2019/07/31

Morto Hamza bin Laden, figlio di Osama e leader di al-Qaeda

di Hammer. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il 31 luglio del 2019 la NBC News ha riportato la notizia che secondo alcune fonti di intelligence americane Hamza bin Laden, figlio di Osama e leader di alto livello di al-Qaeda, sarebbe morto.


Secondo quanto aggiunto dal New York Times, gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo nell'uccisione del terrorista saudita, anche se non è ancora noto quale. Hamza bin Laden sarebbe deceduto negli ultimi due anni, quindi durante l'amministrazione Trump, ma la notizia è stata data con ritardo perché è servito molto tempo a verificare il decesso.

Hamza bin Laden era nato nel 1989 ed era apolide da marzo del 2019, in quanto l'Arabia Saudita gli ha tolto la cittadinanza, come fatto in passato con il padre, dopo che il Dipartimento di Stato degli USA ha posto una taglia da un milione di dollari sulla sua testa. Tuttavia secondo il New York Times a quella data il terrorista era già morto. L'ultima apparizione mediatica di Hamza bin Laden risale a gennaio del 2018, quando minacciò l'Arabia Saudita invitando gli abitanti della penisola alla rivolta.

Lo scorso anno emerse da un'intervista del Guardian alla madre di Osama bin Laden che Hamza aveva sposato una figlia di Mohamed Atta, ma il fratello Omar bin Laden smentì tale circostanza aggiungendo che una delle mogli di Hamza era invece la figlia di Abu Mohammed al-Masri (noto anche come Abdullah Ahmed Abdullah), terrorista ricercato per il suo ruolo di organizzatore degli attentati del 1998 contro due ambasciate americane in Africa. Come riportato dalla biografia di Hamza bin Laden dell'ex agente speciale dell''FBI Ali Soufan, i due hanno avuto due figli che hanno chiamato Osama and Khairia come i genitori di Hamza.

Le informazioni sulla morte di Hamza bin Laden sono comunque al momento vaghe e lacunose, e l'uomo è ancora indicato come ricercato sua sul sito dell'FBI sia su quello di Rewards For Justice (uno dei programmi antiterrorismo del Dipartimento di Stato). Inoltre sia Ali Soufan sia l'analista della CNN Paul Cruickshank hanno asserito che se Hamza è morto mesi fa è strano che al-Qaeda non lo abbia ancora comunicato con un elogio che lo facesse ricordare come un martire, come l'organizzazione terroristica è solita fare.



Aggiornamento (01/08/2019): La giornalista Cathy Scott-Clark della BBC ha riportato di aver ricevuto conferma dalla famiglia bin Laden, e in particolare da una delle mogli di Hamza, che l'uomo è effettivamente morto a seguito di un bombardamento aereo nella regione di Paktika, in Afghanistan. Il terrorista sarebbe stato ferito nel dicembre del 2018 ed è morto in seguito alle ferite riportate.

2019/07/29

Qual era l'obiettivo di United 93?

di Hammer

Il volo United 93 fu l'unico dei quattro dirottati dai terroristi di al-Qaeda l'11 settembre 2001 a non raggiungere il proprio obiettivo, in quanto il terrorista Ziad Jarrah decise di farlo schiantare al suolo quando si rese conto che non sarebbe riuscito a concludere la propria missione suicida a causa di una rivolta dei passeggeri che misero fuori combattimento, o forse uccisero, uno dei muscle hijacker e che erano intenzionati a riprendere il controllo del velivolo.

Il Boeing 757 utilizzato per il volo United 93, fotografato tre giorni prima dell'attentato.

Non sapremo mai quindi con certezza quale fosse l'obiettivo verso cui Jarrah stava dirigendo l'aereo; comunemente si ritiene che potesse essere la Casa Bianca, considerando che al-Qaeda voleva colpire i simboli del potere economico, militare e politico degli Stati Uniti. In realtà la risposta non è così ovvia, perché ci sono forti indicazioni che il quarto obiettivo potesse essere invece il Campidoglio, la sede del congresso americano.

Secondo quanto riportato dal 9/11 Commission Report, la selezione degli obiettivi dell'attacco fu svolta dai soli Osama bin Laden, Khalid Sheikh Mohammed e Muhammad Atef, capo militare di al-Qaeda. La lista iniziale prevedeva il World Trade Center, il Pentagono, il Campidoglio e la Casa Bianca: bin Laden voleva colpire il Pentagono e la Casa Bianca, Khalid Sheikh Mohammed propose il World Trade Center e tutti e tre concordarono sul Campidoglio. Il fatto che avessero scelto le Torri Gemelle più altri tre obiettivi è probabilmente dovuto al fatto che nei piani originali avrebbe dovuto esserci una quinta cellula, che al-Qaeda non riuscì ad assemblare.


Il 9 luglio del 2001 Mohamed Atta incontrò Ramzi Binalshibh (uno dei facilitatori nell'organizzazione degli attentati) a Madrid per discutere i dettagli. Binalshibh comunicò ad Atta che bin Laden intendeva colpire la Casa Bianca, il World Trade Center e il Pentagono; Atta ribatté che sarebbe stato troppo difficile raggiungere la sede presidenziale ma che ne avrebbe valutato la fattibilità. Aggiunse Atta che i piloti erano già stati individuati all'interno del commando suicida, che Hanjour avrebbe colpito il Pentagono, lui stesso e Marwan al-Shehhi le due torri del World Trade Center e Jarrah aveva fino a quel momento come obiettivo il Campidoglio. Gli accordi potevano comunque ancora essere cambiati e come ulteriore indicazione fu detto ai piloti che se non fossero riusciti a portare a compimento la missione avrebbero dovuto far schiantare l'aereo al suolo; lo stesso Atta avrebbe lanciato l'aereo nel centro di New York se non fosse riuscito a colpire le Torri Gemelle. Atta aggiunse che aveva valutato come obiettivo alternativo una centrale nucleare, ma questa ipotesi fu scartata per l'opposizione degli altri tre piloti che temevano che sarebbe stato più difficile arrivare all'obiettivo sfuggendo alla difesa antiaerea e perché non era tra quelli scelti dai vertici di al-Qaeda.

Atta e Binalshibh si sentirono di nuovo il 3 agosto e Binalshibh ribadì ad Atta la volontà di bin Laden di colpire la Casa Bianca. Atta ribatté di nuovo che sarebbe stato difficile, ma accettò gli ordini riservandosi di tenere il Campidoglio come alternativa nel caso in cui non fosse stato possibile raggiungere l'obiettivo prescelto. Si trattava in ogni caso di una situazione eccezionale, perché da quanto emerso United 93 era l'unico dei quattro voli ad avere una soluzione alternativa. Comunque, a conferma della ricezione delle indicazioni, in una conversazione tra Binalshibh e Atta del 9 settembre 2001 quest'ultimo confermò che l'obiettivo prescelto per la missione guidata da Jarrah era la Casa Bianca.


In seguito all'11/9, il miliziano di al-Qaeda Abu Zubaydah dopo essere stato catturato confermò che l'obiettivo di United 93 era la Casa Bianca. Tuttavia Khalid Sheikh Mohammed e Binalshibh dissero invece nella celebre intervista rilasciata nel 2002 al giornalista egiziano Yosri Fouda che le intenzioni di Jarrah erano quelle di portare il velivolo contro il Campidoglio, questa teoria fu sostenuta in tribunale nel 2008 anche dall'autista personale di bin Laden, Salim Hamdan, dopo essere stato catturato in Afghanistan.

Purtroppo c'è quindi molta confusione e incertezza su quale fosse l'obiettivo del volo United 93. La versione più autorevole è sicuramente quella di Khalid Sheikh Mohammed e quindi l'ipotesi più probabile è che Jarrah abbia ricevuto istruzioni di portare l'aereo contro la Casa Bianca ma che non si fosse adeguato agli ordini e che intendesse invece farlo schiantare contro il Campidoglio. Il fatto che il terrorista abbia quindi escluso la residenza del presidente come suo obiettivo dovrebbe far riflettere chi crede che per i terroristi fu tutto troppo facile e che poterono colpire indisturbati il "posto più sorvegliato al mondo", espressione con cui i complottisti descrivono il Pentagono, perché in realtà Atta manifestò i propri dubbi sulla possibilità di colpire la Casa Bianca proprio perché la sorveglianza sarebbe stata troppo difficile da superare ed è probabile che Jarrah avesse già deciso di abbandonare questa possibilità.

2019/07/02

Il primo attentato di al-Qaeda negli Stati Uniti: l'omicidio di Meir Kahane

di Hammer

Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, il primo attentato sul suolo americano compiuto da terroristi legati ad al-Qaeda non fu quello contro il World Trade Center del 26 febbraio del 1993, ma l'assassinio del rabbino israelo-americano Meir Kahane che fu ucciso da un colpo di pistola sparatogli da distanza ravvicinata dal terrorista egiziano El Sayyid Nosair nel 1990.

Meir Kahane
Meir Kahane nacque a Brooklyn nel 1932 e la sua politica era nota per le posizioni nazionaliste e favorevoli alla deportazione di tutti i palestinesi dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza. Negli Stati Uniti Kahane fondò la Lega di Difesa Ebraica, movimento considerato un gruppo terrorista dall'FBI nonostante si professasse contrario al razzismo e al terrorismo, e il Kach, partito politico israeliano sionista nelle cui intenzioni vi era di concedere la cittadinanza israeliana ai soli ebrei e l'uso della guerra per risolvere la questione palestinese.

Kahane fu anche eletto al parlamento israeliano nel 1984 e vi rimase per un solo quadriennio, in quanto nel 1985 il governo dichiarò il Kach un partito razzista impedendo così al partito stesso di ripresentarsi alle elezioni del 1988.

La sera del 6 novembre del 1990 Meir Kahane tenne un discorso davanti a oltre trecento persone nella sala conferenze del secondo piano del Marriott Hotel al numero 525 di Lexington Avenue, a Manhattan. Al termine dell'evento il rabbino si sedette a uno dei tavoli usati per la conferenza e venne attorniato da un gruppo di persone che avevano assistito al discorso che gli fecero delle domande a cui Kahane stava rispondendo. Un uomo vestito da ebreo ortodosso gli si avvicinò da dietro e gli sparò due colpi con una pistola calibro .357. Il primo perforò la testa di Kahane dal collo alla guancia sinistra, il secondo lo mancò. L'attentatore corse quindi verso l'uscita per scappare e si scontrò con un uomo dello staff di Kahane, il settantatreenne Irving Franklin, a cui sparò nella gamba per riprendere la propria fuga.

Arrivato in strada l'attentatore tentò di dirottare un taxi davanti a una sede delle poste puntando la pistola al guidatore. Intervenne sulla scena l'agente della polizia postale Carlos Acosta, che indossava un giubbotto antiproiettile, il quale estrasse la pistola e intimò al fuggitivo di non muoversi. L'assassino di Kahane gli sparò al petto, ma nonostante l'impatto del proiettile l'agente riuscì a rispondere al fuoco colpendo l'attentatore al mento e immobilizzandolo. L'assassino fu identificato come il trentaquattrenne El Sayyid Nosair. Meir Kahane e i tre feriti, tra cui lo stesso Nosair, furono portati al Bellevue Hospital dove il rabbino fu dichiarato morto alle 21:57.

El Sayyid Nosair
El Sayyid Nosair fu condannato da un tribunale dello stato di New York a 22 anni di reclusione solo per possesso illegale di arma da fuoco e per aver sparato ad Acosta, ma non per l'omicidio di Kahane in parte per il fatto che la famiglia di questi non acconsentì allo svolgimento dell'autopsia rendendo impossibile il recupero del proiettile mortale.

Nosair venne dapprima detenuto nel carcere di Attica e una cellula jihadista guidata da Omar Abdel-Rahman (più noto con il soprannome di The Blind Sheik) tentò di pianificare un attentato con un camion bomba contro il penitenziario allo scopo di far fuggire lo stesso Nosair. Il piano fu abbandonato a seguito dell'arresto di Abdel-Rahman per il primo attentato al World Trade Center.

Proprio nell'ambito del processo ad Abdel-Rahman, nel 1995 Nosair fu sottoposto al giudizio di un tribunale federale il quale lo condannò all'ergastolo per aver partecipato alla pianificazione di attentati contro alcuni obiettivi nella città di New York e anche per l'omicidio di Meir Kahane. Il tribunale stabilì che Nosair non agì da solo, ma che era legato a una cellula terroristica.

Nel 2002 emerse dalle indagini sull'11/9 che Osama bin Laden aveva finanziato la difesa di Nosair al primo processo e che alcuni parenti del terrorista avevano compiuto un viaggio in Arabia Saudita per raccogliere dei fondi messi a disposizione dal leader di al-Qaeda.

Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, Nosair ammise agli inquirenti nel 2005 di essere l'autore materiale dell'omicidio di Meir Kahane e aggiunse di non aver intrapreso questo progetto criminale da solo perché al Marriott Hotel di Lexinton Avenue c'erano con lui due complici, il giordano Bilal al-Kaisi e il palestinese Mohammed Salameh, il secondo dei quali fu anche uno degli attentatori del primo attacco contro le Torri Gemelle. In ogni caso, secondo quanto riportato dal giornalista Peter Lance, i legami tra Nosair e bin Laden risalgono a molto prima dell'omicidio di Kahane, l'egiziano infatti ammise anche di aver sorvegliato un aeroporto nell'ambito del suo piano per uccidere Kahane insieme a un uomo chiamato Ephron Gilmore che lavorava per bin Laden.

L'omicidio di Meir Kahane è purtroppo meno noto di quanto dovrebbe essere e spesso viene relegato alla cronaca nera e non considerato un vero atto di terrorismo. Al contrario questo avvenimento mostra quanto pericolosa fosse al-Qaeda più di dieci anni prima del 2001 e conferma che il nome di Osama bin Laden era noto agli inquirenti molto prima dei sanguinosi eventi dell'11/9.