le condizioni fisiche dei rottami documentati finora al Pentagono, è opportuno fare riferimento alle immagini dei rottami d'aereo trovati intorno al World Trade Center e a quelle delle operazioni di ricerca e raccolta dei rottami del Volo 93.

Uno pneumatico fra i rottami

Nella serie di immagini possiamo vedere per esempio questa, mostrata qui sotto, che riporta il testo seguente: "Nel passaggio A-E [A-E Drive], rottami ed un resto di pneumatico d'aereo".


Che sia uno scatto del Pentagono sembra abbastanza indubbio, vista la configurazione dei muri e la retrostante passerella. Prendendo per esempio quest'immagine, mostrata qui sotto, notiamo la passerella passante fra gli anelli (ring) dell'edificio. Orientandoci con i fori sul muro interno del Pentagono, a destra nell'immagine, e con la porzione crollata (visibile in alto), percepiamo la direzione dalla quale è stata scattata.



Considerato che non ci sono altri fori fino alla verticale della passerella e notando il cartello alla sinistra del foro sulla parete, si può ben vedere che lo pneumatico si trova sostanzialmente di fronte al foro d'uscita (punch-out) dei rottami d'aereo, mostrato in questa fotografia già nota:


E' difficile stabilire in che momento sia stata scattata l'immagine che mostra lo pneumatico. L'incendio sembra essere ancora in corso, tanto che sullo sfondo si nota un pompiere che sta ancora tentando di spegnere le fiamme, dal foro d'uscita fuoriesce ancora del fumo, e a terra c'è un vero lago con circa una decina di centimetri d'acqua.

Si può ipotizzare che in altre foto lo pneumatico non sia visibile poiché sono state scattate dopo che i pezzi del Boeing sono stati raccolti per essere portati via, oppure che siano ancora presenti ma fuori dall'inquadratura.

Numeri identificativi sui rottami

Le immagini segnalate dal forum di Randi includono in particolare un resto fotografato davanti al Pentagono e mostrato qui sotto, sul quale si leggono sia il marchio della American Airlines, sia dei dati identificativi, che rispondono a una delle principali richieste complottiste: dimostrare che il Pentagono è stato colpito specificamente dal Boeing 757 avente tail number identificativo N644AA mediante la pubblicazione di immagini di resti nei quali si vedano i codici di riferimento e di fabbricazione delle parti d'aereo.



Una delle "scatole nere" al Pentagono

Le nuove immagini mostrano anche il Flight Data Recorder, una delle "scatole nere" che registrano i dati di volo, e dicono che è stato "trovato all'interno dell'edificio, vicino al foro nella parete dell'anello C che conduce all'A-E Drive":



Altri rottami al Pentagono

Le nuove immagini includono anche una fotografia di rottame di motore già pubblicata fra gli atti del processo Moussaoui come Exhibit P200030 e descritta qui dalla didascalia come "uno dei frammenti più grandi di rottami del Volo 77":

Il foro d'uscita

Alle foto già note del foro d'uscita si aggiunge questa nuova immagine, nella quale si scorgono rottami le cui forme curve suggeriscono parti d'aereo:

Qui sotto, invece, immagini già note del punch-out: nella seconda si nota, dietro la schiena della persona in primo piano, quello che sembra essere un cerchione di ruota.





Accumulo e smistamento dei rottami al Pentagono

In questa immagine, per esempio, vediamo che i detriti non si trovano più di fronte al punch-out, ma bensì sono stati spostati per essere raccolti e catalogati:


In proposito si ricorda il recente post di John che già identificava le parti del Boeing 757 con tutte le accortezze del caso sulla veridicità dell'immagine (verifica di Henry62).


Un'altra foto nuova mostra l'operazione di setaccio delle macerie, probabilmente in cerca di resti umani dei corpi delle vittime o parti d'aereo, nel parcheggio nord del Pentagono:

Notare l'uso delle tute bianche per evitare contaminazioni da possibili sostanze pericolose ed i contenitori retrostanti in cui mettere i frammenti raccolti.

Le altre foto del sito 911files.info mostrano altri dettagli interessanti.

Raccolta di ogni minimo frammento dell'aereo:


L'interno delle tende blu per la decontaminazione da possibili sostanze pericolose, presenti in qualsiasi incidente coinvolgente la combustione di carburante e materiali eterogenei.


Un'immagine della ricostruzione dell'ala del Pentagono permette di vedere in dettaglio la disposizione elicoidale delle armature delle colonne interne:


L'uso dei raggi X per identificare alcuni corpi presso l'obitorio militare di Dover Port:


L'orologio fermo al momento dell'impatto:



Sempre del sito 911files.info credo siano interessanti anche queste immagini, che documentano l'incendio sviluppatosi sui primi metri ai piedi della facciata del Pentagono tale da annerire tutta un'area, come visibile nelle foto che documentano i detriti:








In questa immagine abbiamo a sinistra due dettagli molto interessanti contro l'ipotesi del missile/ordigno (quale ordigno al Pentagono, Attacco al Pentagono: perchè non regge l'ipotesi del missile) o piccolo aereo al Pentagono:


Vediamo infatti che l'albero (quello a sinistra nell'immagine) presenta un ramo rotto, mentre l'autobotte dei pompieri presenta similmente al camion generatore il cofano anteriore ed il parafanghi squarciato.

Rispetto a questa immagine, il camion generatore si trova alla destra, come il foro di ingresso dell'aereo e lo squarcio creato dall'ala sinistra del Boeing 757 alle colonne della facciata al piano terra.

Tutti punti ben difficili da raggiungere con un ipotetico missile esploso dentro all'edificio e ben più distante ed ancora meno raggiungibili con un piccolo aereo.


Un migliore dettaglio dello squarcio al mezzo dei pompieri in questa immagine:


Il mezzo stazionava sulla piazzola come le auto poi incendiatesi, le cui carcasse sono visibili nelle foto. Si può anche notare la differenza modello di autobotte dei pompieri fra quelle utilizzate per spegnere l'incendio e quella lesionata.

In queste immagini vediamo invece frammenti presumibilmente dell'aereo a terra e vicino allo squarcio, e dei rami dell'albero presente nella zona di impatto del velivolo:



Resti e detriti dell'aereo prato, molto più lontano rispetto alle precedenti immagini:



(queste foto erano già note da anni)

Oltre alla solita poltiglia nerastra con frammenti dell'aereo, abbiamo sulla sinistra lo squarcio all'autobotte dei pompieri, il ramo spezzato sull'albero di sinistra, nonché rami ed un oggetto non ben identificato alla base dell'albero di destra.

Qui è visibile la C della scritta American Airlines

(foto già nota da qualche anno)

Poi ci sono una serie di immagini di uno dei rotori dei motori, seminascosto dall'uomo più a sinistra sotto il mantellino giallo:



A sinistra del rotore si nota qualcosa di circolare e tondeggiante non ben identificabile nell'immagine a scarsa risoluzione.


Ed infine una serie di immagini della zona di impatto con sullo sfondo i palazzoni ed il camion generatore in fiamme (più vari resti del Boeing 757).




L'immagine di una telecamera di sorveglianza atta a controllare la facciata del Pentagono.



Il sito dietrologico Killtown espone queste altre due foto delle telecamere di sorveglianza:


(da Killtown)

(da killtown)

L'albero abbattuto

Riguardo all'albero presente nel punto di impatto del Boeing 757 si può vedere questo sito dietrologico che ha trovato le foto temporalmente più prossime al giorno degli attentati.

Le due foto, scattate il 25 agosto 2001, fanno il paio con quella di Hectop.

(da 911review.org)

(da 911review.org)

Il concio di tronco d'albero tagliato alla base è visibile a destra, nella foto qui sotto, per contrasto con le fiamme:


L'immagine è poco chiara, tuttavia è concorde con quest'altra immagine in alta definizione che riprende il tronco spuntare da parte dei detriti depositatisi in seguito al crollo della facciata
Si può vedere il tronco nel cerchio giallo.


Il "trailer" situato di fronte alla facciata colpita

Un po' fuori tema riguardo all'argomento principale dell'articolo, conviene tuttavia menzionare il poco noto Contractor Trailers.

Come si può notare dalle foto del 25 agosto 2001, un cabinato in lamiera era situato fra il camion generatore a destra del punto di impatto e l'eliporto, vicino all'albero.

Anche in questo caso l'ultima immagine è di circa quindici giorni prima all'11 settembre 2001, tuttavia fra i detriti del crollo del Pentagono fu trovata parte della lamiera che lo costituiva:

(da 911review.org)


(da 911review.org)


(da 911review.org)

La terza foto è tratta dalla CNN, secondo 911review.org. Si può in essa notare un taglio netto lungo una linea leggermente inclinata, proprio come per il camion generatore.

Tutto questo si inserisce in un quadro di devastazione e distruzione distribuito su una lunghezza ben superiore alle capacità di un missile o di un piccolo aereo.

L'autobotte

Riguardo allo squarcio sull'autobotte dei pompieri ci sono queste immagini tratte dal sito dietrologico Killtown. Nella prima si può notare come i pompieri intervengano per spegnere l'incendio proprio dentro lo squarcio dell'automezzo:

(da Killtown)


(da Killtown)