2018/10/13

The Cell di John Miller, Michael Stone e Chris Mitchell

di Hammer

Nel 2002 il giornalista della ABC (e oggi vice commissario per l'intelligence e l'antiterrorismo dell'NYPD) John Miller pubblicò il libro intitolato The Cell: Inside the 9/11 Plot, and Why the FBI and CIA Failed to Stop It, scritto in collaborazione con Michael Stone e Chris Mitchell. Come dice il titolo stesso, il libro spiega quali errori e omissioni furono compiuti dalle agenzie che indagano sulle attività terroristiche, lasciando spazio alla pianificazione e realizzazione degli attentati dell'11/9.

La prima metà del volume è dedicata alla storia del terrorismo islamico contro obiettivi americani, a partire dall'omicidio del rabbino Meir Kahane ad opera di El Sayyid Nosair, che venne condannato solo per possesso di arma illegale e non per l'omicidio grazie all'alacre lavoro della difesa, che fu finanziata in parte da Osama bin Laden.

Gli autori passano quindi all'attentato del 1993 alle Torri Gemelle, che il JTTF (Joint Terrorism Task Force, unità creata da agenti di diverse agenzie e preposta a indagare sull'attività terroristica) non riuscì a fermare nonostante la collaborazione di un infiltrato di nome Emad Salem, che aveva segnalato che la cellula jihadista di Brooklyn nella quale era inserito stava preparando degli esplosivi. Tuttavia Salem rifiutò di indossare un microfono e gli inquirenti potevano quindi solo fidarsi della sua parola, ma le indicazioni date da Salem su dove l'attentato si sarebbe svolto erano molto vaghe, poiché l'uomo si limitava a dire che i jihadisti avrebbero colpito obiettivi ebraici. Gli inquirenti riuscirono comunque a sventare un altro attacco che la medesima cellula stava preparando e che prevedeva di far esplodere delle cariche esplosive in quattro luoghi pubblici di New York non meglio identificati; in questo caso il JTTF bloccò i terroristi durante le fasi di preparazione seguendo le indicazioni di Salem.

Gli autori trattano quindi gli attacchi contro le ambasciate di Nairobi e Dar es Salaam nel 1998 e l'attentato contro la USS Cole nel 2000, aggiungendo dettagli che mancano in molte altre ricostruzioni giornalistiche. Il libro menziona ad esempio il fatto che l'esplosione del volo TWA 800, avvenuto nel luglio del 1996, distolse per un anno e mezzo l'attenzione degli inquirenti, perché fino alla conclusione dell'indagine una delle ipotesi che fu valutata fu che l'aereo fosse stato abbattuto da terroristi; questo comportò che le agenzie investigative ignorarono per lungo tempo le attività di al-Qaeda e altri gruppi jihadisti.

Miller dedica anche molto spazio alla propria intervista ad Osama bin Laden, al viaggio lungo e difficile che dovette compiere per raggiungere il terrorista e all'atmosfera inquietante che avvolgeva il posto dove questi lo ricevette. Bin Laden, nell'intervista, promise di portare morte e distruzione in America, ma rispose alle domande in arabo e non concesse a Miller che il suo traduttore traducesse le risposte al momento. Miller apprese i contenuti di ciò che gli aveva detto bin Laden solo dopo essere rientrato negli USA.

Gli autori dedicano quindi la seconda metà del volume alla progettazione e alla realizzazione degli attentati dell'11/9. Il racconto inizia con una dettagliata sintesi della vita di Mohamed Atta e della sua partecipazione alla cosiddetta "Cellula di Amburgo". Questa parte, come spiegato dagli autori, è basata in gran parte sulla biografia di Mohamed Atta scritta da Terry McDermott (autore anche dei preziosi volumi Perfect Soldiers e The Hunt for KSM) per il Los Angeles Times.

Nel raccontare come al-Qaeda è arrivata dalla progettazione alla realizzazione dell'11/9, l'autore aggiunge aspetti significativi, come il fatto che nel 2000 Atta tentò di acquistare un piccolo aereo da sei posti allo scopo di togliere alcuni dei sedili e trasformarlo in un aereo agricolo. Ad oggi non è noto se gli servisse per fare pratica alla guida, o se intendesse trasformarlo in una bomba riempiendo di materiale esplosivo i serbatoi per la semina. Atta non riuscì nel suo intento perché non ottenne il prestito bancario necessario e gli autori commentano che al momento del tentato acquisto forse i terroristi non avevano ancora deciso quale piano mettere in atto.

Nella seconda metà dello stesso anno John Miller incontrò a Kuala Lumpur un informatore interno ad al-Qaeda che si celava sotto il nome di Max. Questi disse che al-Qaeda stava progettando un dirottamento di un aereo che trasportasse un senatore o ambasciatore americano e intendeva sfruttarlo per chiedere la liberazione di Omar Abdel-Rahman (meglio noto con il soprannome di Blind Sheikh), al tempo detenuto negli USA e oggi deceduto.

Gli autori spiegano in dettaglio quali informazioni aveva la CIA prima degli attentati, come il fatto che si fosse svolto un summit del terrore in Malesia e la presenza del saudita Omar al-Bayoumi a San Diego, che stava offrendo aiuto logistico ai dirottatori Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi. Evidentemente l'agenzia sottovalutò la pericolosità dei terroristi e non li fermò in tempo.

Miller elenca anche alcune ipotesi sul perché la maggior parte dei dirottatori fosse saudita: una spiegazione può risiedere nel tentativo di al-Qaeda di minare i rapporti tra USA e Arabia Saudita, oppure il motivo può essere stato che i sauditi sono più capaci di integrarsi in una cultura diversa come quella americana rispetto ai cittadini di altri paesi del mondo arabo.

L'autore chiude il volume con l'amara considerazione che sebbene gli inquirenti non potessero prevedere l'esatto scenario che si concretizzò l'11 settembre, l'uso di aerei in attentati terroristici non arrivò senza preavviso. Prima di essere arrestato nel 1995, Ramzi Yousef stava pianificando un attentato che aveva come scopo far schiantare un piccolo aereo contro la sede della CIA a Langley; inoltre nel 1994 un gruppo legato ad al-Qaeda minacciò di far schiantare un volo di linea contro la Torre Eiffel. Inoltre l'intelligence USA aveva segnalato l'intenzione di al-Qaeda di colpire con un aereo dirottato il G8 di Genova, allo scopo di uccidere il presidente americano George Bush.

È quindi evidente dall'analisi di Miller come le agenzie investigative avevano un buon numero di indicazioni per prevenire quello che si concretizzò come l'attentato terroristico più sanguinoso della storia. Tuttavia gli indizi furono evidentemente ignorati o forse gli inquirenti pensavano che l'attacco di al-Qaeda sul suolo americano non sarebbe avvenuto così in fretta.

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