Sono appena trascorsi dieci anni dagli attentati dell'11 settembre e affinché non se ne perda la memoria, il gruppo Undicisettembre continua la propria opera di raccolta di testimonianze di chi ha vissuto sulla sua pelle quel giorno drammatico.
Questa volta proponiamo ai nostri lettori il racconto di Jean Potter, citata con il suo permesso, che al momento dello schianto del primo aereo si trovava all'ottantunesimo piano della Torre Nord dove lavorava come impiegata della Bank of America. Il marito di Jean, il pompiere Dan Potter, era assegnato temporaneamente alla squadra Ladder 10 e intervenne sulla scena del disastro.
Proprio in occasione del decennale degli attacchi la stessa Jean Potter ha pubblicato un prezioso libro dal titolo “By the Grace of God”, già recensito da Undicisettembre, in cui racconta in dettaglio la propria esperienza.
Ringraziamo Jean Potter per la cortesia e la disponibilità.
Undicisettembre: Cosa ricordi, in generale, di quella mattina? Ci puoi fare un breve racconto della tua esperienza?
Jean Potter: La giornata iniziò come al solito, se non per il fatto che dovevo arrivare al lavoro un po' prima, alle 7:30 anziché alle 8:00 solite, per prepararmi per una colazione di lavoro con i dirigenti del nostro ufficio della North Carolina. Il lavoro stava già procedendo a pieno ritmo e io stavo valutando se scendere nell'atrio per svolgere qualche commissione o restare alla mia scrivania in caso qualcuno avesse bisogno di me. Mentre pensavo "devo andare o devo restare"... un'esplosione tonante, più forte di qualunque altra cosa avessi mai sentito, attraversò il palazzo. Mi passò per la mente "non è la tua ora, siamo con te, tuo fratello è con te" (persi mio fratello nel 1999).
Il palazzo ondeggiò lateralmente e tememmo che potesse cadere e rovesciarsi. Il fumo riempì l'aria immediatamente, le piastrelle del soffitto caddero, le lampade ondeggiavano, le persone tentavano di restare in equilibrio... l'odore del carburante d'aereo pervase l'aria immediatamente. Uno dei nostri colleghi urlò "raggiungiamo le scale". Fortunatamente io ero proprio vicino a una rampa di scale. Scendemmo fino alla Sky Lobby del quarantaquattresimo piano, quando all'improvviso ci fu un'altra esplosione spaventosa e non riuscivamo a capire se fosse nel nostro palazzo o da dove venisse... avevo paura di guardare fuori dalla finestra, ma con la coda dell'occhio vidi palle di fuoco, detriti infuocati e carta che svolazzava nel cielo azzurro... era orribile. In quella Sky Lobby ci trovammo bloccati dall'ingorgo e un collega con cui stavamo scendendo ci condusse ad un'altra scala. Di nuovo, entrava fumo caldo e appiccicoso.
Iniziammo a vedere i pompieri che salivano intorno al venticinquesimo piano. Uno lo conoscevo: il Tenente Vincent Giammona. Mio marito guidava l'automezzo del Tenente Giammona alla Squadra 5. Gli presi il braccio e dissi "Vinny non metterti in pericolo". Vinny non ne uscì vivo quel giorno, che sarebbe stato il suo quarantesimo compleanno. Lasciò una moglie e quattro figlie bellissime.
Io uscii dalla Torre Nord esattamente alle 9:55, solo tre minuti prima che la Torre Sud crollasse. Mi allontanai a piedi di un isolato e improvvisamente sentii quest'orribile "boato" e pensai "forse questa è la mia ora, sto per morire, da che parte crollerà? Come posso correre per sfuggire a questa cosa per mettermi in salvo dopo aver sceso 81 piani con i tacchi?..." e un poliziotto mi trascinò in una stazione della metropolitana.
Mio marito Dan sopravvisse a ciò che viene chiamata "la zona nera in cui tutti sono morti" non una volta, ma due. Rimase sotto a entrambi i crolli e sopravvisse, grazie a Dio. C'è una sua foto famosissima, scattata 10 anni fa: seduto su una panchina fuori da casa nostra a Battery Park City. In quel momento pensava che io fossi morta quando era crollata la Torre Nord. Dovette forzare la porta di casa per entrare e fu raggiunto da una telefonata di suo padre che gli diceva che stavo bene e mi trovavo in una stazione dei Vigili del Fuoco a Chinatown. A quel punto mi venne a prendere. Quando arrivò, non in abiti civili come mi aspettavo, era in tuta da intervento con gli occhi iniettati di sangue. Gli chiesi "dove sei stato?" e mi rispose "non credo che tu voglia saperlo"....
Non potemmo tornare a casa per diverse settimane perché abitavamo a Battery Park City, dove sorgevano le Torri. Mio maritò subì un danno di salute l'11/9 e l'anno seguente dovette ritirarsi dal lavoro. Soffre di problemi polmonari e di asma. Nel dicembre 2001 ci trasferimmo a Bronxville, New York, e poi nel 2005 ci spostammo a Lords Valley, in Pennsylvania.
Gesù aveva un progetto per salvare la vita di mio marito che era iniziato il Venerdì Santo del 2001. Dan aveva iniziato a lavorare alla Squadra 5 di ritorno da un periodo di ferie. Il suo primo giorno di lavoro fu Venerdì Santo. C'era un altro pompiere (non il tipico pompiere, ovviamente) che gli stava rendendo la vita impossibile sugli argomenti più vari, l'ultimo dei quali era che Dan parcheggiava l'automobile alla Stazione dei Vigili del Fuoco visto che vivevamo a pochi minuti di distanza ed è impossibile trovare parcheggio a New York. Dan entrò nella stazione dei vigili del fuoco con i giornali e una torta per i "ragazzi" e quest'uomo gli venne incontro scendendo le scale e iniziò a spintonare mio marito (che è molto più grosso e forte di lui) cercando di innescare una lite con lui.
Mio marito lasciò cadere tutto, raccontò ai capi cosa stava succedendo è se ne andò dalla Stazione. Si assentò senza permesso. Non si può mai abbandonare la stazione... è come un'organizzazione militare, ma mio marito avrebbe potuto facilmente fargli molto male se lo avesse colpito, e mio marito non è un rissaiolo, è assolutamente un gentiluomo. Così per noi iniziò un periodo molto agitato, perché dovette mettersi in malattia e decise di farsi trasferire dalla Squadra 5. Ne parlo nel mio libro... La mattina uscivo di casa dicendo "Gesù disse 'sono sempre con voi, non vi abbandonerò mai'". Nel mio cuore sapevo che c'era una motivazione molto forte per cui tutto questo stava accadendo. Quest'uomo era lo strumento che Gesù usò per fare uscire Dan da quella stazione. Se fosse rimasto alla Squadra 5, sarebbe sicuramente rimasto ucciso, visto che sarebbe stato in servizio quel giorno.
Ciò che è importante, e la ragione per cui ho scritto il libro, è onorare chi è morto, riportare il messaggio di Gesù, che non solo noi ci siamo salvati ma Lui ci ha tirati fuori dalla nostra ora più nera, e se può farlo per noi può farlo per chiunque, e donare parte dei proventi alle associazioni di beneficenza The Wounded Warrior Project e The FealGood Foundation.
Undicisettembre: Cosa puoi dirci delle persone che stavano uscendo dal palazzo? Erano nel panico o rimasero calme?
Jean Potter: Erano praticamente tutti in stato di shock. Non c'era panico. Quando fummo portati giù alla base delle Torri nell'atrio, c'era una catena umana di persone della sicurezza che ci urlavano "correte, veloce, correte". Dovevamo seguire questa catena umana fino a fuori dal palazzo.
Undicisettembre: Durante l'evacuazione della Torre Nord, ti ci volle molto tempo per uscire. In quel lasso di tempo quali erano le condizioni del palazzo?
Jean Potter: La scala divenne molto calda e fumosa con odore di carburante d'aereo (ovviamente in quel momento non sapevo cosa fosse). Non avevamo sentore di distruzione, ma ogni volta che qualcuno apriva una delle porte della scala che portavano ai piani, c'era fumo nei piani inferiori. Il carburante d'aereo era sceso attraverso le trombe degli ascensori e aveva appiccato incendi ai piani inferiori. L'unica altra esplosione che sentii fu quando ero nella Sky Lobby al quarantaquattresimo piano, era la Torre Sud che veniva colpita. Il mio capo disse che quando tornò nel suo ufficio per prendere il cellulare il pavimento era in forte pendenza, all'ottantunesimo piano eravamo proprio vicini alla zona dell'impatto. Anche quando eravamo nella lobby c'era devastazione totale, con tutte le spesse finestre della lobby esplose quando il palazzo si era deformato all'impatto.
Undicisettembre: Come fu l'evacuazione: ordinata o caotica? Immagino che le prove di evacuazione e le esercitazioni antincendio fossero molto frequenti: furono in qualche modo utili?
Jean Potter: L'evacuazione fu molto ordinata, ma la situazione era estrema. Facevamo spesso prove di evacuazione, ma non ci fu tempo di seguire le procedure standard che prevedevano di chiamare la lobby per ricevere istruzioni, dovemmo solo evacuare immediatamente. Comunque il sistema di comunicazioni nell'edificio non funzionava per via di come l'aereo vi era penetrato.
Undicisettembre: Cosa puoi dirci dei pompieri e dei soccorritori?
Jean Potter: Provai un enorme sollievo quando vidi i pompieri, sapevo che si sarebbero presi carico della situazione. 16 - 17 mila di noi si salvarono per via degli sforzi eroici dei pompieri e dei primi soccorritori e anche dei civili che aiutavano altri civili.
Undicisettembre: Nel tuo racconto hai detto di aver sentito una seconda esplosione, sai se era il secondo aereo che si schiantava contro la Torre Sud o se era un'esplosione di altro tipo?
Jean Potter: Era sicuramente il secondo aereo che entrava nella Torre Sud.
Undicisettembre: Durante la giornata sapevi cosa stava passando tuo marito? Avevi notizie da lui o riguardo a lui?
Jean Potter: Continuavo a pensare che mio marito fosse a Staten Island al corso da Tenente. Sono una persona discretamente intelligente, ma Dio mi ha fatto credere che fosse al sicuro a Staten Island e questo ha fatto sì che io prendessi un'altra direzione. Se avessi pensato anche solo per un momento che lui era sulla scena del disastro, sarei andata alla Stazione 10, la Stazione dei Pompieri di Liberty Street, e oggi sicuramente non sarei qui.
Undicisettembre: Dopo l'11/9 hai dovuto restare in hotel per alcune settimane perché la tua casa fu seriamente danneggiata. Cosa ti successe in quei giorni e com'erano la città e i suoi cittadini dopo la tragedia?
Jean Potter: Rimanemmo in albergo per tre settimane. Fu un periodo molto difficile per noi... cupo... spaventoso... eravamo colmi di stress post traumatico. Mio marito, anche se non era in salute, continuò a partecipare alle operazioni di ricerca e recupero. Fu un periodo carico di dolore. Le parole non lo descriveranno mai appieno. Credo che la città e la nazione si siano unite per aiutarsi. Dio benedica l'America!
Undicisettembre: Sei uscita dalla Torre Nord pochi minuti prima che la Torre Sud crollasse. La gente come reagì dopo il crollo?
Jean Potter: Usciia dal palazzo tre minuti prima che la Torre Sud venisse giù. Fortunatamente per me, un ufficiale di polizia mi trascinò in una stazione della metropoliatana, visto che non avrei potuto mettermi in salvo correndo dopo essere scesa per 81 piani con i tacchi. Le persone sembravano zombie, e so che lo sembravo anche io. Di nuovo, non si può dire a parole come è stato... ti dico solo che era come l'Inferno sulla terra. Camminavo in una neve grigia che stava cadendo, e mio marito era in una nuvola nera.
Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie cospirazioniste che sostengono che l'11 settembre fu un autoattentato? La maggior parte sostiene che le Torri Gemelle furono imbottite di esplosivi, mai visti da nessuno, che le fecero crollare. Altre teorie più estreme sostengono che nessun aereo le colpì e che tutte le immagini viste in TV furono false; dicono che dei missili avrebbero colpito le Torri o che delle bombe sarebbero esplose all'interno. Qual è la tua opinione in proposito?
Jean Potter: MI MANDANO IN BESTIA E CHIEDEREI LORO "DOV'ERI L'11/9?" È veramente vergognoso.
Vorrei anche aggiungere che Dio ha tratto Dan e me in salvo dalla nostra ora più nera. Ci ha tratto in salvo e se lo ha fatto per noi in quel momento orribile delle nostre vite, può farlo anche per chiunque altro in ogni situazione.
Grazie di cuore Hammer per aver raccolto per noi questa bella e toccante testimonianza.
RispondiEliminaManu,
RispondiEliminagrazie a te di averlo letto e apprezzato.
Se ti piace Undicisettembre, fallo sapere in giro!
Grazie
Mi sono emozionata a leggere questa intervista, immagino quanto possa essere stato emozionante per te, Hammer, essere lì e guardarla negli occhi...
RispondiEliminaComplimenti davvero per tutto il lavoro che tu e gli altri svolgono per la nostra informazione e consapevolezza...
Francesca
Che emozione... Davvero una bella intervista. Ringrazio tutto lo staff di 11 Settembre.
RispondiEliminaRingrazio tutti per l'apprezzamento e per il tempo che dedicate a leggere Undicisettembre.
RispondiEliminasegnalo questo articolo:
RispondiEliminahttp://www.enricoberlinguer.it/qualcosadisinistra/?p=5809
Pietro,
RispondiEliminagrazie della segnalazione. Abbiamo già scritto dell'iniziativa di Imposimato e personalmente spero che si arrivi davvero a una nuova inchiesta. Sarà interessante, però, vedere chi Imposimato proporrà come tecnici esperti di settore. Finora i suoi compagni d'indagine sono stati perlomeno discutibili in quanto a competenza tecnica.
Inoltre le affermazioni di Imposimato contraddicono le tesi del video "Zero" che Imposimato tanto loda. Se è così importante il ruolo di Atta, e se Imposimato non ha dubbi sull'esistenza di Atta come terrorista dell'11/9, allora cade tutta la tesi di "Zero" secondo la quale Atta sarebbe ancora vivo.
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