E' opinione piuttosto diffusa, non solo tra i cospirazionisti, che il Pentagono sia difeso da sofisticati sistemi missilistici antiaerei che, per qualche ragione, l'11 settembre 2001 non hanno funzionato nei confronti del Boeing 757 del volo AA77 che ha impattato contro l'edificio. La verità, come dimostreremo in questo approfondimento, è che il Pentagono non era difeso da nessun tipo di sistema antiaereo, e che persino se ci fosse stato un simile sistema, esso non avrebbe potuto far nulla.
La materia che andiamo a trattare è estremamente tecnica, e pertanto è necessario utilizzare documentazione di tipo professionale. In particolare, ci siamo basati su alcuni testi professionali, utilizzati dai tecnici del settore, e precisamente:
- il “Jane's Strategic Weapon Systems”, un manuale che descrive tutti i sistemi difensivi posti a protezione di bersagli e aree di valenza strategica, ed i sistemi offensivi concepiti per distruggere gli stessi bersagli;
- il “Jane's Land Based Air Defence”, un manuale che descrive tutti i sistemi di difesa aerea basati a terra;
- il “Jane's Weapon Systems” (ISBN 0710608551), un manuale che descrive tutti i sistemi d'arma esistenti al mondo. Il testo è oggi fuori catalogo ma può essere ancora acquistato da Amazon;
- il “World Defence Almanac”, una vera e propria guida tecnica alle forze armate di tutto il mondo ed ai loro equipaggiamenti.
Il Pentagono come obiettivo
Il Pentagono è la sede del DOD, il Dipartimento della Difesa USA, l'equivalente del Ministero della Difesa italiano: non si tratta, quindi, di un vero e proprio centro di comando operativo concepito per resistere a un'offensiva strategica nemica.
Un centro di comando di questo tipo, infatti, esiste, ed è il Comando Strategico delle forze armate americane, che comprende vari comandi tra i quali il NORAD che è competente per la difesa del Nord America ed ha sede nel cuore di una montagna, la Cheyenne Mountain di Colorado Springs.
La Cheyenne Mountain è virtualmente invulnerabile contro ogni tipo di attacco, anche nucleare, mentre il Pentagono è un normale edificio la cui costruzione risale agli anni '40, quando non esisteva alcun bombardiere ed alcun missile in grado di raggiungere Washington D.C..
Difatti negli anni '50, quando comparvero i primi missili e bombardieri intercontinentali armati di testata nucleare, fu attivato il Comando nella Cheyenne Mountain in quanto la struttura del Pentagono non consentiva alcun tipo di resistenza nei confronti di un attacco nucleare.
Infatti a nemmeno due chilometri di distanza dal Pentagono sorge il Ronald Reagan Airport, ed era previsto che tale aeroporto fosse utilizzato per l'evacuazione delle personalità in caso di attacco imminente.
Che genere di attacco poteva minacciare Washington, ed in particolare il Pentagono? Solo un attacco condotto con un missile balistico intercontinentale, ossia un ICBM (basato a terra, tempo di volo intorno ai 25 minuti) oppure SLBM (basato su sottomarini, tempo di volo di 10-15 minuti).
Gli unici bombardieri sovietici con autonomia sufficiente per colpire il territorio americano erano una manciata di grandi e lenti plurimotori a turboelica Bear, che non sarebbero mai riusciti a penetrare la difesa aerea americana, basata su una serie di radar che controllava tutto lo spazio aereo esterno degli Stati Uniti e del Canada e su numerosi caccia intercettori supersonici.
La difesa
Come abbiamo visto, i bombardieri nemici non costituivano una minaccia credibile, e potevano essere agevolmente respinti con i caccia intercettori.
Al contrario, contro i missili balistici intercontinentali (caratterizzati da una traiettoria che li porta nello spazio orbitale terrestre per poi rilasciare piccole testate nucleari che piombano sul bersaglio a una velocità di svariati chilometri al secondo) non c'era alcun tipo di difesa: il trattato ABM del 1972 aveva limitato lo sviluppo e lo schieramento di missili anti-missile, consentendo a USA e URSS la protezione di un solo punto del proprio territorio: l'URSS scelse Mosca, e schierò un sistema anti-missile ancora oggi operativo, mentre gli USA scelsero di proteggere la base aeromissilistica di Grand Forks in North Dakota, anche se poi decisero di smantellare il sistema e di rinunciare a qualsiasi protezione.
In conseguenza di questa decisione, nessuna città e nessuna base militare americana, fino ad oggi, è protetta da alcun tipo di sistema missilistico di difesa antiaerea.
I missili antiaerei americani
E' possibile, nonostante tutto questo, che il Pentagono fosse segretamente protetto da postazioni di missili antiaerei, come sostengono i cospirazionisti?
No, non è possibile, per una semplice ragione: non sarebbe possibile nascondere i missili, i loro lanciatori ed i loro sistemi di scoperta e di guida.
Gli americani non dispongono di una vasta gamma di missili antiaerei: la filosofia operativa delle forze armate americane prevede la rapida conquista della superiorità aerea contro qualsiasi tipo di nemico, e non è previsto che le proprie truppe si ritrovino nella necessità di doversi difendere da attacchi aerei nemici.
Di avviso completamente opposto è ad esempio la dottrina sovietica/russa: nel corso della guerra fredda e fino ad oggi sono stati sviluppati e schierati oltre 20 diversi tipi di sistemi antiaerei missilistici, la gran parte dei quali è tutt'ora in servizio.
Al contrario, nel 2001 gli USA disponevano soltanto di due sistemi antiaerei: il sistema Patriot ed il missile spalleggiabile Stinger.
Una batteria di missili Patriot comprende un certo numero di veicoli o rampe di lancio, un veicolo con una grossa antenna radar per la scoperta dei bersagli e la guida dei missili, una stazione di comando e controllo, una stazione di comunicazione per assicurare il collegamento tra i vari elementi della batteria ed una stazione per la produzione di energia elettrica. Poiché l'antenna radar non è rotante, ma piana e fissa, e quindi copre solo un settore di spazio aereo, ci vogliono almeno due batterie per assicurare una protezione su 360 gradi.
Alcuni elementi di una batteria Patriot.
E' impossibile tenere nascosto un simile apparato, che peraltro richiede ore per la dislocazione e la messa in opera. Se il Pentagono fosse stato protetto da una o più batterie di Patriot, esse sarebbero ben visibili nelle fotografie satellitari o in qualsiasi fotografia scattata da qualsiasi curioso che si trovi a transitare sulle arterie stradali che passano proprio accanto all'edificio.
Resta quindi il missile Stinger (US Missiles, Jane's), presentato nella foto qui accanto. Lo Stinger è un piccolo missile antiaereo a guida infrarossa, contenuto in un tubo lanciatore sigillato. Grazie ai suoi ingombri ridotti (un metro e mezzo circa di lunghezza, meno di 20 kg di peso complessivo) il missile può essere trasportato e lanciato anche da un singolo individuo, a spalla, come mostrato appunto nella foto.
Lo Stinger è completamente indipendente: dispone di un sensore infrarosso che si aggancia automaticamente contro le sorgenti di calore (tipicamente i motori degli aerei) per cui, una volta lanciato, non ha bisogno di essere guidato dall'operatore: è uno di quei missili chiamati “fire and forget”, ossia “lancia e dimenticatene”.
Lo Stinger è un'arma di estrema autodifesa, concepita per essere utilizzata dalle truppe che si trovano improvvisamente sotto attacco di aerei ed elicotteri nemici. La sua testata esplosiva è estremamente ridotta: pesa solo 3 kg e contiene appena 1 kg di esplosivo. Una testata così piccola è sufficiente ad abbattere un elicottero o un aereo d'attacco, o quanto meno a danneggiarlo al punto da costringerlo a interrompere la missione.
Per le sue caratteristiche, lo Stinger può essere trasportato ovunque ed in modo molto discreto: non per nulla è un'arma ambita da terroristi e guerriglieri (esistono missili di analoghe caratteristiche, prodotti in Russia ed in altri paesi nel mondo).
Si ritiene che la scorta presidenziale di Bush abbia in dotazione almeno un lanciatore Stinger, per proteggere il Presidente nei confronti di attacchi aerei terroristici, ed è opinione comune che gli addetti alla protezione della Casa Bianca abbiano in dotazione questo sistema d'arma. Si tratta però di voci, mai confermate né ufficialmente né da foto o altre evidenze.
Sta di fatto che ci sono stati almeno un centinaio di casi di sorvoli non autorizzati della Casa Bianca, e non è mai successo che sia stato sparato uno Stinger o qualcuno abbia visto personale armato di questi missili (Strategy Page).
Non c'è invece alcuna ragione di ritenere che il Pentagono fosse protetto da personale armato di missili Stinger: il missile non è un giocattolo, è un'arma che richiede personale estremamente addestrato (l'US Army prevede un corso della durata di 136 ore) ed ovviamente è intrinsecamente pericolosa. Di solito i missili se ne stanno chiusi nei loro depositi, e ci vogliono autorizzazioni precise e specifiche per prenderli in consegna ed impiegarli. Ammesso che il Secret Service disponga di una simile autorizzazione per proteggere l'incolumità del Presidente, davvero non c'è ragione logica di fare altrettanto per il Pentagono che – come abbiamo visto – non è poi un obiettivo più sensibile di tantissimi altri.
E se ci fossero stati?
Ma ammettiamo per un attimo che effettivamente il Pentagono fosse stato protetto da segretissime batterie di Patriot nascoste chissà dove e chissà come, e che vi fossero missili Stinger disponibili. Tutto ciò avrebbe consentito di abbattere il volo AA77?
Noi riteniamo di no, sia per ragioni logiche che per ragioni tecniche.
Innanzitutto, l'impiego di un missile antiaereo per abbattere un aereo civile risponde esattamente alla stessa necessità di autorizzazione richiesta per l'impiego dei caccia intercettori.
Sappiamo che l'autorizzazione all'abbattimento di aerei civili dirottati, la mattina dell'11 settembre 2001, giunse solo alle ore 10:10 circa (vedi Cronologia dei fatti) quando il volo AA77 si era già schiantato (ore 09:37) contro il Pentagono.
Sappiamo che nessuno sapeva che il volo AA77 stesse puntando sul Pentagono: difatti non ci fu nessun tentativo di evacuare l'edificio prima dell'impatto, e persino alla stessa Casa Bianca l'evacuazione iniziò alle ore 09:45, quindi pochi minuti dopo l'impatto contro il Pentagono.
Le batterie antiaeree, quindi, ove fossero state effettivamente presenti, non avrebbero avuto alcuna autorizzazione per far fuoco contro un aereo non identificato.
Ma c'è di più.
Come sappiamo, Hanjour, il terrorista che pilotava il Boeing schiantatosi sul Pentagono, adottò un profilo di attacco a bassissima quota, al punto da colpire persino i pali della luce posti lungo il tragitto finale. Questo dato ci fornisce una quota di volo di circa 10 metri, forse anche meno.
Ebbene, il missile Patriot può colpire bersagli che volano a quote comprese tra i 60 ed i 24.000 metri, quindi il Boeing 757 di Hanjour era ben al di sotto delle capacità di intercettazione del missile.
Anche la portata minima di ingaggio del Patriot, pari a 3 km di distanza, esclude che un sistema antiaereo di questo tipo avrebbe potuto far fuoco quando l'aereo si era ormai indirizzato contro il Pentagono.
Né ha senso sostenere che un Patriot avrebbe potuto far fuoco prima ancora che l'aereo si abbassasse, ossia quando era giunto sulla capitale e stava effettuando l'ampia virata che poi gli ha consentito di perdere quota e allinearsi contro l'edificio: abbattere un aereo carico di carburante su una zona densamente popolata avrebbe certamente provocato perdite umane ben maggiori di quelle causate dall'impatto contro il Pentagono.
Lasciamo da parte quindi l'impiego del Patriot (peraltro ipotesi del tutto accademica, visto che non c'erano batterie di Patriot), e passiamo alla possibilità che qualcuno, dal Pentagono, potesse utilizzare un missile tipo Stinger, nel presupposto che avesse consapevolezza dell'arrivo dell'aereo e le autorizzazioni necessarie per lanciare il missile.
Lo Stinger, come abbiamo visto, è un missile piccolo e del tutto indipendente. Questo significa che non ha bisogno di radar per la scoperta del bersaglio, né per la guida del missile. Inoltre è in grado di attaccare bersagli volanti a quote estremamente basse e a distanze ridotte: la distanza minima di ingaggio è infatti di soli 200 metri.
Il rovescio della medaglia è che il bersaglio deve essere acquisito visivamente dall'operatore, che deve puntare il missile contro il bersaglio, attendere che il sensore del missile agganci il calore emesso dal bersaglio (l'aggancio viene segnalato da un sistema acustico e sonoro) e quindi premere il grilletto. L'intera sequenza di attivazione, aggancio e sparo richiede circa 6 secondi.
Ma Hanjour, volando a oltre 800 km/h, a bassissima quota, nascosto da quella leggera sopra-elevazione che nasconde il Pentagono (e sulla quale i cospirazionisti hanno scritto fiumi di inchiostro) che tempi di reazione avrebbe concesso ad un eventuale omino armato di Stinger?
Si ritiene che il percorso finale di attacco, quando Hanjour è “sbucato” da dietro la “sommità” del quadrifoglio (l'incrocio di strade sopraelevate che si trova in corrispondenza della facciata colpita) abbia una lunghezza di circa 250 metri. Utilizzando Google Earth abbiamo verificato: effettivamente la distanza è compresa tra 250 e 300 metri.
Ma anche se volessimo prendere a riferimento l'albergo Sheraton (Hanjour gli è passato praticamente di fianco), tenuto conto che prima di esso era impossibile vedere l'aereo a causa dei numerosi edifici che l'avrebbero nascosto alla visuale, abbiamo una distanza di 1.300 metri.
Ebbene, volando a oltre 800 km/h, Hanjour percorreva circa 220 metri al secondo. Questo significa che l'aereo avrebbe percorso 1.300 metri in poco meno di 6 secondi, e bisogna considerare pure che negli ultimi duecento metri il missile non era in grado di ingaggiarlo (abbiamo visto che la distanza minima di ingaggio è di 200 metri).
Nel caso dello Stinger, poi, non c'era alcuna possibilità che il missile ingaggiasse l'aereo prima che esso si abbassasse dietro gli edifici: come si evince chiaramente dal rapporto NTSB, l'aereo ha virato abbassandosi di quota quando si trovava a 4 miglia dal Pentagono (ossia circa 6 km e mezzo), ben al di fuori del raggio d'azione operativo del missile Stinger (circa 4 km e mezzo).
Nemmeno uno Stinger, quindi, avrebbe potuto far nulla. Peraltro, la sua piccola carica esplosiva non avrebbe in ogni caso potuto impedire che l'aereo si schiantasse contro il Pentagono.
Conclusioni
Non c'erano batterie di missili antiaerei al Pentagono: non sarebbe stato possibile nasconderle e non c'era alcuna ragione per schierarle. Se ci fossero state, non avrebbero avuto né la consapevolezza del pericolo, né le autorizzazioni necessarie a far fuoco. Se avessero avuto consapevolezza e autorizzazioni, non sarebbero state comunque tecnicamente in grado di abbattere l'aereo.
Avremmo potuto arrivare a queste conclusioni con un percorso molto più breve, ma volevamo condividere la piena consapevolezza di un argomento che di certo non è facile conoscere e che comprende aspetti tecnici che non fanno certamente parte dell'esperienza comune.
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