Queste sono le risposte sintetiche ai dubbi più ricorrenti a proposito degli attentati contro le Torri Gemelle del World Trade Center (WTC) dell'11 settembre 2001. Per gli approfondimenti si possono leggere gli articoli indicati nei link qui sotto o si può cercare in questo blog usando la casella di ricerca qui a destra.
3.6. Gli eventi successivi
3.6.1. Come è possibile che il passaporto di uno dei dirottatori sia stato trovato intatto nelle macerie, sopravvivendo all'impatto e all'incendio?
Il passaporto di un dirottatore, Satam al-Suqami (non di Mohammed Atta come asserito da alcuni; foto qui accanto), non fu trovato sotto le macerie, ma per strada, e prima del crollo delle Torri.
Fu trovato da un passante, che lo diede al detective Yuk H. Chin, della polizia di New York, poco prima del primo crollo; Chin lo consegnò all'FBI il giorno stesso.
Il ritrovamento non ha nulla di anomalo: infatti a New York non fu trovato soltanto il passaporto di un dirottatore, ma furono recuperati anche molti effetti personali di comuni passeggeri:
- una rivista di bordo
- un passaporto di un passeggero
- tessere di identificazione
- tre lettere della posta trasportata dagli aerei
- un cuscino di sedile
- pezzi di fusoliera e di carrelli (foto più sopra)
- un giubbetto salvagente
- una cuffia da pilota.
Anche un altro tipo di oggetto fragile, più macabro, fu trovato dopo gli attentati: frammenti dei corpi dei passeggeri (fonte: 11/9 La Cospirazione Impossibile, pagg. 188-193).
Gli oggetti fragili talvolta sopravvivono agli impatti violenti, come si può notare in molti altri incidenti aerei non sospetti, e non si bruciano se vengono scagliati lontano dal luogo d'impatto e d'incendio o se vengono protetti da altri oggetti più resistenti. Per esempio, lo schianto dell'aereo che trasportava la squadra del Grande Torino contro la Basilica di Superga (4 maggio 1949) lasciò intatti alcuni documenti delle vittime.
Nel disastro della navetta spaziale Columbia, una videocassetta girata dagli astronauti sopravvisse addirittura alla disintegrazione della navetta e al rientro nell'atmosfera a oltre 29.000 km/h (dettagli). Nello schianto verticale del volo Pacific Southwest Airlines 1771 del 1987 sopravvisse un sacchetto di carta per il mal d'aria su cui il dirottatore suicida aveva scritto le motivazioni del suo folle gesto (dettagli).
L'11 settembre, gli aerei dirottati trapassarono le Torri e alcuni loro pezzi uscirono dal lato opposto degli edifici, prima che si innescasse il carburante presente nei serbatoi dei velivoli stessi. Il passaporto del dirottatore, quindi, non ebbe bisogno di sopravvivere ad alcun incendio, perché l'incendio non esisteva ancora. Come gli altri oggetti fragili rinvenuti, sopravvisse all'impatto meccanico presumibilmente perché fu protetto da altri oggetti (parti d'aereo) più resistenti.
3.6.2. Come mai furono trovate pozze di metallo fuso sotto le macerie? Non dimostrano forse che c'era della termite?
La documentazione di questo metallo fuso è finora solo aneddotica: non ci sono immagini che lo mostrano. Quelle presentate dai cospirazionisti si sono rivelate dei falsi dilettanteschi. Tuttavia è possibile che si siano formate pozze di metallo fuso senza che questo dimostri l'uso di termite.
È infatti documentato che le temperature sotto le macerie del WTC rimasero alte per settimane a causa degli incendi che covavano dopo il crollo, alimentati dal carburante dei serbatoi tecnici del WTC e dal materiale infiammabile nei piani sotterranei. Se esisteva questo metallo fuso, non si sa se era acciaio o invece alluminio, che fonde facilmente alle temperature di un incendio del genere.
Non può essersi trattato di termite, perché la termite brucia in pochi secondi e non può tenere fuso il metallo per settimane. Per tenerlo fuso, deve esserci una fonte di calore continua. Non solo: nelle termografie di Ground Zero si osserva che il calore si spostò nell'arco di vari giorni, cosa impossibile per delle masse di metallo fuso (dettagli).
3.6.3. Perché l’acciaio delle Torri fu venduto in Oriente in tutta fretta? Qualcuno voleva far sparire le prove?
Non ci fu alcuna fretta e non tutto l'acciaio fu fatto sparire. La rimozione delle macerie richiese otto mesi e mezzo: l'ultima colonna fu rimossa il 30 maggio 2002. L'acciaio fu portato a Fresh Kills, nel New Jersey, dove rimase per mesi per essere passato al setaccio dall'FBI, recuperando circa 4200 resti umani (dettagli).
È vero che oltre 350.000 tonnellate d'acciaio del WTC furono vendute in Cina, Malesia, Corea e India (dettagli). 1350 pezzi sono stati per anni conservati all'Hangar 17 dell'aeroporto JFK di New York, alcuni pesavano oltre 30 tonnellate (dettagli; foto), e da allora sono stati trasferiti; la gran parte si trova al 9/11 Memorial Museum che è stato aperto nel 2014 nei sotterranei del nuovo World Trade Center, pezzi più piccoli si trovano in musei, basi militari e ambasciate (dettagli).
Inoltre 7,5 tonnellate dell'acciaio del WTC sono state usate per la prua della nave da guerra USS New York; facevano parte di un lotto di 24 tonnellate inviato in Louisiana (dettagli).
Ci sono grandi pezzi dell'acciaio delle Torri Gemelle anche a Padova, visibili al pubblico in un monumento situato alle Porte Contarine (foto qui sopra).
Nel 2011 lo scultore Antonio Paradiso ricevette circa 20 tonnellate dell'acciaio delle Torri Gemelle per realizzare una scultura, Ultima Cena globalizzata, esposta a Matera (dettagli).
Sarebbe insomma stupido far sparire le prove ma lasciare in giro tutti questi campioni da esaminare.
3.6.4. Come mai l'acciaio delle Torri non fu mai esaminato?
Fu esaminato eccome. I rapporti tecnici del NIST lo esaminarono in dettaglio: per esempio nel rapporto NCSTAR 1-3, che s'intitola proprio "Mechanical and Metallurgical Analysis of Structural Steel", ossia "Analisi meccanica e metallurgica dell'acciaio strutturale" (184 pagine). Ci sono anche i rapporti tecnici della FEMA intitolati "Structural Steel and Steel Connections", "Limited Metallurgical Examination" e "Steel Data Collection" (altre 54 pagine). Questi rapporti descrivono 236 pezzi d'acciaio, per un peso complessivo di 500 tonnellate.
3.6.5. Come mai nelle macerie furono trovate delle colonne tagliate? Non è la prova che i grattacieli furono demoliti?
No. Quelle colonne furono tagliate dai soccorritori, perché dopo il crollo erano rimasti in piedi degli altissimi monconi delle facciate. Le foto dei soccorsi mostrano chiaramente il lavoro di taglio al cannello (dettagli).
3.6.6. Se i crolli furono autentici, come mai nulla è cambiato nelle norme edilizie dei grattacieli e gli ingegneri civili non ne parlano?
In realtà ne parlano, e anche diffusamente, e le norme sono cambiate eccome. Per esempio, la Local Law 26/2004, entrata in vigore nel 2004, cambiò le norme edilizie nella città di New York. I progetti in corso furono modificati (New York Times, 2003; Boston Globe, 2006) e proprio il grattacielo che sostituisce l'Edificio 7 del WTC segue nuove norme (New York Times, 2003).
L'International Building Code, la principale normativa statunitense per l'edilizia, è stata riveduta e aggiornata proprio sulla base dei crolli del World Trade Center (dettagli) e sulla base delle raccomandazioni del NIST.
Il NIST ha pubblicato le proprie raccomandazioni tecniche di aggiornamento delle norme sulla base dei crolli del WTC e il rapporto del NIST sul collasso progressivo per incendio del WTC7 ha introdotto ulteriori raccomandazioni per tenere conto dei pericoli comportati dalla dilatazione termica delle travi lunghe.
Anche gli ingegneri strutturisti italiani si sono occupati del crollo senza riscontrarvi anomalie. Ecco per esempio alcuni articoli specialistici scritti da nostri connazionali:
- Robustness of core walls against deliberate aircraft impact: lessons from the WTC collapse. V. De Rosa, R. Landolfo, F. M. Mazzolani, II Convegno Internazionale "Crolli e Affidabilità delle Strutture Civili", Università degli Studi di Napoli "Federico II", Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale, Napoli, 15-16 maggio 2003.
- Ballistic Limit-Based Design Criteria and Finite Element Simulations for the Core Walls under impact of Fast-Flying Commercial Aircraft, Vincenzo De Rosa, European Cooperation in the field of scientific and technical research - Cost Action 12 - Improving Buildings’ Structural Quality By New Technologies - WG2 - Structural Integrity under exceptional actions, 16 December, 2002.
- The collapse of the WTC twin towers: preliminary analysis of the original design approach, De Luca A., Di Fiore F., Mele E., Romano A., STESSA 2003, 4th International Conference on “Behaviour of Steel Structures in Seismic Areas”, Napoli, Italy, 9-12 June 2003, pp. 81-87.
- The collapse of WTC Twin Towers: general aspects and considerations on the stability under exceptional loading of columns with partial-strength connections, De Luca, A., Mele, E., Giordano, A., Grande, E. (2004). COST C12 Final Conference, January 2005, Innsbruck, Austria.
3.6.7. Come mai il numero di matricola (tail number) N612UA, quello del Volo 175, il secondo a colpire le Torri, era ancora attivo nel 2005?
Alcuni cospirazionisti (per esempio Gerard Holmgren qui) sostengono che questo fatto dimostri che quell'aereo non colpì il World Trade Center. In realtà è normale che un tail number rimanga registrato a lungo dopo la distruzione dell'aereo. Ci sono molti esempi di aerei distrutti il cui tail number resta registrato. Se ne parla per esempio qui (in inglese).
Inoltre riflettiamo un attimo: vi pare plausibile che gli organizzatori facciano tutta una messinscena complicatissima e ultrasofisticata, e poi si dimentichino di cancellare il tail number dai registri pubblici?
3.6.8. Perché nessuno dei progettisti delle Torri è stato incriminato?
Per incriminare i progettisti occorrerebbe dimostrare che avevano violato le norme edilizie o di resistenza agli incendi. Ad oggi, nonostante le varie inchieste tecniche e i processi per i risarcimenti assicurativi, non risulta nessuna violazione di questo tipo.
Risulta invece che le Torri Gemelle erano conformi alle norme antincendio dell'epoca in cui furono costruite e che subirono un ammodernamento in questo senso dopo il primo attentato del 1993. Ma nessuna normativa e nessun ammodernamento potevano contemplare la capacità di reggere indefinitamente l'impatto ad alta velocità di un aereo di linea da più di cento tonnellate e simultaneamente un incendio innescato da oltre 34.000 litri di carburante per ciascuna torre.
3.6.9. Una rivista scientifica ha pubblicato un articolo che dimostra la presenza di "materiale termitico attivo" nelle macerie delle Torri. Come si spiega?
L’articolo è stato smentito persino da alcuni dei più noti sostenitori delle teorie alternative, come Michael Ruppert e Jenna Orkin, che alla sua comparsa, ad aprile 2009, lo descrissero come “junk science”, ossia “scienza spazzatura”, e accusarono uno dei suoi autori di essere “un capro espiatorio oppure un puro disinformatore” (dettagli).
L'articolo (Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe, di Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R. Ryan, Frank M. Legge, Daniel Farnsworth, Gregg Roberts, James R. Gourley e Bradley R. Larsen) fu pubblicato dalla rivista Open Chemical Physics Journal, che aveva una scarsissima reputazione nel mondo scientifico (impact factor pari a zero). La rivista accettava qualunque cosa le venisse inviata, purché gli autori pagassero (dettagli). Il gruppo editoriale che pubblicava la rivista, la Bentham Science Publishers, accettò un articolo di parole senza senso composto per burla per la pubblicazione nel 2009 sulla sua rivista Open Information Science Journal (dettagli; dettagli), portando alle dimissioni l’editor in chief della Bentham, Bambang Parmanto dell'Università di Pittsburgh (dettagli).
Il capo redattore (editor in chief) dell'Open Chemical Physics Journal all'epoca dei fatti, Marie-Paule Pileni dell'Università Pierre et Marie Curie, si dimise perché l'articolo pro-complotto era stato pubblicato senza neanche farglielo leggere (dettagli; dettagli). Il processo di verifica degli articoli (peer review) dell'editore era da tempo una farsa, con economisti che venivano invitati a far parte del comitato di redazione di riviste sull'educazione scolastica (dettagli).
La rivista ha poi sostanzialmente cessato le pubblicazioni, uscendo con quattro soli numeri in quattro anni e saltando del tutto la pubblicazione nel 2010 (dettagli).
L'articolo, firmato da un gruppo di sostenitori delle teorie di complotto, contiene una contraddizione di fondo: afferma che il “materiale termitico” scoperto rivestiva la struttura delle Torri e brucia violentemente non appena raggiunge i 430°C, ossia una temperatura raggiunta da qualunque incendio in ambiente domestico o d'ufficio (persino un semplice foglio di carta incendiato raggiunge questi valori). Ma allora le Torri Gemelle si sarebbero dovute accendere da cima a fondo come immensi fiammiferi non appena incendiate dal carburante degli aerei (dettagli).
Per contro, le analisi citate nell'articolo sono sorprendentemente compatibili con lo specifico tipo di vernice antiruggine a base di ossido di ferro che rivestiva la struttura in acciaio delle Torri Gemelle (dettagli).
A sinistra, la vernice antiruggine si sfalda da un pezzo d'acciaio delle Torri Gemelle esposto a oltre 650°C (immagine tratta dal rapporto NIST). A destra, la "termite esplosiva" trovata dagli autori dell'articolo sull'Open Chemical Physics Journal.
3.6.10. Non è strano che gli incendi continuarono a bruciare per mesi?
No. Gli incendi sotterranei, in carenza d'ossigeno, bruciano frequentemente a lungo (dettagli), e al WTC era molto difficile raggiungere i focolai situati nei piani interrati (fino a tre piani al di sotto del livello stradale), coperti oltretutto dalla catasta di macerie. I vigili del fuoco non trovarono sospetta la persistenza degli incendi al WTC, che furono dichiarati spenti il 19 dicembre 2001, dopo 99 giorni (dettagli; dettagli; dettagli). Gli incendi furono alimentati dai materiali combustibili presenti nei piani sotterranei: automobili (plastica e benzina), mobili (legno, plastica), computer (PVC), moquette (propilene) (dettagli).