di Leonardo Salvaggio
Sono a Los Angeles per una settimana, è la seconda volta che ci vengo ma la prima ci sono rimasto troppo poco, questa volta invece ho finalmente tempo anche per andare a vedere a Culver City i luoghi degli incontri tra Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, due dei dirottatori del volo American Airlines 77 che si schiantò contro il Pentagono, e gli operativi del governo saudita che li supportarono.
La prima tappa del mio percorso è il ristorante di Venice Boulevard dove l'agente dei servizi segreti sauditi Omar al-Bayoumi incontrò i due terroristi al loro arrivo negli USA il primo di febbraio del 2000. Al tempo era un ristorante italiano noto come Mediterranean Gourmet, mentre oggi è un ristorante tailandese che si chiama Thai Boom, il numero telefonico sull'insegna è lo stesso riportato sui documenti dell'FBI relativi all'indagine Operation Encore. Corrisponde l'indirizzo, corrisponde il numero di telefono: il ristorante è sicuramente quello.
Entro nel ristorante e vedo che si sviluppa tra due sale, una alla mia destra e una è quella in cui sono entrato dove si trova la cassa, il frigo, l'accesso alle cucine e dove ci sono due clienti che stanno mangiando a un tavolo. L'altra sala sembra leggermente più elegante, con i divanetti imbottiti al posto delle sedie.
È presto per fermarmi per pranzo ma il caldo si fa sentire e l'arsura è tanta, allora opto per qualcosa di freddo da bere. Il proprietario è gentilissimo e alla mia richiesta di una Diet Coke mi dice di prendere pure dal frigo quello che voglio. Non mi fa domande sul perché io stia facendo foto del suo ristorante, nemmeno quando continuo a farle anche mentre lui passa la mia carta di credito sul POS.
Sono passati più di vent'anni da quando al-Bayoumi è stato in quel locale con i dirottatori, è cambiata la proprietà e ovviamente anche il mobilio. Ha poco senso stare a chiedersi quale tavolo abbia occupato o dove stesse, perché probabilmente anche la disposizione era notevolmente diversa. E ha poco senso chiedersi se il proprietario e i clienti sappiano cosa è successo tra quelle mura nell'anno 2000, la risposta è probabilmente no, ma non chiedo.
Esco dal Thai Boom e mi dirigo al secondo luogo di questa visita: la moschea King Fahad di Washington Boulevard a poche centinaia di metri di distanza. I due terroristi hanno frequentato questa moschea durante la loro permanenza a Los Angeles in quanto nel gruppo dei sauditi che li hanno aiutati c'era anche Fahad al-Thumairy, diplomatico del consolato saudita e imam della medesima moschea. Parcheggio poco lontano e mi avvicino alla struttura, appena fuori c'è un gruppo di fedeli che parla tra di loro. Uno di loro mi viene incontro, chiedo se posso entrare e mi risponde con una gentilezza e un calore che sinceramente non mi aspettavo: mi dice che posso entrare, purché mi tolga le scarpe all'ingresso come previsto. Chiedo se posso scattare foto e mi risponde con la stessa gentilezza "You can take as many pictures as you want". Oltre alla cortesia mi stupisce che nessuno mi chieda da dove vengo e perché mi interessi quella moschea, non mi chiedono nulla.
Entro nella moschea e mi tolgo le scarpe riponendole nell'apposito scaffale. Noto che le mie Nike More Uptempo colorate stonano un po' tra le scarpe classiche che si trovano lì, ma poco importa. Alla mia destra si trova la biblioteca, alla mia sinistra gli uffici. Accedo all'atrio su cui vedo delle scritte in arabo sulla parete, chiedo alla guardia cosa ci sia scritto e mi dice che sono versetti del Corano. Procedo nella sala della preghiera che è molto più grande di come me la aspetto; ci sono dei fedeli inginocchiati verso La Mecca che pregano. Colpisce la mia attenzione un cartello che dice che è vietato dormire all'interno della moschea, in realtà perché mi stupisce che sia necessario specificarlo.
Esco salutando le persone con cui ho parlato e mi allontano. Anche in questo caso, mi chiedo se i frequentatori attuali di quella comunità sappiano che i due dirottatori sono passati di lì e chi era Fahad al-Thumairy. E anche questa volta mi tengo il dubbio.
Questo giro dovrebbe proseguire a San Diego, dove i due dirottatori si sono spostati grazie all'aiuto dei sauditi, ma questa volta proprio non ce n'è tempo, sarà per la prossima. Intanto quello che è importante è avere visto questi due posti, perché i luoghi fondamentali degli attacchi dell'11/9 non sono solo sulla East Coast, ma passano anche inevitabilmente da Culver City in California.
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