di Paolo Attivissimo
Un sondaggio pubblicato da Public Policy Polling ed effettuato a fine marzo 2013 indica che l'11% degli elettori statunitensi ritiene che il governo statunitense abbia consapevolmente lasciato accadere gli attentati dell'11 settembre 2001. Un altro 11% è incerto. La credenza è maggiormente diffusa fra gli elettori democratici e fra le persone sotto i 29 anni, è distribuita equamente fra uomini e donne ed ha la massima incertezza tra i neri.
Rispetto ai sondaggi precedenti risulta un ulteriore calo dei sostenitori di questa tesi di complotto: nel 2007 erano il 26,4% e nel 2009 erano il 14%.
Il sondaggio si è svolto telefonicamente fra il 27 e il 30 marzo 2013 su un campione di 1247 elettori registrati. Il margine d'errore dichiarato per il campione complessivo è +/-2.8%. La domanda sull'11 settembre faceva parte di una serie di domande sull'attendibilità di varie tesi di cospirazione, da quelle che descrivono complotti confermati come tali (l'esagerazione intenzionale delle presunte prove di armi di distruzione di massa in Iraq) a quelle che delineano cospirazioni surreali come il dominio del mondo da parte degli “uomini lucertola” (ritenuta vera dal 4% degli interpellati).
La motivazione del sondaggio era rilevare eventuali differenze di visione cospirazionista fra elettori democratici ed elettori repubblicani, e in effetti sono emerse polarizzazioni politiche su varie tesi. Per quanto riguarda l'idea che l'11/9 sia stato voluto e lasciato accadere dal governo USA, gli elettori di Obama (democratici) sono favorevoli per il 13%, contrari per il 72% e incerti per il 16%; quelli di Romney (repubblicani) sono rispettivamente l'8%, l'85% e il 7%.
La ripartizione fra uomini e donne è sostanzialmente pari: gli uomini favorevoli sono l'11% e le donne il 10%; i contrari sono il 77% delle donne e il 78% degli uomini; gli indecisi sono il 13% delle donne e il 10% degli uomini.
La suddivisione fra ispanici, bianchi, neri e altri è la seguente: sono favorevoli il 14% degli ispanici, il 10% dei bianchi, l'8% dei neri e il 16% degli altri; sono contrari il 75% degli ispanici, l'81% dei bianchi, il 66% dei neri e il 63% degli altri; sono incerti il 12% degli ispanici, il 9% dei bianchi, il 26% dei neri e il 21% degli altri.
Le fasce d'età vedono questa credenza ripartita come segue: 18% fra persone fra i 18 e i 29 anni; 10% fra 30 e 45 anni; 11% fra 46 e 65 anni; 7% fra chi ha più di 65 anni.
Va notato che il sondaggio ha affrontato soltanto la tesi “soft” di autoattentato, ossia quella nella quale il governo americano non ha agito con armi segrete, esplosivi misteriosi o aerei radiocomandati, ma ha semplicemente lasciato che i terroristi agissero dirottando aerei veri. Questa tesi è definita LIHOP (dalle iniziali di “let it happen on purpose”, ossia “[il governo] lasciò intenzionalmente che accadesse”) e va distinta dalla tesi MIHOP (“made it happen on purpose”, cioè “[il governo] lo fece accadere intenzionalmente”), che è quella sostenuta dai principali esponenti del cospirazionismo undicisettembrino.
2013/04/28
2013/04/26
Trovato ulteriore frammento degli aerei dirottati al World Trade Center?
di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato estesamente dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/05/02.
Oggi (26 aprile 2013) la BBC e NBC News hanno annunciato che sarebbe stato identificato un pezzo di uno degli aerei che colpirono le Torri Gemelle l'11 settembre 2001. Si tratterebbe di una porzione di carrello [successivamente è stato identificato come un frammento dei meccanismi dell'ala, N.d.A.]. La fonte originale della notizia è la polizia di New York.
Il pezzo misurerebbe 5 piedi (circa 150 cm) e sarebbe stato trovato incuneato fra due edifici in un vicolo molto stretto fra il retro del 50 di Murray Street e il retro del 51 di Park Place. Il pezzo recherebbe un marchio Boeing seguito da una serie di numeri.
Il ritrovamento, a quasi dodici anni di distanza dagli attentati, sarebbe scaturito da un sopralluogo di tecnici incaricati dai proprietari del 51 di Park Place. La polizia ha dichiarato che la zona viene gestita ora come se fosse la scena di un crimine ed è in corso un rilievo fotografico.
Il pezzo è, a quanto pare, ancora dove è stato trovato, perché sarebbe difficile da rimuovere, tanto da richiedere un intervento demolitivo. I funzionari torneranno sul luogo lunedì per valutare il da farsi.
L'articolo della NBC è accompagnato dall'immagine qui sotto.
La CNN ha una foto più nitida del presunto frammento qui.
Ricordiamo che alcuni resti degli aerei di linea che colpirono le Torri erano già stati trovati, insieme a resti dei loro passeggeri, per cui questo frammento, se confermato, non costituisce una novità in termini di conferma della presenza degli aerei della United Airlines e della American Airlines, spesso negata da alcuni sostenitori di tesi alternative.
Il Washington Post ha pubblicato una fotografia del vicolo in questione che spiega il motivo per cui questo presunto frammento potrebbe plausibilmente essere rimasto inosservato per più di dieci anni.
L'ingresso a questo spazio angusto è documentato da un'altra foto dello stesso articolo del Post.
Considerando le traiettorie degli aerei dirottati e l'ubicazione del presunto rottame rispetto al luogo dove sorgevano le Torri Gemelle, sembra probabile che il frammento appartenesse al volo UA175. Altri frammenti di questo volo (un motore e un carrello) furono trovati nelle adiacenze del luogo in cui è stato ritrovato questo nuovo frammento.
Il New York Times riferisce che la polizia di New York, consultando un tecnico della Boeing, ha identificato il frammento come una parte di uno degli attuatori dei flap e non come una parte di un carrello.
Specificamente, si tratta della “struttura di supporto di un meccanismo collegato ai flap del bordo d'uscita di un'ala”, secondo il tecnico.
Il pezzo di corda impigliato nel frammento ha suscitato tesi di cospirazione piuttosto diffuse, tanto che anche un rappresentante della polizia, Raymond W. Kelly, si era chiesto se il frammento fosse stato calato in quel luogo così stretto, ma è emerso che uno degli agenti di polizia intervenuti dopo il ritrovamento ha cercato di imbragare il frammento per poterlo spostare, in modo da leggere eventuali numeri di serie o altri identificativi. L'articolo del Times include anche un video che mostra bene il frammento in questione.
Ieri (1 maggio), secondo LaPresse/AP, il frammento è stato rimosso e pesa circa 255 libbre (115 kg).
Oggi (26 aprile 2013) la BBC e NBC News hanno annunciato che sarebbe stato identificato un pezzo di uno degli aerei che colpirono le Torri Gemelle l'11 settembre 2001. Si tratterebbe di una porzione di carrello [successivamente è stato identificato come un frammento dei meccanismi dell'ala, N.d.A.]. La fonte originale della notizia è la polizia di New York.
Il pezzo misurerebbe 5 piedi (circa 150 cm) e sarebbe stato trovato incuneato fra due edifici in un vicolo molto stretto fra il retro del 50 di Murray Street e il retro del 51 di Park Place. Il pezzo recherebbe un marchio Boeing seguito da una serie di numeri.
Il ritrovamento, a quasi dodici anni di distanza dagli attentati, sarebbe scaturito da un sopralluogo di tecnici incaricati dai proprietari del 51 di Park Place. La polizia ha dichiarato che la zona viene gestita ora come se fosse la scena di un crimine ed è in corso un rilievo fotografico.
Il pezzo è, a quanto pare, ancora dove è stato trovato, perché sarebbe difficile da rimuovere, tanto da richiedere un intervento demolitivo. I funzionari torneranno sul luogo lunedì per valutare il da farsi.
L'articolo della NBC è accompagnato dall'immagine qui sotto.
Credit: NBC News. |
Credit: CNN. |
Ricordiamo che alcuni resti degli aerei di linea che colpirono le Torri erano già stati trovati, insieme a resti dei loro passeggeri, per cui questo frammento, se confermato, non costituisce una novità in termini di conferma della presenza degli aerei della United Airlines e della American Airlines, spesso negata da alcuni sostenitori di tesi alternative.
Aggiornamento (2013/04/29)
Il Washington Post ha pubblicato una fotografia del vicolo in questione che spiega il motivo per cui questo presunto frammento potrebbe plausibilmente essere rimasto inosservato per più di dieci anni.
Credit: NYPD. |
L'ingresso a questo spazio angusto è documentato da un'altra foto dello stesso articolo del Post.
Considerando le traiettorie degli aerei dirottati e l'ubicazione del presunto rottame rispetto al luogo dove sorgevano le Torri Gemelle, sembra probabile che il frammento appartenesse al volo UA175. Altri frammenti di questo volo (un motore e un carrello) furono trovati nelle adiacenze del luogo in cui è stato ritrovato questo nuovo frammento.
La X rossa più grande, in basso a destra, indica il luogo approssimativo del ritrovamento. |
Aggiornamento (2013/04/30)
Il New York Times riferisce che la polizia di New York, consultando un tecnico della Boeing, ha identificato il frammento come una parte di uno degli attuatori dei flap e non come una parte di un carrello.
Specificamente, si tratta della “struttura di supporto di un meccanismo collegato ai flap del bordo d'uscita di un'ala”, secondo il tecnico.
Il pezzo di corda impigliato nel frammento ha suscitato tesi di cospirazione piuttosto diffuse, tanto che anche un rappresentante della polizia, Raymond W. Kelly, si era chiesto se il frammento fosse stato calato in quel luogo così stretto, ma è emerso che uno degli agenti di polizia intervenuti dopo il ritrovamento ha cercato di imbragare il frammento per poterlo spostare, in modo da leggere eventuali numeri di serie o altri identificativi. L'articolo del Times include anche un video che mostra bene il frammento in questione.
Aggiornamento (2013/05/02)
Ieri (1 maggio), secondo LaPresse/AP, il frammento è stato rimosso e pesa circa 255 libbre (115 kg).
2013/04/09
World Trade Center: an interview with firefighter Larry Monachelli
by Hammer. An Italian translation is available here.
Almost twelve years have passed since the terrorist attacks of 9/11 and to preserve the memories of that day Undicisettembre is continuing to collect direct accounts.
Today we are publishing an interview with New York Firefighter Larry Monachelli, quoted with his permission, who was deployed to the scene a little before the collapse of the South Tower.
We thank Larry Monachelli for his kindness and willingness to share his thoughts.
Almost twelve years have passed since the terrorist attacks of 9/11 and to preserve the memories of that day Undicisettembre is continuing to collect direct accounts.
Today we are publishing an interview with New York Firefighter Larry Monachelli, quoted with his permission, who was deployed to the scene a little before the collapse of the South Tower.
We thank Larry Monachelli for his kindness and willingness to share his thoughts.
Undicisettembre: Can you give us a brief account of what you saw and experienced? What do you remember, generally speaking?
Larry Monachelli: I remember getting there about twelve minutes before the first building collapsed. I went to the back of our car and took my breathing apparatus and then went towards the Command Post, which was on the Lobby of the First Tower. On our way there, we started noticing people jumping out of the windows. We were right on the corner of Vesey and Church Street and we could also feel the heat from the Tower: this is how intense it was! When we were like 100 feet away, the first tower began collapsing, so our natural instinct was to run towards where our car was parked. If I had run to the West side, I wouldn't probably be sitting here having this interview with you.
I was able to seek refuge in the lobby of 30 Vesey Street, which was right next to our car. I remained there about 15 minutes, then I tried to get back out, but you couldn't get back out because of the debris in front of the glass door. So I had to get out of one of the rear basement windows. It was four of us and we grouped back together where our car was. The Captain said: “Let's go see how many people we can get out!”
All we could hear was PERS Alarms. It's a device used by firefighters that, when you stay still for 30 seconds, rings like bird chirping, and gets louder and louder, then when you move it stops. All we could hear was this chirping noise so we didn't know where to start.
We went one of the first piles we saw and while we were there the second building came down. My Captain said: “Let's run!” And we ran almost to Broadway. The second collapse was much worse because the dust that was on the ground already started up a cloud that was much bigger than the first one. That's a detail most of the people who weren't there don't realize: the collapse of the second building started much more dust and debris than the first collapse.
We grouped again, my unit didn't lose anybody, and for the rest of the day we did search and rescue.
We happened to be the first team down to the subway, the reason I know we were the first is that the dust was like fresh snow and when we went down to the subway there were no other footprints. There were people in the conductor's booths and in the cashier's booths that weren't even aware what was going on. We helped them to safety and got them out through the exit towards Broadway because it wasn't possible to use the exit on Vesey Street.
At about 5 in the afternoon the third building came down. We knew it was about to collapse, it was World Trade Center 7. We knew it was about to come down, the Chiefs had pulled everybody out and we just waited for it to collapse. That building had been on fire for the entire day, every floor was on fire and there was no way to put that out, so we knew it was going to come down.
We spent the rest of the day looking for people or firefighters trapped. The radios weren't working too well, but whatever report we got we tried to get to those places. Anyway at that point there were many more rescue workers coming that weren't involved in the initial collapse.
Undicisettembre: Did you go to Ground Zero in the following days for the search and rescue activities?
Larry Monachelli: The next day we went right back to where we were and began searching on the pile looking for alive people. We were searching and covering areas that hadn't been covered yet. And for the days after.
We were in charge of putting out the fires that were burning below. We had a company called Pyrocool, based in Virginia, and they make an additive that goes into water and cools steel much quicker than if you just put water on it. So we called this company and they came over and stayed with us. We picked 55 gallons of the Pyrocool additive and mixed it with water. Construction workers put that on a beam first that was red hot and it cooled down. So we picked a big pipe and we sprayed it all over to cool down the red hot fires down there.
Undicisettembre: You were on the streets during both collapses. Did you notice anything strange such as explosions or were they in your opinion too fast to be natural?
Larry Monachelli: I didn't notice any explosions. And it wasn't fast as I expected it to be. We could here all the floors coming down, each one on the next, and we had time to run. So there were no explosions but only the noise of each floor coming down on the other. I looked a lot of times back behind me to see if it was tilting over.
There was nothing strange at all. We were in shock but there was nothing strange.
Undicisettembre: After the collapse of each tower did you get a chance to see how severely damaged the other buildings all around were? In particular, would you like to elaborate about building number 7?
Larry Monachelli: I remember being with a Battallion Chief in front on WTC7 after the second collapse and we stared at each other, then he looked at the building and said: “There's no way we can put this fire out” It was in the morning and there were 15 floor on intense fire burning. You would stop there and ask: “Where would you begin putting out a fire like that?” it was completely engulfed with fire. Not even a tower ladder could put that fire out. I can see why they made the decision to clear the area. That building was going to collapse, it was totally engulfed.
Undicisettembre: Before collapsing did the towers give any sign of being on the verge of collapse or did they just collapse at once?
Larry Monachelli: They came down at once. There was no warning. The only warning was that the top floor started to come down, they gave way.
Undicisettembre: What are your thoughts about your colleagues who climbed the stairs in WTC Towers 1 and 2 during the evacuation? Most of them died, but they died while trying to save people who would have died instead of them.
Larry Monachelli: Many of them were my friends. I don't think they hesitated. I think they would do the same if they had to. The Fire Department would react today as it did that day.
My team also created a radio for the Fire Department. It's called Post Radio and it's mentioned in the “9/11 Commission Report”. We developed that ourselves. It's a pretty good radio. It's a combination of a 12 volt battery and a radio that belongs in the fire truck. I remember when we had a working model, everyone said: “It's not going to work. It's not going to work.”, even Motorola said: “It's never going to work”. Now every fire battalion in the city is using it. It also works to talk to ground units from the helicopter.
Undicisettembre: Has this experience give you a new insight into being a firefighter?
Larry Monachelli: Oh, yes! Consider that I've always been a firefighter and also my father was a firefighter. I loved my job, I worked for a busy Fire House. I still look at the guys I worked with as heroes and they did everything possible that day. God spared me, I don't know why. I went right instead of left and if I had gone left I wouldn't be here. It's an experience I'll never forget, I didn't realize it was history unfolding as it was happening. I think that people watching it on TV might have seen much more dramatic things than I saw, so I think people who were watching it might have been more affected than I was because to me it was my job. We weren't very aware of what was going on, we didn't know the Pentagon had been hit.
I have a few problems now, I have some lungs problems but I'm still here.
Undicisettembre: What do you think about conspiracy theories that claim 9/11 was an inside job? Most of these theories believe the Towers were intentionally demolished with explosives. What's your opinion?
Larry Monachelli: They are definitely not true. There were no explosions. No explosives in the building. It was just a collapse. If explosives were in the building we would have heard them; there would be evidence.
In one way conspiracy theories amuse me, but a part of me is angry that someone could make up something as fictitious as that. I saw things on that day and someone tried to tell me: “No, that's not what you saw.” You almost have to laugh at it. In some form it makes me angry but mainly I just think it's silly, it's ridiculous with all the proof that we have.
Undicisettembre: How do your colleagues feel about conspiracy theories? Are they irritated, indifferent? A lot of conspiracy theorists claim the most New York firefighters believe it was a conspiracy by the Government.
Larry Monachelli: I don't think I've ever met a fireman that believes in any kind of conspiracy. No one believes them, and I'm sure the Police Department feels the same way. And so does anybody that was there.
Undicisettembre: Have you ever tried to debate with some conspiracy theorists?
Larry Monachelli: No. I don't think a conspiracy theorist could look me in the face and sustain his theory. I would reply to him: “Were you there? I was!” Have you ever met a conspiracy theorist that was there? I guess not, I haven't either.
No, I've never confronted one, but I don't think any of them would confront me. I would just have to say: “You are totally wrong. 100% wrong. And what you are doing is wrong because you are taking away a lot of credit and credibility to people who were there. What you are doing is wrong because that's surely not the truth. You are distorting it.”
Undicisettembre: How did 9/11 affect your everyday life?
Larry Monachelli: For the first year it was very hard to go back and forth to the pile. We went from September to June, every day. From June I started working on the radio project. I had post traumatic disorder and I searched counseling for it and it helped a lot. Everything that I saw in 9/11 I had already seen in my career, I've worked up in Harlem in a busy firehouse. I've seen people jumping out of the windows before, I've seen people hit by trains, I've seen bad car accidents, I've seen collapses. But on 9/11 what hit me most was the magnitude of what happened, the magnitude of so many firefighters and so many civilians being killed. The magnitude of it affected me for a long time.
I went through a tough time with post traumatic stress and sometimes every now and then it still bugs me. But I have a wonderful family and they helped me through it.
Undicisettembre: How's life in New York 12 years after 9/11?
Larry Monachelli: We had our share of hurricanes and problems. I retired in 2006 but my wife and I were invited by the Fire Department to see the Freedom Tower and they had a beautiful ceremony that night, to me it was almost like closing and putting it behind me.
It put a little closure for me. There was the new tower. I'm not saying I want to forget because a lot of my friends died on that day, but I'm saying the city is healing its wounds.
Undicisettembre: Do you think the nation is still living in fear, or has it regained its standing in the world?
Larry Monacehlli: I don't know about fear but I think we are living consciously. Every time a year goes by, New Year's eve in Times Square goes by and nothing happens, I think it gives us a pat on the back, because nothing has happened since.
I think the best expression would be consciously optimistic.
Intervista con il pompiere di New York Larry Monachelli
di Hammer. L'originale in inglese è disponibile qui.
Sono passati quasi dodici anni dagli attentati dell'11/9 e nel costante sforzo di mantenerne viva la memoria, il gruppo Undicisettembre prosegue la sua raccolta di testimonianze dirette.
In questa occasione offriamo ai nostri lettori l'intervista realizzata al pompiere di New York Larry Monachelli, citato con il suo permesso, che intevenne sulla scena poco prima del crollo della Torre Sud.
Ringraziamo Larry Monachelli per la sua cortesia e disponibilità.
Sono passati quasi dodici anni dagli attentati dell'11/9 e nel costante sforzo di mantenerne viva la memoria, il gruppo Undicisettembre prosegue la sua raccolta di testimonianze dirette.
In questa occasione offriamo ai nostri lettori l'intervista realizzata al pompiere di New York Larry Monachelli, citato con il suo permesso, che intevenne sulla scena poco prima del crollo della Torre Sud.
Ringraziamo Larry Monachelli per la sua cortesia e disponibilità.
Undicisettembre: Ci puoi fare un breve racconto della tua esperienza? Cosa ricordi, in generale?
Larry Monachelli: Ricordo di essere arrivato lì circa dodici minuti prima che il primo palazzo crollasse. Sono andato sul retro della nostra auto per prendere il respiratore e quindi mi sono diretto verso il Posto di Comando che era nella Lobby della Torre 1. Mentre ci dirigevamo lì cominciammo a vedere persone che si gettavano dalla finestre. Eravamo all'angolo di Vesey e Church Street e sentivamo il calore che arrivava dalla Torre: questo per dire quanto fosse intenso! Quando eravamo a circa 30 metri di stanza, la prima torre iniziò a crollare, quindi il nostro istinto naturale fu di correre verso dove avevamo parcheggiato l'auto. Se fossi andato verso il lato occidentale, probabilmente non sarei seduto qui a fare questa intervista con te.
Riuscii a trovare un riparo nella lobby del numero 30 di Vesey Street, che era proprio di fianco alla nostra auto. Rimasi lì circa 15 minuti, quindi provai a uscire, ma non ci riuscii per via delle macerie di fronte alla porta a vetri. Quindi dovetti uscire da una delle finestre del retro al piano interrato. Eravamo in quattro e ci riunimmo di nuovo dove era parcheggiata la nostra auto. Il Capitano disse: “Andiamo a vedere quanta gente riusciamo a portare fuori!”
Sentivamo solo il suono dei PERS Alarms. E' un dispositivo usato dai pompieri che, se resti fermo per 30 secondi, emette un suono come il cinguettio di un uccello e aumenta costantemente di volume, poi quando ti muovi smette di suonare. Sentivamo solo questi cinguettii, quindi non sapevamo da che parte cominciare.
Andammo verso una delle prima cataste di macerie che vedemmo e mentre eravamo lì il secondo palazzo crollò. Il mio Capitano disse: “Corriamo via!” E corremmo quasi fino a Broadway. Il secondo crollo fu molto peggiore del primo perché la polvere che era già depositata al suolo sollevò una nuvola molto più grande della prima. Questo è un dettaglio che molta gente che non era lì non immagina: il crollo del secondo palazzo ha sollevato molta più polvere e macerie del primo crollo.
Ci radunammo di nuovo, la mia unità non perse nessuno, e per il resto della giornata facemmo ricerca e soccorso.
Fummo la prima squadra a scendere nei sotterranei della metropolitana, il motivo per cui so che eravamo i primi è che la polvere era come neve fresca e quando scendemmo verso la metropolitana non c'erano altre impronte. C'erano persone nelle cabine di pilotaggio e alle casse che non sapevano nemmeno cosa stesse succedendo. Li portammo in salvo e li facemmo uscire verso Broadway perché era impossibile uscire su Vesey Street.
Circa alle 5 del pomeriggio crollò il terzo palazzo. Sapevamo che sarebbe crollato, era il World Trade Center 7. Sapevamo che sarebbe venuto giù, i Comandanti avevano ritirato tutti e abbiamo semplicemente aspettato che crollasse. Quel palazzo era andato a fuoco per tutta la giornata, ogni piano era in fiamme e non c'era modo di spegnerlo, quindi sapevamo che sarebbe crollato.
Trascorremmo il resto della giornata a cercare persone e pompieri intrappolati. Le radio non funzionano molto bene, ma cercavamo di andare in ogni posto da cui ricevevamo delle segnalazioni. Comunque a quel punto c'erano molti soccorritori che stavano arrivando che non avevano partecipato nel primo crollo.
Undicisettembre: Sei tornato a Ground Zero nei giorni seguenti per le attività di ricerca e soccorso?
Larry Monachelli: Il giorno seguente tornammo dove eravamo e iniziammo a cercare sopravvissuti nella catasta. Cercavamo e coprivamo aree che non erano ancora state coperte. E continuammo nei giorni seguenti.
Fummo incaricati di spegnere gli incendi che bruciavano nei sotterranei. C'era una società chiamata Pyrocool, con sede in Virginia, che produce un additivo che si aggiunge all'acqua e raffredda l'acciaio molto più velocemente di quanto faccia l'acqua da sola. Quindi chiamammo questa società e loro vennero a lavorare con noi. Mettemmo più di 200 litri dell'additivo di Pyrocool e lo mischiammo con acqua. Gli operai lo misero su una prima trave incandescente e si raffreddò. Quindi prendemmo un grosso tubo e lo spargemmo ovunque per spegnere gli incendi nei sotterranei.
Undicisettembre: Tu eri per strada durante entrambi i crolli. Hai notato qualcosa di strano come esplosioni o secondo te erano troppo veloci per essere crolli naturali?
Larry Monachelli: Non notai esplosioni. E non fu veloce come mi aspettavo che sarebbe stato. Sentivamo i piani che cadevano, uno sull'altro, e avemmo il tempo di scappare. Quindi non ci furono esplosioni ma solo il rumore dei piani che crollano uno sull'altro. Guardai indietro molte volte per vedere se stesse cadendo di lato.
Non ci fu assolutamente nulla di strano. Eravamo shockati ma non ci fu nulla di strano.
Undicisettembre: Dopo ciascun crollo hai avuto modo di vedere quanto fossero danneggiati gli edifici circostanti? In particolare vorresti aggiungere qualcosa riguardo all'edificio 7?
Larry Monachelli: Ricordo di essermi trovato con un Comandante di Battaglione davanti al WTC7 dopo il secondo crollo e ci guardammo l'un l'altro, poi lui guardò il palazzo e disse: “Non c'è modo di spegnere questo incendio” Era mattina e c'erano 15 piani con grossi incendi. Fermandoci li davanti ci chiedevamo: “Da dove iniziamo a spegnere quell'incidendo?” Era completamente avvolto dalle fiamme. Nemmeno un tower ladder avrebbe potuto estinguerlo. Capisco il motivo per cui decisero di evacuare l'area. Quel palazzo sarebbe crollato, era completamente avvolto.
Undicisettembre: Prima di crollare le torri diedero segno di essere sul punto di crollare o semplicemente crollarono all'improvviso?
Larry Monachelli: Crollarono all'improvviso. Non ci furono segnali. L'unico segnale fu che i primi piani iniziarono a scendere, cedettero.
Undicisettembre: Cosa pensi dei tuoi colleghi che si arrampicarono lungo le scale nelle Torri 1 e 2 del WTC durante l'evacuazione? La maggior parte di loro è morta, ma lo ha fatto mentre tentava di salvare delle persone che sarebbero morte al posto loro.
Larry Monachelli: Molti di loro erano miei amici. Credo che non abbiano esitato. Credo che lo rifarebbero se dovessero. Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco reagirebbe oggi come ha fatto quel giorno.
La mia squadra ha anche creato una radio per il Dipartimento. Si chiama Post Radio ed è menzionata nel “9/11 Commission Report”. L'abbiamo sviluppata noi da soli. E' una buona radio. E’ l'unione di una batteria da 12 volt con una radio che risiede sui camion. Mi ricordo quando ne ottenemmo un prototipo funzionante, tutti dissero: “Non funzionerà, non funzionerà”, anche la Motorola disse: “Non funzionerà mai”. Adesso ogni battaglione di pompieri in città la usa. Funziona anche per parlare alle unità a terra dall'elicottero.
Undicisettembre: Questa esperienza ti ha dato una nuova visione del tuo lavoro come pompiere?
Larry Monachelli: Oh, sì! Considera che sono sempre stato un pompiere e anche mio padre era un pompiere. Amavo il mio lavoro, lavoravo in una Stazione dei Vigili del Fuoco in cui c'era molto lavoro. Tuttora considero eroi le persone con cui lavoravo e quel giorno hanno fatto tutto il possibile. Dio mi ha risparmiato, non so perché. Sono andato a destra anziché a sinistra e se fossi andato a sinistra adesso non sarei qui. E' un'esperienza che non dimenticherò mai, non capivo di essere di fronte alla storia che si stava svolgendo davanti a me. Credo che le persone che erano davanti alla TV possano aver visto cose più drammatiche di quelle che ho visto io, per questo credo che le persone che stavano guardando possano essere state più toccate di me perché per me era il mio lavoro. Non sapevamo cosa stava succedendo, non sapevamo che il Pentagono era stato colpito.
Ora ho qualche problema, ho dei problemi ai polmoni ma sono ancora qui.
Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto che sostengono che l'11/9 sia stato un "inside job"? La maggior parte di queste teorie sostiene che le Torri furono demolite intenzionalmente con esplosivi. Qual è la tua opinione?
Larry Monachelli: Sono sicuramente false. Non ci sono state esplosioni. Non c'erano esplosivi nel palazzo. E' stato solo un crollo. Se ci fossero stati esplosivi nel palazzo li avremmo sentiti; ce ne sarebbe l'evidenza.
Da un certo punto di vista le teorie del complotto mi divertono, ma una parte di me è arrabbiata per il fatto che qualcuno possa inventarsi qualcosa di così fasullo. Ho visto delle cose con i miei occhi quel giorno e qualcuno ha tentato di dirmi: “No, non è ciò che hai visto.” Fa quasi ridere. Per un certo verso mi fa arrabbiare ma principalmente credo che sia solo stupido, è ridicolo con tutte le prove che abbiamo.
Undicisettembre: I tuoi colleghi cosa pensano delle teorie del complotto? Sono irritati, indifferenti? Molti cospirazionisti sostengono che gran parte dei pompieri di New York creda che fosse un complotto del Governo.
Larry Monachelli: Non credo di aver mai incontrato un pompiere che creda a un complotto di qualunque tipo. Non ci crede nessuno, e sono sicuro che il Dipartimento di Polizia la pensa allo stesso modo. E così tutti quelli che erano lì'.
Undicisettembre: Hai mai provato a discutere con qualche complottista?
Larry Monachelli: No. Non credo che un complottista potrebbe guardarmi in faccia e sostenere la sua teoria. Gli risponderei: “C'eri? Io sì!” Tu hai mai incontrato un complottista che fosse stato presente? Non credo, e neanche io.
No, non ne ho mai affrontato uno, ma non credo che nessuno di loro si confronterebbe con me. Avrei solo da digli: “Hai torto. Torto al 100%. E ciò che fai è sbagliato perché stai screditando le persone che erano lì. Ciò che fai è sbagliato perché non è la verità. La stai distorcendo.”
Undicisettembre: L'11/9 come ha cambiato la tua vita quotidiana?
Larry Monachelli: Per il primo anno è stato molto duro andare e venire dalla catasta. Ci andammo da Settembre a Giugno, ogni giorno. Da Giugno iniziai a lavorare al progetto della radio. Ebbi un disturbo post traumatico e cercai assistenza psicologica e mi aiutò molto. Tutto ciò che vidi l'11/9 l'avevo già visto nella mia carriera. Lavoravo ad Harlem in una Stazione dove c'era molto lavoro. Avevo già visto gente gettarsi dalle finestra, avevo visto persone colpite da treni, avevo visto brutti incidenti automobilistici, avevo visto crolli. Ma l'11/9 ciò che mi ha colpito di più era la grandezza di ciò che era successo, la quantità di pompieri e di civili morti. La grandezza di tutto ciò mi colpì per molto tempo.
Dovetti affrontare un periodo duro per via dello stress post traumatico e alle volte mi dà ancora fastidio. Ma ho una famiglia meravigliosa che mi ha aiutato a superarlo.
Undicisettembre: Com'è la vita a New York 12 anni dopo l'accaduto?
Larry Monachelli: Abbiamo avuto la nostra dose di uragani e di problemi. Io mi sono ritirato nel 2006 ma io e mia moglie fummo invitati dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco a vedere la Freedom Tower e ci fu questa bellissima cerimonia quella sera, per me fu quasi come chiudere con il passato e lasciarmelo alle spalle.
Fu come una piccola chiusura per me. C'era la torre nuova. Non dico che voglio dimenticare perché molti miei amici sono morti quel giorno, ma dico che la città sta guarendo le proprie ferite.
Undicisettembre: Credi che la nazione viva ancora nella paura, o ha recuperato la sua posizione nel mondo?
Larry Monachelli: Non credo che ci sia ancora paura ma viviamo cautamente. Ogni volta che si chiude un anno, ogni ultimo dell'anno a Times Square che passa senza che accada nulla, ci dà una pacca sulla spalla perché da allora non è successo nulla.
Credo che l'espressione migliore sia che siamo cautamente ottimisti.
2013/04/04
Le versioni discordanti sull'uccisione di Osama bin Laden
di Hammer
Sono trascorsi due anni dall'uccisione di Osama bin Laden da parte del Team 6 dei Navy SEAL in un compound di Abbottabad, in Pakistan, e tuttora rimangono poco chiari alcuni aspetti di questo episodio storico. Ovviamente sono trapelate pochissime informazioni sull'operazione, ma di recente sono emerse le testimonianze dirette di due dei Navy SEAL che hanno partecipato alla missione: nel settembre del 2012 è stato pubblicato il volume intitolato No Easy Day di Matt Bissonnette, che si cela sotto lo pseudonimo di Mark Owen, e di recente la rivista Esquire ha pubblicato il racconto di un altro membro del Team 6 che viene indicato semplicemente come The shooter.
Sebbene i due racconti collimino su gran parte della storia, non combaciano su un dettaglio abbastanza significativo. Entrambi concordano sul fatto che tre Navy SEAL, tra cui Bissonnette e The shooter, raggiunsero per primi il terzo piano del compound dove si trovava la camera da letto di Osama, ma a questo punto i racconti divergono.
Secondo Bissonnette, Osama bin Laden non poté in alcun modo tentare di difendersi perché fu colpito, appena sporse la testa dalla camera da letto, da una prima pallottola sparata dall'uomo che si trovava alla testa del gruppo e che viene indicato come point man, quindi fu finito con altri colpi quando già era a terra.
Al contrario The shooter ha raccontato all'Esquire di essere entrato nella camera da letto mentre il point man si assicurava che le due donne presenti nell'anticamera non fossero armate e di essersi trovato faccia a faccia con Osama, che tentò disperatamente di raggiungere delle armi che aveva a disposizione ma non riuscì in tale intento in quanto fu freddato proprio da The shooter, che gli sparò tutti e tre i colpi mortali.
La versione di Bissonnette, sebbene meno eroica, sembra quella più plausibile in quanto coerente con una terza testimonianza di un membro del Team 6 raccolta dal giornalista Peter Bergen della CNN, che si è di recente occupato dell'argomento. Questo terzo Navy SEAL è rimasto del tutto anonimo e ha confermato la versione di Bissonnette, aggiungendo che Osama non avrebbe potuto tentare di raggiungere alcuna arma perché non ne aveva a disposizione nella propria camera da letto.
Le due immagini seguenti, tratte da ricostruzioni animate realizzate dalla CNN, esemplificano i diversi scenari descritti dai due militari.
Difficilmente potremo mai chiarire definitivamente quanto avvenuto in quei pochi istanti, poiché i dettagli sono noti a poche persone. L'unica speranza di mettere definitivamente la parola “fine” su questo dettaglio è che anche il point man decida prima o poi di raccontare la propria versione dei fatti.
In questo caso il compito dei giornalisti investigativi è sicuramente più arduo che non per altri aspetti legati all'11/9, per i quali esistono riscontri molto più numerosi e oggettivi.
Sono trascorsi due anni dall'uccisione di Osama bin Laden da parte del Team 6 dei Navy SEAL in un compound di Abbottabad, in Pakistan, e tuttora rimangono poco chiari alcuni aspetti di questo episodio storico. Ovviamente sono trapelate pochissime informazioni sull'operazione, ma di recente sono emerse le testimonianze dirette di due dei Navy SEAL che hanno partecipato alla missione: nel settembre del 2012 è stato pubblicato il volume intitolato No Easy Day di Matt Bissonnette, che si cela sotto lo pseudonimo di Mark Owen, e di recente la rivista Esquire ha pubblicato il racconto di un altro membro del Team 6 che viene indicato semplicemente come The shooter.
Sebbene i due racconti collimino su gran parte della storia, non combaciano su un dettaglio abbastanza significativo. Entrambi concordano sul fatto che tre Navy SEAL, tra cui Bissonnette e The shooter, raggiunsero per primi il terzo piano del compound dove si trovava la camera da letto di Osama, ma a questo punto i racconti divergono.
Secondo Bissonnette, Osama bin Laden non poté in alcun modo tentare di difendersi perché fu colpito, appena sporse la testa dalla camera da letto, da una prima pallottola sparata dall'uomo che si trovava alla testa del gruppo e che viene indicato come point man, quindi fu finito con altri colpi quando già era a terra.
Al contrario The shooter ha raccontato all'Esquire di essere entrato nella camera da letto mentre il point man si assicurava che le due donne presenti nell'anticamera non fossero armate e di essersi trovato faccia a faccia con Osama, che tentò disperatamente di raggiungere delle armi che aveva a disposizione ma non riuscì in tale intento in quanto fu freddato proprio da The shooter, che gli sparò tutti e tre i colpi mortali.
La versione di Bissonnette, sebbene meno eroica, sembra quella più plausibile in quanto coerente con una terza testimonianza di un membro del Team 6 raccolta dal giornalista Peter Bergen della CNN, che si è di recente occupato dell'argomento. Questo terzo Navy SEAL è rimasto del tutto anonimo e ha confermato la versione di Bissonnette, aggiungendo che Osama non avrebbe potuto tentare di raggiungere alcuna arma perché non ne aveva a disposizione nella propria camera da letto.
Le due immagini seguenti, tratte da ricostruzioni animate realizzate dalla CNN, esemplificano i diversi scenari descritti dai due militari.
Versione di Matt Bissonnette |
Versione di The shooter |
Difficilmente potremo mai chiarire definitivamente quanto avvenuto in quei pochi istanti, poiché i dettagli sono noti a poche persone. L'unica speranza di mettere definitivamente la parola “fine” su questo dettaglio è che anche il point man decida prima o poi di raccontare la propria versione dei fatti.
In questo caso il compito dei giornalisti investigativi è sicuramente più arduo che non per altri aspetti legati all'11/9, per i quali esistono riscontri molto più numerosi e oggettivi.