di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.
Tra i soccorritori dell'11/9, oltre a pompieri e poliziotti, anche i medici che hanno prestato il proprio servizio a Ground Zero occupano un posto di rilievo. Nonostante siano di rado menzionati hanno contribuito considerevolmente a curare i feriti e a prestare i soccorsi anche agli altri soccorritori.
Undicisettembre offre oggi ai suoi lettori la testimonianza diretta del medico chirurgo Emil Chynn, che nel suo corso di studi ha conseguito anche un MBA, che fu il primo medico ad arrivare a Ground Zero ed organizzò il primo centro di smistamento per i feriti vicino al luogo del disastro. Il dottor Chynn è anche il proprietario dello studio Park Avenue SafeSight di New York.
Le immagini a corredo di questo articolo sono state fornite da Emil Chynn, che ringraziamo per la sua disponibilità e cortesia.
Tra i soccorritori dell'11/9, oltre a pompieri e poliziotti, anche i medici che hanno prestato il proprio servizio a Ground Zero occupano un posto di rilievo. Nonostante siano di rado menzionati hanno contribuito considerevolmente a curare i feriti e a prestare i soccorsi anche agli altri soccorritori.
Undicisettembre offre oggi ai suoi lettori la testimonianza diretta del medico chirurgo Emil Chynn, che nel suo corso di studi ha conseguito anche un MBA, che fu il primo medico ad arrivare a Ground Zero ed organizzò il primo centro di smistamento per i feriti vicino al luogo del disastro. Il dottor Chynn è anche il proprietario dello studio Park Avenue SafeSight di New York.
Le immagini a corredo di questo articolo sono state fornite da Emil Chynn, che ringraziamo per la sua disponibilità e cortesia.
Undicisettembre: Ci puoi fare un racconto generale di ciò che hai visto e vissuto quel giorno?
Emil Chynn: Sono stato il primo medico ad arrivare a Ground Zero l'11/9; quando arrivai sembrava una zona di guerra. A quel tempo vivevo sulla West 12th Street, che è circa a un miglio di distanza dal WTC. Ricordo che mentre andavo al lavoro tutta la gente guardava verso le Torri Gemelle, che erano state entrambe colpite ed erano in fiamme. Decisi di andare anche io là per aiutare.
Non era una cosa folle come può sembrare. Ero stato coinvolto anche nel 1993, quando i terroristi avevano fatto esplodere un autobomba nel parcheggio di una delle Torri. Al tempo lavoravo al Saint Vincent's Hospital e stavo per terminare il turno quando i capi ci dissero di restare in ospedale perché eravamo il Centro Traumatologico più vicino al WTC. Ciò nonostante ci vollero almeno quattro ore prima che le prime vittime arrivassero con le ambulanze per via di ritardi logistici (come far arrivare le ambulanze downtown, smistare i pazienti a riportarli ad uptown). Quindi pensai che sarebbe stato molto più utile se questa volta fossi andato sulla scena per accelerare il processo, quindi mi diressi verso downtown.
Inizialmente provai a prendere un taxi, ma fu impossibile. Anzitutto perché erano tutti occupati. Secondo, puoi immaginare la reazione del tassista libero che trovai quando gli chiesi di portarmi al WTC. Per risparmiare tempo andai con i rollerblade verso il WTC indossando il camice da lavoro. Quando oltrepassai Canal Street, c'erano circa 30 centimetri di carta a terra, quindi tolsi i rollerblade e continuai a piedi. Qualche isolato oltre, circa a Worth Street, si cominciava a vedere del materiale in fiamme con la gente che ti correva accanto cercando di mettersi in salvo andando a nord. Quando arrivai a Chambers Street fu veramente inquietante; non c'era nessuno per le strade, e c'erano ambulanze abbandonate e camion dei pompieri in fiamme. Una macchina della polizia esplose accanto a me. Sembrava un film post apocalittico sulla Terza Guerra Mondiale.
Vicino a dove pensavo che si trovasse il WTC incontrai altri operatori sanitari coraggiosi o stupidi come ero io, che erano anche loro disorientati. La visibilità era di circa 6 metri per via di tutta la polvere e del fumo e della cenere che c'era nell'aria; era letteralmente buio come al tramonto a Ground Zero, anche se era una giornata bellissima e perfettamente assolata su alla 12esima strada. Pensavamo di esserci persi perché non trovavamo il WTC, e non è facile non vedere due palazzi di oltre 100 piani, anche in tutto quel fumo. Ricordo di aver girato attorno all'isolato con un'infermiera, un ragazzo dell'EMT, e una studentessa di fisioterapia o qualcosa del genere guardando in alto come i turisti a Times Square, ma incapaci di trovare le Torri Gemelle. Finalmente l'uomo dell'EMT disse: “Credo che quella sia la Torre, ragazzi” indicando una piccola pila di macerie di circa 30 metri. Gli risposi “Sei matto? Come può un palazzo di oltre 100 piani essere ridotto a qualcosa di circa 4 piani?” e quindi girammo attorno all'isolato un'altra volta. Devi capire che quando ci eravamo incamminati entrambe le torri erano in fiamme ma ancora in piedi. Non avevamo accesso alla TV o alla radio e downtown i telefoni cellulari non funzionavano. Quindi una persona che stava guardando la CNN in Giappone sapeva ciò che stava succedendo meglio di noi che eravamo a pochi metri.
Infine capimmo che aveva ragione, quindi ci sedemmo e guardammo la pila di macerie. Non so cosa stessero pensando gli altri, perché eravamo tutti in silenzio. Ero intontito dallo shock emotivo, pensavo all'enormità di quella situazione, la pura distruzione che stavamo guardando e tutte le persone che dovevano essere morte. La studentessa di PT iniziò a piangere, ma in silenzio.
Undicisettembre: Perché non c'erano ancora i servizi professionali di soccorso quando sei arrivato?
Emil Chynn: Molte settimane dopo l'11/9, quando tornai a lavorare come chirurgo LASEK, capii perché e c'erano molte ragioni. Anzitutto il Centro di Comando e Controllo per le emergenze di tutta la città di New York per coincidenza era stato tragicamente posto al WTC7. Un mese prima dell'11/9 avevo quasi firmato un contratto di affitto per spostare il mio centro LASEK nella zona commerciale di una delle Torri, ma cambiai idea perché il costo era troppo alto, quindi evitai una simile tragica decisione. Sfortunatamente, il WTC7 era stato colpito dai detriti dei crolli delle Torri 1 e 2 che avevano incendiato il palazzo. Non aiutò il fatto che avessero generatori di backup per fornire elettricità al Centro di Comando al 23esimo piano del WTC7, oltre a un serbatoio di quasi 4000 litri di gasolio per alimentare il generatore, che pure prese fuoco. Quindi questo tolse molte risorse alla risposta all'emergenza.
Inoltre devi capire che prima dell'11/9 gli Stati Uniti non erano mai stati attaccati sul suolo nazionale e quest'attacco avvenne prima che il terrorismo fosse riconosciuto come come una minaccia per il mondo. Quindi è comprensibile che la Polizia e altre agenzie governative non fossero preparate, perché non era mai successo prima.
Undicisettembre: Raccontaci qualcosa su ciò che avete fatto tu e gli altri soccorritori quel giorno.
Emil Chynn: Beh, arrivai molto presto e puoi immaginare il carico emotivo che i crolli di entrambe le torri ebbe su tutti i poliziotti e i pompieri. Ne vidi alcuni seduti a piangere. Fu ancora più duro che vedere un camion dei pompieri in fiamme, perché sono persone incredibilmente tenaci, quindi è veramente sconcertante vederli piangere. Ovviamente, contrariamente a loro, non persi amici o colleghi quel giorno, o probabilmente avrei lavorato peggio di come ho fatto.
Dopo che la studentessa si riprese, così come noi altri, il nostro piccolo gruppo decise che avremmo dovuto allestire un centro di smistamento, visto che era piuttosto ovvio che non ci fosse nessun centro medico organizzato sulla scena quel giorno. Non con i pompieri che piangevano e i poliziotti che quando chiedevamo dove avremmo dovuto prendere istruzioni rispondevano “Non ne ho idea. Ne so quanto te.”
Quindi prendemmo il controllo del negozio più vicino che stesse ancora in piedi e che sembrasse strutturalmente solido, cioè che non avesse grossi pezzi di WTC conficcati. Fu il Burger King dall'altro lato della strada, che aveva quasi tutte le sue vetrate frontali distrutte ma almeno non stava bruciando. Sgombrammo il Burger King e anche se la maggioranza dei posti non aveva acqua corrente, il Burger King l'aveva, forse perché era un ristorante o qualcosa del genere. C'erano un paio di ambulanze in giro senza personale. Tuttora non so cosa sia successo a quelle persone, forse morirono durante il crollo o forse erano corsi in salvo mentre accadeva. Chi lo sa. Tutto ciò che sapevamo era che avevamo disperatamente bisogno degli attrezzi, quindi saccheggiammo quelle ambulanze e prendemmo le flebo e i kit per i traumi.
Undicisettembre: Ti coordinasti o mettesti in contatto con agenzie governative in quei momenti?
Emil Chynn: Beh, dopo aver allestito un centro di smistamento temporaneo e pronto soccorso, ricordo che un pompiere mi passò una ricetrasmittente per farmi parlare con il suo Comandante di Battaglione o qualcosa del genere che mi chiese “Possiamo già mandare le ambulanze?” Guardai in giro e capii che le macerie, soprattutto carta, arrivavano all'altezza del ginocchio, quindi non c'era modo che le ambulanze potessero arrivare. Gli dissi “Ci serve un percorso sgombro per le ambulanze, ci puoi mandare un bulldozer o qualcosa del genere?” Diciamo solo che non ho avuto una risposta positiva. Ma c'era un operaio che sembrava un hippy nelle vicinanze che disse “Posso aiutarti io.” Cinque minuti dopo arrivò con un Bobcat, e iniziò a sgombrare la strada ammucchiando la carta in enormi cumuli, come dei banchi di neve. In seguito mi disse che aveva fatto partire il Bobcat collegando i fili e lo aveva rubato da un sito di costruzioni a pochi isolati di distanza.
Undicisettembre: Ci sono stati molti episodi del genere, con persone comuni che correvano rischi pur di aiutare gli altri?
Emil Chynn: Si. Ci furono centinaia di episodi di questo tipo ogni giorno. La gente letteralmente si calpestava per aiutare come poteva. C'erano persone che scavavano con le mani “sulla pila”, come la chiamavamo, alla ricerca di sopravvissuti. Erano tutti così assorti e generosi e solerti. E' stato ciò che ha reso tollerabile il fatto di essere lì, perché in mezzo a tutta quella morte e alla distruzione causata da tutta quella malvagità si sentiva ancora la gentilezza e l'umanità dei volontari e dei primi soccorritori. Tutti stavano scavando, facendo la loro parte, senza pensare alla paga, alla gloria o ad alcunché di egoista. Fu bello esserne parte.
Fui intervistato da qualche canale televisivo quel giorno mi chiesero se i primi soccorritori avevano a disposizione qualche apparato, ho risposto che avremmo avuto bisogno di mascherine perché c'era così tanta polvere nell'aria che era faticoso respirare. Il giorno dopo, in qualche modo, arrivarono centinaia se non migliaia di mascherine. Era come se l'intera nazione volesse venire ai aiutare quelle persone a Ground Zero.
Undicisettembre: Cosa puoi dirci delle vittime a Ground Zero? In che condizioni erano?
Emil Chynn: Erano insanguinati con lacerazioni per via di tutto il vetro che era esploso. Non vidi molte persone con traumi importanti o con traumi cranici o cose del genere; sfortunatamente quelli erano probabilmente tutti morti. La maggior parte delle persone aveva ferite non gravi oppure era morta. Ci aspettavamo persone senza una gamba o senza un braccio o qualcosa del genere, ma non succedeva.
Ripensandoci, fu per via di come crollarono i palazzi: andarono giù in verticale e si compattarono invece di cadere di lato. Quindi se eri nel palazzo durante il crollo eri morto, ma se eri a un isolato di distanza eri incolume.
Undicisettembre: Cosa è successo nei giorni seguenti? Per quanto tempo sei rimasto lì?
Emil Chynn: Andai come volontario a Ground Zero per circa una settimana di seguito, lavorando da 12 a 18 ore al giorno. Il primo giorno fu completamente caotico e non c'era visibilità fino al pomeriggio, quando tutto il particolato si era depositato e c'era visibilità normale e si vedeva almeno per un isolato. Prima non si vedeva nulla, quindi non si capiva l'enormità della situazione. Fu allora che vedemmo che entrambe le torri erano crollate e c'era un altro grattacielo nelle vicinanze in cui era entrato un pezzo delle torri e a quell'ora anche il WTC7 era già crollato.
Arrivavano le ambulanze, portando via chi aveva dei traumi, molti di questi erano primi soccorritori con traumi di minore entità (come ossa rotte). A quel punto i soccorsi erano più ordinati, con auto della polizia che arrivavano invece che essere abbandonate e incendiate.
Ma di nuovo, ci aspettavamo che arrivassero vittime con grossi traumi al centro di smistamento ma non arrivava nessuna vittima. Alla sera noi operatori sanitari iniziammo a capire che ci sarebbero stati ben pochi sopravvissuti. Fu molto triste e anche deludente: lavorammo duramente tutto il giorno preparandoci ad aiutare la gente, e aiutammo davvero centinaia di persone con traumi di minore entità come abrasioni o lacerazioni o fratture, ma non aiutammo nessuno con grossi traumi.
La FEMA non arrivò fino al secondo o terzo giorno. Ovviamente la Polizia e i pompieri erano lì dall'inizio. A mezzogiorno dell'11/9 vidi già persone che le divise dell'FBI e anche dell'ATF, il che mi sembrò strano, ma forse c'era una sede dell'ATF nelle vicinanze. Non vidi divise della FEMA fino al secondo o il terzo giorno. Non li sto incolpando, perché prima dell'11/9 la FEMA interveniva solo nei disastri naturali come uragani o inondazioni, per i quali esiste più preavviso, almeno di uno o due giorni. Quindi la FEMA probabilmente ha bisogno di un paio di giorni di preavviso per preparare una rapida risposta a un disastro naturale. Ma nel caso dell'11/9 non ci fu preavviso, perché non fu un evento naturale ma causato dall'uomo.
Undicisettembre: I medici sono raramente menzionati tra gli eroi di quel giorno. Come te lo spieghi? Cosa ne pensi?
Emil Chynn: Anzitutto voglio chiarire che tutti quelli che erano lì, come poliziotti o pompieri, misero il massimo dell'impegno e della professionalità, e furono umili; nessuno cercava di avere credito per quello che succedeva perché eravamo in una missione puramente umanitaria.
Detto ciò è ingiusto che la maggior parte degli operatori sanitari che era lì l'11/9 non era solo un “primo soccorritore” ma veri volontari; non andarono là nell'ambito del loro lavoro e non furono pagati per farlo. E questo porta a un'altra ulteriore ingiustizia, anche se in realtà non è colpa di nessuno.
Se un pompiere o un poliziotto subiva un danno di carattere medico a Ground Zero otteneva l'invalidità permanente e e un indennizzo permanente, perché era il suo lavoro e la disabilità era legata al lavoro. Invece i veri volontari non hanno avuto nulla di tutto ciò. Non voglio dire che i sussidi permanenti che hanno ricevuto i dipendenti della città per il loro impegno a Ground Zero siano ingiusti. Ovviamente sono giusti, hanno rischiato la vita e perso degli amici per proteggere tutti noi.
Ma i veri volontari, come gli operatori sanitari e io stesso?
Non ho mai avuto problemi respiratori prima dell'11/9. A Dartmouth, per un certo periodo gareggiai per la squadra di ciclismo, che era una società sportiva al tempo. Quando ero uno studente di medicina alla Columbia, feci la maratona di New York in 3:36, che fu un buon risultato visto che non potevo allenarmi molto dato che mi facevano lavorare come un cane. Quindi sono sempre stato al massimo della forma cardiovascolare.
Dopo aver lavorato da volontario a Ground Zero per quasi una settimana per 12 o 18 ore al giorno mi è venuta l'asma uno o due mesi dopo, per la prima volta, e da allora ce l'ho e l'avrò per il resto della mia vita. Ma non ho avuto riconosciuta la disabilità per questo, ed è per questo che ho dovuto lavorare ogni giorno della mia vita da allora. Il lato positivo è che è così che ho potuto trattare più di 20.000 pazienti con la tecnologia LASEK!
Undicisettembre: Voi volontari medici avete avuto un riconoscimento di qualunque tipo?
Emil Chynn: Alcuni mesi dopo l'11/9 ricevetti una telefonata da qualcuno che mi disse che stavano organizzando un tributo ai primi soccorritori allo Yankee Stadium, invitavano poliziotti e pompieri e le loro famiglie e volevano che partecipassi anche io e altri medici volontari. Per un po' fui contento, pensando che finalmente ci avrebbero dato la giusta riconoscenza (l'unico pasto che mi fu offerto per il servizio che ho prestato è stato a un posto chiamato Bar 6 di fronte al mio appartamento nel West Village, e quando ci sono andato un mese dopo per cena il proprietario ha ritirato la sua proposta di una cena di ringraziamento).
Beh, la felicità durò circa 5 secondi. Perché l'ufficiale di New York che mi aveva chiamato mi disse “Volevamo chiederti se sei disposto a prestare servizio medico quella sera, in caso qualcuno allo Stadio abbia problemi di cuore o qualcosa del genere.” Attaccai il telefono.
Vedi, da medico non è che ho bisogno o voglio la cena gratis. Ma un giusto riconoscimento per le centinaia di operatori sanitari che sono stati veri volontari a Ground Zero sarebbe bello.
Undicisettembre: Hai avuto conseguenze psicologiche dopo l'11/9?
Emil Chynn: Sono un chirurgo e quando sei un chirurgo impari a tenere lontane molte cose, è una necessità nel fare bene il nostro lavoro. Gestisco il più grande programma di formazione per studenti con borsa di studio in Chirurgia Refrattiva negli USA, quindi formo molti dottori su come diventare chirurghi oculari, almeno 20 medici da una dozzina di nazioni diverse negli ultimi 15 anni.
Proprio adesso sto formando una dottoressa che è molto brava a trattare i pazienti medicalmente ma diventa molto nervosa in sala operatoria: così nervosa che alle volte dice che non può procedere. Le dico “Come non puoi procedere? Sei un chirurgo: devi procedere!” La chirurgia oculare è diversa dagli altri tipi di chirurgia perché il paziente è sveglio (gli anestetizziamo solo il bulbo oculare), quindi in questo senso è più difficile di altri tipi di chirurgia. Per esempio, ho fatto pratica nella neurochirurgia quando ero alla Columbia, ma quei pazienti non sono coscienti.
Dunque i chirurghi oculari operano gli occhi delle persone quando sono sveglie e pienamente vigili! Quindi per essere un eccellente chirurgo devi essere bravo ad avere sempre il controllo della situazione, qualunque cosa succeda. Ho trattato 30.000 casi di tipo diverso: principalmente correzione laser ma anche “vera chirurgia” come il trapianto di cornea. Credo che quasi tutti i bravi chirurghi (a differenza di altri tipi di medici) sarebbero bravi in situazioni di guerra, come l'11/9, perché affrontiamo il sangue e a volte la morte o la cecità ogni giorno.
Detto ciò, dopo l'11/9 sono stato perfettamente bene per un paio di mesi e pensavo felicemente di non soffrire di stress post traumatico, ma poi ho iniziato a non riuscire a dormire. Ho fatto della terapia psicologia che mi fu offerta dalla città di New York e dalla New York University (ero studente di un MBA part time al tempo) e sono andato una o due volte a settimana a fare la terapia per tre mesi. Fu molto utile. Non puoi parlare liberamente con i non professionisti, perché ci sono troppe cose che accadono e non vuoi parlare di questo con un parente, ad esempio con tua madre, perché si preoccuperebbe molto per me. Credo che ogni persona che si trovi in una situazione di stress dovrebbe fare della terapia.
Undicisettembre: L'11/9 ti ha dato una nuova visione dell'essere medico?
Emil Chynn: Lavoravo già per i casi di trauma per l'ospedale Manhattan Eye and Ear e per il New York Eye and Ear, e anche se stavo solo insegnando agli interni come ricucire un bulbo oculare danneggiato, questo era spesso parte di traumi più grandi. Ma questa è una parte del nostro lavoro da chirurghi, quindi non lascia conseguenze sulla persona, perché è percepito come una cosa normale.
Ma l'11/9 non è stato affatto una cosa normale o accettabile perché è stato intenzionale e non un incidente. Quindi tendi a pensarci molto di più che ad altri tipi di trauma accidentale. È come dolersi di un parente morto in un incidente d'auto piuttosto che di uno che è stato ucciso. Il secondo caso è molto peggiore.
Essere stato il primo medico a essere arrivato a Ground Zero l'11/9 mi ha cambiato come persona perché mi ha dato una nuova prospettiva sulla vita, in termini di ciò che è importante e ciò che non lo è. Dopo l'11/9 tutto mi sembra piccolo.
Non voglio mentire e dire che non mi preoccupo delle cose piccole, perché sono un perfezionista, sono noto come un perfezionista ed è per questo che la gente sceglie me per il LASEK, e perché riesco a portare la maggior parte dei miei pazienti a vedere meglio di 20/20.
Direi che essere stato un volontario l'11/9 per una settimana, sopportando condizioni incredibilmente difficili e anche spaventose, ha fatto sì che ora nulla riesce più a spaventarmi. Mi ha dato forza, o più precisamente mi ha dato totale fiducia nel fatto di essere in grado di lavorare a livelli molto alti in qualunque condizione, qualunque cosa accada. Quel livello di fiducia non è normale per i civili, probabilmente è qualcosa che solo quei soldati che sono andati in battaglia possono capire. E l'11/9 è stato la mia battaglia.
Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto che sostengono che l'11/9 sia stato un "inside job"?
Emil Chynn: È ridicolo e quelle persone sono pazze! Sono molto logico e razionale. Se applichi il Rasoio di Occam la risposta più semplice è di solito quella corretta. I complottisti mi fanno impazzire. Ad esempio dicono che c'erano esplosivi del WTC7 e che il palazzo è crollato per via di questi esplosivi. E che dire invece dei 10.000 litri di combustibile? Perché mai pensare a esplosivi nascosti? Inoltre io sono nato a New York ed ero stato nel WTC7 prima che crollasse per via degli incendi. Non c'è modo di mettere delle cariche cave nel palazzo senza essere visti. È impossibile. O questa gente si è dimenticata che il Centro di Comando e Controllo per le emergenze di New York era al ventitreesimo piano?
Undicisettembre: Hai avuto modo di vedere il World Trade Center 7? Stava bruciando? Come sai, i complottisti dicono che gli incendi nel WTC7 non erano sufficienti a farlo crollare
Emil Chynn: Si, stava bruciando. Ma cosa vogliono dire con “non erano sufficienti”? Vogliono valutare quando debba bruciare ciascun palazzo? È così stupido.
Undicisettembre: Sei già stato al 9/11 Memorial Museum?
Emil Chynn: Si. Un paio di mesi fa, perché qualcuno ha voluto intervistarmi per il museo. Credo che abbiano fatto un ottimo lavoro. Ho letto della polemica sul fatto di non rappresentare i musulmani in modo ingiusto. Credo che abbiamo intenzionalmente fatto molti sforzi per non rappresentare l'Islam o i musulmani negativamente.
Per esempio, c'è una simulazione dove si sente la registrazione della cabina di pilotaggio di United 93. Se fai attenzione, ci sono solo le voci in inglese del pilota e del controllo del traffico aereo. Hanno intenzionalmente tolto le parti in cui i terroristi parlano e urlano “Dio è grande!” in arabo. Sono stati molto coscienziosi nel presentare le cose in modo da non rappresentare una religione o una razza negativamente. Hanno fatto un ottimo lavoro. Sfido a dire che avrebbero potuto farlo meglio, visti tutti i vincoli.
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