di Hammer
Il 3 agosto di quest'anno il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un articolo di Martin Chulov che riporta un'intervista dello stesso giornalista a tre membri della famiglia di Osama bin Laden: la madre Alia Ghanem e i fratellastri Ahmad e Hassan. Insieme a loro si trovava anche l'ultimo marito della donna, Mohammed al-Attas (padre di Ahmad e Hassan), che diede un importante contributo alla crescita anche di Osama, essendo Mohammed bin Laden morto in un incidente aereo nel 1967.
Chulov chiarisce che l'intervista è stata autorizzata dal principe reale saudita Mohammad bin Salman, perché essendo la famiglia bin Laden tra le più in vista dell'Arabia Saudita ogni loro azione pubblica deve essere autorizzata dalla famiglia reale. Secondo l'autore il principe ha concesso alla donna di parlare con i media occidentali in modo da dimostrare che il governo e la famiglia reale non hanno mai sostenuto al-Qaeda e che al contrario ci tengono a chiarire che Osama bin Laden è stato cacciato dal suo paese prima che iniziasse la sua attività terroristica. L'incontro comunque si è svolto alla presenza di un'addetta del governo e di un imprecisato numero di traduttori.
Secondo Chulov, Alia Ghanem ha circa 75 anni (scrive l'autore Now in her mid-70s) ed effettivamente il dato sembra corretto perché in The Looming Tower (il più importante libro sulla storia di al-Qaeda) l'autore Lawrence Wright scrive che nel 1956 la donna aveva 14 anni, quindi oggi dovrebbe averne 76. La madre di Osama riconosce che il figlio (che la famiglia non vede dal 1999) è stato un fanatico terrorista, ma aggiunge che si trattava di una persona rispettosa e che la colpa deve essere data alle persone che lo hanno traviato, in particolar modo al suo mentore Abdullah Azzam.
Quando la madre si assenta dalla stanza dove si svolge l'intervista, i figli aggiungono che la donna non vuole ammettere e accettare che Osama avesse anche un lato jihadista; al contrario, dopo l'11 settembre loro hanno capito in poche ore che c'era il loro fratello dietro alla tragedia e si sono vergognati di lui. Il giudizio di Ahmad su Osama è limpido e lapidario:
La cui traduzione in italiano è:
L'atteggiamento della madre a tal proposito è comunque comprensibile, in quanto spesso i genitori dei terroristi tendono a trovare giustificazioni ai gesti distruttivi dei loro figli. Simili spiegazioni si trovano anche, per esempio, nelle parole del padre di Mohamed Atta, della madre dei fratelli Tsarnaev (gli attentatori della maratona di Boston) e in quelle della madre di Zacarias Moussaoui nel suo libro Mio Figlio Perduto.
Nell'articolo l'autore riporta anche di aver parlato anche con il principe Turki bin Faysal Al Sa'ud, che è stato anche capo dell'intelligence saudita per ventiquattro anni fino all'1 settembre del 2001. Il principe dice che nell'estate 2001 l'intelligence sapeva che a breve sarebbe stato compiuto un grosso attentato contro americani, inglesi, francesi e arabi, ma non conosceva il dettaglio di dove sarebbe avvenuto. Turki aggiunge anche che esistono due diversi Osama bin Laden: uno precedente l'invasione sovietica dell'Afghanistan e uno successivo. Perché è stato proprio questo evento a trasformarlo da idealista a guerrigliero.
L'autore scrive anche che la sorellastra di Osama, Fatima al-Attas, che vive a Parigi, si era opposta al fatto che la madre apparisse in un'intervista perché sostiene che la donna abbia ricevuto pressioni, ma la stessa madre smentisce questa ipotesi dicendosi felice di poter parlare con la stampa.
L'ultima parte dell'intervista riguarda il più giovane figlio di Osama, Hamza bin Laden, che ha seguito le orme del padre ed è oggi un miliziano di al-Qaeda di alto livello nella gerarchia dell'organizzazione. Secondo quanto riporta uno dei suoi zii, Hamza avrebbe dichiarato di voler vendicare la morte del padre; entrambi gli zii si dissociano dalle sue intenzioni e dicono che vorrebbero dissuaderlo se avessero la possibilità di parlargli.
In un altro articolo dello stesso autore, apparso sempre sul Guardian il 5 agosto, Chulov riporta anche che dall'intervista sarebbe emerso che Hamza bin Laden avrebbe sposato una figlia di Mohamed Atta. Ovviamente al momento è impossibile verificare la circostanza, che resta sorprendente perché fino ad ora non era mai emerso che Atta avesse dei figli.
Il giornalista della CNN Peter Bergen ha pubblicato un'interessante analisi dell'intervista, in cui aggiunge che la madre di Osama ha confermato di essere una sciita siriana e che questo potrebbe essere il motivo per cui al-Qaeda, contrariamente al altri gruppo terroristici come l'ISIS, non ha mai attaccato gli sciiti. Bergen commenta anche che è interessante il fatto che Alia Ghanem si sia fatta fotografare, perché fotografare delle donne è tuttora poco comune in Arabia Saudita. In ultimo, commenta Bergen, anche se non è emerso dall'intervista secondo quando riferito da Abu Jandal e riportato nel libro The Osama bin Laden I Know dello stesso Bergen, la madre di Osama viaggiò fino a Kandahar per cercare di convincere il figlio ad abbandonare la jihad, ottenendo solo un gentile rifiuto.
L'articolo di Chulov riporta solo un piccolo errore: anche se non menzionata nel testo, viene mostrata la foto dei fratelli bin Laden appoggiati a un'automobile, probabilmente una Cadillac, in Svezia nel 1971 e la didascalia dice che il secondo da destra sarebbe Osama. Tuttavia questo non corrisponde al vero, perché, come spiegato da Steve Coll nel libro The bin Ladens (pubblicato in Italia come Il Clan bin Laden) e dal documentario francese La face cachée de ben Laden, Osama non partecipò a quel viaggio.
Ovviamente, come spesso accade, i complottisti hanno opportunamente taciuto sulla pubblicazione di questa intervista, perché sarebbe estremamente difficile per loro giustificare che la madre e i fratelli di Osama bin Laden lo ritengono responsabile dell'11/9. Ma ci piacerebbe comunque sapere se secondo chi crede alle teorie del complotto la famiglia bin Laden fa parte della cospirazione o se chi ha architettato il complotto è stato tanto bravo da ingannare anche loro.
Il 3 agosto di quest'anno il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un articolo di Martin Chulov che riporta un'intervista dello stesso giornalista a tre membri della famiglia di Osama bin Laden: la madre Alia Ghanem e i fratellastri Ahmad e Hassan. Insieme a loro si trovava anche l'ultimo marito della donna, Mohammed al-Attas (padre di Ahmad e Hassan), che diede un importante contributo alla crescita anche di Osama, essendo Mohammed bin Laden morto in un incidente aereo nel 1967.
Chulov chiarisce che l'intervista è stata autorizzata dal principe reale saudita Mohammad bin Salman, perché essendo la famiglia bin Laden tra le più in vista dell'Arabia Saudita ogni loro azione pubblica deve essere autorizzata dalla famiglia reale. Secondo l'autore il principe ha concesso alla donna di parlare con i media occidentali in modo da dimostrare che il governo e la famiglia reale non hanno mai sostenuto al-Qaeda e che al contrario ci tengono a chiarire che Osama bin Laden è stato cacciato dal suo paese prima che iniziasse la sua attività terroristica. L'incontro comunque si è svolto alla presenza di un'addetta del governo e di un imprecisato numero di traduttori.
Alia Ghanem con il figlio Ahmad |
Secondo Chulov, Alia Ghanem ha circa 75 anni (scrive l'autore Now in her mid-70s) ed effettivamente il dato sembra corretto perché in The Looming Tower (il più importante libro sulla storia di al-Qaeda) l'autore Lawrence Wright scrive che nel 1956 la donna aveva 14 anni, quindi oggi dovrebbe averne 76. La madre di Osama riconosce che il figlio (che la famiglia non vede dal 1999) è stato un fanatico terrorista, ma aggiunge che si trattava di una persona rispettosa e che la colpa deve essere data alle persone che lo hanno traviato, in particolar modo al suo mentore Abdullah Azzam.
Quando la madre si assenta dalla stanza dove si svolge l'intervista, i figli aggiungono che la donna non vuole ammettere e accettare che Osama avesse anche un lato jihadista; al contrario, dopo l'11 settembre loro hanno capito in poche ore che c'era il loro fratello dietro alla tragedia e si sono vergognati di lui. Il giudizio di Ahmad su Osama è limpido e lapidario:
"I was shocked, stunned. It was a very strange feeling. We knew from the beginning [that it was Osama], within the first 48 hours. From the youngest to the eldest, we all felt ashamed of him."
La cui traduzione in italiano è:
"Ero scioccato, sconvolto. Fu una sensazione molto strana. Sapevamo fin dall'inizio [che era stato Osama], entro le prime 48 ore. Dal più giovane al più vecchio, ci vergognavamo di lui."
L'atteggiamento della madre a tal proposito è comunque comprensibile, in quanto spesso i genitori dei terroristi tendono a trovare giustificazioni ai gesti distruttivi dei loro figli. Simili spiegazioni si trovano anche, per esempio, nelle parole del padre di Mohamed Atta, della madre dei fratelli Tsarnaev (gli attentatori della maratona di Boston) e in quelle della madre di Zacarias Moussaoui nel suo libro Mio Figlio Perduto.
Nell'articolo l'autore riporta anche di aver parlato anche con il principe Turki bin Faysal Al Sa'ud, che è stato anche capo dell'intelligence saudita per ventiquattro anni fino all'1 settembre del 2001. Il principe dice che nell'estate 2001 l'intelligence sapeva che a breve sarebbe stato compiuto un grosso attentato contro americani, inglesi, francesi e arabi, ma non conosceva il dettaglio di dove sarebbe avvenuto. Turki aggiunge anche che esistono due diversi Osama bin Laden: uno precedente l'invasione sovietica dell'Afghanistan e uno successivo. Perché è stato proprio questo evento a trasformarlo da idealista a guerrigliero.
L'autore scrive anche che la sorellastra di Osama, Fatima al-Attas, che vive a Parigi, si era opposta al fatto che la madre apparisse in un'intervista perché sostiene che la donna abbia ricevuto pressioni, ma la stessa madre smentisce questa ipotesi dicendosi felice di poter parlare con la stampa.
L'ultima parte dell'intervista riguarda il più giovane figlio di Osama, Hamza bin Laden, che ha seguito le orme del padre ed è oggi un miliziano di al-Qaeda di alto livello nella gerarchia dell'organizzazione. Secondo quanto riporta uno dei suoi zii, Hamza avrebbe dichiarato di voler vendicare la morte del padre; entrambi gli zii si dissociano dalle sue intenzioni e dicono che vorrebbero dissuaderlo se avessero la possibilità di parlargli.
In un altro articolo dello stesso autore, apparso sempre sul Guardian il 5 agosto, Chulov riporta anche che dall'intervista sarebbe emerso che Hamza bin Laden avrebbe sposato una figlia di Mohamed Atta. Ovviamente al momento è impossibile verificare la circostanza, che resta sorprendente perché fino ad ora non era mai emerso che Atta avesse dei figli.
Il giornalista della CNN Peter Bergen ha pubblicato un'interessante analisi dell'intervista, in cui aggiunge che la madre di Osama ha confermato di essere una sciita siriana e che questo potrebbe essere il motivo per cui al-Qaeda, contrariamente al altri gruppo terroristici come l'ISIS, non ha mai attaccato gli sciiti. Bergen commenta anche che è interessante il fatto che Alia Ghanem si sia fatta fotografare, perché fotografare delle donne è tuttora poco comune in Arabia Saudita. In ultimo, commenta Bergen, anche se non è emerso dall'intervista secondo quando riferito da Abu Jandal e riportato nel libro The Osama bin Laden I Know dello stesso Bergen, la madre di Osama viaggiò fino a Kandahar per cercare di convincere il figlio ad abbandonare la jihad, ottenendo solo un gentile rifiuto.
L'articolo di Chulov riporta solo un piccolo errore: anche se non menzionata nel testo, viene mostrata la foto dei fratelli bin Laden appoggiati a un'automobile, probabilmente una Cadillac, in Svezia nel 1971 e la didascalia dice che il secondo da destra sarebbe Osama. Tuttavia questo non corrisponde al vero, perché, come spiegato da Steve Coll nel libro The bin Ladens (pubblicato in Italia come Il Clan bin Laden) e dal documentario francese La face cachée de ben Laden, Osama non partecipò a quel viaggio.
Ovviamente, come spesso accade, i complottisti hanno opportunamente taciuto sulla pubblicazione di questa intervista, perché sarebbe estremamente difficile per loro giustificare che la madre e i fratelli di Osama bin Laden lo ritengono responsabile dell'11/9. Ma ci piacerebbe comunque sapere se secondo chi crede alle teorie del complotto la famiglia bin Laden fa parte della cospirazione o se chi ha architettato il complotto è stato tanto bravo da ingannare anche loro.
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