Nel novembre del 1999 due individui vicini al governo saudita compirono, durante un volo tra Phoenix e Washington, una sorta di dry run (cioè un test a basso rischio per verificare la fattibilità dell'azione che si sta pianificando) dei dirottamenti che si sarebbero concretizzati poco meno di due anni dopo. Come riportato nelle ormai celebri 28 pagine del Joint Inquiry (il rapporto delle commissioni di inchiesta congressuali) desegretate solo nel 2016, due uomini chiamati Mohammed al-Qudhaeein e Hamdan al-Shalawi, che si trovavano negli Stati Uniti con un visto di studi, si imbarcarono su un volo dell'America West Airlines (compagnia oggi non più attiva e confluita nell'American Airlines) diretto dalla capitale dell'Arizona fino al District of Columbia, per partecipare a un simposio con l'Institute for Islamic and Arabic Sciences in America presso l'ambasciata Saudita che sarebbe stato presieduto dall'ambasciatore stesso.
Subito dopo essere saliti sull'aereo i due iniziarono a fare agli assistenti di volo domande tecniche sull'aereo, che lo staff trovò sospette. Durante il volo al-Qudhaeein chiese dove fosse il bagno e gli fu indicato quello in coda all'aereo; ciò nonostante l'uomo si spostò verso la cabina di pilotaggio dove cercò di entrare per due volte arrivando fino a spingere la porta con violenza. I piloti, spaventati dal comportamento dei due sauditi e dalla loro aggressività verso il personale di volo, decisero di fare un atterraggio di emergenza nell'Ohio, dove i due furono arrestati dall'FBI che però poco dopo li rilasciò non riscontrando evidenze sufficienti per trattenerli.
I due uomini dichiararono durante l'interrogatorio che i loro biglietti aerei erano stati pagati dall'ambasciata saudita e l'FBI poté verificare che questo corrispondeva al vero. L'agenzia scoprì quindi che un individuo oggetto di indagine per antiterrorismo utilizzava a Phoenix l'autovettura di al-Shalawi e aprì quindi un'indagine anche su quest'ultimo. L'indagine portò a scoprire che al-Shalawi era stato addestrato nel campo di formazione di al-Qaeda a Masadat al Ansar, in Afghanistan, e che nello specifico aveva ricevuto istruzioni su come realizzare un attacco con esplosivi come quello condotto contro il complesso residenziale delle Khobar Towers di Dhahran, in Arabia Saudita. Il bureau sospettava anche che al-Qudhaeein fosse un agente dei servizi segreti sauditi.
Al-Shalawi lasciò gli USA nell'autunno del 2000 per spostarsi in Afghanistan; nel 2001 tentò di tornare negli Stati Uniti ma l'ambasciata americana di Riyadh gli negò il visto. Cosa sia successo ad al-Qudhaeein dopo l'11/9 è poco chiaro, perché il testo delle 28 pagine è ancora ampiamente censurato. L'unica informazione disponibile è che fu interrogato come testimone e che dapprima negò di aver tentato di entrare nella cabina di pilotaggio, nonostante gli assistenti di volo lo avessero visto; inoltre l'FBI accertò anche che l'uomo veniva regolarmente pagato dall'ambasciata saudita di Washington.
Purtroppo quello sui legami tra i diciannove dirottatori e il governo saudita resta il più fitto dei misteri sull'11 settembre 2001.
Fonti:
- 28 pagine del Join Inquiry
- Memorandum dell'agente dell'FBI John Tamm sul briefing del 22 luglio 2003 sulle attività di Nawafal-Hazmi e Khalidal-Midhar
- Denuncia di alcune famiglie delle vittime contro il governo dell'Arabia Saudita del 20 marzo 2017
- Denuncia di alcune famiglie delle vittime contro il governo dell'Arabia Saudita del 23 marzo 2017
- "Saudi government allegedly funded a ‘dry run’ for 9/11" dal New York Post del 9 settembre 2017