di Hammer
Una delle domande più ricorrenti relative agli attentati dell’11/9 è per quale motivo non furono impiegati elicotteri per salvare i superstiti intrappolati nelle Torri Gemelle sopra la zona degli schianti aerei.
In realtà un tentativo di salvataggio di questo tipo fu tentato dalla Guardia Costiera, ma non fu possibile portarlo a compimento e fu quindi interrotto. Intorno alle 9 dell’11 settembre il Capitano della Guardia Costiera Richard Yatto (la cui testimonianza è disponibile sul sito Internet della Guardia Costiera) fu informato dal collega di pari grado Bill Evans di quanto stava succedendo a New York; poco dopo ne ebbe ulteriore conferma guardando la CNN in diretta televisiva nella sua sede di lavoro a Cape Cod, nello stato del Massachusetts.
Dopo aver visto in televisione il secondo schianto, Yatto, che al tempo aveva già ventiquattro anni di esperienza nella Guardia Costiera, valutò che avrebbe potuto inviare degli elicotteri per prelevare delle persone dai tetti delle torri in fiamme. Yatto ebbe questa idea memore di un incendio al Dupont Plaza Hotel di San Juan, a Porto Rico, avvenuto il 31 dicembre del 1986, in cui circa trenta persone che riuscono ad arrampicarsi dalle finestre per arrivare sul tetto furono prelevate da elicotteri di salvataggio inviati dalla U.S Air Force e dalla U.S. Navy e portate in salvo.
Nonostante avesse l'autorità per inviare gli elicotteri senza chiedere altre autorizzazioni, Yatto chiese all'Operation Duty Officer di consultare comunque il Centro di Comando di Boston, ma questo rispose che avrebbero dovuto valutare la proposta. Per non perdere altro tempo Yatto ordinò agli elicotteri di partire considerando che comunque avrebbe potuto farli rientrare.
Quando gli elicotteri arrivarono nelle vicinanze di Manhattan la Torre Sud era già crollata; restava comunque la speranza di salvare qualcuno dalla Torre Nord. Ma appena entrati in contatto con i controllori di volo questi vietarono agli elicotteri di avvicinarsi e ordinarono loro di atterrare a Long Island perché lo spazio aereo sopra Manhattan era stato chiuso. I due piloti tentarono di spiegare quale fosse il loro ruolo, ma i controllori di volo rimasero sulle loro posizioni. L'operazione fu quindi abbandonata.
Yatto considerò comunque che non vi era alcuna certezza che l'operazione sarebbe riuscita perché un articolo del Wall Street Journal del 24 ottobre 2001 riportò che era impossibile accedere al tetto, perché le porte erano chiuse e questo accadde nonostante il fatto che durante l'attentato del 1993 ventotto persone furono salvate dal tetto con elicotteri. Come riportato dal medesimo articolo, la Port Authority aveva fatto chiudere le porte per evitare atti vandalici alle antenne, ma anche per evitare che qualcuno tentasse il suicidio o numeri da stuntman; il Dipartimento dei Vigili del Fuoco condivideva le stesse preoccupazioni e in generale riteneva più opportuno in caso di evacuazione far uscire le persone tramite le scale e la Plaza.
Gli operatori della manutenzione avevano in dotazioni chiavi elettroniche per aprire le porte che davano al tetto, ma l’11/9 queste rimasero chiuse grazie alle apposite batterie anche dopo l'interruzione della corrente elettrica seguita agli schianti aerei.
Va comunque considerato, come sostenuto dallo stesso Yatto e riportato dal Wall Street Journal, che sarebbe stato estremamente difficile per gli elicotteri atterrare sui tetti delle torri per via del fumo abbondante. In particolare il tetto della Torre Sud era completamente avvolto dal fumo proveniente dalla Torre Nord; per quest'ultima, invece, i piloti avrebbero dovuto atterrare nell'angolo sopravento sperando di trovare sufficiente spazio, e questo non sarebbe comunque stato facile.
2016/02/08
World Trade Center: l'attentato del 1993 e il presunto coinvolgimento dell'FBI
di Hammer
Il primo attentato terroristico contro il World Trade Center avvenne il 26 febbraio del 1993, quando un gruppo di terroristi islamici fece esplodere un furgone-bomba nel parcheggio sotterraneo della Torre Nord. L'intenzione dei terroristi era di far crollare la Torre Nord in modo che cadesse addosso alla Torre Sud, distruggendole così entrambe. In realtà la bomba causò un cratere di cinque piani sotterranei ma non danneggiò l'integrità strutturale dell'edificio. L'attentato provocò comunque sei morti e oltre mille feriti.
Il gruppo di terroristi che perpetrò l'attacco era guidato dal kuwaitiano Ramzi Yousef, che fu catturato in Pakistan nel 1995 dopo aver partecipato anche alla pianificazione dell’Operazione Bojinka e dopo aver piazzato la bomba sul volo Philippine Airlines 434, che esplose in volo dopo che il terrorista era sceso dall'aereo durante uno scalo. Gli altri terroristi che parteciparono alla pianificazione dell’attacco contro il World Trade Center erano Mahmud Abouhalima, Mohammed Salameh, Ahmed Ajaj, Nidal Ayyad e Eyad Ismoil (che guidò il furgone fino al parcheggio della Torre), oggi detenuti nel carcere ADX Florence in Colorado, e Abdul Rahman Yasin, che non fu mai catturato. Le sovvenzioni economiche per l’attacco arrivarono al gruppo da Khalid Sheikh Mohammed, zio di Ramzi Yousef, che ebbe un ruolo fondamentale anche nell’organizzazione degli attacchi dell’11/9.
Secondo alcune fonti complottiste, come è ovvio e facile aspettarsi, anche questo attentato sarebbe stato un inside-job e alcune di queste fonti si spingono fino a sostenere che il materiale per realizzare la bomba fu fornito ai terroristi dall’FBI attraverso un loro infiltrato di nome Emad Salem. In realtà, come emerge dalla ricostruzione del New York Times, che nell’ottobre del 1993 dedicò a questa vicenda tre articoli (il 27, il 28 e il 31), e dalle registrazioni audio delle conversazioni di Salem con l'agente dell’FBI John Anticev, la verità è ben diversa: Salem aveva informato l’FBI che un gruppo di terroristi stava preparando una bomba e il piano dell’FBI prevedeva dapprima di utilizzare Salem per sabotare l’attentato fornendo ai terroristi della polvere innocua da sostituire all’esplosivo. Il sabotaggio fallì in quanto il supervisore dell'FBI sottovalutò la minaccia e decise di abbandonare il piano e di destinare Salem ad altro incarico. Secondo Salem (a sinistra nella foto sotto, insieme al terrorista egiziano Omar Abd al-Rahman noto anche con il soprannome di The Blind Sheik) il motivo fu che l’FBI non gli credette; va comunque sottolineato che Salem non specifica che l’FBI fosse al corrente del fatto che la bomba sarebbe stata usata al WTC ma sapeva solo genericamente che alcuni terroristi stavano costruendo una bomba e che poi questa è stata usata al World Trade Center.
I video complottisti a questo punto mostrano uno spezzone del telegiornale del 28 ottobre 1993 della CBS con l'intento di convalidare la teoria appena esposta, ma in realtà sia il conduttore Dan Rather sia il servizio che viene mostrato dicono proprio che l’FBI avrebbe potuto sventare l'attacco ma non lo fece, che è ben diverso da quanto i complottisti sostengono.
I complottisti si aggrappano quindi alla frase di Salem It was built by supervising supervision from the Bureau and the D.A. per sostenere che Salem confermi che l’FBI fu l’effettivo produttore della bomba. Ma basta leggere il periodo per intero per rendersi conto anzitutto che l'inglese di Salem è molto povero e che in realtà sta dicendo che l’FBI era stato informato dell’attentato imminente dal suo informatore, cioè lo stesso Salem, ma che non fece nulla per sventarlo.
La frase di Salem (al minuto 3:42 della registrazione) è:
Ignorando i grossolani errori di grammatica, ciò che Salem intende dire in italiano è:
Secondo i complottisti, invece, Salem starebbe dicendo che la bomba fu costruita sotto la direzione dell’FBI e che l’FBI stesso ne fu informato dal suo informatore. Si tratta di un’assurdità e di un corto circuito logico piuttosto evidente.
Nel 2014 Emad Salem ha pubblicato un libro sulla propria vita e sul proprio ruolo di informatore dell’FBI. Il volume si intitola Undercover e in esso Salem ribadisce quanto detto in precedenza: l’uomo aveva informato l'FBI del fatto che un gruppo di terroristi stava preparando una bomba e la sua segnalazione fu sottovalutata.
Il motivo dietro a questo autoattentato sarebbe, secondo i complottisti, che serviva una giustificazione per l’approvazione di leggi antiterrorismo particolarmente liberticide. Premesso che nessuno di loro ha mai specificato quali sarebbero i danni alla libertà causati da queste leggi, a riprova di ciò viene mostrato un breve video tratto dagli ultimi minuti di Inside 9/11 di National Geographic in cui il giornalista Steve Emerson dice:
La traduzione in italiano è:
Ma in questo breve passaggio Emerson non sta attribuendo in alcun modo la colpa dell’attentato all’FBI: piuttosto si sta lamentando della lentezza del governo americano nell’emanare leggi efficaci nonostante l’attentato sanguinoso del 93 e anche dopo l’11/9.
Ancora una volta i complottisti fondano le proprie teorie su brandelli di frasi estratti dal loro contesto e spesso intenzionalmente distorti. Se vogliono dimostrare che l’attentato del 93 fu un inside-job è meglio che portino argomentazioni più convincenti.
Il primo attentato terroristico contro il World Trade Center avvenne il 26 febbraio del 1993, quando un gruppo di terroristi islamici fece esplodere un furgone-bomba nel parcheggio sotterraneo della Torre Nord. L'intenzione dei terroristi era di far crollare la Torre Nord in modo che cadesse addosso alla Torre Sud, distruggendole così entrambe. In realtà la bomba causò un cratere di cinque piani sotterranei ma non danneggiò l'integrità strutturale dell'edificio. L'attentato provocò comunque sei morti e oltre mille feriti.
Il gruppo di terroristi che perpetrò l'attacco era guidato dal kuwaitiano Ramzi Yousef, che fu catturato in Pakistan nel 1995 dopo aver partecipato anche alla pianificazione dell’Operazione Bojinka e dopo aver piazzato la bomba sul volo Philippine Airlines 434, che esplose in volo dopo che il terrorista era sceso dall'aereo durante uno scalo. Gli altri terroristi che parteciparono alla pianificazione dell’attacco contro il World Trade Center erano Mahmud Abouhalima, Mohammed Salameh, Ahmed Ajaj, Nidal Ayyad e Eyad Ismoil (che guidò il furgone fino al parcheggio della Torre), oggi detenuti nel carcere ADX Florence in Colorado, e Abdul Rahman Yasin, che non fu mai catturato. Le sovvenzioni economiche per l’attacco arrivarono al gruppo da Khalid Sheikh Mohammed, zio di Ramzi Yousef, che ebbe un ruolo fondamentale anche nell’organizzazione degli attacchi dell’11/9.
Secondo alcune fonti complottiste, come è ovvio e facile aspettarsi, anche questo attentato sarebbe stato un inside-job e alcune di queste fonti si spingono fino a sostenere che il materiale per realizzare la bomba fu fornito ai terroristi dall’FBI attraverso un loro infiltrato di nome Emad Salem. In realtà, come emerge dalla ricostruzione del New York Times, che nell’ottobre del 1993 dedicò a questa vicenda tre articoli (il 27, il 28 e il 31), e dalle registrazioni audio delle conversazioni di Salem con l'agente dell’FBI John Anticev, la verità è ben diversa: Salem aveva informato l’FBI che un gruppo di terroristi stava preparando una bomba e il piano dell’FBI prevedeva dapprima di utilizzare Salem per sabotare l’attentato fornendo ai terroristi della polvere innocua da sostituire all’esplosivo. Il sabotaggio fallì in quanto il supervisore dell'FBI sottovalutò la minaccia e decise di abbandonare il piano e di destinare Salem ad altro incarico. Secondo Salem (a sinistra nella foto sotto, insieme al terrorista egiziano Omar Abd al-Rahman noto anche con il soprannome di The Blind Sheik) il motivo fu che l’FBI non gli credette; va comunque sottolineato che Salem non specifica che l’FBI fosse al corrente del fatto che la bomba sarebbe stata usata al WTC ma sapeva solo genericamente che alcuni terroristi stavano costruendo una bomba e che poi questa è stata usata al World Trade Center.
I video complottisti a questo punto mostrano uno spezzone del telegiornale del 28 ottobre 1993 della CBS con l'intento di convalidare la teoria appena esposta, ma in realtà sia il conduttore Dan Rather sia il servizio che viene mostrato dicono proprio che l’FBI avrebbe potuto sventare l'attacco ma non lo fece, che è ben diverso da quanto i complottisti sostengono.
I complottisti si aggrappano quindi alla frase di Salem It was built by supervising supervision from the Bureau and the D.A. per sostenere che Salem confermi che l’FBI fu l’effettivo produttore della bomba. Ma basta leggere il periodo per intero per rendersi conto anzitutto che l'inglese di Salem è molto povero e che in realtà sta dicendo che l’FBI era stato informato dell’attentato imminente dal suo informatore, cioè lo stesso Salem, ma che non fece nulla per sventarlo.
La frase di Salem (al minuto 3:42 della registrazione) è:
[...] we was start already building the bomb which is went off in the World Trade Center. It was built by ...eh, eh, eh.... supervising... [si corregge] supervision from the Bureau [l'FBI] and the D.A. [District Attorney, il procuratore distrettuale] and we was all informed about it and we know that the bomb start to be built. By who? By your confidential informant. What a wonderful, great case! And then he put his head in the sand and said "Oh, no, no, that’s not true, he is son of a bitch."
Ignorando i grossolani errori di grammatica, ciò che Salem intende dire in italiano è:
[...] avevamo già iniziato a costruire la bomba che sarebbe esplosa nel World Trade Center. E' stata costruita sotto gli occhi dell'FBI e del procuratore distrettuale e ne eravamo tutti informati e sapevamo che la bomba stava per essere costruita. Da chi? Dal vostro informatore confidenziale. Che meraviglioso caso! E poi ha messo la testa sotto la sabbia e ha detto "Oh, no, no, non è vero, è un figlio di puttana."
Secondo i complottisti, invece, Salem starebbe dicendo che la bomba fu costruita sotto la direzione dell’FBI e che l’FBI stesso ne fu informato dal suo informatore. Si tratta di un’assurdità e di un corto circuito logico piuttosto evidente.
Nel 2014 Emad Salem ha pubblicato un libro sulla propria vita e sul proprio ruolo di informatore dell’FBI. Il volume si intitola Undercover e in esso Salem ribadisce quanto detto in precedenza: l’uomo aveva informato l'FBI del fatto che un gruppo di terroristi stava preparando una bomba e la sua segnalazione fu sottovalutata.
Il motivo dietro a questo autoattentato sarebbe, secondo i complottisti, che serviva una giustificazione per l’approvazione di leggi antiterrorismo particolarmente liberticide. Premesso che nessuno di loro ha mai specificato quali sarebbero i danni alla libertà causati da queste leggi, a riprova di ciò viene mostrato un breve video tratto dagli ultimi minuti di Inside 9/11 di National Geographic in cui il giornalista Steve Emerson dice:
I heard it repeatedly after the ’93 World Trade Center bombing, by saying they didn’t kill enough people. It wasn’t said by militants, it was said by FBI agents. They didn’t say it because they wanted more blood, but they understood that it would take more blood in order to get the government to react. And now I’m hearing other FBI and other officials say to me, Steve, we’re gonna need another 9/11.
La traduzione in italiano è:
L'ho sentito varie volte anche dopo l'attentato del 1993 al World Trade Center quando dicevano che non erano state uccise abbastanza persone. Non è stato detto dai militanti, è stato detto dagli agenti dell'FBI. Non lo dicevano perché volevano più sangue, ma perché capirono che sarebbe stato necessario più sangue affinché il governo reagisse. E adesso sento altri agenti dell'FBI e altri ufficiali che mi dicono "Steve, serve un altro 11/9."
Ma in questo breve passaggio Emerson non sta attribuendo in alcun modo la colpa dell’attentato all’FBI: piuttosto si sta lamentando della lentezza del governo americano nell’emanare leggi efficaci nonostante l’attentato sanguinoso del 93 e anche dopo l’11/9.
Ancora una volta i complottisti fondano le proprie teorie su brandelli di frasi estratti dal loro contesto e spesso intenzionalmente distorti. Se vogliono dimostrare che l’attentato del 93 fu un inside-job è meglio che portino argomentazioni più convincenti.