2018/04/16

Il presunto incontro a Praga tra Mohamed Atta e il console iracheno

di Hammer

Nei giorni successivi agli attentati dell'11/9 si diffuse sulla stampa e all'interno dell'amministrazione USA la notizia secondo cui Mohamed Atta, leader del commando suicida, avrebbe nell'aprile del 2001 incontrato a Praga il console iracheno, e presunto agente dell'IIS (il servizio segreto iracheno), Ahmad Samir al-Ani. La notizia venne pubblicata per la prima volta dalla Reuters il 18 settembre del 2001, in un articolo che però non cita in quale città sarebbe avvenuto l'incontro e che non specifica da che fonte l'agenzia di stampa abbia ottenuto l'informazione. Lo stesso giorno la notizia, con gli stessi contenuti vaghi, fu riportata dall'Associated Press.

Il 20 ottobre del 2001 il New York Times pubblicò un articolo in cui smentiva che ci fosse evidenza di un incontro tra Atta e un esponente del governo iracheno a Praga, citando come fonte della smentita stessa il ministro dell'interno ceco Stanislav Gross e il deputato Petr Nečas; ma una settimana dopo il medesimo quotidiano scrisse invece che proprio Gross aveva asserito in una conferenza stampa che Atta aveva incontrato al-Ani nella capitale ceca l'8 aprile del 2001 e che il console sarebbe poi stato espulso per aver svolto attività non inerenti al suo mandato. In seguito emerse che l'attività sospetta svolta da al-Ani riguardava la pianificazione di un attentato contro la sede di Praga dell'emittente radiofonica americana Radio Free Europe, che al tempo si trovava nell'ex palazzo dell'Assemblea Federale.

Il 9 dicembre del 2001 Dick Cheney confermò in un'intervista alla trasmissione televisiva Meet The Press che il governo riteneva che Atta fosse stato a Praga nel mese di aprile e che vi incontrò un esponente del governo iracheno (curiosamente Cheney parla di Cecoslovacchia e non di Repubblica Ceca, incappando in un errore storico tanto grossolano quanto ingiustificabile). In seguito l'amministrazione Bush usò il presunto incontro tra Atta e al-Ani come uno dei pretesti per giustificare l'invasione dell'Iraq.

In realtà, nonostante l'apparente sicurezza di Cheney, il fatto che Atta si sia incontrato con al-Ani restava del tutto aneddotico. Infatti nel corso nel 2002 si susseguirono una serie di indagini giornalistiche che giunsero alle conclusioni più varie. Il 15 maggio il Washington Post scrisse che il primo ministro e il presidente cechi avevano messo in dubbio le parole di Gross, sostenendo che non vi era certezza che l'incontro fosse avvenuto e che questo, quand'anche venisse dato per certo, non aveva come argomento della discussione l'attentato che si sarebbe svolto l'11/9 ma la pianificazione di un attacco terroristico a Praga. Il 5 giugno The Prague Post riportò le parole dell'inviato ceco alle Nazioni Unite Hynek Kmoníček, secondo cui invece l'incontro ebbe luogo.

Il 20 ottobre un nuovo articolo del New York Times riportò che il presidente ceco Vaclav Havel aveva informato ufficialmente la Casa Bianca che non vi era alcuna evidenza di un incontro a Praga tra Atta e al-Ani. Tuttavia due giorni dopo un portavoce del presidente Havel smentì quanto scritto dal New York Times sostenendo che si trattasse di una notizia inventata.

Parallelamente a quelle giornalistiche, vennero condotte numerose indagini ufficiali per verificare la circostanza. Come riportato nel libro The One Percent Doctrine di Ron Suskind del 2006, il 19 settembre del 2001 Dick Cheney chiese a George Tenet, all'epoca direttore della CIA, di indagare su questo fatto. Tenet rispose a Cheney due giorni dopo, il 21 settembre, comunicando al vicepresidente che il loro ufficio di Praga era estremamente scettico sulla possibilità che Atta vi avesse incontrato al-Ani: dalle telefonate e dalle operazioni della carta di credito di Atta risultava infatti che in quel periodo il terrorista si trovasse negli Stati Uniti. Anche il rapporto della CIA Iraqi Support for Terrorism del gennaio 2003 riportò che ci fossero grossi dubbi sul fatto che un tale incontro avesse avuto luogo. Lo stesso Tenet confermò al Comitato delle Forze Armate del Senato che, sebbene non fosse possibile escluderlo con assoluta certezza, la CIA riteneva altamente improbabile che Atta avesse incontrato al-Ani a Praga.

Anche l'FBI condusse un'indagine analoga e giunse alle stesse conclusioni della CIA: cioè che dopo aver verificato tutte le attività di Atta di quel periodo non ci fosse motivo di credere che questi fosse uscito dagli USA nell'aprile del 2001.

Del fatto si occupò, ovviamente, anche la commissione d'inchiesta sull'11/9 che nel 9/11 Commission Report dedicò all'argomento una sezione apposita nella quale scrisse che le voci sul presunto incontro tra il terrorista e il console si basavano su una singola fonte dei servizi segreti cechi, ma la loro indagine portò a ritenere che Atta fosse negli USA in quella settimana. La commissione concluse che se Atta fosse andato a Praga in quei giorni, avrebbe dovuto viaggiare sotto falso nome, cosa che il dirottatore non aveva fatto in nessun'altra occasione.

Anche la polizia e l'intelligence ceche indagarono l'accaduto e già nel dicembre del 2001 il capo della polizia smentì che ci fossero evidenze dell'incontro tra i due. L'articolo del Telegraph che riporta la notizia aggiunge anche un dettaglio importate che può spiegare questo enorme equivoco: un uomo della comunità araba di Praga sostenne di aver più volte visto al-Ani insieme a un venditore d'auto iracheno (che gli aveva venduto delle automobili) che somigliava molto ad Atta, e quindi l'anonimo informatore dei servizi segreti cechi potrebbe aver scambiato il venditore d'auto per il terrorista. Nell'agosto del 2002 anche il capo dell'intelligence esterna ceca confermò che non ci fossero prove dell'incontro e che l'ipotesi era estremamente implausibile. Nel 2014 l'ex capo dell'intelligence interna rivelò nella sua autobiografia un altro dettaglio fondamentale: secondo quanto scrive, gli USA fecero pressioni sul governo ceco affinché questo confermasse l'incontro a Praga tra Atta e il console per giustificare l'invasione dell'Iraq.


Oltre alla somiglianza con il venditore di automobili, un altro evento può aver contribuito a creare confusione. Mohamed Atta entrò negli USA la prima volta il 3 giugno del 2000 con un volo proveniente proprio da Praga. Alcune indagini iniziali portarono a credere che Atta tentò di entrare a Praga anche il 30 maggio da Bonn ma fu respinto perché sprovvisto di visto, a quel punto prese un autobus l'1 giugno e riuscì a entrare in Repubblica Ceca. Questo dettaglio fece pensare che Atta avesse fretta di entrare in Repubblica Ceca (forse per incontrare qualcuno), tanto da non poter aspettare un solo giorno per essere in regola con i visti. In realtà anche questo fu un equivoco: come spiegato dal Chicago Tribune nel 2004, l'uomo che tentò di entrare a Praga senza visto non era il terrorista Mohamed Atta, ma un uomo d'affari pachistano chiamato Mohammed Atta (con una "m" in più nel nome). Curiosamente, in alcune ricostruzioni giornalistiche Mohamed Atta incappò in un altro caso di quasi omonimia, quella con il terrorista Mahmoud Mahmoud Atta.

Al-Ani venne preso in custodia dagli USA nel luglio del 2003 e a dicembre dello stesso anno confermò di non aver mai incontrato Mohamed Atta. L'articolo del New York Times che riporta le parole di al-Ani aggiunge altre smentite notevoli, come quella di Abu Zubaydah (miliziano di al Qaeda) e quella di Khalid Sheikh Mohammed (organizzatore dell'11/9) che confermarono che al Qaeda non ebbe mai legami con il regime di Saddam Hussein.

Nel 2006 anche Dick Cheney ammise pubblicamente che si trattò di uno sbaglio. In un'intervista dichiarò che la fonte dell'informazione non era attendibile e che l'ipotesi più ovvia a quel punto era che l'incontro di Praga non fosse mai avvenuto (anche in questa occasione Cheney parla di Cecoslovacchia e non di Repubblica Ceca). Nello stesso anno Cheney ripeté di nuovo ancora a Meet The Press che non vi erano evidenze che Atta avesse incontrato esponenti iracheni a Praga e che il tutto si era basato su uno scambio di persona.

Nel settembre 2006 il comitato ristretto per l'intelligence del Senato degli Stati Uniti pubblicò la seconda versione del rapporto sull'Iraq. Il documento include un paragrafo apposito sull'argomento, intitolato Muhammad Atta Meeting with IIS in Prague, che ribadisce che l'unica fonte che ha riportato questo incontro è un singolo testimone vicino ai servizi segreti cechi, ma che le indagini di CIA ed FBI non hanno trovato nessun riscontro di ciò. Tuttavia gran parte del capitolo è tuttora segretato. Un indagine del periodico Newsweek dello stesso mese sostenne, grazie a degli informatori anonimi, che la parte segretata riguardasse una divergenza di opinioni tra la CIA e la Casa Bianca; lo staff presidenziale avrebbe infatti voluto insistere pubblicamente sull'argomento, inserendone una menzione anche in un discorso di Bush nel marzo 2003, mentre l'agenzia espresse dissenso perché la voce non aveva trovato riscontri. Il medesimo articolo di Newsweek riporta anche la smentita di un portavoce della CIA, Paul Gimigliano, che la segretazione di parte del testo servisse a difendere la Casa Bianca.

Ovviamente i contorni della vicenda sono ad oggi ancora molto confusi. È certo che non ci fossero legami tra al Qaeda e l'Iraq e diventa quindi estremamente improbabile che Mohamed Atta abbia incontrato un esponente del governo di Saddam Hussein. Tuttavia sono poco chiari i tentativi del governo americano di sostenere questa improbabile teoria, soprattutto alla luce del fatto che è servita come una delle giustificazioni della guerra in Iraq del 2003.

Questo caso, così come quello delle 28 pagine del Joint Inquiry rimaste segretate per quattordici anni, dimostra che effettivamente qualche mistero intorno all'11/9 esiste. Peccato che i complottisti distraggano l'opinione pubblica con le loro sciocchezze su aerei scambiati ed esplosivi, distogliendo così i ricercatori dalle vere zone d'ombra che andrebbero indagate.

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