di Leonardo Salvaggio
È disponibile sul mio canale YouTube l'intervista al sopravvissuto Aris Papadopoulos che si trovava nel World Trade Center 3, l'hotel Marriot che sorgeva tra le Torri, quando il primo aereo colpì. L'intervista è disponibile solo in inglese.
Ringraziamo Aris Papadopoulos per la sua cortesia e disponibilità.
2022/02/23
2022/02/17
L'amministrazione Biden vuole destinare 3,5 milioni di fondi afghani alle famiglie delle vittime dell'11/9
di Leonardo Salvaggio
L'11 febbraio 2022 il Presidente Joe Biden ha emesso un ordine esecutivo in cui ordina il blocco dei fondi afghani depositati presso la Federal Reserve Bank di New York dal governo di Kabul caduto lo scorso agosto in seguito alla seconda salita al potere dei Talebani. L'amministrazione Biden chiederà quindi a un giudice il permesso di spostare metà del capitale, che assomma a sette milioni di dollari, ai fondi per gli aiuti umanitari per la popolazione afghana e l'altra metà alle famiglie delle vittime dell'11/9. Il precedente governo afghano, che è stato al potere fino ad agosto 2021, aveva depositato nove milioni di dollari, provenienti principalmente da donazioni di governi occidentali raccolte tra il 2001 e il 2021, in banche estere. Oltre a questi sette ve ne sono infatti altri due divisi tra Germania, Svizzera ed Emirati Arabi.
Il New York Times ha spiegato in un recente articolo che è estremamente inusuale che gli USA si impossessino di fondi appartenenti a governi esteri depositati sul suolo americano, tuttavia in questo caso la situazione è singolare. Il governo che li ha depositati, infatti, non esiste di fatto più da quando i Talebani hanno ripreso Kabul; al contempo sarebbe illegale restituire i fondi ai Talebani perché condurre transazioni finanziarie con loro è vietato dalle delle sanzioni antiterrorismo messe in atto proprio dagli USA. Un'altra ipotesi avrebbe potuto essere quella di lasciarli bloccati finché un governo legittimo possa rovesciare quello dei Talebani, ma non c'è alcuna certezza che questo possa mai succedere. Sempre il New York Times specifica che non è chiaro come il governo USA abbia ottenuto l'autorizzazione a disporre di quel denaro; una clausola del Federal Reserve Act, la legge costitutiva della banca centrale americana, permette di disporre di denaro depositato negli USA da un altro governo nel caso in cui un rappresentate di quest'ultimo, riconosciuto dal Segretario di Stato, ne dia il benestare. Tuttavia in questo caso il governo che ha depositato i fondi non esiste più e non è quindi chiaro chi possa averlo rappresentato.
I fondi da trasferire al popolo afghano verrebbero spostati attraverso un fondo fiduciario per evitare che finiscano nelle mani dei Talebani. Se il fatto di destinare parte dei fondi agli aiuti umanitari è stato accolto con unanime favore, la scelta di destinarli alle famiglie delle vittime dell'11/9 ha invece suscitato, come è ovvio, ampie polemiche. Un gruppo di 150 famiglie delle vittime ha chiesto parte dei fondi come risarcimento in seguito alla causa legale intentata contro al-Qaeda e i Talebani, vinta dalle famiglie nel 2012 in quanto la controparte ovviamente non si è presentata in tribunale. Le famiglie sostengono che il denaro depositato negli USA debba quindi essere bloccato e destinato a loro. Tale posizione si presta ovviamente a molte critiche, a partire dal fatto che i fondi nella Federal Reserve Bank non sono dei Talebani, ma del governo istituito a seguito della loro caduta nel dicembre 2001. Il portavoce dei Talebani Mohammad Naeem ha scritto su Twitter l'11 febbraio che quello che l'amministrazione Biden vuole compiere è un vero e proprio furto nei confronti dell'Afghanistan, anche alcuni dei rappresentanti delle famiglie delle vittime hanno definito la scelta di Biden un tradimento ai danni del popolo afghano e Shah Mohammad Mehrabi, membro del consiglio di amministrazione della banca centrale afghana ed ex professore di economia al Montgomery College nel Maryland, ha commentato che sarebbe meglio devolvere l'intera cifra alla Da Afghanistan Bank (la banca centrale di Kabul) affinché possa riprendere le proprie attività il modo indipendente dai Talebani, rispetto ai quali deve essere considerata un organo scollegato. Anche uno dei consiglieri del precedente governo afghano, Torek Farhadi, si è opposto alla decisione sostenendo che non sia legale che uno stato possa appropriarsi di fondi di un altro stato con una decisione unilaterale.
La scelta dell'amministrazione USA ha scatenato proteste in Afghanistan anche tra la popolazione, dove un gruppo di manifestanti si è radunato davanti alla moschea Eid Gah di Kabul per esprimere il proprio dissenso subito dopo l'emissione dell'ordine esecutivo. La strada per la destinazione dei sette milioni è ancora lunga, ma sembra già tracciata lungo un percorso che causerà polemiche e strascichi.
Fonti:
L'11 febbraio 2022 il Presidente Joe Biden ha emesso un ordine esecutivo in cui ordina il blocco dei fondi afghani depositati presso la Federal Reserve Bank di New York dal governo di Kabul caduto lo scorso agosto in seguito alla seconda salita al potere dei Talebani. L'amministrazione Biden chiederà quindi a un giudice il permesso di spostare metà del capitale, che assomma a sette milioni di dollari, ai fondi per gli aiuti umanitari per la popolazione afghana e l'altra metà alle famiglie delle vittime dell'11/9. Il precedente governo afghano, che è stato al potere fino ad agosto 2021, aveva depositato nove milioni di dollari, provenienti principalmente da donazioni di governi occidentali raccolte tra il 2001 e il 2021, in banche estere. Oltre a questi sette ve ne sono infatti altri due divisi tra Germania, Svizzera ed Emirati Arabi.
Il New York Times ha spiegato in un recente articolo che è estremamente inusuale che gli USA si impossessino di fondi appartenenti a governi esteri depositati sul suolo americano, tuttavia in questo caso la situazione è singolare. Il governo che li ha depositati, infatti, non esiste di fatto più da quando i Talebani hanno ripreso Kabul; al contempo sarebbe illegale restituire i fondi ai Talebani perché condurre transazioni finanziarie con loro è vietato dalle delle sanzioni antiterrorismo messe in atto proprio dagli USA. Un'altra ipotesi avrebbe potuto essere quella di lasciarli bloccati finché un governo legittimo possa rovesciare quello dei Talebani, ma non c'è alcuna certezza che questo possa mai succedere. Sempre il New York Times specifica che non è chiaro come il governo USA abbia ottenuto l'autorizzazione a disporre di quel denaro; una clausola del Federal Reserve Act, la legge costitutiva della banca centrale americana, permette di disporre di denaro depositato negli USA da un altro governo nel caso in cui un rappresentate di quest'ultimo, riconosciuto dal Segretario di Stato, ne dia il benestare. Tuttavia in questo caso il governo che ha depositato i fondi non esiste più e non è quindi chiaro chi possa averlo rappresentato.
I fondi da trasferire al popolo afghano verrebbero spostati attraverso un fondo fiduciario per evitare che finiscano nelle mani dei Talebani. Se il fatto di destinare parte dei fondi agli aiuti umanitari è stato accolto con unanime favore, la scelta di destinarli alle famiglie delle vittime dell'11/9 ha invece suscitato, come è ovvio, ampie polemiche. Un gruppo di 150 famiglie delle vittime ha chiesto parte dei fondi come risarcimento in seguito alla causa legale intentata contro al-Qaeda e i Talebani, vinta dalle famiglie nel 2012 in quanto la controparte ovviamente non si è presentata in tribunale. Le famiglie sostengono che il denaro depositato negli USA debba quindi essere bloccato e destinato a loro. Tale posizione si presta ovviamente a molte critiche, a partire dal fatto che i fondi nella Federal Reserve Bank non sono dei Talebani, ma del governo istituito a seguito della loro caduta nel dicembre 2001. Il portavoce dei Talebani Mohammad Naeem ha scritto su Twitter l'11 febbraio che quello che l'amministrazione Biden vuole compiere è un vero e proprio furto nei confronti dell'Afghanistan, anche alcuni dei rappresentanti delle famiglie delle vittime hanno definito la scelta di Biden un tradimento ai danni del popolo afghano e Shah Mohammad Mehrabi, membro del consiglio di amministrazione della banca centrale afghana ed ex professore di economia al Montgomery College nel Maryland, ha commentato che sarebbe meglio devolvere l'intera cifra alla Da Afghanistan Bank (la banca centrale di Kabul) affinché possa riprendere le proprie attività il modo indipendente dai Talebani, rispetto ai quali deve essere considerata un organo scollegato. Anche uno dei consiglieri del precedente governo afghano, Torek Farhadi, si è opposto alla decisione sostenendo che non sia legale che uno stato possa appropriarsi di fondi di un altro stato con una decisione unilaterale.
La scelta dell'amministrazione USA ha scatenato proteste in Afghanistan anche tra la popolazione, dove un gruppo di manifestanti si è radunato davanti alla moschea Eid Gah di Kabul per esprimere il proprio dissenso subito dopo l'emissione dell'ordine esecutivo. La strada per la destinazione dei sette milioni è ancora lunga, ma sembra già tracciata lungo un percorso che causerà polemiche e strascichi.
Fonti:
2022/02/01
Come al-Qaeda finanziò gli attentati dell'11 settembre
di Leonardo Salvaggio
Uno degli aspetti meno noti degli attentati dell'11 settembre è come al-Qaeda abbia trovato le risorse economiche per finanziare le attività necessarie a compiere un attacco su tale vasta scala. Secondo la monografia Terroris Financing della commissione di indagine sull'11/9, il costo totale dell'operazione era compreso tra 400.000 e 500.00 dollari; si tratta ovviamente di una cifra molto significativa che richiede sforzi e organizzazione per essere raccolta.
La commissione nel proprio testo chiarisce anzitutto come al-Qaeda fosse finanziata in generale. Secondo una diffusa credenza Osama bin Laden avrebbe ereditato 300 milioni di dollari dalla morte del padre; tuttavia si tratta di una notizia infondata in quanto quando l'Arabia Saudita gli revocò la cittadinanza nel 1994 costrinse la famiglia bin Laden a vendere a terzi le quote dei beni della famiglia che sarebbero stati di Osama; pertanto i 300 milioni finirono altrove e non nelle casse del terrorista. Osama bin Laden ricevette un milione all'anno dal 1970 al 1993, che assommano comunque a una somma importante, ma lontanissima dai presunti 300 milioni.
Secondo la commissione i fondi di al-Qaeda provenivano da donazioni raccolte nelle moschee e dagli imam, e da organizzazioni di beneficienza deviate o nelle quali al-Qaeda si era infiltrata; essendo la beneficenza uno dei cinque pilastri dell'Islam, era molto facile per al-Qaeda ottenere versamenti da parte del popolo. Le donazioni arrivavano principalmente dall'Arabia Saudita e da altre nazioni della zona del Golfo Persico. Il rapporto chiarisce anche che, contrariamente a quanto si può pensare, al-Qaeda non traeva i propri fondi da enti statali o dal traffico di droga o di diamanti insanguinati (noti in inglese come conflict diamonds, secondo la definizione delle Nazioni Unite si tratta di diamanti estratti da zone controllate da fazioni opposte ai governi legittimi e venduti clandestinamente per finanziare azioni contro i governi stessi).
La monografia spiega quindi quali mezzi al-Qaeda abbia utilizzato per muovere il denaro necessario a finanziare gli attentati. Prima che entrassero negli USA i dirottatori non ricevettero somme significative da al-Qaeda ma si mantennero da soli. Una volta entrati negli Stati Uniti al-Qaeda mise a disposizione dei propri uomini circa 300.000 dollari. Il denaro non era destinato solo ai diciannove dirottatori ma anche ai coordinatori come Ramzi Binalshibh e Mustafa al-Hawsawi. Secondo l'indagine governativa, nota per brevità come Joint Inquiry, la cifra è invece compresa tra 175.000 e 250.000 dollari, probabilmente perché considera solo il denaro inviato ai diciannove dirottatori. Le principali spese coperte da questa somma furono principalmente vitto e alloggio per terroristi, l'iscrizione alle scuole di volo, i viaggi necessari per gli incontri tra gli organizzatori e gli stessi biglietti aerei dell'11 settembre 2001.
Per inviare il denaro ai terroristi negli USA, al-Qaeda utilizzò tre canali: bonifici bancari provenienti dagli Emirati verso i conti correnti che i dirottatori avevano aperto presso banche americane, carte di credito o prepagate legate a conti correnti esteri principalmente in Arabia Saudita e negli Emirati, denaro importato dall'estero sotto forma di contante o di traveler's cheque. Il primo dei tre canali fu quello maggiormente utilizzato, in quanto servì a spostare circa la metà dell'intero ammontare.
I dirottatori non ricevettero, secondo il rapporto, sovvenzioni da dentro gli USA, se non in un singolo caso di poco rilievo: il saudita Yazeed al Salmi, che si trovava negli Stati Uniti con un visto per studenti, versò 1900 dollari sul contro che Nawaf al-Hazmi (uno dei dirottatori del volo che finì contro il Pentagono) aveva aperto alla Bank of America a San Diego, prendendoli da 4000 dollari in traveler's cheque acquistati a Riyahd. Il rapporto specifica anche che al-Qaeda non utilizzò mezzi di spostamento di denaro che potrebbero apparire ovvi o semplici: ad esempio, i dirottatori non si finanziarono da soli, né con lavori legali né con attività criminali, non ricevettero fondi governativi e non fu utilizzata l'hawala (sistema di scambio di valori basato su una rete di mediatori diffuso nel mondo islamico che al-Qaeda aveva utilizzato in passato per spostare denaro dal Golfo Persico all'Afghanistan o al Pakistan).
La commissione si è anche interrogata sul perché l'intelligence non abbia intercettato questi scambi di denaro prima degli attentati. Il motivo risiede nel fatto che le indagini sul finanziamento al terrorismo non erano considerate prioritarie prima del 2001 e quindi le informazioni raccolte erano spesso lacunose e non condivise tra le agenzie, inoltre i controlli sul riciclaggio di denaro erano concentrati sulle indagini sul traffico di narcotici e sulle frodi finanziarie e non sul terrorismo o sugli omicidi di massa. In ultimo i terroristi riuscirono a eludere i controlli delle banche perché spostavano piccole somme ogni volta, rendendo così impossibile distinguere le transazioni lecite da quelle legate alla pianificazione di atti criminali.
Fonti:
Uno degli aspetti meno noti degli attentati dell'11 settembre è come al-Qaeda abbia trovato le risorse economiche per finanziare le attività necessarie a compiere un attacco su tale vasta scala. Secondo la monografia Terroris Financing della commissione di indagine sull'11/9, il costo totale dell'operazione era compreso tra 400.000 e 500.00 dollari; si tratta ovviamente di una cifra molto significativa che richiede sforzi e organizzazione per essere raccolta.
La commissione nel proprio testo chiarisce anzitutto come al-Qaeda fosse finanziata in generale. Secondo una diffusa credenza Osama bin Laden avrebbe ereditato 300 milioni di dollari dalla morte del padre; tuttavia si tratta di una notizia infondata in quanto quando l'Arabia Saudita gli revocò la cittadinanza nel 1994 costrinse la famiglia bin Laden a vendere a terzi le quote dei beni della famiglia che sarebbero stati di Osama; pertanto i 300 milioni finirono altrove e non nelle casse del terrorista. Osama bin Laden ricevette un milione all'anno dal 1970 al 1993, che assommano comunque a una somma importante, ma lontanissima dai presunti 300 milioni.
Secondo la commissione i fondi di al-Qaeda provenivano da donazioni raccolte nelle moschee e dagli imam, e da organizzazioni di beneficienza deviate o nelle quali al-Qaeda si era infiltrata; essendo la beneficenza uno dei cinque pilastri dell'Islam, era molto facile per al-Qaeda ottenere versamenti da parte del popolo. Le donazioni arrivavano principalmente dall'Arabia Saudita e da altre nazioni della zona del Golfo Persico. Il rapporto chiarisce anche che, contrariamente a quanto si può pensare, al-Qaeda non traeva i propri fondi da enti statali o dal traffico di droga o di diamanti insanguinati (noti in inglese come conflict diamonds, secondo la definizione delle Nazioni Unite si tratta di diamanti estratti da zone controllate da fazioni opposte ai governi legittimi e venduti clandestinamente per finanziare azioni contro i governi stessi).
La monografia spiega quindi quali mezzi al-Qaeda abbia utilizzato per muovere il denaro necessario a finanziare gli attentati. Prima che entrassero negli USA i dirottatori non ricevettero somme significative da al-Qaeda ma si mantennero da soli. Una volta entrati negli Stati Uniti al-Qaeda mise a disposizione dei propri uomini circa 300.000 dollari. Il denaro non era destinato solo ai diciannove dirottatori ma anche ai coordinatori come Ramzi Binalshibh e Mustafa al-Hawsawi. Secondo l'indagine governativa, nota per brevità come Joint Inquiry, la cifra è invece compresa tra 175.000 e 250.000 dollari, probabilmente perché considera solo il denaro inviato ai diciannove dirottatori. Le principali spese coperte da questa somma furono principalmente vitto e alloggio per terroristi, l'iscrizione alle scuole di volo, i viaggi necessari per gli incontri tra gli organizzatori e gli stessi biglietti aerei dell'11 settembre 2001.
Per inviare il denaro ai terroristi negli USA, al-Qaeda utilizzò tre canali: bonifici bancari provenienti dagli Emirati verso i conti correnti che i dirottatori avevano aperto presso banche americane, carte di credito o prepagate legate a conti correnti esteri principalmente in Arabia Saudita e negli Emirati, denaro importato dall'estero sotto forma di contante o di traveler's cheque. Il primo dei tre canali fu quello maggiormente utilizzato, in quanto servì a spostare circa la metà dell'intero ammontare.
I dirottatori non ricevettero, secondo il rapporto, sovvenzioni da dentro gli USA, se non in un singolo caso di poco rilievo: il saudita Yazeed al Salmi, che si trovava negli Stati Uniti con un visto per studenti, versò 1900 dollari sul contro che Nawaf al-Hazmi (uno dei dirottatori del volo che finì contro il Pentagono) aveva aperto alla Bank of America a San Diego, prendendoli da 4000 dollari in traveler's cheque acquistati a Riyahd. Il rapporto specifica anche che al-Qaeda non utilizzò mezzi di spostamento di denaro che potrebbero apparire ovvi o semplici: ad esempio, i dirottatori non si finanziarono da soli, né con lavori legali né con attività criminali, non ricevettero fondi governativi e non fu utilizzata l'hawala (sistema di scambio di valori basato su una rete di mediatori diffuso nel mondo islamico che al-Qaeda aveva utilizzato in passato per spostare denaro dal Golfo Persico all'Afghanistan o al Pakistan).
La commissione si è anche interrogata sul perché l'intelligence non abbia intercettato questi scambi di denaro prima degli attentati. Il motivo risiede nel fatto che le indagini sul finanziamento al terrorismo non erano considerate prioritarie prima del 2001 e quindi le informazioni raccolte erano spesso lacunose e non condivise tra le agenzie, inoltre i controlli sul riciclaggio di denaro erano concentrati sulle indagini sul traffico di narcotici e sulle frodi finanziarie e non sul terrorismo o sugli omicidi di massa. In ultimo i terroristi riuscirono a eludere i controlli delle banche perché spostavano piccole somme ogni volta, rendendo così impossibile distinguere le transazioni lecite da quelle legate alla pianificazione di atti criminali.
Fonti: