Il 14 marzo scorso la trasmissione Rebus di Odeon TV si è occupata di 11 settembre presentando il video "Zero" e ospitando in studio Thomas Torelli (produttore e autore del video) insieme a Franco Fracassi e Francesco Trento (autori e registi di Zero).
Ancora una volta, le teorie cospirazioniste sono state presentate in televisione senza dare alcuno spazio al contraddittorio tecnico, ma soprattutto in barba alla presunta congiura del silenzio che, secondo i complottisti, permea diabolicamente i media.
E' anche vero che un canale televisivo che viene seguito, secondo i dati Auditel più recenti disponibili online, da un massimo di 51.000 spettatori in tutta Italia, con uno share pari a 0,2, è grosso modo equivalente al silenzio mediatico, ma non è questo il concetto importante.
Quello che conta è che la trasmissione è stata seguita, nonostante fosse a portata di telecomando dell'intero paese, soltanto da quindicimila telespettatori (dati Auditel citati da Bilink). L'equivalente di un quartiere di una città, e meno di un terzo degli spettatori che solitamente seguono Odeon TV in quella fascia oraria. Gli spettatori erano decisamente altrove.
Questo è un segno chiaro e inequivocabile che al grande pubblico il complottismo undicisettembrino non interessa, che non esiste alcun seguito oceanico e che non vi è alcun "movimento per la verità" capillare e pronto a scatenarsi nelle piazze, checché ne dicano i suoi guru.
E' un segno che fa cadere quella scusa della congiura del silenzio imposta dall'alto, ordita dai direttori dei giornali e telegiornali, proposta (per esempio qui) da Giulietto Chiesa per giustificare lo stanco disinteresse che avvolge ormai le produzioni complottiste: stavolta è stato direttamente il pubblico a disertare, senza prendere ordini da nessuno. I complottisti dovranno ora spiegarsi questo fatto, preferibilmente senza accusare l'Auditel di falsificare i dati o accusare l'intero pubblico televisivo italiano di essere al soldo della CIA.
Ma veniamo ai contenuti della trasmissione. Con un martellante contorno di pubblicità di prodotti contro la flatulenza e il meteorismo, sono stati mostrati numerosi spezzoni di Zero, che rispetto alla versione presentata a Roma alla Festa del Cinema introduce l'aggiunta del doppiaggio delle testimonianze in inglese e mantiene alcune immagini accelerate artificialmente senza motivo apparente.
Nella puntata di Rebus sono state inoltre ripetute, sostanzialmente, le tesi presentate nel video, a cui sono stati aggiunti alcuni dati riguardanti la produzione e distribuzione di Zero. Per i dettagli delle singole tesi, si può fare riferimento alle nostre analisi in Zerobubbole.
Teaser
A 2 minuti circa dall'inizio, Fracassi afferma che esiste una ditta, di cui non fa il nome, che è stata ricattata: doveva fornire certi risultati, altrimenti l'avrebbero incolpata del crollo delle Torri. Un momento: ma se gli autori di Zero hanno a disposizione materiale così scottante, come mai non ne hanno fatto il perno del loro video? Verrà poi chiarito che si tratta della Underwriters Laboratories e che la "fonte autorevole" è... un addetto alle acque potabili. Niente di nuovo.
Primo segmento
Siamo a sette minuti dall'inizio. Si accenna a ben due anni di lavorazione: un po' tanti, per non riuscire neppure a misurare correttamente le dimensioni dello squarcio nel Pentagono, come vedremo in seguito. Fracassi dice che le indagini ufficiali sono state brevissime. Decollanz, il conduttore, accenna alle cento domande dei familiari, che non hanno (secondo lui) avuto risposta.
Una promessa interessante a 11 minuti: Zero uscirà nelle sale, con una distribuzione non capillare, intorno al 20 aprile. Staremo a vedere.
Viene presentato il caso di Brian Clark, che è passato dai piani in fiamme (ma non viene detto che passò all'angolo opposto alla zona in fiamme, in un passaggio antincendio protetto dall'impatto da una batteria di motori d'ascensore). Decollanz e Trento parlano di acciaio fuso dagli incendi (cosa mai asserita dalla ricostruzione tecnica) e di colore del fumo che indica temperature basse (falso, come confermano anche i Vigili del Fuoco italiani). La tesi è che gli incendi siano stati piccoli e tiepidi. Come no. Diciamolo ai familiari delle circa duecento persone che si sono suicidate gettandosi nel vuoto dalle Torri Gemelle per non finire arse vive.
Fracassi accusa il NIST di aver costruito il proprio rapporto "sul nulla" e la Underwriters Laboratories di aver falsificato i risultati per farli quadrare. L'accusa, anche se Fracassi non fa nomi, è data sulla base delle asserzioni di Kevin Ryan: un addetto alle acque potabili, quello presentato nel teaser. Nessuno spiega come si possa falsificare un rapporto di 43 volumi così bene che gli esperti di tutto il mondo non vi trovano niente di strano.
A 21 minuti circa, Decollanz parla ancora del "pull it" di Larry Silverstein: il teorema che vorrebbe che l'Edificio 7 sia stato demolito intenzionalmente in segreto e che il locatario, Silverstein, sia stato così cretino da ammetterlo in TV. Siamo, insomma, ancora al vecchiume sbufalato anni fa, tanto che persino Trento prende le distanze dalla tesi di Decollanz.
Si parla del confronto con la Windsor Tower di Madrid e del colore delle fiamme e del fumo come sintomo di carenza d'ossigeno, ossia (dicono gli autori di Zero) di un incendio scarso e in via di spegnimento. Trento parla di Steven Jones, che ha trovato zolfo e bario nelle macerie: sarebbe prova di demolizione. Come se il bario non facesse parte di tanti materiali, dalle lampade alla carta. A 29 minuti circa si parla di rimozione velocissima delle macerie per far sparire le prove. Peccato che ci siano voluti otto mesi e che ci siano centinaia di tonnellate di macerie ancora oggi all'Hangar 17 dell'aeroporto JFK di New York.
Secondo segmento
Trento afferma che nel suo video non vengono proposte tesi, ma questo è chiaramente errato, perché in Zero vengono presentati soltanto quei dati, quelle immagini e quelle dichiarazioni che sembrano avvalorare le ipotesi cospirazioniste del video (principalmente demolizione delle Torri Gemelle e assenza di un aereo al Pentagono), ignorando tutte le prove che rendono impossibili queste ipotesi. Questo, checché ne dica Trento, è presentare una tesi, ed è farlo senza neppure il coraggio e l'onestà di dire che lo si fa.
In un segmento tratto da Zero, Steven Jones parla ancora di bario e zolfo; Griffin parla di esplosioni al WTC come se fossero una novità. Cosa più interessante, Fracassi parla di molte interviste a giornalisti che non sono presenti nel film e che dicono che non potevano indagare. Si parla di un'associazione di "gole profonde" composta da membri dell'FBI e di altre agenzie governative, che si "offrono sul mercato" (lapsus freudiano?) per rivelare la presunta verità nascosta. Anche qui, viene spontanea la domanda: con materiale così scottante, perché lo si nasconde e si perde tempo in Zero a far parlare gente come David Shayler, che crede di essere il Messia?
Una delle perle della trasmissione è la dichiarazione di Torelli (a 42 minuti circa) che lamenta che c'è qualcuno che vuole "fare in modo che questo film venga visto il meno possibile". Se Torelli davvero ci tiene a farlo vedere, perché non lo mette su Internet, come hanno fatto gli autori di Loose Change, invece di pretendere costose proiezioni a pagamento? Tanto, come scopriremo fra poco, nessuno dei collaboratori di Zero è stato pagato. S'è fatto tutto per la Causa.
Terzo segmento
Trento lamenta che nessun giornalista serio ha messo alla prova la versione "ufficiale". Si dimentica delle indagini di Popular Mechanics, Vanity Fair, San Francisco Chronicle, giusto per citare le prime che mi vengono in mente, o le polemiche del New York Times sulla respirabilità dell'aria a New York e sulla tempistica e la priorità dei soccorsi e la gestione di coloro che si sono ammalati per aver lavorato a Ground Zero. Sulle cose serie, sulle vere lacune, il giornalismo statunitense ha indagato eccome; sulle panzane no.
Fracassi dice che i redattori nei media tradizionali non hanno indagato per non perdere pubblico. Ma come? Se è vero che il "movimento per la verità" e il popolo dei dubbiosi è così vasto, avrebbero semmai guadagnato pubblico, se avessero indagato sostenendo le tesi alternative.
Si passa alle teorie riguardanti il Pentagono. Le solite cose: assenza di rottami, manovra asseritamente impossibile. A 50 minuti circa, Trento spara cifre false o ingannevoli: parla di "virata di 270° alla velocità di 800 chilometri orari", dimenticandosi che la virata fu larga dieci chilometri: non certo una piroetta. Parla di "volo rasoterra che dura un chilometro", ma in realtà sono meno di 300 metri (misurati, volendo essere generosi, dal lampione abbattuto più lontano dal punto di schianto).
Trento parla anche di manovra inutile e assurda, perché il pilota "avrebbe fatto molto prima" a buttarsi in picchiata, ma dimostra con queste parole di non avere la minima competenza in aeronautica: una picchiata, con un aereo di linea, è una manovra difficilissima, mentre un volo orizzontale rasoterra è normale, tant'è vero che quando lo fa un pilota di linea senza sfracellarsi, si chiama atterraggio.
Si parla dei video al Pentagono che mancano o sono insufficienti e assurdi: forse perché non è ancora stato capito che i "video" sono in realtà fotogrammi singoli scattati a distanza di un secondo l'uno dall'altro. Si parla ancora (ancora!) del foro nella facciata del Pentagono, che Dario Fo dichiara largo "cinque metri, ripeto, cinque metri".
Impagabile l'animazione (immagine qui accanto) in cui l'aereo al Pentagono entra ed esce ripetutamente dai tre anelli esterni della struttura. Due anni di indagini, e questi signori non sanno ancora che i tre anelli esterni formano un volume unico al piano terra e al primo piano? Basta consultare gli schemi tecnici del Pentagono, pubblicamente disponibili: ne trovate uno qui sotto. La facciata esterna è a sinistra.
L'aereo non è affatto entrato e uscito più volte: ha sfondato la facciata, è stato trinciato dalle colonne, ed è arrivato come valanga incoerente alla parete esterna del terzo anello, senza mai uscire se non, in piccola parte, alla fine della propria corsa.
Interessantissima la reazione di Fracassi di fronte alla domanda di Decollanz su quali siano le esatte dimensioni del foro nel Pentagono e la loro compatibilità con un missile: esitazione totale e cambio di discorso. Forse certe fotografie, come quella mostrata nella colonna di destra di Undicisettembre, cominciano finalmente a pesare. Forse aver fatto dire a un premio Nobel per la letteratura una bestialità di cui si rende conto anche un bimbo delle elementari, se solo gli si mostrano le foto, tutte le foto, comincia a causare qualche imbarazzo.
Si parla di stallo "incomprensibile" dell'aviazione e si afferma che la versione "ufficiale" lo attribuisce al disorientamento dovuto alle esercitazioni in corso quel giorno. In realtà la ricostruzione non dice nulla di tutto questo.
Si torna sui soliti luoghi comuni: le famose 67 intercettazioni mancate (dimenticando di dire che erano avvenute fuori dal territorio USA, non all'interno), di aerei scomparsi dai radar per 36 minuti (falso, si veda l'articolo di John), Osama bin Laden non ricercato dall'FBI per l'11/9 (dimenticando che si tratta di motivi procedurali e che l'FBI ha detto più volte che sa che Osama è colpevole).
Quarto segmento
Si parla delle mancate punizioni e rimozioni dei responsabili. Moni Ovadia racconta la storiella dei soli tre giorni d'indagine. David Shayler, quello che si crede Gesù reincarnato, dice che i nomi dei dirottatori non sono nelle liste dei passeggeri. Ma allora i cospiratori sono degli sbadati di prima categoria: una dimenticanza degna di Stanlio e Ollio.
Questo qui sotto è un grafico tratto dal Boston Globe, poco tempo dopo gli attentati, che verrà poi confermato dagli atti del processo Moussaoui. I nomi dei dirottatori sono in grassetto.
Ovadia parla del ritrovamento di un passaporto di un dirottatore alle Torri Gemelle. E' un po' distratto: dimentica di dire che furono anche ritrovati effetti personali di molti passeggeri dei voli dirottati, oltre a brandelli dei loro corpi.
Trento dice che nel luogo d'impatto del Volo 93 non ci sono tracce d'aereo. Anche stavolta i cospiratori sono stati pasticcioni? E allora perché non se ne parla affatto in Zero?
Gli spezzoni di Zero parlano dei video "falsi" delle rivendicazioni di Osama bin Laden, descrivendo errori talmente madornali nella presunta falsificazione che se fossero reali dovrebbero essere davvero opera di una banda di dilettanti allo sbaraglio, altro che della CIA.
Trento parla di modifiche al film: è stato aggiunto un confronto di vari filmati di Osama bin Laden.
E' assolutamente sublime questa frase di Decollanz (a 1:26 circa), che forse non intendeva esprimere esattamente quello che in realtà scaturisce dalle sue labbra:
"... io inviterei i complottisti a riflettere in particolar modo su questa clip tratta dal film 'Zero - Inchiesta sull'11 settembre, su come è facile rendere artefatto qualcosa oggi, soprattutto quando si tratta di montare una clip, un filmato."
E' la perfetta descrizione di ciò che fanno i video cospirazionisti.
Un'altra perla sgorga dalle labbra troppo spesso sorridenti di Fracassi, che sembra dimenticarsi che sta parlando di una tragedia con tremila morti e ridacchia come se avesse fatto un documentario sul corteggiamento fra lemuri:
"Anche a me scoccia ogni volta di essere tacciato di una cosa che non sono. I complottisti sono quelli che gli attentati li progettano. Cioè, chi ha fatto l'11 settembre è il complottista."
No, Fracassi, no: quelli sono i cospiratori. Viene da chiedersi se ci si può fidare delle ricerche sull'11 settembre di chi ha difficoltà persino a cercare in un dizionario d'italiano. Vogliamo dare una mano? Ecco qua:
com|plot|tì|smo - s.m. TS polit., spreg., tendenza a scorgere o, talvolta, anche a progettare, complotti nello svolgersi della vita politica, anche senza fondamento
co|spi|ra|tó|re - s.m. CO chi cospira, chi prende parte a una cospirazione: i cospiratori furono arrestati
Quinto segmento
Si conclude con alcuni dettagli sulla produzione: i collaboratori di Zero non sono stati pagati, ma hanno ricevuto quote del film. Ma allora per cosa sono stati spesi i 500.000 euro di budget dichiarato? Per i cartoni animati di cui è costellato Zero?
Le ultime parole di Rebus richiedono la riapertura delle indagini e parlano di legittimità del porsi domande sull'11 settembre. Come se non bastassero otto inchieste tecniche e giudiziarie, più i processi imminenti con relativa desegretazione di masse ingenti di prove; ma soprattutto, come se le risposte alle loro domande non fossero già state date in mille modi dagli esperti più autorevoli.
E' inutile fare domande, se non si vogliono ascoltare le risposte. Significa che gli scopi sono altri. Il fatto che Zero non sia liberamente distribuito, ma invochi pagamenti per fondare un "canale Zero" e pretenda sponsorizzazioni, può forse far riflettere.
Trovo indecente la sovraesposizione televisiva di cui godono gli imbonitori della favola complottista. Sempre che la trasmissione non abbia per ospiti solo loro, immancabilmente i complottisti sono presenti per assicurare il "contraddittorio". Mi offro, per modica remunerazione, come contraddittore in servizio permanente effettivo nella trasmissione Matrix, che del trattare in modo indecoroso l'11/9 ne ha fatto un suo tratto distintivo. Qualsiasi argomento sia all'ordine del giorno della puntata sosterrò che ciò che viene presentato per realmente accaduto è una finzione. Se gradito da Mentana, insisterò nel dire che lui stesso non è lui ma un suo clone e, compreso nel compenso, mi trovo pure da qualche parte un paio di professori di una qualche cosa che mi diano ragione.
RispondiEliminaSo che si passa il tempo a ripetere le stesse cose, ma sarebbe forse il caso di ribadire, a proposito della fonte autorevole "ricattata", che si tratta, più banalmente, di un licenziamento dovuto al fatto che firmò la sua lettera al NIST dando "l'impressione ingannevole di parlare in qualità di rappresentante dell'UL".
RispondiEliminaNon quindi perchè le sue affermazioni fossero scottanti anzichè semplicemente deliranti.
Si veda: http://undicisettembre.blogspot.com/2008/01/zerobubbole-8-kevin-ryan-licenziato-per.html
Decollanz a quanto pare conferma lo stile che già aveva dimostrato nella puntata dedicata alle scie cOmiche: più che un conduttore equilibrato pare una ragazza pon-pon di qualsiasi delirio complottista... Che tristezza.
beh...wanna marchi è apparsa in tv per decine d'anni!
RispondiEliminaodeon tv...con tutti il rispetto per chi vi lavora....ci sara' un motivo se certe cose si dicono solo su quelle tv....peccato che a casa mia non riesco a vederlo...ogni tanto farsi quattro risate fa bene...
RispondiEliminaio di cuor vorrei, lasciatemelo dire
RispondiEliminascriver tutti insieme alla tv in questione
chiamatela richiesta, oppure petizione
perchè certe cose, mi fanno inbestialire...
E' possibile mandare una cortese richiesta (e firmata) perchè vada in onda lo stesso argomento ma dal punto di vista opposto?
Tanto se firmassero tutti i quivi partecipanti, più dell'audience normale per lor sarebbe...
OrboVeggente,
RispondiEliminaè possibile!
I contatti di Odeon stanno qui:
http://www.odeontv.net/callcenter.asp
Inezia: al settimo capoverso (L'ultimo prima del paragrafo "Teaser") manca l'ausiliare "sono" nella frase "Nella puntata di Rebus ... state inoltre ripetute [...]"
RispondiEliminaTutto qui. Ottimo lavoro (come sempre!)
Grazie john_wayne,
RispondiEliminaho corretto l'errore che segnali.