2008/08/10

P come Pentagono M come Mistero (19/2/2006): la trascrizione

Trascrizione a cura di ZeusBlue. Revisione, illustrazione e impaginazione a cura di Paolo Attivissimo. L'articolo originale è stato pubblicato su Attivissimo.net il 4/3/2007.

Lo Speciale TG1 trasmesso il 19 febbraio 2006 è condotto da Roberto Olla, con la partecipazione del generale Mario Arpino, dei comandanti-piloti Claudio Galavotti (Alitalia) e Giancarlo Tedeschi (Blue Panorama), del perito balistico Enrico Manieri e del tecnico Francesco Persi (Centro di controllo di volo di Ciampino).

Il servizio introduttivo allo speciale inizia con le immagini del collasso della Torre Nord.


NARRATORE: 11 settembre 2001. Il più grave e spettacolare attacco terroristico della storia. New York, ore 8:46:40: il volo American Airlines 11 colpisce la prima delle Torri Gemelle.

Sempre New York, ore 9:03:11: il volo United Airlines 175 colpisce la seconda torre. Washington, ore 9:37:46: il Volo American Airlines 77 colpisce il Pentagono. Tutto il mondo assiste in diretta televisiva agli sviluppi dell'attacco. Da allora, gli schermi continuano a riproporre le immagini dell'11 settembre. E' possibile vedere e rivedere i due aerei che colpiscono le torri. Non si vede, invece, l'aereo che colpisce il Pentagono; la mancanza di un'immagine netta e chiara dell'aereo sul Pentagono è il punto di innesco di un vero e proprio delirio mediatico.

Basta cercare la voce "Pentagono" su Internet per trovarsi di fronte ad una miriade di siti che avanzano le più disparate ipotesi su ciò che è accaduto quella mattina in una manciata di secondi, alle 9:37. Il segreto militare, che ovviamente circonda una struttura come quella del Pentagono, è stato utilizzato da molti siti per rendere ancora più misteriosa e confusa tutta la vicenda; si è diffusa l'idea che comunque qualcosa di strano sia accaduto, quella mattina. Si distinguono nettamente due fronti: da una parte quelli che sostengono che il Pentagono non è stato colpito dal volo American Airlines 77 e avanzano vari sviluppi di ipotesi, dall'altra quelli che difendono la versione ufficiale e portano prove ed analisi a sostegno dell'impatto del Boeing 757 dell'American Airlines sul Pentagono.

Il conduttore Roberto Olla.

OLLA: Buonasera. Sull'attentato al Pentagono viene detto tutto e il contrario di tutto. Noi per questa inchiesta agiremo con due fonti primarie, con due documenti: il Rapporto della Commissione incaricata dal Senato americano, dal Congresso americano, di accertare la verità dei fatti dell'11 settembre 2001 e il... il filmato girato da un cameraman militare; filmato che è stato rilasciato dalla base Air Force March [è la March Air Reserve Base], in California, e filmato che non noi non abbiamo toccato; lasceremo le inquadrature così come il cameraman le ha girate quel giorno, quell'11 settembre e i giorni successivi. E facciamo entrare, adesso, i primi due ospiti, i primi due esperti. Il comandante Claudio Galavotti: Comandante buonasera [stretta di mano]. Grazie per aver partecipato.

GALAVOTTI: Buonasera. E' un piacere.

OLLA: E il generale Mario Arpino. Generale buonasera anche a lei [stretta di mano], e grazie per aver partecipato.

ARPINO: Grazie. Buonasera.


Il modello del Pentagono.

OLLA: Come vedete abbiamo qui, in studio, un modellino del Pentagono. Modellino che è stato ricostruito dai nostri laboratori -- dai laboratori della RAI di via Nomentana a Roma -- ed è in scala col modellino [prende il modellino in mano] di questo aereo che è un Boeing 757 dell'American Airlines, appunto. Il laboratorio di scenografia della RAI di via Nomentana garantisce che questi due modellini sono nella stessa scala, cioè esattamente come nella realtà. Facciamo entrare adesso gli altri due... ospiti previsti per questa nostra inchiesta: il comandante Giancarlo Tedeschi. Comandante buonasera [stretta di mano]. Grazie per aver partecipato.

TEDESCHI: Buonasera. Grazie a lei.

OLLA: Il dottor Enrico Manieri, esperto balistico.

MANIERI: Buonasera.

OLLA: Buonasera [stretta di mano] anche a lei e grazie. La presenza di due piloti questa sera è per noi fondamentale, perché dobbiamo, soprattutto, analizzare il volo dell'American Airlines 77 quella mattina. Era un volo diretto da Washington verso eh... Los Angeles. Eh... il laboratorio grafico del TG1 ha ricostruito questo volo, sempre basandosi sul rapporto della Commissione, quindi soltanto sui dati ufficiali accertati dalla Commissione incaricata dal Congresso. E per di più il volo è stato ricostruito su fotografie prese dal satellite; quindi il massimo possibile per ricostruire la realtà dell'impatto di quel giorno sul Pentagono. Ma andiamo adesso a vedere cos'è il Pentagono e quando è stato costruito.

[parte un servizio descrittivo del Pentagono]



NARRATORE: Il Pentagono, nell'area della capitale Washington D.C., è uno dei più grandi edifici del mondo. E' il centro logistico e di comando supremo delle più potenti forze armate del pianeta. La sua superficie interna, a disposizione per gli uffici, è tre volte maggiore di quella del più alto grattacielo di New York, l'Empire State Building. Il suo nome, Pentagono, si riferisce alla sua forma, con cinque lati, che vengono chiamati anche ali.

L'edificio contiene cinque strutture concentriche, parallele, collegate da vari corridoi; ha cinque piani, considerando anche il piano terra. Sommando le lunghezze dei singoli corridoi si superando le 17 miglia. Ci sono 7.754 finestre esterne, corrispondenti a locali che accolgono 23 mila dipendenti, tra civili e militari.

La costruzione del Pentagono è iniziata nel 1941 ed è terminata nel 1943, ma c'è una singolare coincidenza: la cerimonia ufficiale che ha segnato l'inizio dei lavori, è avvenuta l'11 settembre del 1941, esattamente 60 anni prima; lo stesso giorno e lo stesso mese del più grave attacco terroristico della storia.

[rientro in studio]

OLLA: Per la nostra inchiesta abbiamo bisogno di un tecnico particolare, che conosca i centri di controllo di volo. Ed abbiamo qui difatti Francesco Persi -- buonasera -- del Centro di controllo volo di Ciampino. Grazie per la sua partecipazione [stretta di mano].

PERSI: [segno di saluto con il capo]

OLLA: Prego [indica a Francesco Persi di accomodarsi]. Cominciamo quindi dalla ricostruzione del volo, da quando parte da Washington, e quando invece avviene l'impatto sul Pentagono. Vediamo la scheda realizzata dal laboratorio di grafica del TG1.

[parte il servizio]

NARRATORE: Il volo American Airlines 77 da Washington a Los Angeles decolla dall'aeroporto Internazionale Dulles di Washington alle 8:20 e si dirige subito verso ovest. Alle 8:51 c'è l'ultima comunicazione radio di routine con l'aereo. Tra le 8:51 e le 8:54 i dirottatori si impadroniscono del Boeing 757. Alle 8:54 l'aereo compie una virata non autorizzata verso sud; da quel momento l'aereo scompare dai radar. Il rapporto della Commissione Ufficiale americana ricostruisce la sua rotta verso il Pentagono. Alle 9:32 il radar della torre di controllo dell'aeroporto Dulles di Washington rileva la traccia di un aereo ad alta velocità.

Alle 9:34 l'aeroporto nazionale di Washington, più vicino di quello internazionale al centro abitato, avvisa i servizi segreti [vedi nota] che un aereo sconosciuto vola in direzione della Casa Bianca. Il rapporto della Commissione dice che in quel momento il Volo AA77 compie una virata di 330° e, da una distanza di 5 miglia, punta verso il Pentagono, alla velocità di circa 530 miglia all'ora. Alle 9:37:46 l'impatto sul Pentagono. Solo dopo l'impatto viene riconosciuto dai centri di controllo del traffico aereo che il volo American Airlines 77 ha colpito il Pentagono.

[Nota: questo è un errore di traduzione molto comune: il Secret Service non è l'equivalente dei servizi segreti, ma è l'agenzia federale incaricata della protezione delle più alte cariche governative e della lotta ai crimini economici]

OLLA: Il cameraman militare americano, di cui abbiamo i filmati, settantadue ore [dopo] l'impatto è salito su un elicottero e ha sorvolato il Pentagono -- noi adesso vediamo, appunto, i filmati di questo sorvolo d'elicottero e voi stessi da casa potrete controllare come il nostro modellino riproduca esattamente il Pentagono [vedi nota]. Io vorrei chiedere però, subito, al generale: quanto conta l'effetto sorpresa in un attacco di questo genere?

[Nota: in realtà il modellino non è molto fedele. Per esempio, come si può notare qui sotto, le file di finestre non iniziano al primo piano, ma al piano terra, e sono molto più grandi e più spaziate di quelle del modello; inoltre e nel modello sono state aggiunte delle rientranze rettangolari al piano terra che non sono assolutamente presenti nell'edificio reale]

Un'immagine del Pentagono successiva alla ricostruzione della porzione danneggiata.


Il modellino del TG1.


Il generale Arpino.


ARPINO: Mah... l'effetto sorpresa è fondamentale. E' uno dei princìpi eh... principali dell'arte della guerra: sono iniziativa e sorpresa. Quindi... eh... non c'è intelligence che tenga quando c'è la sorpresa; si possono prevedere le cose, ma non si può prevedere il modo, il... luogo e non si può prevedere soprattutto i tempi e il eh... il... il tipo di attuazione in cui avverrà questo attacco. L'iniziativa, quindi, in questo caso è sempre l'avversario, è sempre del nemico e di solito ha la meglio.

OLLA: Ecco. Diciamo che questo, praticamente, come effetto sorpresa è il massimo possibile al mondo -- cioè attaccare il Pentagono. Si poteva immaginare?

ARPINO: Sì. Il Pentagono ovviamente è il simbolo, uno dei simboli, ma il simbolo della potenza militare degli Stati Uniti, quindi è anche un... altissimo valore sotto questo profilo per gli americani, ma eh... per lo stesso motivo lo è anche per i terroristi, ovviamente. Eh... così è stato... quindi... mai si è vista scelta più appropriata, se si voleva co... colpire il simbolo della potenza e far vedere che... eh... l'America, potenza egemone, eh... non lo era poi del tutto.

OLLA: Ecco, ma io vorrei chiedere, per esempio, al comandante Galavotti: lei vola spesso in America?



GALAVOTTI: Sì.

OLLA: Ma, come mai è possibile sorvolare il Pentagono? Il Pentagono non è protetto dal cielo?

GALAVOTTI: Oggi come oggi, non è più possibile farlo. Però... eh... partendo dal presupposto, che ha detto il generale Arpino, con la sorpresa di quel... gli istanti, in quei minuti in cui... eh... era veramente difficile tracciare tutti gli aeromobili e capire cosa stava succedendo, ed... essendo un periodo di basso livello di attenzione da parte del sistema americano, era possibile avvicinarsi al Pentagono. Addirittura non c'erano difese in loco per quanto riguardava la difesa del Pentagono e della Casa Bianca.

OLLA: Ecco, ma allora rivolgiamoci al tecnico, Persi, del Centro di controllo di Ciampino. Va bene eh... quello che abbiamo sentito ora dal comandante Galavotti, ma anche un'ora dopo il primo allarme, per il primo aereo, eh, dirottato -- quello che poi andrà a finire sulla prima delle due Torri Gemelle -- un'ora dopo, ancora non c'è allarme di copertura sul Pentagono? Come è possibile? Cosa può essere successo?



PERSI: Intanto... ricordando... quello che ha detto il generale Arpino... "l'effetto difesa", l'effetto sorpresa, ma credo che sia... l'elemento sia un altro. Assolutamente gli americani non potevano pensare che qualcuno andasse a fare degli attentati sul loro territorio; si ritenevano invulnerabili sotto questo aspetto. Eh... quello che è da capire eh... uhm... il percorso fatto e la... a... il... il coordinamento che dev'essere avvenuto, se è avvenuto nei tempi previsti, fra il centro di controllo del traffico aereo e le autorità preposte alla difesa degli spazi aerei americani. Cioè, questo spazio di tempo non è stato ancora identificato nella temporalità e comunque i meccanismi di coordinamento non sono conosciuti. In Italia questa cosa sarebbe stata di una celerità estrema, poiché per un... modello organizzativo degli, dei nostri spazi aerei e delle nostre sale... eh... il... il contatto diretto, quindi la comunicazione, sarebbe stata immediata fra le autorità civili e le autorità militari, le quali poi sono in coordinamento con... gli... le autorità preposte per questa cosa.

OLLA: Mi sta dicendo che saremmo stati più efficienti in Italia?

PERSI: Ah...

OLLA: Vedo, vedo che confermate tutti.

GALAVOTTI: (Sicuramente).

PERSI: Ad analizzare... ad analizzare l'organizzazione che abbiamo, sì.

OLLA: Io vi chiedo scusa. Dobbiamo, intanto, segnare la parte che collasserà del Pentagono, con due segni rossi, perché è importante per poter poi... agire sul modellino, capire qual è la parte interessata. Ecco, l'aereo per poter arrivare a colpire il Pentagono, qui [segna il punto], abbatte dei pali della luce che stanno lungo una strada, più o meno a questa altezza. Io vorrei chiedere al comandante Tedeschi: un aereo che eh... vola a una velocità superiore agli 800 chilometri all'ora, se si trova sulla sua traiettoria, sulla sua... eh... sul suo passaggio dei pali della luce e li colpisce, che danni ha?



TEDESCHI: Mah... diciamo... che i pali della luce sono a frattura predeterminata, non sono delle strutture molto solide, per cui eh... l'impatto dell'aeromobile lanciato appunto a 850 chilometri orari, sicuramente... eh... ha un effetto sulla struttura dell'aeroplano -- rottura dei serbatoi, come nel caso pro... probabile del... del nostro aeroplano, 757 -- e quindi con probabile piccola perdita di carburante, ma non ha un impatto notevole per... per la traiettoria dell'aeromobile.

OLLA: Quindi l'aereo, diciamo, può colpire nella sua traiettoria dei pali, ma continuare il volo?

TEDESCHI: Continuare il volo, sì.



OLLA: Ecco, eh. Nel filmato però, noi notiamo che i pali -- li vediamo a terra, nel filmato girato dal cameraman militare -- i pali sono spezzati alla base. Quindi, colpendoli... eh... addirittura... non... eh... non li spezza a metà, non li spezza neanche in punta, ma li piega, forse nel loro punto più debole?

TEDESCHI: Sì. In genere questi tipi di pali hanno delle... delle... delle... dei punti di rottura prestabilita per evitare in caso di incidente -- non con... ovviamente con gli aerei, ma con le automobili e altre... altre cose -- di rompersi nella maniera di non... fare... m... di fare il minor danno al conducente della... dell'auto. Per cui, in genere si rompono alla base per evitare che ci siano degli spuntoni che possono colpire... questo almeno...

OLLA: Ecco, ma io su questo punto vorrei sentire anche, però, l'esperto di balistica Enrico... Enrico Manieri, perché abbiamo detto che lungo... qui [indica] a un certo punto c'è una strada, una statale...

MANIERI: Sì.

OLLA: E non ci sono anche solo i pali della luce, c'è anche un grande cartello che indica l'uscita del Pentagono, che è un po' come una vela.



MANIERI: Ci sono due problemi, sostanzialmente. Il primo è l'impatto meccanico dell'aeromobile con... questi gli ostacoli; il secondo è l'effetto di turbolenza che i motori dovrebbero aver generato. Se è spiegabile l'impatto meccanico, l'effetto di turbolenza, soprattutto sui cartelli stradali, che hanno una superficie piuttosto importante, sono effettivamente un aspetto che andrebbe chiarito.

OLLA: Quindi, diciamo, non ci spieghiamo al momento perché tre pali vengono abbattuti, ma quei cartelli restano in piedi?

MANIERI: Possiamo ipotizzare...

OLLA: E' uno dei primi misteri?

MANIERI: Possiamo ipotizzare che ci sia stato effettivamente un contatto meccanico. Fra l'altro, vorrei sottolineare che non tutti i pali si rompono alla base. Nel filmato si vede un palo che resta perfettamente infisso nella sua zona principale e si stacca un braccio che riporta un lampione; quindi in realtà lì possiamo ipotizzare che il contatto meccanico con l'agente esterno, aeromobile, ci sia stato.

OLLA: Ecco. Permettetemi, adesso, di mettere il modellino dell'aereo in asse col punto, che abbiamo detto, che è stato colpito. Allora... è abbastanza evidente che l'aereo è più largo del punto dell'impatto. Cosa che è peraltro verificabile anche nei filmati che abbiamo a disposizione, e che stiamo mostrando, di fonte militare. La vostra spiegazione sul perché... l'aereo è più grande? Come ha fatto ad infilarsi in un buco più piccolo?

MANIERI: Diciamo che una...

OLLA: Sempre l'esperto di balistica.

MANIERI: Una prima ipotesi che dobbiamo affrontare è che l'impatto avvenga con un certo angolo di incidenza, quindi la proiezione sulla facciata del Pentagono in realtà è un'area più limitata.

OLLA: La devo interrompere perché la parola "angolo di incidenza": significa che l'aereo arriva obliquo, praticamente?

MANIERI: Arriva probabilmente obliquo.

OLLA: Non arriva frontale, ma arriva con un angolo. Esatto?

MANIERI: Esatto.

OLLA: E quindi?

MANIERI: Arrivando con un angolo, abbiamo un impatto che determina una dinamica molto particolare. Abbiamo due motori ad alta densità che spingono; nel momento in cui abbiamo la prima collisione, probabilmente con la parte destra dell'aereo, è come se istantaneamente si creasse un perno di istantanea rotazione. E quindi l'aereo tende, volgarmente, a ruotare su se stesso, su questo perno, andando a colpire la facciata. Probabilmente l'ipotesi più... eh... probabile di... ripeto, è il distacco del motore di sinistra che prosegue la sua corsa e realizza poi tutto un tramite all'interno del primo, secondo e terzo livello del Pentagono, mentre la parte destra si accartoccia su se stessa e prosegue all'interno del primo livello creando, appunto, questo varco di dimensioni inferiori.

OLLA: Io chiederei adesso alla regia di farci vedere il filmato dall'elicottero in cui vediamo il punto di impatto dove il Pentagono, diciamo, è collassato. E vediamo però, anche i segni di bruciato sul tetto del Pentagono che, come possiamo vedere dal filmato, sono particolari, perché non brucia un'area completa, ma brucia secondo delle direttrici. Cioè brucia tutto questo corridoio, questo, per il lungo sulla facciata, e l'altro che corre parallelo. Come possiamo spiegarci questo? La benzina, il carburante su un Boeing 757, dove sta, comandante Galavotti?

GALAVOTTI: Praticamente il... completato il rifornimento ha distruito [sic] carburante sia sulle ali che sul serbatoio centrale, che è praticamente la congiunzione fra i due... le due ali. La prima parte che viene consumata è il centrale...

OLLA: Quindi... Chiedo scusa. Tutta questa parte qui [la indica sul modellino], le due ali e la parte centrale è piena di carburante?

GALAVOTTI: Esatto. Esatto. La prima ad essere consumata è la parte centrale, e il tempo di volo che ha... fatto, prima di impattare contro il Pentagono, fa presumere che metà dei serbatoi centrali fosse vuoto e... invece le ali invece fossero piene. Quindi eh... decollando con 25-30 mila chili di carburante è ipotizzabile che abbia impattato con 20 mila chili di carburante, o intorno a quelle cifre, quindi è una quantità di carburante veramente notevole.

OLLA: Ventimila chili? Circa ventimila litri di carburante?

GALAVOTTI: Eh... sono di più; sono circa venticinquemila litri di carburante.

OLLA: Venticinquemila litri di carburante...

GALAVOTTI: Esatto.

OLLA: E... il danno sui corridoi [indica il tetto del Pentagono]?

GALAVOTTI: Eh... a questo punto credo che sia più ah... competenza dell'esperto... capire come mai eh... ci sia stata questa diffusione che... mediamente... eh... all'impatto sia ha... eh... l... l'esplosione e quindi eh... il... la... la distruzione completa del carburante; quindi il fatto che ci sia stata questa forza... probabilmente l'esperto è in grado...

OLLA: Sentiamo allora nuovamente il dottor Manieri.




MANIERI: Ma... Io vorrei innanzitutto sottolineare come ci sia compatibilità fra la nuvola dell'esplosione generata dall'impatto degli aeroplani sulle Twin Towers e quello che è stato ripreso dalla fotocamera di sorveglianza del Pentagono. Quindi, questo enorme sviluppo, volumetrico, di... di fiamma, e in particolare per quanto riguarda la propagazione, tenderei a evidenziare che... eh... l'incendio ha seguito le vie, probabilmente, del sottotetto. Se osserviamo in pianta, soprattutto dalle riprese dall'aereo, eh... notiamo che alcuni corridoi molto vicini alla zona di impatto, in realtà, in senso radiale, non hanno alcun segno di incendio. Si è propagato, quest'incendio, probabilmente, in zone che non erano protette con sistemi tagliafuoco.

OLLA: E adesso vi propongo di vedere nel dettaglio il momento del collasso del Pentagono; collasso che avviene alle 9:57, quindi 20 minuti dopo l'attentato. In pratica le strutture del Pentagono, eh... in questo punto della facciata [presumibilmente indica la zona impattata sul modellino o si riferisce alle riprese che mostra lo schermo all'interno dello studio], nonostante sia... ci sia stato l'impatto di un Boeing 757 carico di ventitremila litri di carburante, reggono; venti minuti dopo avviene il crollo. Però, se osserviamo nel dettaglio i filmati, noi vediamo che le tre file di finestre che ci sono qui [scorre la ripresa del filmato, in verità le finestre sono quasi totalmente coperte dal fumo], soprattutto se facciamo un fermo fotogramma, le tre file di finestre qua [indica con la penna la zona delle finestre sul modellino] emergono dal fumo integre, ma l'istante prima del crollo vediamo ancora le tre finestre assolutamente integre. Quindi l'aereo si è infilato, praticamente, al piano terra del Pentagono. Altra particolarità: se esaminiamo attentamente il filmato non troviamo traccia di nessun tipo lasciata dall'aereo sul terreno davanti al Pentagono, cioè non c'è la scivolata dell'aereo, non tocca niente prima; quindi l'aereo va ad infilarsi esattamente al piano terra del Pentagono in questo punto qui [lo indica con la penna]. Questo è forse uno dei punti più critici e più misteriosi. Io vorrei chiedere al... al comandante Galavotti, se può darmi una mano lui, perché soltanto due piloti possono spiegarci. Ma per allineare -- io le la... le lascio il modellino -- per allineare... La domanda è questa: per allineare l'aereo e portarlo parallelo al suolo, senza toccare terra, e farlo entrare lì da dove la deve prendere? Dove deve mettersi con l'aereo?

GALAVOTTI: Sicuramente è una manovra che è cominciata da distante, ma... eh... credo che sia stata legata anche a molta fortuna, perché... eh... volare con un 757 alla massima velocità alla quale può volare, con i motori alla massima spinta, gli interventi sulla cloche sono minimi e comportano grossi spostamenti. Quindi...

OLLA: Ecco. Vediamo prima però la traiettoria. Lei, facendo un rapporto in scala più o meno, da dove deve mettere l'aereo?

GALAVOTTI: Quindi praticamente, da 2.200 piedi deve aver avuto almeno 2-3 miglia di distanza, quindi cinque chilometri...

OLLA: Due o tre miglia, quindi, saremmo fuori da questo studio... diciamo...

GALAVOTTI: Esatto.

OLLA: ...stando in scala.

GALAVOTTI: Cinque mi... cinque chilometri per potere allinearsi e poter arrivare in quel punto.

OLLA: Cinque chilometri...

GALAVOTTI: Strana la cosa da dire, perché il Pentagono è molto grande e quindi il fatto di arrivare su un punto preciso e... a... e non avere nessun segno sul terreno prima eh... dell'impatto è veramente eh... una cosa fortunosa, nel senso eh...che l'unico modo per impattare sul Pentagono e non avere tracce sul terreno significa arrivare a questa distanza e poi per un qualunque motivo cominciare a cabrare, quindi infilarsi esattamente con l'aeroplano che non tocca terra e allo stesso identico modo non distrugge le finestre.

OLLA: Eh, ma vede? Vede? Però lei come già... Questo è in scala perfetta, quindi... Facendo così, [indica il punto] lei già, con il muso dell'aereo, ha toccato il primo piano, cosa che non risulta dai filmati. Il muso va a infilarsi esattamente qui. E quindi?

GALAVOTTI: Quindi eh... siamo... siamo in un campo di ipotesi veramente difficile da spiegare.

OLLA: Veramente difficili. Eh... Comandante Tedeschi -- lascio anche a lei il modellino -- quest'aereo arriva, così ci dice il rapporto della Commissione del Congresso americano -- glielo lascio...

TEDESCHI: Grazie.

OLLA: ...ne ha più diritto di me, ovviamente -- Quest'aereo arriva alla velocità di 530 miglia all'ora.

TEDESCHI: Sì.

OLLA: Come si fa a pilotare un aereo a 530 miglia all'ora a rasoterra? E' possibile?

TEDESCHI: Come diceva il collega, è estremamente difficile e... complesso, anche perché un piccolissimo intervento sul piano verticale fa salire o scendere l'aeroplano, per cui anche un pilota abbastanza allenato ha... avrebbe delle gras... delle grosse difficoltà. Quello che possiamo reputare... e... credo che siamo abbastanza d'accordo, che è stato abbastanza fortunoso colpire il Pentagono in quel punto e che... se non fosse per la fortuna, fra virgolette, eh... è stato veramente... una cosa da... difficilissima. Eh...

OLLA: Ecco. Vogliamo ricordare che dagli altri lati il Pentagono ha edifici, strade, da quel lato lì c'è il Potomac, un fiume grandissimo con alberi alti, quindi l'unico punto in cui si poteva arrivare rasoterra è questo.

TEDESCHI: Certo. Mah... eh...reputo che il... localizzare il Pentagono non era un problema per il pi... un pilota anche non esperto.

OLLA: E' una struttura, come sappiamo, enorme.

TEDESCHI: Colpire il Pentagono... eh... nella sua... larghezza, perché 200 metri per diagonale sono 325 metri...

[Nota: ogni facciata del Pentagono misura in realtà 281 metri, e la "diagonale" (la distanza fra due vertici opposti) è 461 metri. E' interessante notare che anche con le misure ridotte che cita, Tedeschi osserva che localizzare il Pentagono non sarebbe stato un problema neppure per un pilota non esperto]

OLLA: Ecco, le volevo dire... Se lei dovesse simulare il volo di uno che vuol colpire il Pentagono, la mossa quale sarebbe?



TEDESCHI: Esatto. Se volessi essere sicuro, lo colpirei sicuramente da questa parte qui... [indica una traiettoria in picchiata dall'alto sul Pentagono] arrivando in un...

OLLA: Cioè, per essere sicuro, arriverebbe dall'alto così?

TEDESCHI: ...arrivando qui, perché o si colpiscono questi edifici [indica gli anelli interni del Pentagono sul lato colpito], diciamo i primi che vengono, oppure si colpiscono gli edifici che sono subito dopo [indica gli anelli interni della zona opposta a quella colpita] e quindi si crea comunque un elevato danno. Colpirlo...

OLLA: Forse maggiore di quello che si ottiene colpendo...

TEDESCHI: Forse anche maggiore di quello, perché grosso modo questa struttura dovrebbe essere anche abbastanza compatta, infa... in effetti non è che sia crollata subito, ma c'è voluto un po' di tempo.

OLLA: Ecco, comandante, ma il pilota che, teoricamente...

TEDESCHI: Sì.

OLLA: ...avrebbe preso in mano questo aereo era assolutamente privo di esperienza; non aveva ore di volo alle spalle.

[Nota: questo non è esatto. In realtà Hani Hanjour aveva una licenza di pilota privato e una di pilota commerciale acquisite in Arizona e aveva seguito un corso di addestramento per un aereo di linea, il Boeing 737, usandone ripetutamente il simulatore; come tutti i piloti dirottatori, aveva accumulato almeno 250 ore di volo effettivo]

TEDESCHI: Mah... eh... abbiamo simulato... con un tecnico... di terra della nostra compagnia, al simulatore, la stessa manovra.

OLLA: Cioè avete provato a simularla questa manovra?

TEDESCHI: Al simulatore...

OLLA: Al simulatore di volo? Bene.

TEDESCHI: Proprio sul Pentagono. Eh... con un pilota che aveva l'esperienza, grosso modo, dell... di uno degli attentatori; quindi esperienza di piccoli aeroplani di... leggeri, con conoscenza dell'aeromobile, perché conosceva l'aeromobile, ma presuppongo che tutti gli attentatori conoscessero abbastanza bene l'aereo o nelle... le sue funzioni principali, perché... è evidente che su Internet, o con qualsiasi programma di simulazione di volo, qualsiasi pilota... eh... quals... che ha l'esperienza di pilotaggio, anche basica, può simulare a un simulatore di volo con un computer o con un programmino che è in vendita a 60 dollari... eh... attacchi al Pentagono, alle Twin Towers e dove si vuole, con estrema facilità. Quindi provare tutti gli impianti, provare tutte... le... le, le... i sistemi da utilizzare, che sono poi effettivamente pochi, e colpire il Pentagono, arrivare sul Pentagono.

OLLA: Ecco. Ma... nella...

TEDESCHI: Colpirlo lì, ripeto, è un... compito, veramente, abbastanza difficile.

OLLA: Un'impresa. Ecco, io vorrei chiederle adesso, chiediamo l'aiuto del... tecnico del controllo radar. Quest'aereo, secondo la Commissione, scompare dai radar; ripercorriamo un attimo questi passaggi. Come è possibile che nel Nord America, in un raggio di un centinaio di miglia da Washington, dalla capitale, un aereo possa scomparire dai radar?

PERSI: Noi possiamo dire come... eh... quello che... che è, che succede. Cioè, un aeromobile è sempre sotto il controllo radar, quindi sempre in contatto e viene seguito in tutto il suo percorso, dal momento del decollo, anzi, dal momento che l'aeromobile lascia il parcheggio entra nell'area di manovra il... uhm... l'aeromobile è sotto il controllo del traffico aereo. In questo... in quel... (uhm) in questo caso, prima della torre e poi del Centro di controllo della Virginia. Non è spiegabile come questo aereo possa essere scomparso dai radar, o meno, si possono fare delle ipotesi. Eh... bisogna vedere se... il posizionamento delle antenne radar -- e quindi quando, quando il circuito per intercettare l'aeromobile -- in quei punti non fossero... non fossero coperte, anche per un problema d'ordine di sicurezza per... a tutela del Pentagono stesso. Quindi, non è molto spiegabile, o perlomeno non so... io non so dare una spiegazione del perché non fosse... eh... visibile sugli schermi radar. Posso fare anche un'altra supposizione, e cioè che, nel momento in cui il transponder, cioè un emettitore di segnali eh... dall'aeromobile che viene... eh...

OLLA: Spento...

PERSI: ...ripreso dal Centro di controllo e viene spento, dovrebbe identificarsi solamente una traccia cosiddetta grezza primaria, il controllore, allenato a vedere l'insieme delle due tracce, emettitore e risponditore, può darsi non abbia fatto caso a questa cosa, ma sui tracciati radar comunque dovrebbe (ricomporsi)...

OLLA: Ecco, ma ad un certo punto però, a 5 miglia di distanza, l'a... il radar dell'aeroporto nazionale di Washington dice "c'è un oggetto volante che sta andando alla massima velocità -- a 530 miglia all'ora -- contro il Pentagono".

PERSI: Ma questa...

OLLA: Perché non viene identificato come l'aereo dell'American Airlines 77 e parlano invece di "oggetto volante"?

PERSI: Perché non si... perché i due sistemi non si sono parlati, poiché non era attivato il... il transponder. Il... il controllore non poteva sapere eh... che tipo di aeromobile perché era fuori dalla rotta predeterminata al momento del decollo dell'aeromobile.

OLLA: Abbiamo adesso, in esclusiva per Speciale TG 1, l'intervista con un tecnico che conosce il Pentagono molto bene, difatti è l'ingegnere che lo ha ricostruito: si chiama Ken Catlow. Sentiamo la sua intervista.

[Intervista a Ken Catlow]



CATLOW: L'edificio è straordinariamente robusto; è molto diverso da quello che è successo a New York con i grattacieli. Il Pentagono si estende su 34 acri e anche la gente è dislocata su tutta la superficie, ed è per questo che abbiamo avuto un numero di vittime relativamente basso rispetto a ciò che è accaduto a New York.

E' stato colpito un po' di tutto: uffici, aree di information technology, zone di comando e operative. Il Pentagono è il cuore del comando militare degli USA e quindi ci sono sempre molte operazioni delicate che vengono condotte costantemente. Ospita ogni tipo di ufficio, da quello sulla sicurezza a quello amministrativo; e abbiamo perso un po' in tutte queste aree.

La struttura è crollata lungo una giuntura nell'edificio; il motivo per cui è crollata da una parte e non dall'altra ha a che fare con il modo in cui le colonne si sono staccate dall'edificio. Nella parte che è crollata, tutte le colonne portanti erano state colpite, e per un certo tempo l'unica cosa che teneva in piedi la struttura era la superficie esterna dell'edificio, più le assi del pavimento che non sono state costruite per poter sostenere quel peso, e comunque è riuscita a sostenerlo per circa 20-30 minuti.

La cosa positiva è stata che le persone ai piani superiori sono state in grado di uscire e poche sono morte. Il Pentagon Renovation Program, non è stato in grado di operare sull'edificio per circa 30 giorni. Eravamo lì, abbiamo sostenuto le operazioni di emergenza, l'FBI, la Croce Rossa, i vari gruppi di polizia; fino a quando tutti questi dipartimenti non passavano al setaccio l'edificio alla cerca di tracce, non potevano restituirci l'edificio per la ricostruzione. Eravamo lì e li guardavamo, ma non ci siamo reimpossessati dell'edificio se non, almeno, 5 settimane dopo.

[Ride alla domanda dell'intervistatrice] Le persone che affermano che non c'è stato nessun aereo ovviamente non hanno visitato il Pentagono: le posso dire che ho toccato una porzione del carrello d'atterraggio dell'aereo, ho visto il carrello d'atterraggio, quindi, chi afferma che nessun aereo ha colpito il Pentagono non sa veramente di cosa sta parlando. Abbiamo anche immagini dell'arrivo dell'aereo, ci sono telecamere di sorveglianza che operano 24 ore al giorno attorno al Pentagono e riprendono tutto ciò che accade. Quelle immagini mostrano l'aereo che penetra l'edificio; mi creda, non c'è nessun dubbio. Se qualcuno ha dei dubbi ci sono molte prove che confermano quello che stiamo dicendo.

[rientro in studio]

OLLA: Dunque, come avete visto, l'ingegnere Ken Catlow si è fatto una grassa risata di fronte all'ipotesi che non sia stato il Boeing 757 a colpire il Pentagono. Ha detto: "Ci sono le... i filmati delle telecamere di sorveglianza." In realtà è disponibile soltanto un filmato, di una sola telecamera di sorveglianza e gli altri sono tutti sotto segreto, li ha presi l'FBI. E se noi esaminiamo questo filmato della telecamera di sorveglianza, vediamo, in effetti, che qualcosa attraversa velocemente -- si tratta praticamente di un solo secondo di filmato -- qualcosa attraversa velocemente lo schermo rasoterra, ma è difficile, come dire, individuare la sagoma dell'aereo in questo oggetto volante che attraversa velocissimo. Tra l'altro, se noi andiamo a vedere fotogramma per fotogramma, praticamente, non si vede la struttura dell'aereo; la sensazione l'abbiamo soltanto nel vedere il filmato continuo. Ecco. Eh... secondo voi -- facciamo un po' il punto, generale Arpino -- eh... c'è qualcosa che colpisce il Pentagono dall'esterno? Possiamo dare almeno questa come base reale degli eventi dell'11 settembre?

ARPINO: Ma... eh... sicuramente. Noi abbiamo detto prima che eh... il.. radar, l'aeroporto di Dallas [probabilmente intende Dulles], quindi l'Internazionale, ha visto prima il video grezzo di questo velivolo che stava arrivando; ha passato questa informazione alla... ai tecnici del radar dell'... aeroporto nazionale, del National, quello che sta sul Potomac, vicinissimo proprio al Pentagono, eh... questi hanno confermato e hanno... hanno dato... hanno avvisato il pilota di un C-130, di un velivolo eh... quadrimotore militare che stava decollando, e dice: "Guarda un po', c'è un aereo sconosciuto da queste parti, dai un'occhiata." Il 130 ha decollato, ha guardato casualmente la parte del Pentagono e ha visto che attraverso il Pentagono c'era un Boeing 757, lo ha anche identificato come tale, e ha dato l'avviso. Eh... "OK, seguilo" gli ha detto l'operatore del National. Eh... Il pilota lo ha seguito e ha visto proprio l'impatto... eh... dell'aeroplano... il 757, descrivendolo, contro le mura. Quindi al di là di quello che si può vedere nel video, mi sembra che abbiamo anche una testimonianza. Eh... così... eh... eh... per... per curiosità poi, è lo stesso pilota di C-130 che proseguendo nel suo viaggio, ha scoperto anche a terra eh... i... i resti dell'altro velivolo, quello che è caduto in Pennsylvania. Quindi, delle testimonianze in qualche modo ci sono.



OLLA: Ecco. C'è un altro elemento oh... abbastanza misterioso -- fa parte dei misteri del Pentagono quel giorno -- Nella terza ala interna, quindi in questa ala, il filmato -- fatto sempre, lo ricordo, da un cameraman militare -- ci mostra un buco, al piano terra della struttura. Io vorrei chiedere al dottor Manieri di venire al modellino perché deve spiegarci che cosa può aver creato questo buco al piano terra. Che cosa può essere successo?

MANIERI: Allora, diciamo subito una cosa. Oltre alla testimonianza -- certamente importante -- abbiamo anche delle evidenze dal nostro filmato; che qualcosa dall'esterno abbia colpito la parete eh... del Pentagono è affermabile senza dubbio: basta guardare il filmato, si vede certamente un cono di proiezione, attorno per esempio ai serramenti, che dall'esterno si allarga verso l'interno. Non solo: guardando anche la zona colpita, fra il piano terra e il primo piano, vediamo che effettivamente è stata spazzata da una forza direzionale. Il motore si è comportato in questo modo: si stacca dall'ala -- abbiamo detto che l'impatto avviene con un certo angolo di incidenza -- e prosegue la sua corsa, come un'enorme proiettile, attraversando tre livelli del Pentagono. Dal filmato si vede in modo molto ben dettagliato il foro d'uscita, il punch-out, di questo...



OLLA: Ecco. Mentre mancano dettagliati gli altri fori, però.

MANIERI: Hm... Diciamo che... eh... sarebbe un po' improbabile trovare altri fori, perché se immaginiamo -- come probabilmente è avvenuto -- che l'impatto avviene con un certo angolo di incidenza, il secondo motore probabilmente descrive una traiettoria, frutto anche degli ostacoli che trova al proprio interno, che coincide con quella della carlinga.

OLLA: Questa è una struttura in cemento armato piena di piloni [incomprensibile].

MANIERI: E' una struttura in cemento armato piena di piloni e dalle immagini abbiamo potuto vedere anche una grande quantità di tubi che percorrono l'edificio. Volgarizzando, possiamo dire che è come una enorme grattugia, in cui il nostro aeroplano si è frantumato in pezzi molti piccoli, dove poi è scoppiato un incendio. Ricordiamo che le leghe leggere per uso aeronautico hanno un punto di fusione molto basso, attorno ai 650-700 gradi, per cui la temperatura dell'incendio certamente ha provocato la distruzione della grande mole di questi frammenti... fin lì...

OLLA: Ecco, vorrei chiedere a tutti e due i comandanti che hanno pilotato Boeing 757: a questa temperatura quindi, praticamente, la struttura di un aereo fonde?

GALAVOTTI: Sì. Decisamente. Eh... l'ondata di calore provocata dall'esplosione del carburante... eh... fa sì che la maggior parte della struttura ovviamente venga distrutta. Ecco perché mediamente vengono trovati pezzi del carrello, che sono le parti... eh...

OLLA: Ecco. Quali sono le parti che non vengono distrutte, che non si... eh... squagliano per il calore, comandante Tedeschi?

TEDESCHI: Sì. Pezzi del carrello e il... il cuore dei due motori, che è... molto più compatto della parte esterna dei motori, ovviamente, è fatto in materiali... eh... resi... che devono resistere alla temperatura -- 2000-2500 gradi -- per cui, già, anche il materiale stesso della parte delle turbine è un materiale che è... adatto a resistere... eh.... quindi i due mo... la parte centrale dei due motori è sicuramente sopravvissuta all'impatto.

OLLA: Ecco, ma secondo lei, comandante Tedeschi, e anche secondo lei, comandante Galavotti, l'ipotesi fatta dal... perito balistico, che il motore abbia attraversato tre ali del Pentagono, fino a creare quel foro d'uscita, è realistico? Cioè, è un proiettile simile il motore?

[Nota: questo non è quello che ha detto il perito balistico, che non ha attribuito il foro d'uscita al motore. Inoltre Olla parla di attraversamento di tre "ali" del Pentagono, che è totalmente improprio]

TEDESCHI: Sì, sì; sicuramente sì.

GALAVOTTI: Può essere tranquillamente un proiettile.

OLLA: Lanciato a 800 chilometri?

GALAVOTTI: Lanciato a 800 chilometri all'ora la struttura viaggia, e non si ferma a un minimo ostacolo.

OLLA: E si sarebbe fermato, diciamo così, esaurendo la propria forza, solo sull'uscita della terza ala, a questo punto?

GALAVOTTI: Certo, certo.

OLLA: Che però trancia di netto, in ogni caso.

GALAVOTTI: Sì. Ovviamente perdendo energia... rallenta, però alla fine ha ancora la forza di sfondare un tetto, o abbattere un pilone.



OLLA: Io vorrei chiedere adesso alla regia, però, di farci vedere -- perché (ehm) l'evento... eh... dell'11 settembre al Pentagono è unico nella storia, non ce n'erano precedenti e non era possibile quindi valutarlo in base ad altri -- noi abbiamo però proprio eh... in casa, in Italia, un incidente, molto, ma molto più piccolo, perché a un certo punto, il 18 aprile del 2002 alle 17:47, un piccolo aereo da turismo, un Air Commander, è andato ad impattare sul Pirellone -- ecco vediamo l'aereo qui [viene mostrata l'immagine a schermo] -- va ad impattare sul Pirellone, sul grattacielo di Milano. Allora -- ripetiamo -- è un piccolo aereo, un monomotore, però l'esplosione crea un'apertura praticamente su tutto il fronte del ventiseiesimo piano del Pirellone. Ora, chiaramente, le strutture non sono comparabili, sono strutture completamente diverse, però lì ci troviamo con un piccolo aereo, che ha poco carburante, qua ci troviamo con un aereo che è uno dei giganti dell'aria. Realmente non si possono fare paragoni? Cioè quell'impatto sembra a momenti maggiore di quello del Pentagono. Lo chiederei al generale Arpino.

ARPINO: Sì. Eh... questo... questo è l'effetto, ma la struttura è decisamente diversa. Qui è una struttura di ferro e di vetro, di acciaio e di vetro e qui... questo è invece il Pentagono, una struttura compatta, quindi è anche spiegabile, sia pure con le differenze di peso di... di carburante dei due velivoli, che l'effetto visibile sia diverso, anche in proporzione alla vastità della struttura. Qui praticamente l'apertura alare del... del... Commander... eh... era pari a metà della... della struttura, della larghezza della facciata del Pirellone; qui [indica il Pentagono], invece, le... le proporzioni son ben diverse e quindi la visibilità del fatto è ben diversa. Struttura di pali di acciaio, eh... di tende [sic] e di vetro naturalmente reagisce in modo diverso e dà una sensazione anche di disastro molto superiore da quella che può essere data da una struttura di cemento armato.

OLLA: Brevissima l'annotazione anche del perito balistico sul paragone tra le due strutture e i due impatti.

MANIERI: Direi che non c'è assolutamente paragone. Siamo di fronte, nel caso del Pentagono, a una struttura eh... rinforzata, probabilmente costruita con tecnologie eh... anche a livello di materiali, superiore a quelle a cui siamo abituati...

OLLA: Sentiamo nuovamente il maggior esperto sulla struttura del Pentagono, che è l'ingegner Ken Catlow. E sentiamo una sua dichiarazione proprio sull'impatto del Boeing 757 sulla struttura in cemento armato del Pentagono. Ken Catlow.

[Riprende l'intervista a Ken Catlow]

CATLOW: Di fondo, quello che è successo è che un aereo è entrato nell'edificio a 350 miglia all'ora, il che è un'enorme ammontare di energia. Con sé aveva moltissimo carburante; il carburante si è incendiato ed ha causato l'esplosione nell'edificio. Esplosioni che erano estremamente potenti e hanno distrutto colonne, hanno fratturato il cemento armato e hanno dilaniato l'edificio fino a quando la forza dell'onda si è diffusa. Ci ha meravigliato il fatto che il danno sia stato minore. Certo le immagini mostrano un evento tragico, ma, se messe a confronto con quello che è successo quel giorno in altre parti, la sua magnitudine è stata minore per vittime e danni all'edificio. Siamo molto orgogliosi di come l'edificio ha reagito: un edificio molto, molto robusto.

OLLA: Ecco. La domanda a questo punto è: se questo stupore dell'ingegner Ken Catlow è, come dire, ha una doppia interpretazione. Ovverossia, lui giustamente è molto orgoglioso perché è l'uomo che lo stava restaurando e l'ha ricostruito, quindi è orgoglioso di quanto la struttura ha tenuto. Però ci dice: "Siamo rimasti stupiti, perché tutto sommato i danni sono pochi." In un certo senso l'affermazione non vi sembra un po' contraddittoria? Cioè, alla fine, lui stesso forse pensava a danni molto maggiori, per un Boeing 757. E' così, comandante? [rivolto a Galavotti]

GALAVOTTI: Io credo, che però... che quanto è stato affermato fino adesso, la struttura del Pentagono, con piloni di cemento armato, che ovviamente sono su una base infissa nel terreno, eh.. e quindi hanno già di per se stesse barriere naturali nei confronti di qualunque oggetto. Il fatto che l'aeroplano arrivando su... a quella velocità sulla prima parte in cemento armato, si sia praticamente distrutto, può anche aver contenuto quello che è il danno in generale.

OLLA: Anche lei la pensa così, comandante Tedeschi?

TEDESCHI: Sì, poi comunque diciamo... l'esplosione di questo... dell'aeromobile è potuta avvenire all'interno di una struttura lunga, nel corridoio esterno e eventualmente nell'altra struttura, quindi ha avuto delle... delle vie di sfogo abbastanza consistenti durante la sua traiettoria; mentre nel... nel caso del... del Pirelli, ovviamente, è rimasta contenuta a quello... all'interno di una... una scatola... ehm... più grande... ma chiusa, insomma.

[Nota: questa considerazione è errata, perché al piano terra e al primo piano il Pentagono forma un'unica struttura chiusa, priva di corridoi a cielo aperto, per i primi tre anelli, ossia dalla facciata (anello E) fino all'ubicazione del foro d'uscita (anello C), come descritto nel rapporto ASCE Pentagon Building Performance Report. Quindi anche l'aereo al Pentagono si è trovato all'interno di una struttura chiusa lungo tutta la propria traiettoria di penetrazione]




La pianta del Pentagono al piano terra e al primo piano (in alto) e ai piani superiori (in basso). Fonte: Pentagono Building Performance Report, pag. 2.


OLLA: Oltre le sessantaquattro persone che erano presenti sul Boeing, quella mattina -- 58 passeggeri, i due piloti e quattro membri dell'equipaggio, che sono tutti morti -- morirono anche centoventicinque dipendenti del Pentagono che si trovavano in quest'area. Sentiamo adesso l'intervista al fratello di uno di questi eh... dipendenti del Pentagono morti quella mattina; si trovava tra l'altro eh... proprio a 20 metri dal punto d'impatto e quindi, praticamente, è morto subito. Sentiamo l'intervista a Jim Laychak, che è anche il presidente delle fondazione "Vittime del Pentagono".

[Intervista a Jim Laychak]



LAYCHAK: Mio fratello lavorava al primo piano dell'anello, quello più esterno; probabilmente si trovava a 20-30 iarde dal luogo dell'impatto dell'aereo, quindi non aveva nessuna speranza di salvarsi.

Dopo l'11 settembre è stato creato un centro di supporto per le famiglie. Credo che il primo sabato dopo, non ricordo se era il 16 o il 17, organizzarono degli autobus per permettere alle famiglie di avvicinarsi il più possibile all'edificio. Eravamo posizionati sulla strada accanto a dove era passato l'aereo, a non più di 100 iarde da dove l'aereo si era schiantato. Si riusciva a vedere il pavimento e tutto il resto era crollato. A quel tempo c'erano ancora i corpi e stavano ancora lavorando per recuperarli, cercando di rendere sicuro il posto per i soccorritori; probabilmente erano 4 o 5 giorni dopo quello che era successo.

Sembra quasi straordinario, ma tutti i corpi, tranne 5, sono stati recuperati. Sono morte 184 persone e i loro corpi sono stati recuperati. Sì, abbiamo recuperato i suoi resti e un paio di mesi dopo abbiamo celebrato il funerale.

Non ricordo di aver visto pezzi dell'aereo, ma la cosa interessante era che, mentre stavamo nella zona nella quale l'aereo si è abbattuto, accanto a noi c'erano i lampioni che erano stati buttati giù dall'impatto; e solo allora abbiamo capito quanto doveva aver volato basso quell'aereo per aver buttato giù quei lampioni, ma non ho visto i pezzi. Probabilmente si erano infilati così tanto all'interno della struttura dell'edificio che era impossibile vederli da dove ci trovavamo noi.

Uno dei miei cognati è un ufficiale di polizia, un poliziotto della squadra investigativa omicidi, e ci ha consigliato di non guardare i resti del corpo di mio fratello; noi abbiamo consigliato a nostra cognata di non guardarli, ma un amico di mio fratello è il proprietario della pompa funebre che ha ricevuto il corpo. Lui ha aperto la cassa da morto, probabilmente solo per circa 20 minuti. Ci ha detto che ha impiegato circa 8 ore per mandar via l'odore di carburante d'aereo dall'edificio; non era quindi uno spettacolo che volevamo vedere.

[Rientro in studio]

OLLA: Comandante Tedeschi, ha mai sentito l'odore del carburante dell'aereo?

TEDESCHI: Sì, abbastanza spesso.

OLLA: Può tentare di descrivercelo? Che tipo di odore è?

TEDESCHI: Descriverlo... è un odore che... tende a permanere, no? Anche sulla pelle, se viene... se a contatto... casuale... eh... ri... permane... abbastanza profondo...

OLLA: Assomiglia, diciamo -- per aiutare il pubblico -- assomiglia all'odore della benzina? Del diesel?

TEDESCHI: Non molto... non molto. No.

OLLA: E' diverso dai normali carburanti che conosciamo?

TEDESCHI: E' diverso, sì. Sì, sì, sì. E' un carburante non raffinato, quindi ha delle caratteristiche anche di odore diverso.

OLLA: Comandante Galavotti. Le è mai capitato di eh... sentir... bruciare, di sentire l'odore di questo carburante che brucia?

GALAVOTTI: Sì. Eh... purtroppo per avvenimenti sempre abbastanza tragici, nelle passate esperienze in aeronautica, a seguito di una... un aeroplano che cadde. E quindi andare sul sito e ovviamente si sente l'odore che è bruciato non nelle condizioni normali. E' un odore molto particolare che permane eh... ed è una caratteristica particolare, quindi...

OLLA: E' diverso dall'odore del carburante che non brucia, diciamo? O c'ha qualcosa di simile?

GALAVOTTI: No. Ha tracce molto simili.

OLLA: Ha tracce molto simili?

GALAVOTTI: Sì.

OLLA: Quindi, nella testimonianza di Jim Laychak, che ci dice praticamente: "Il... eh... responsabile dell... della società... eh... di pompe funebri che ha aperto la cassa sente questo odore fortissimo." Anche se il carburante è bruciato lui sente comunque odore di carburante. E' possibile?

GALAVOTTI: E' compatibile, sì. E' compatibile. Sì.

OLLA: E' compatibile anche con un impatto come quello del Pentagono dove tutti i corpi sono -- lo abbiamo sentito dal fratello oh... di una delle vittime, addirittura viene consigliato ai parenti di non vederli, quindi so... dobbiamo supporre che siano in uno stato veramente pietoso, probabilmente carbonizzati -- è ancora compatibile che si senta l'odore di carburante?

GALAVOTTI: Sì.

OLLA: E' prevalente su tutto? Anche il generale Arpino.

ARPINO: Sì... Guardi, anch'io sono stato purtroppo sul posto di... di incidenti di volo con una certa frequenza in passato... e... è qualcosa di indimenticabile...

GALAVOTTI: E' il primo odore.

ARPINO: E' il primo odore che si sente e rimane anche dopo, quando il terreno è stato pulito.

OLLA: Al punto che per il solo aver aperto la bara...

ARPINO: Sì.

OLLA: ...ci sono volute otto ore a togliere questo odore.

ARPINO: Ehm... E' molto particolare.

OLLA: Abbiamo qualche frammento dell'aereo visibile? Vorrei chiederlo soprattutto al perito balistico che ha analizzato i filmati messi a disposizione dall'Air Force americana, nei dettagli.

MANIERI: Allora, diciamo che dai filmati eh... non possiamo dire che esiste la... la smoking gun. Non troviamo parti in acciaio, che son quelle che effettivamente permangono dopo l'incendio. Però, brandelli di componenti che possono essere sicuramente riconducibili a una tecnologia aeronautica, effettivamente si notano. In particolare nel filmato in cui vengono eh... raccolti in uno degli spazi esterni, fra il primo e il secondo eh... anello del Pentagono, questi rottami, in una sorta di container ben inquadrato, una parte con delle rivettature che effettivamente potrebbe essere di... di uso aeronautico. E all'interno dell'edificio, invece, la telecamera indugia su alcuni rottami che dal colore sono sicuramente stati eh... colpiti dalle fiamme, ma che sembrerebbero essere effettivamente parti di un aeromobile.







OLLA: Quindi l'aereo non si è squagliato del tutto? Parti si sono squagliate, parti sono rimaste...

MANIERI: Beh... diciamo che... effettivamente è impossibile che si squagli completamente. Volevo però tornare...

OLLA: No. Ho una domanda io, però. Scusate.

MANIERI: Sì.

OLLA: Visto che abbiamo parlato prima anche eh... di un'efficienza italiana che sarebbe stata, in questo caso, maggiore di quella americana. Perché a me viene in mente un altro caso. Il... l'aereo di Ustica è possibile riprenderlo; i telegiornali hanno mostrato la carcassa [scorrono le immagini dei resti] dell'aereo come è stata ricostruita in un hangar, quindi è un documento che è possibile vedere. Perché secondo voi, non è possibile vedere ciò che è rimasto del volo American Airlines 77? Che, diciamo, taglierebbe la testa al toro, perché metterebbe fine a tutte queste discussioni su ciò che è veramente accaduto. Generale Arpino, lei che è stato più volte al Pentagono.

ARPINO: Sì, sono stato più volte al Pentagono e ho visto anche l'aereo di Ustica. Ma... eh... l'aereo di Ustica è caduto e... è andato in mare... s'è rotto in tanti pezzi, i pezzi sono stati recuperati e sono visibili, qui... eh... -- non è stato bruciato però, è stato in acqua -- qui... eh... come dicevamo s'è... s'è bruciato tutto. Naturalmente qualche parte e qualche pezzo ci sarà, qualche parte in acciaio, come abbiamo detto, eccetera. Ma... eh...

OLLA: E difatti abbiamo appurato che un motore, quantomeno, ha bucato tutto, quindi dev'essere...

ARPINO: Trattandosi di Pentagono, probabilmente gli americani hanno pensato bene di... trattare la cosa in modo... eh... riservato, forse anche eccessivamente per quelle che sono le nostre abitudini qui in Italia.

OLLA: In pratica noi non abbiamo, a parte le testimonianze, una vera prova visiva dell'impatto di un aereo sulla struttura del Pentagono. E' così?

ARPINO: Ci sono prove induttive.

OLLA: Ci sono prove induttive soltanto. Io vorrei pregare a questo punto però -- dobbiamo fa... dobbiamo un attimo tirare le fila di quanto abbiamo detto eh... sulla situazione di diversi misteri attorno all'attentato al Pentagono dell'11 settembre. vorrei pregare soprattutto i due comandanti piloti di tornare un attimo al modellino del Pentagono. Riassumiamo intanto [prende il modellino dell'aereo] con voi i punti di fondo. Voi mi avete detto... se -- lascio intanto a lei [lo passa a Tedeschi] eh... eh... il modellino -- Se, lei avesse dovuto, diciamo, tracciare una rotta per colpire un edificio come questo, avrebbe tracciato una rotta, se non vado errato, dall'alto verso il basso?

TEDESCHI: Sì, verso il basso, per... aver la maggior...

OLLA: Cioè, più o meno, andando in scala...

TEDESCHI: ...maggiore probabilità, di colpire sicuramente l'obiettivo... insomma.

OLLA: Così aveva la massima sicurezza di colpire l'obiettivo.

TEDESCHI: Sì, esatto.

OLLA: Se lei dovesse pilotare un aereo -- passo l'aereo a lei -- rasoterra, come invece è arrivato questo aereo a 800 e passa chilometri all'ora, di fronte a quali difficoltà si troverebbe? Qui c'è una strada, glielo ricordo.

GALAVOTTI: Eh... la prima difficoltà sarebbe quella eh... di volare attaccato a terra; eh... lo so per esperienza diretta, avendo fatto volo militare a bassa quota, quindi... eh... si deve vincere la reazione istintiva di alzarsi, primo; secondo... eh...

OLLA: Perché il terreno corre via...

GALAVOTTI: ...certo, corre a una velocità incredibile, quindi, proprio, la... la reazione è quella di alzarsi; secondo, c'è una turbolenza indotta dal terreno... eh... che ovviamente... eh...

OLLA: Che significa turbolenza indotta?

GALAVOTTI: Significa che ma...

OLLA: Significa che l'aria... ribolle?

GALAVOTTI: Esattamente. Man mano che ci si avvicina a terra più si va in zone di aria perturbata. Il vento vicino a terra non ha una... pr... una direzione predeterminata, ma ruota in funzione degli ostacoli, quindi ci sono tutta una serie di turbolenze che fanno sì che sia molto difficile stare veramente appiccicati per terra.

OLLA: Le faccio una domanda di quelle... terribili: se vuole può non rispondermi. Lei, che ha tante ore di esperienza di volo, riuscirebbe a portare questo aereo negli ultimi cinquecento metri, da qui a qui [indica la distanza fra la zona antistante il Pentagono e la sua facciata sul modellino] a 850 chilometri all'ora?

[Va notato che la distanza alla quale si riferisce Olla è in realtà di circa 315 metri, se si considera il punto più lontano nel quale si sa con certezza che il Boeing 757 volava a bassissima quota perché è il punto in cui si trova il palo della luce più lontano. Va inoltre notato che a 852 km/h (dato risultante dalla scatola nera, citato nell'NTSB Flight Path Study), 315 metri si coprono in 1,33 secondi]



GALAVOTTI: Eh, dovrei metterci veramente tanto, tanto impegno, perché non è una cosa semplice dal mio punto di vista. Credo che... chi ha fatto... ah... eh... questa attività eh... possa capire cosa vuol dire stare a 10 metri da terra, 5 metri da terra con un aeroplano che pesa 110-120 tonnellate lanciato a 900 chilometri all'ora. Basta toccare la cloche e schizza via, ma schizza facendo variazioni di 100 metri, non di 10 metri.

OLLA: Ah, di cento metri...

GALAVOTTI: Esatto.

OLLA: Quindi finirebbe addirittura fuori... [Olla indica lo spazio aereo sopra e ai lati del Pentagono]

TEDESCHI: Probabilmente scavalcava il Pentagono.

OLLA: La cloche quanto, quanto diventa dura la cloche in quel momento?

GALAVOTTI: La cloche e i comandi sono tarati in funzione della velocità, quindi ovviamente si induriscono man mano la velocità aumenta, ma proprio... ma proprio...

OLLA: Ma a 850 chilometri?

GALAVOTTI: Ma basta toccarli, e fare uno spostamento di cento metri in quota, quindi sull'asse eh... orizzontale, è veramente ridicolo; cioè eh... veramente, bisogna avere tutta una serie di condizioni particolari di volontà di restare attaccati al terreno. Io lo credo veramente una cosa non semplice.

[E' interessante notare che Galavotti non dice mai che la manovra è impossibile. Inoltre sottolinea come requisito fondamentale la volontà del pilota di restare rasoterra contrastando il naturale istinto di sopravvivenza, cosa che evidentemente non era un problema per un pilota suicida]

OLLA: Comandante [rivolto a Tedeschi], anche a lei che ha fatto addirittura la simulazione [passa il modellino del Boeing].

TEDESCHI: Sì. Sì, sì, sono d'accordo col collega...

OLLA: Riuscirebbe a portare l'aereo qui?

TEDESCHI: Ehm... per piloti addestrati e professionisti eccetera, eccetera, probabilmente ci si riesce, forse... con molta probabilità, neanche la prima volta -- a fare la stessa traiettoria -- colpire, come dicevo prima, il Pentagono non era un grosso problema anche per un pilota non professionista.

[I termini della risposta vanno letti con attenzione. Alla richiesta di ripetere l'esatta traiettoria, Tedeschi è molto scettico; non dice che è impossibile, ma dubita che sia facile anche per un professionista. Ma non risulta che il pilota dirottatore volesse colpire quel punto specifico del Pentagono: in termini di efficacia mediatica e letale dell'attentato, gli bastava colpirne anche di striscio un punto qualsiasi. Infatti Tedeschi precisa che colpire il Pentagono in generale non sarebbe stato difficile neanche per un pilota non professionista]

OLLA: Certo, ma a quella... a 50 centimetri dal suolo?

TEDESCHI: A quella... a 50 centimetri... era.. abba... molto difficile.

OLLA: La vostra interpretazione -- possiamo intanto rimettere l'aereo in asse, lì sul punto -- la vostra interpretazione sul fatto che l'aereo non va a disegnare la sua sagoma lungo tutta la struttura del Pentagono, ma interessa solo una parte piccola, come se le ali, praticamente, non ci fossero. La vostra interpretazione del perché?

TEDESCHI: Mah... diciamo, in genere le... le ali...

OLLA: Voi pilotate Boeing 757, quindi...

GALAVOTTI: [annuisce].

TEDESCHI: Sì, sì. Sette-cinque, sette-sei, per cui siamo abbastanza esperti in questo... Ma la struttura delle ali, probabilmente, si è subito tranciata [la indica sul modellino dell'aereo] all'altezza dei motori, che sono la parte, diciamo, comunque più debole delle ali e quindi... si sono -- penso -- ripiegate o andate indietro...

OLLA: Si sono come piegate e si sono infilate all'interno.

TEDESCHI: ...e si sono infilate all'interno. Non... s... Avendo trovato un ostacolo che non era comunque eh... uhm... frontale, ma già inclinato, potrebbe aver spinto il materiale verso il centro.

OLLA: Quindi, qui esiste una possibilità che l'aereo si sia infilato anche in uno spazio più piccolo?

TEDESCHI: Sì, sì.

GALAVOTTI: Sì.

OLLA: Mentre resta ai confini, quasi, della realtà aver volato... in quel modo lì... sì.

TEDESCHI: ...aver fatto in quella maniera.

OLLA: Generale Arpino, potrebbe avvicinarsi lei, un attimo... vediamo di... concludere. Secondo lei, quali misteri restano ancora aperti? Cosa dovrebbe fare il Pentagono per dare a tutti la certezza che quanto scritto nel rapporto della Commissione è l'assoluta verità? Quali prove dovrebbe mostrarci?

ARPINO: Io credo che le prove ci siano tutte per chi vuole... eh... dare un approccio positivo, se così vogliamo chiamarlo, a questo problema e cercare una soluzione.

OLLA: Il punto è che tanti non lo vogliono dare e quindi ci sono anche critici.

ARPINO: Se uno vuole cercare qualcosa di diverso e la vuol negare, devo dire, che ha tutte le possibilità di farlo. Non tutte, ma ce n'ha parecchie, quindi sarebbe bene vedere questi pezzi del carrello, vedere tutte queste cose, eccetera; anche se -- dico -- induttivamente le prove ci sono e ci sono anche alcune prove materiali, non induttive, che non saranno dei pezzi, ma sono filmati... sono eh... parole dette alla radio, sono osservazioni fatte da un altro pilota, sebbene militare, non credo sia stato un pilota istruito a dire bugie. Eh... eh... c'è qualcuno che l'ha visto questo velivolo infilarsi: ed era un pilota di C-130. Quindi, se qualcuno vuol negare, ha tutta la possibilità di arguire, purtroppo, non essendoci prove tangibili, ma eh... seguendo un filo logico e il ragionamento, credo che tutto quello che è stato detto e scritto sia ampiamente plausibile.

OLLA: Solo che, purtroppo, restano aperte anche altre ipotesi, nonostante tutta l'analisi fatta questa sera, e noi ci siamo basati su filmati e su fonti militari.

ARPINO: Esattamente.

OLLA: Vorrei chiedere, per concludere, anche al dottor Manieri, e al tecnico controllore di volo, se concordano con questa analisi conclusiva fatta dal generale Arpino; cioè, è ancora possibile in realtà obiettare a ciò che è scritto nel rapporto?

MANIERI: Diciamo che...

OLLA: Avviciniamoci... Avviciniamoci...

MANIERI: He... Se si vuole si può negare anche l'evidenza.

[Risata generale]

MANIERI: Per cui... se la volontà... se la volontà è questa...

OLLA: Chiedo scusa. L'evidenza non l'abbiamo in questo caso, perché a noi manca un'immagine; mentre ce l'abbiamo sulle le torri, a noi manca un'immagine.

MANIERI: Mah, guardi, io le dico onestamente, anche sull'immagine non ho la certezza con le tecniche digitali che noi abbiamo. L'immagine la possiamo anche creare: non risolverebbe niente di più. Perché se anche uscisse un'immagine si potrebbe sempre dire che è stata artefatta. Il problema, secondo me, è quello di ritornare comunque a delle regole fisiche, che, al di là delle testimonianze, ci danno delle certezze. Eh... tornando al discorso, per esempio prima, della robustezza del palazzo: io ricordo che una delle regole base della balistica è che un proiettile penetra in un... bersaglio, tanto più quanto meno si deforma; quindi qui, abbiamo un aeroplano che per sua natura non è un penetratore indurito e di conseguenza si deforma, e non poteva, diciamo, da un punto di vista fisico, penetrare più livelli di un palazzo di cemento armato.

OLLA: Siamo in chiusura. Dal punto di vista del controllore di volo che, per l'appunto, ha esaminato dall'alto tutta la situazione, anche in questo momento, restano delle eh... dei punti inspiegabili, ancora misteriosi, anche dopo tutta questa analisi?

PERSI: In relazione a... al controllo del traffico aereo, il controllo di volo, non... c'è nulla di un... sembra tutto chiaro: è tutto chiaro. Tra l'altro l... il controllore non ha mai identificato il tipo dell'aeromobile ma ha identificato la traccia nella parte finale nella torre di controllo. Ma io volevo solamente aggiungere una cosa -- e ci riguarda direttamente -- eh... sotto questo aspetto, e non è per un vanto nazionalistico, ma sicuramente noi siamo più attrezzati, perché i sistemi che abbiamo sono integrati; cioè, integrati vuol dire che i sistemi tecnologici della torre sono gli stessi del centro di controllo del traffico aereo, quindi la comunicazione [incomprensibile] è più immediata, le condizioni di analisi sono ancora più immediate, anche per quello che dicevamo all'inizio della co-ubicazione dei centri di controllo fra l'aeronautica militare -- forza armata che ha il compito, l'istituto di tutelarci gli spazi aerei -- e i controllori di volo. Quindi, sotto questo aspetto, le disgrazie non dovrebbero avvenire, però se avvengono analizzarle in positivo per fronteggiare eventuali situazioni...

OLLA: Bene. Vi ringrazio, potete tornare anche ai vostri posti. Eh... vorrei ringraziare l'ultimo intervento, il... tecnico di controllo del volo Francesco Persi, perché in qualche modo ci consente di chiudere questa inchiesta sui misteri del Pentagono l'11 settembre, con una nota positiva; quantomeno chiudiamo dicendo che la situazione italiana avrebbe eliminato molti di questi misteri, perché ci sarebbe stato un controllo maggiore del traffico aereo in quel momento e soprattutto delle comunicazioni molto più rapide. Quindi, grazie a tutti per aver partecipato, termina qui la nostra inchiesta sui misteri del Pentagono l'11 settembre del 2001. Grazie per averci seguito.

5 commenti:

  1. Molto interessante! Anche perchè all'epoca mi persi la trasmissione.
    Direi che considerando l'assenza di elementi a noi noti, oggi, e pur essendo svolta con un livello di conoscenza degli eventi piuttosto basso, direi che le testimonianze degli ospiti sono pienamente compatibili.

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  2. A volte la verità è lì, ma si preferisce non volerla accettare nella sua semplice logicità. In Italia ne sappiamo qualcosa. Dietro ogni crimine, attentato, dietro ogni situazione di crisi si evocano scenari orwelliani e si tirano in ballo misteriosi burattinai, servizi deviati (che poi deviati non sono, mai termine è stato più abusato di questo, i servizi coinvolti in alcuni scottanti casi non erano affatto una costola fuoriuscita, ma parte integrante e ufficiale dell'intelligence di Stato), potentati massonici. Tutte queste realtà sono certamente autentiche, ma non nella misura con cui vengono strumentalizzate dai plotoni di complottisti e cospirazionisti. Quindi, complimenti per la preziosa opera di re-informazione e demistificazione operata da questo blog. Saluti, Marco http://ufficiostampaweb.blogspot.com/

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  3. Ciao,
    se penso che la data dello SpecialeTG1 era il 19 febbraio 2006, sono sbalordito dai passi in avanti che abbiamo fatto in questi due anni e mezzo nell'approfondimento delle questioni tecniche relative ai fatti tragici dell'11 settembre.

    Siamo già all'amarcord...
    Di fatto quella fu la prima trasmissione ad occuparsi delle teorie alternative e che mi fece avvicinare alla Rete.

    Viste le reazioni direi "vivaci" del dopo-trasmissione, iniziai a dialogare coi complottisti di Luogocomune, fino alle conseguenze del ban da parte di Mazzucco.

    Devo dire, a onor del vero, che all'epoca ci furono anche dei commenti di apprezzamento da parte complottista.

    Ricordo un pezzo a firma di Blondet in cui si ipotizzava che in quella trasmissione fossimo andati anche troppo oltre e che il motivo per cui la puntata non era disponibile su RAI Click fosse legata all'azione dei "soliti potenti" per mettere tutto a tacere (in realtà credo che il problema fosse solo legato ai diritti di trasmissione acquisiti dalla RAI per i filmati americani, che non prevedevano la disponibilità dei video sul web).

    Comunque, ogni tanto è bene fare una sorta di bilancio del proprio operato e devo dire che lo reputo ampiamente positivo.

    Ciao

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  4. Questo era l'articolo di Blondet:

    "P come Pentagono, S come scomparso"

    http://urlin.it/11eca

    L'incipit è questo:

    "Forse molti ricorderanno un raro ed insolito «speciale TG1» del 19 febbraio scorso, dove - sia pure in seconda serata, o piuttosto in terza - si analizzava la strana faccenda dell’aereo Boeing lanciato sul Pentagono l’11 settembre, e di cui non restarono resti sul prato antistante.
    Fosse voluto o no, da quella trasmissione emergevano dubbi sulla «verità ufficiale»."
    Ciao

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  5. Complimenti per l'opera di trascrizione.

    Al di là dell'interesse quasi da amarcord, dice bene Henry, per i contenuti della trasmissione, anche questa funzione di archiviazione ducumentale è una importante caratteristica del blog undicisettembre.

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