2020/01/07

Pentagono: intervista all'ex agente della polizia di Arlington Isaac Betancourt

di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.

Offriamo oggi ai nostri lettori il racconto personale dell'ex agente della polizia di Arlington Isaac Betancourt che fu inviato sulla scena al Pentagono dopo lo schianto dell'aereo.

Ringraziamo Isaac Bentancourt per la sua cortesia e disponibilità.


Undicisettembre: Come prima cosa, che lavoro facevi nel 2001?

Isaac Betancourt: All'epoca lavoravo come agente pattuglia per il dipartimento di polizia della contea di Arlington, ero un normale ufficiale di polizia con un'auto della polizia che rispondeva alle chiamate e così via. La mia specialità era la negoziazione degli ostaggi; in tutti i dipartimenti di polizia degli Stati Uniti è un lavoro extra, come un incarico part-time.


Undicisettembre: Ci puoi fare un racconto generale di ciò che hai visto e vissuto l'11 settembre?

Isaac Betancourt: Quel giorno, prima che l'aereo si schiantasse contro il Pentagono, avevo fatto il turno di notte. Vivevo in una zona chiamata Crystal City, ad Arlington e proprio accanto al Pentagono. Ero già a casa e quando l'aereo colpì il Pentagono ero quasi pronto per andare a letto; mia sorella mi chiamò e mi disse "Un aereo ha appena colpito il Pentagono!" Guardai fuori dalla finestra e vidi il fumo. Salii subito sulla mia macchina della polizia e andai sulla scena.

C'era caos ovunque, c'erano macchine, ingorghi, gente in preda al panico. Per alcuni minuti vidi una congestione a uno degli incroci e stava arrivando un'ambulanza, quindi mi fermai per consentire all’ambulanza di passare e poi proseguii verso il Pentagono, e una volta arrivato ricordo che c'erano parti dell'aereo ovunque. Una grande ruota aveva colpito un container che era lì e aveva fatto un buco.

I pompieri stavano cercando di spegnere l'incendio e all'improvviso uno degli agenti dell'FBI ci disse di scappare perché pensavano che stesse arrivando un altro aereo. Iniziammo a scappare e quindi ci richiamò per fermarci e disse "No, si è appena schiantato in Pennsylvania".

Iniziarono ad arrivare tutti i miei colleghi della polizia della contea di Arlington. Ero nel gabbiotto delle guardie e mi assicuravo che nessuno entrasse senza autorizzazione.

Più tardi mi spostarono alla guardiola della "395", l'autostrada che affianca il Pentagono, per allontanare la gente da lì, perché al momento non sapevamo cosa stesse succedendo. Temevamo che un cecchino potesse sparare sulla folla e che le persone non fossero al sicuro. Rimasi lì fino al mattino dopo.

La mattina dopo dovetti andare in bagno e dissi alla radio: "Ehi ragazzi, sono qui alla guardiola, qualcuno può venire in modo che io possa andare in bagno?" Mi risposero "Dove sei?" Dissi "Dove mi avete inviato ieri, alla guardiola della 395". Dissero "Non ti abbiamo in elenco, ci siamo dimenticati che eri lì." Si erano dimenticati di me e lo scoprirono dopo ventiquattro ore, solo perché ho aspettato prima di chiedere di andare in bagno, perché sembrava una cosa di poca importanza rispetto a tutto quello che stava succedendo. Quindi durante il debriefing riportarono che una delle cose di cui dovevano essere consapevoli era dove mandavano il personale.


Undicisettembre: Cosa ti è successo nei giorni successivi?

Isaac Betancourt: Fui assegnato lì tutti i giorni. Ci divisero in due squadre: una squadra faceva soccorso e la seconda sicurezza. Io ero nella parte della sicurezza, quindi non sono stato in prima linea come il team di soccorso. Loro cercavano effetti personali di passeggeri dell'aereo e sentivamo le storie di ciò che trovavano. Durante questo periodo molte persone da ogni parte degli Stati Uniti vennero per dare aiuto, anche persone che non erano autorizzate e le dovetti respingere perché se non erano autorizzati non potevano andare sulla scena. Ma molti vennero per cercare di aiutare.


Undicisettembre: Mentre eri lì c'era qualcuno che dubitava che un aereo avesse colpito il Pentagono?

Isaac Betancourt: No. Perché tutti avevano visto cosa era successo. Sentii questa storia anni dopo, ma non in quei giorni.


Undicisettembre: Secondo te in che modo l'11 settembre influisce sul lavoro quotidiano delle forze dell'ordine anche oggi?

Isaac Bentacourt: Tutto è cambiato. Prima dell'11 settembre la vita era più rilassata, dopo l'11 settembre ogni giorno c'era una minaccia e non ci facevi neanche più caso. Con il passare del tempo ci stiamo rilassando ed è naturale che una società lo faccia. Ma anche quando vado in aeroporto le cose sono cambiate molto dal 2001.


Undicisettembre: In che modo l'11 settembre influisce sulla tua vita quotidiana?

Isaac Betancourt: All'inizio ogni volta che sentivo un suono di aereo, e la mia area di pattuglia era attorno al Pentagono, pensavo che forse avrebbe colpito il Pentagono. Poi la situazione è migliorata e ora solo quando ci penso davvero, come in occasione dell'anniversario, mi sento triste. E ti dico perché mi sento triste: è perché quando arrivai lì sentii che non c'era nulla che potessi fare. Ero impotente. Il mio compito era proteggere le persone, ma non c'era nulla che potessi fare per loro perché era troppo tardi.


Undicisettembre: Cosa ne pensi delle teorie della cospirazione secondo cui l'11 settembre sarebbe stato un inside-job?

Isaac Betancourt: Penso che sia facile per qualcuno che non era lì elaborare queste teorie, che si basano solo sullo scetticismo nei confronti del sistema che dovrebbe creare questa enorme macchinazione. Sull'11 settembre so cosa ho visto e sicuramente non è stata una messinscena. Le teorie della cospirazione diffondono bugie, non è stato il governo.


Undicisettembre: Qual è la tua reazione quando le senti?

Isaac Betancourt: Lo trasformo in un momento di insegnamento, perché ho la fortuna di poter spiegare cosa è successo, perché ero lì. Non mi aspetto che cambino idea, ma penso di dar loro un pensiero veritiero su cui riflettere.


Undicisettembre: Cosa ne pensi della sicurezza oggi? La nazione è più sicura che nel 2001?

Isaac Betancourt: Sì. Molte cose sono cambiate non solo in ciò che il pubblico vede. Ero nell'esercito e sono andato in guerra e vedo come funziona l'esercito. Non credo che gli Stati Uniti si stiano proteggendo solo agli occhi del pubblico, ma anche in ciò che il pubblico non vede, ci sono molte cose che vengono fatte per evitare che accada di nuovo di cui la gente non sente parlare.

Se guardi alla storia americana e pensi a Pearl Harbor, gli Stati Uniti hanno fatto un ottimo lavoro per evitare che Pearl Harbor si ripetesse, e con l'11 settembre hanno fatto lo stesso.

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