2011/06/03

Pentagono: intervista a Daniel Nimrod, responsabile dei primi soccorsi

di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.

A quasi dieci anni di distanza dagli attentati dell'11 settembre 2001, il loro ricordo rischia di scivolare via dalla mente di molti. Per evitare che si perda la memoria di quanto è successo, il gruppo Undicisettembre continua la serie di interviste a sopravvissuti e testimoni oculari, che al contrario conservano un ricordo vivido e spesso fonte di incubi.

In questa occasione presentiamo ai lettori il racconto personale di un responsabile del servizio medico del Pentagono che si trovava nell'edificio al momento dell'attacco e che ha prestato la propria opera di soccorso in seguito al disastro. Il suo nome, citato con il suo permesso, è Daniel Nimrod.

Viene da chiedersi per quale motivo siano sempre i debunker a presentare racconti inediti di chi ha assistito con i propri occhi alla tragedia. La risposta più ovvia è che racconti come quello di Daniel Nimrod smontano un pezzo alla volta ogni teoria cospirazionista, e riportarli non rientra negli interessi di chi si arricchisce vendendo libri e DVD lucrando sulla morte di quasi 3000 persone.

Ringraziamo Daniel Nimrod per la sua cortesia e disponibilità.


Undicisettembre: Cosa ricordi, in generale, di quel giorno? Ci puoi fare un breve racconto della tua esperienza?

Daniel Nimrod: La clinica DiLorenzo Tricare Health si trova all'interno del Corridoio 8 del Pentagono, appena oltre l'ingresso. La clinica DTH è vicina all'uscita che porta all'area del Parcheggio Nord. L'aereo si schiantò sul lato sud del Pentagono, che è proprio dall'altra parte rispetto a dove lavoravo.

Lavoravo nella clinica come Assistente Supervisore della Clinica di Primo Soccorso. I miei altri incarichi includevano il ruolo di "location trainer" [persona incaricata di formare il personale sulle caratteristiche del palazzo e delle aree sede di lavoro e sui relativi sistemi di sicurezza, N.d.T.] di tutto il nuovo personale militare della clinica per via del fatto che prestavamo servizio medico anche a tutto il Pentagono e ai suoi dipendenti civili così come ai militari. Un altro dei miei incarichi includeva il ruolo di Capo Squadra delle Squadre di Risposta alle Emergenze. Quest'ultimo incarico è il motivo per cui sono rientrato nel Pentagono più volte in cerca di personale in fin di vita o disperso.

Giusto per darti un'idea di quanto sia grande l'edificio: il Pentagono ha oltre 28 chilometri di corridoi ed è strutturato come un labirinto. Se non sai dove stai andando, ti perderai sicuramente. Se potessi prendere i cavi telefonici che stanno dentro al Pentagono ci potresti fare 7 volte il giro del mondo. Se potessi costruire un muro alto 60 centimetri con i mattoni del Pentagono potresti fare una volta il giro del mondo. Ha un suo codice postale dedicato e ospita più di 27.000 persone che ci lavorano ogni giorno.

Le scale sono l'aspetto peggiore. Su un piano puoi trovare una rampa di scale che sale di un piano solo o che scende di un piano solo. Mentre un'altra va su solo per un po' e poi devi cercarne un'altra per completare il tuo tragitto, lo stesso si applica alle scale che scendono. Come vedi, se non sai dove andare all'interno del Pentagono in una situazione come l'11/9, con i corridoi pieni di fumo attraverso il quale non si vede nulla, è un incubo già di suo. La formazione sulla struttura all'interno del Pentagono era una necessità per i nostri nuovi soldati che non avevano dimestichezza con le differenti aree di intervento.

Come Capo Squadra delle Squadre di Risposta alle Emergenze, dovevo assicurarmi che i membri della squadra conoscessero il loro lavoro e lo conoscessero bene. Rispondevamo quotidianamente a molte emergenze mediche. Ci facevamo carico di tutto, in qualunque situazione si verificasse, in ambiente civile o militare. Gestivamo problemi di persone anziane, gravidanze, ferite, distorsioni, fratture, attacchi cardiaci, ictus, attacchi di diabete (questi ultimi quasi ogni giorno perché un impiegato idiota non si decideva a prendere l'insulina finché era troppo tardi; una volta si mangiò un intero scaffale di barrette di cioccolato tentando di ristabilire gli zuccheri prima che gli venisse un attacco, ma ovviamente fu troppo tardi). Capisci cosa intendo. Facevamo TUTTO il servizio medico per gli impiegati del Pentagono.

L'11 settembre 2001 stavo completando il mio giro della clinica per verificare che tutto il personale fosse preparato per il flusso di pazienti che avremmo ricevuto quel giorno. Avevo appena terminato il giro quando tornai nel mio ufficio e telefonai a mia moglie. Ero ancora seduto alla mia scrivania dopo la telefonata quando la signora Kelly, un assistente medico civile, entrò di corsa nel mio ufficio per dirmi che dovevo andare a vedere la televisione nell'area del lobby. Percorsi i pochi passi che mi separavano dal lobby e vidi la prima torre avvolta dalle fiamme. Tentavamo di capire se si trattava di un piccolo aereo o di uno più grande. Mentre guardavamo, vedemmo arrivare il secondo aereo. Si schiantò e penetrò nei piani superiori e fece un'esplosione enorme. Nessuno vicino a me lo definì un incidente. Lo riconoscemmo per quello che era: un attacco terroristico. Guardai verso il mio responsabile, il Sergente Maggiore Pernell, e chiesi: "Quanto vuoi scommettere che saremo noi i prossimi?" Lo dissi in tono scherzoso, ma il Sergente Maggiore Pernell mi rivolse uno sguardo che significava "Taci, dannazione!"

Fu mentre stavamo discutendo del fatto che una delle due torri pendeva leggermente che un ufficiale del Dipartimento dei Servizi di Protezione, o DPS, varcò la doppia porta che dava sul Corridoio 8 ed entrò nella nostra clinica correndo giù dallo scivolo per disabili urlando "Tutti fuori, siamo sotto attacco!"

Lasciami spiegare, eravamo più o meno dalla parte opposta rispetto alla zona dello schianto. La nostra clinica è nei piani interrati, quindi non sentimmo né udimmo alcun tipo di esplosione. Mi dispiace deluderti, ma dirò solo la verità.

L'Agente di Polizia, dopo essere riuscito a seminare il panico nella mia clinica, lasciò la clinica e tornò alla sua postazione appena fuori dalla porta doppia. Era l'area con i tornelli d'ingresso dell'Entrata Nord.

Tutti i supervisori, me compreso, iniziarono a dare ordini di mettere la clinica in sicurezza e fare in modo che tutti i pazienti uscissero in modo sicuro dalle rispettive aree. Va notato che un paio di mesi prima del disastro, la nostra clinica aveva svolto un'esercitazione proprio per questo preciso scenario che coinvolgeva un aeroplano e un gran numero di vittime. Quindi ovviamente sapevamo cosa fare. Tutto il personale doveva immediatamente prendere tutto il materiale medico, incluse le radio e le borse con gli strumenti medici e altro materiale per le emergenze, perché non conoscevamo esattamente la gravità delle ferite che avremmo visto.

Dopo aver raccolto tutti gli oggetti di cui necessitavamo, dovevamo radunarci appena fuori dall'Entrata Nord del Pentagono, dove si trovava l'asta della bandiera. Da lì avremmo dovuto ricevere ordini dal nostro Comandante su ciò che dovevamo fare in questa situazione di emergenza. Il nostro Comandante non era presente perché stava tornando al Pentagono da una riunione all'Ospedale Militare Walter Reed. Non ci avrebbe mai raggiunto in tempo.

Mentre aspettavamo gli ordini ci divenne chiaro cosa stava succedendo dall'altra parte del Pentagono, per via del fumo che si stava alzando al cielo da quella direzione. Fu allora che un uomo corse verso di noi con la scatola cranica esposta sulla fronte. Aveva un pessimo aspetto e il sangue gli colava su tutto il viso e sull'uniforme. Col senno di poi, non fu la cosa peggiore che avremmo visto. Era solo l'inizio. Divenne MOLTO chiaro che dovevano mettere in atto un piano molto in fretta o avremmo rischiato di perdere parecchie vite a causa dell'inattività. Senza attendere ordini in tal senso, diedi istruzioni a un medico di assistere il paziente e dissi ad altri tre di seguirmi.

Mentre rientravamo correndo nell'Entrata Nord del Pentagono, urlavamo più forte che potevamo "Personale medico, FATE LARGO!" in quanto c'erano migliaia di persone che correvano fuori dalle porte nel panico. Una persona in uniforme dell'Aviazione ebbe una crisi di panico quando ci vide rientrare di corsa e iniziò a urlare "Fuori c'è gente pronta a spararci se usciamo dal palazzo!" Dovetti fermarmi e urlare più forte che potevo, per il suo bene e quello delle persone intorno a lui che cominciavano ad avere lo stesso sguardo terrorizzato, che era un coglione e che non stava succedendo nulla del genere fuori e di levarsi da lì, così che persone più intelligenti potessero passare e mettersi in salvo. Credo che funzionò, perché ricominciarono a uscire dirigendosi verso il Parcheggio Nord.

Di nuovo iniziammo a correre per il Corridoio 8 verso il Cortile Centrale del Pentagono. Appena arrivati nel Cortile Centrale, guardai verso l'area del Pentagono che si trova tra il quarto e il quinto Corridoio e vidi la scena peggiore fino a quel momento. La gente saltava già dal quinto piano del Pentagono e si rompeva le ossa quando arrivava a terra, alcuni non in modo serio ma altri molto gravemente. Sentivo il rumore delle ossa che si spezzavano. Immediatamente andai ad aiutare il personale medico che era già sulla scena. C'erano altre cliniche mediche dislocate in varie parti del Pentagono, ma non ci ero mai stato e non conoscevo le persone con le quali stavo lavorando in quel momento.

Presto capii che c'erano troppi pochi feriti e ustionati che venivano portati nella nostra area medica temporanea e cominciai ad avere una sensazione. Quando guardai in alto verso le porte e le scale che portavano al Corridoio 5, ebbi la folle sensazione di dover rientrare e che altri avevano bisogno di me più in quel caos che lì fuori con gli altri che erano già stati soccorsi. Mi guardai in giro e incrociai lo sguardo del Capitano Glidwell e riguardai di nuovo alle scale. Lei mi disse "Vuoi tornare all'interno, vero?" Io risposi "Non è che VOGLIO, DEVO." Annuì e mi disse di portare dell'altro personale con me. Mi guardai intorno ma non trovai nessun altro pronto a seguirmi e andai ugualmente.

Probabilmente ti stai chiedendo cosa pensavo, cosa provavo. Ci sono diversi tipi di paura: la paura da mangiarsi le unghie, la paura da chiudere gli occhi, la paura da bagnare il letto, e così via.

Questi terroristi avevano fatto il loro lavoro e lo avevano fatto bene. Ero TERRORIZZATO. Ero così dannatamente spaventato che stavo facendo l'impossibile. Ti potresti chiedere perché volessi rischiare la mia vita. Cazzo, non ne ho idea se non per il fatto che era il mio lavoro rischiarla, davvero non lo so. Sentii la necessità di andare lì e di andarci in fretta. Questo bisogno era più forte di quanto sappia descrivere ed ebbe la meglio sui pensieri negativi che stavo facendo in quel momento. Per tutto il tempo ciò che pensavo era "Sto per morire, sto per morire".

Andai verso la porta esterna del terzo piano del Corridoio 5 ed entrai. Il fumo era terribile ed opprimente. C'era odore di carburante avio e plastica che bruciava, misto all'odore della carne bruciata. Percorsi una breve distanza lungo il Corridoio 5 e m'imbattei in una scena orribile. C'era un uomo steso sulla schiena che agitava le mani avanti e indietro come se fosse in preda agli spasmi; fumava ancora come se fosse stato in fiamme. La pelle gli si era staccata e pendeva come nastri di una macchina per scrivere. La sua uniforme era fusa con ciò che restava della sua pelle. Era evidente che quest'uomo avesse ustioni di terzo grado su tutto il corpo. Mi avvicinai e gli chiesi come si chiamasse. Rispose "Brian" con voce tremante e piena di dolore. Notai che era un ufficiale di alto grado e che il suo grado era di Tenente Colonnello.

Gli spiegai chi ero e che si trovava in buone mani. Mi ringraziò. Gli dissi che non avevo aiuto e che ero costretto a fargli male per curarlo; mi disse che capiva e di procedere pure a fargli male. Feci per sollevarlo e la sua pelle mi si staccò tra le mani. Urlò fortissimo per il dolore. Lo rimisi giù e mi chiesi cosa potessi fare a quel punto. Subito dopo sentii i passi di due persone che correvano giù lungo le scale verso di noi. Non avrei potuto chiedere due persone migliori in tutto il mondo. Dalla scala di sinistra arrivò l'Infermiere di Volo dell'Aviazione, il Colonnello Davitt, e dalla scala destra arrivò il chirurgo della Marina.

Mi raggiunsero e mi chiesero cosa sapevo. Dissi che non sapevo nulla se non che ero da solo e volevo portare via il paziente perché non avevo aiuto. Spiegai loro il problema e decidemmo di occuparci di lui sul posto. L'unico punto in cui potevamo fargli un'endovena era nel piede e fu lì che gliela facemmo. Fu a quel punto che arrivò una delle ambulanze della nostra clinica, guidata dal Sergente Nava-Pena. Era un golf cart allungato, trasformato in ambulanza, che portava tutti i nostri apparati medici oltre a un lettino e a una barella. Mi avvicinai e presi la barella mentre il Sergente Nava-Pena prendeva il lettino. La barella rese semplice il nostro lavoro, perché dovevamo solo spostare il paziente su un fianco e riposizionarlo sulla schiena. Lo sollevammo e lo spostammo sul lettino. Prendemmo tutte le nostre attrezzature mediche, ci spostammo velocemente verso l'ingresso Nord e uscimmo.

Una volta fuori capimmo presto che non c'erano ambulanze perché si erano spostate TUTTE al luogo dell'impatto. Eravamo nel panico, a quel punto, perché non avevamo mezzi di trasporto per portare il nostro paziente gravemente ustionato in un ospedale. Fu a quel punto che diedi l'ordine di requisire un veicolo e trasportare il paziente in ospedale. Ero stato poliziotto in Louisiana tempo prima, e ricordo che mi dissero che in NESSUNA occasione si possono requisire i veicoli in nome della legge. Questa volta, però, era diverso. Era questione di vita o di morte. Diedi l'ordine e requisimmo un Ford Excursion da un Capitano della Marina che stava andandosene a casa. Sulle prime non volle accettare, fino a quando gli chiesi se voleva essere un eroe o solo un altro di quelli ai quali avevano rubato il fuoristrada l'11/9. Dopo aver dato le indicazioni per il George Town Medical Center, il Capitano si mise in moto. In seguito scoprii che il paziente che avevo mandato fu il SOLO ad essere arrivato dal Pentagono e che quindi aveva avuto una buona squadra medica a sua disposizione, che aveva contribuito a salvargli la vita. Mi fece molto piacere.

Rientrai molte volte in seguito e portammo molta gente in salvo, ma non vado oltre perché farlo comporterebbe per me incubi e flashback. Mi dispiace tantissimo non poterlo fare, ma è per la mia salute mentale.

Passiamo ai matti che credono alle teorie del complotto. Ho sentito odore di carburante AEREO, non di propellente di MISSILI. Ho visto il carrello di atterraggio nel vicolo tra l'anello A e l'anello B. Che io sappia i missili non hanno un carrello di atterraggio, giusto?




Undicisettembre: Hai avuto modo di vedere bene il foro prima che quella parte dell'edificio crollasse? Se sì, quanto grande ti è parso? Secondo te era abbastanza grande per un aereo di linea?

Daniel Nimrod: Vidi questo buco dopo il crollo, perché ero all'interno a dare un mano a soccorrere il personale disperso o morente. Comunque vidi questo "buco", come lo chiamate, mentre le squadre stavano rimuovendo le macerie e anche dopo. Sì, credo che fosse abbastanza grande da essere stato prodotto da un aereo di linea.


Undicisettembre: Oltre a quelli che hai già menzionato, hai visto qualche altro rottame di aereo a terra?

Daniel Nimrod: Sì, ne ho visto pezzi e frammenti, ma mi fu detto di lasciarli dove stavano perché l'FBI stava conducendo un'indagine approfondita. Raccogliere questi frammenti avrebbe avuto conseguenze gravi e comunque non avevo tempo di farlo. Ero così impegnato a fare il mio lavoro che in quel momento non avrebbe potuto importarmene di meno.

Tuttavia più tardi, quando parcheggiai il mio automezzo nel Parcheggio Nord, notai un'area del parcheggio che era stata delimitata con il nastro affinché i rottami che erano stati portati via dall'area d'impatto fossero passati al vaglio. Quest'area era molto grande, ma sarebbe assurdo per me provare a darne le dimensioni esatte.

C'era il fetore della carne bruciata in quell'area e c'erano centinaia di gabbiani, credo perché i brandelli dei cadaveri erano diventati il loro pasto. C'erano molti rottami d'aereo che si vedevano attraverso la recinzione. Il carrello di atterraggio che ho menzionato prima era finito tra due corridoi, ma non ricordo quali fossero.

La mia memoria è stata talmente colpita da portarmi quasi ad uno stato di amnesia. Quando mi si chiede cosa ho fatto per salvare le persone che ho salvato, ricordo solo immagini in momenti e posti diversi all'interno del Pentagono di me in azione o dei molti feriti e morti. In sostanza, vidi scene così orribili di caos e morte che lo shock di quelle visioni fu immediatamente e temporaneamente cancellato dalla mia memoria. Fu molto dopo, quando cominciai ad avere gli incubi, che gli eventi si misero in ordine cronologico nella mia mente. Ora ho questi incubi almeno due volte a settimana che continuano a ricordarmi cosa successe esattamente.

Sì, c'erano rottami, ed erano rottami di un aereo passeggeri dell'American Airlines; e sì, credo che il "buco" fosse abbastanza grande da essere stato causato da un aereo passeggeri di linea.

Circa due settimane dopo l'11 settembre, stavo tornando al luogo dell'impatto a fare visita alla tenda di soccorso medico che avevamo allestito per i gruppi che stavano ancora prestando servizio nella ricerca dei dispersi, dei cadaveri e degli effetti personali. Mentre guidavo il mio golf cart convertito in ambulanza verso la destinazione, viaggiavo dietro a un autocarro e notai un pezzo di cadavere che sporgeva dalla coda del mezzo. Fermai il guidatore e lo informai del fatto. Le autorità furono informate e continuai a fare ciò che stavo facendo.


Undicisettembre: Mentre ti trovavi sul luogo dell'impatto, qualcuno aveva dubbi sul fatto che un aereo di linea si fosse appena schiantato contro il Pentagono? Qualcuno tra i primi testimoni dubitava seriamente che un aereo di linea si fosse schiantato in quel luogo?

Daniel Nimrod: Tutta la gente che era lì con me e che era arrivata con me a salvare il personale disperso o morente sapeva che si trattava di un aereo di linea. Il fatto semplice è che tutto il personale che era con me proveniva dall'Aviazione o dall'Esercito e noi TUTTI conoscevamo gli aerei per un motivo o per un altro. C'era FORTE odore di carburante di AEREI misto all'odore di carne bruciata. La risposta alla domanda è "NO", non c'erano dubbi su ciò che aveva colpito il Pentagono. Sapevamo che era effettivamente un aereo di linea. Credo che questo risponda anche alla seconda parte di questa domanda.


Undicisettembre: Qual è la tua opinione sulla molte teorie del complotto riguardanti l'11/9 e nello specifico l'attacco al Pentagono?

Daniel Nimrod: Oh mamma, davvero mi permetti di parlarne? Beh, cominciamo....

La mia opinione è questa: LORO NON ERANO LI', IO SI' e come si permettono di pensare che un evento così orrendo sia stato parte di un complotto! Sento questa gente in continuazione e mi chiedo perché non s'infila una pistola in bocca.

Quando mi chiedono queste cose di persona, non rispondo, perché per quanto mi possa impegnare a convincerli, non funzionerebbe. Questa gente ha bisogno di eventi drammatici nelle proprie vite quotidiane per continuare a vivere. Ci sono prove fotografiche dei rottami che vengono usate contro noi che non crediamo alle teorie del complotto. Effettivamente una di quelle foto è stata usata contro di me riguardo a quel carrello di atterraggio che stava, credo, tra l'anello A e il B. Questa foto mostra un buco circolare ma nessun carrello nel corridoio. Ho detto a quest'uomo che la foto in questione era di 4 o 5 giorni dopo l'11 settembre e che il carrello era già stato rimosso. Avevo una foto dello stesso buco con me che guardavo nel buco da una certa distanza perché ne usciva del fuoco. In quella foto potevi chiaramente vedere il carrello dietro di me. Non ho idea dove sia finita questa foto e vorrei averla conservata, ma tant'è.


Undicisettembre: Credi che la nazione americana e il suo popolo si siano ripresi dalla tragedia? Hai l'impressione che il paese viva ancora nella paura o che abbia ripreso il proprio ruolo nel mondo?

Daniel Nimrod: Una domanda in tre parti, eh? Okay, ecco qua.

Se credo che la mia nazione si sia ripresa dalla tragedia? Sì, lo credo, fino a un certo punto. Credo che i miei connazionali, uomini e donne, vivano negando che esista il problema e che credono che non possa più succedere sul suolo americano. Siamo una nazione fiera, ma ci sono così tante altre nazioni che ci odiano che temo sia solo questione di tempo prima che si scateni l'inferno.

I cittadini di questa nazione non sono gli stessi che combatterono nella Seconda Guerra Mondiale. C'è un grande divario tra i cittadini orgogliosi della propria nazione e quelli a cui non potrebbe importare di men, purché la loro libertà non venga limitata o tolta. La risposta alla tua prima domanda è sì, perché c'è così tanta gente che vive nell'ignoranza che non sa come avere paura di qualcosa che potrebbe succedere o no.

Se credo che la mia nazione viva ancora nella paura? No, io credo che i miei concittadini vivano nell'ignoranza, non nella paura. Nessuno che io conosca parla ancora dell'11 settembre. Pensano che questo, o qualcosa di peggio, non possa più accadere. Non solo succederà di nuovo, ma probabilmente succederà su scala maggiore.

Io di mio sono pronto al massimo delle mie possibilità a qualunque situazione. Ho una scatola di sopravvivenza pronta per l'uso in ogni momento. Non sono un paranoico che crede che il mondo stia per finire, sono solo pronto a un'emergenza in caso si verifichi. Ci sono molte parole che potrei usare per descrivere come vive la mia nazione, ma “paura” non è tra queste.

2011/06/02

Interview with a Pentagon Rescuer: Daniel Nimrod

di Hammer. An Italian translation is available here.

Almost ten years after 9/11, there is the risk that memories of the attacks may begin to fade for many. To help in preserving these memories, Undicisettembre is continuing the series of interviews with survivors and eyewitnesses, who instead have a vivid and often nightmarish recollection of the events.

This is the personal story of one of the people in charge of the Pentagon's medical service, who was in the building during the attack and took part in the rescue operations. His name, published with his permission, is Daniel Nimrod.

One might wonder why it's always the debunkers who post stories of those who witnessed 9/11 directly. The most obvious answer is that stories like Daniel Nimrod's pull to pieces any conspiracy theory and are not useful to the interests of those who make money by selling books and DVDs that profit from the death of almost 3,000 people.

We wish to thank Daniel Nimrod for his kindness and willingness to share his experience.


Undicisettembre: What do you remember, generally speaking, about that day? Can you give us a brief account of your experience?

Daniel Nimrod: The DiLorenzo Tricare Health Clinic is located just inside the entrance of Corridor 8 in the Pentagon. DTHC is close to the exit that leads to the North Parking area. The plane crashed into the South side of the Pentagon, which is the complete opposite side of where I worked.

I worked in the clinic as the Assistant Supervisor to the Primary Care Clinic. My other duties included being the location trainer to all new military personnel to the clinic due to the fact that we were also the medical coverage to the whole Pentagon and its civilian workers as well as the military occupants. Another of my duties involved being a Team Lead to the Emergency Response Teams. The latter duty would be the reason why I re-entered the Pentagon to search for dying and lost personnel on numerous occasions.

Just to give you a sense of just how big this building is: the Pentagon has 17.5 miles of hallway and is set up like a maze. If you don't know where you're going, you will get lost. If you were to take the telephone wires from inside the Pentagon you could wrap the world 7 times. If you were to build a 2 foot high wall with the bricks of the Pentagon you could build it around the world once. It has its own ZIP code and houses more than 27,000 people in a single day of operations.

The stairwells are the worst. On one floor you'll have a stairwell that goes only one floor up or one floor down. Then one set of stairs will go up only so far and then you have to find another set that completes your journey, the same rules apply for a stairwell going down. As you can see, not knowing how to navigate the Pentagon in a situation like 9/11, with smoke filled hallways that you can't see through would be a nightmare in and of itself. Location training inside the Pentagon was a necessity to our new soldiers not familiar with different areas of operations.

As the Team Lead to the Emergency Response Teams I had to ensure that all of the members of the team knew their job and knew it well. We responded daily to numerous medical emergencies. We ran the gamut on just about anything that could happen in a civilian or military environment. We had elderly issues, pregnancies, cuts, sprains, fractures, heart attacks, strokes, diabetic seizures (the latter almost everyday because one idiot employee wouldn't take his insulin until way too late; he once took out a whole aisle of candy bars trying to get a quick sugar fix before he went into said seizure, he was obviously too late). You get what I'm saying. We did EVERYTHING medical for the Pentagon's employees.

On 9/11/01 I was completing my rounds of my clinic to make sure that all my staff were prepared for the patient inflow we were to receive on that day. I had just completed my rounds when I went to my office and called my wife. I was still sitting at my desk after the phone call when Mrs. Kelly, a civilian medical assistant, came barging into my office to tell me that I needed to watch the television in the lobby area. I went the few paces to the lobby area and watched as the first tower was engulfed in flames. We were trying to ascertain whether it was a small plane or a bigger one. While watching that, we observed the other plane coming in. It collided and penetrated the upper floors and went into a huge explosion. Not one person in my vicinity called it an accident. We knew it for what it was. A terrorist attack. I looked over to my Supervisor, SSG Pernell, and asked "What do you want to bet that we're next?" I had said this in a joking manner but SSG Pernell just got a look in his eyes that said "Shut the hell up!".

It was while we were discussing the fact that one of the towers was leaning a bit when a Department of Protective Services, or DPS, officer entered the double doors from 8th Corridor and came running down the wheelchair ramp in our clinic yelling "Everyone get out, we are under attack!"

Now let me clarify, we were located on almost the exact opposite side of the crash site. Our clinic is underground so we didn't hear or feel any type of explosion. Sorry to disappoint you, but I will only tell the truth.

The Police Officer, having started a panic inside my clinic, left the clinic and returned to his post just outside our double doors. This is the card reader area for the North Entrance.

All the supervisors, including me, started issuing orders to secure the clinic and to make sure all patients made it safely out of their respective areas. It should be noted that just a couple of months prior to this disaster, our clinic had trained for this exact same scenario involving an airplane and a whole lot of casualties. So we obviously knew what to do. All personnel were to immediately grab all medical gear including radios and medical bags and other essential emergency gear because we wouldn't know the severity of the injuries we were to see.

Upon grabbing all items we needed, we were to rendezvous just outside the North Entrance of the Pentagon at the flag pole. From there we were to receive orders from our Commander of what we were to do for this Emergency situation. Our Commander was not present because he was on his way from a meeting at Walter Reed Army Medical Hospital to the Pentagon. He would never reach us in time.

While awaiting orders it became clear to us what was going on at the other side of the Pentagon because of all the smoke billowing up into the sky in that direction. It was at this time that a man came running towards us with his skull flap exposed on his forehead. He looked pretty bad and had blood all over his face and uniform. As it turned out, this would not be the worst we would see. This was just the beginning. It became VERY clear that we needed to enact a plan very quickly or risk losing many lives by inactivity. Without waiting for orders to do so, I instructed a medic to attend to the patient at hand and told 3 others to follow me.

As we were running back into the Pentagon's North Entrance we were yelling at the top of our lungs "Medical Personnel, MOVE OVER!" as there were thousands of people rushing out of the doors in a panic. One person in an Air Force uniform panicked as he saw us running back the other way and started yelling "There are people outside the doors ready to shoot us down when we exit the building!" I had to stop and yell at the top of my lungs for his benefit as well as those around him getting that familiar panicked look in their eyes that he was a fucking moron and there was no such thing happening outside those doors and to get the hell out of the way so that smarter people could move past him to safety. I guess it worked because they again started filing out the doors to the North Parking area.

Once again we started running down 8th Corridor to the Center Courtyard of the Pentagon. Upon coming to the Center Courtyard, I looked over at the area of the building between 4th and 5th Corridors and saw the most horrific sight thus far. People were jumping from the 5th floor of the Pentagon and breaking bones when landing, some not so bad and some severely. I could hear the bones as they snapped. I immediately went to assist the medical personnel already on scene. There are other medical clinics located throughout other parts of the Pentagon but I have never been to those clinics and did not know the people I now was assisting.

It was only a short time before I realized there were too few injured and burned being brought to our makeshift medical area and I started getting a feeling. When I looked up at the doors and stairwell to Corridor 5, I got a crazy feeling that I needed to go inside and that others needed me more in that mess than out here with the others that had already been rescued. I looked around and found the eyes of Captain Glidewell and looked again at the stairwell. She said "You want to go in don't you?" I replied "I don't WANT to, I HAVE to." She nodded and told me to take other personnel with me. I looked around but found nobody readily available, so I went anyway.

Now you're probably asking yourselves what I was thinking and what I was feeling? There are many types of fear: biting your nails fear, closing your eyes fear, wetting the bed fear and so on.

These terrorists had one job and they did it well. I was TERRIFIED. I was so damned scared that I was doing the impossible. Why I wanted to risk my life, you may ask. I have no fucking clue other than the fact that it was my job to do so, I really don't know. I felt an urge to get there and get there quick. This urge was more than I can describe and it overrode any negative thoughts I was feeling at the time. The whole time I was thinking "I'm going to die, I'm going to die."

I went to the outside door on the 3rd Floor of Corridor 5 and entered. The smoke was terrible and overwhelming. I smelled jet fuel and burning plastic intermingled with the smell of burnt flesh. I traveled a short distance down Corridor 5 and came upon a horrific sight. There was a man lying on his back shaking his hands back and forth as if in a spasm, he was still smoking as if he'd been on fire. His skin had been blasted off of him and was dangling off of him like type writer ribbons. His uniform was melted into what was left of his skin. It was obvious that this man had third degree burns over the entire length of his body. I went to him and asked him his name. He said "Brian" in a shaky and painful voice. I saw that he was a higher ranking officer and that his rank was that of a Lt Colonel.

I explained to him who I was and that he was in good hands. He said "Thank you". I told him that I had no help and that I was going to have to hurt him to heal him and he said he understood and to go ahead and hurt him. I went to pick him up and his skin sloughed off in my hands. He screamed so loud and with a lot of pain. I laid him back down and wondered what I was going to do at this point. As that thought left my mind I heard two pair of foot steps running down the stairs to our position. I couldn't have asked for a better two people in the whole world. From the left stairwell came the Air Force Flight Nurse, Colonel Davitt, and from the right stairwell came the Navy Flight Surgeon.

They came to my position and asked me what I had learned. I told them that I hadn't really learned anything other than the fact that I was alone and wanted to evacuate the patient because I had no help. I explained the ordeal to them and we decided to treat him on the spot. The only place we could get an I.V. was in his foot so that is where we put it. It was at this time that one of our clinic's ambulances driven by Sgt Nava-Pena arrived. This is an extra long golf cart modified into an ambulance that carries all of our additional medical supplies as well as a gurney and a backboard. I went and got the backboard while Sgt Nava-Pena got the gurney. The backboard made our job pretty easy because now all we had to do was move the patient to his side, place the backboard to his back and reposition him on his back. We picked him up and deposited him onto the gurney. We grabbed all our medical supplies and hurried to get to the North Entrance and then outside.

Once outside we quickly learned there were no ambulances to be had because they had ALL gone to the crash site. We were in a panic at this point as we had NO transportation to get our severely burned patient to a waiting hospital. It was then that I gave the order to commandeer a vehicle and get him to care. I had been a Police Officer in Louisiana at one time and remember being told that at NO time was it okay to commandeer a vehicle in the name of the law. This was different though. This was life or death. I gave the order and we commandeered a Ford Excursion from a Captain in the Navy that was leaving to go home. At first he wouldn't comply until I asked him if he wanted to become a hero or just another statistic of a man that got his truck stolen on 9/11. After giving directions to George Town Medical Center the Captain had taken off. It was later that I'd learned the patient that I'd sent there was the ONLY patient to arrive from the Pentagon and therefore had an extensive medical team at his disposal which contributed to saving his life. I felt VERY good about that.

I had gone in numerous times after that and we'd pulled many to safety but I will not go further because to do so would subject me to night terrors and flashbacks. I am terribly sorry that I can't do this for you but it's for my mental health that I don't.
As far as the nutcases go for the conspiracy theorists. I smelled JET fuel not ROCKET fuel. I saw a set of landing gear in the alleyway between A and B Ring. To my knowledge rockets don't have landing gears, do they?




Undicisettembre: Did you get a good look at the hole before the section of the building collapsed? If so, how wide did it look? Was it, according to you, big enough for an airliner?

Daniel Nimrod: I saw this hole after the collapse due to the fact I was on the inside helping to save dying and lost personnel. However, I did see this "hole" as you call it while and after the crews were removing all of the debris. Yes, I do believe it was big enough for an airliner to have made.


Undicisettembre: Apart from what you've already mentioned, did you see any other wreckage of the airplane on the ground?

Daniel Nimrod: Yes, I did see see bits and pieces but was instructed to leave them as they lay because the FBI were conducting an intense investigation. To pick said debris up would have had severe consequences and I had no time to do any of that anyway. I was so busy doing my job that I could have really cared less about it at the time.

However, later, when I parked my vehicle in North Parking, I noticed an area of the parking area that was cordoned off to allow debris that was removed from the impact area to be sifted through. This area was very large but to give exact dimensions would be ludicrous of me.

There was a stench of dead flesh about the area and seagulls were in the hundreds, I assume because of the missing body parts that became their meal. There was substantial amounts of debris from an airliner that could be seen through the fences. The landing gear I mentioned earlier ended up between two corridors and I cannot remember what those corridors were.

My memory was affected to such an extent as to render me somewhat into an amnesia state. When asked what I'd done to rescue those that I had, I could only recall snapshots of different times and places inside the Pentagon of me in action or of the many wounded and dead. In essence, I had seen such horrific scenes of chaos and death that the shock of seeing these things was immediately temporarily erased from my memory. It was much later, when I started having night terrors, that the events were put into sequential order in my mind. I now have these terrors at least twice a week to remind me over and over again what exactly happened.

Yes, there was debris and yes, the debris was that of an American Airlines passenger jet and yes, I believe the "hole" was big enough to have been caused by an airliner passenger jet.

About two weeks after 9/11, I was returning to the crash site to visit our medical tent that we had put in place for the crews that were still performing their tasks of finding missing persons, body parts or personal effects. While driving my golf cart ambulance to the scene, I was traveling behind a dump truck and noticed a body part protruding from the tail gate of a dump truck. I stopped the driver and advised him of this incident. The authorities were notified and I went about my business.


Undicisettembre: While you were on the impact site, was anyone having any doubts whether an airliner had just crashed into the Pentagon? Did anyone among the first witnesses seriously doubt that an airliner crashed into that site?

Daniel Nimrod: The people that I was around and that had come with me to rescue dying and lost personnel all knew this to be an airliner. The simple fact is that all of the personnel that were with me were either Air Force or Army personnel and we had ALL been around aircraft in one form or another. There was a very HEAVY stench of "JET" fuel intermingled with the smell of burning flesh. The answer to that question is "NO", there were no doubts as to what had hit the Pentagon. We knew that it was in fact an airliner. I guess that answered the second part of this question as well.


Undicisettembre: What's your opinion on the many conspiracy theories regarding 9/11 and specifically the Pentagon incident?

Daniel Nimrod: Oh boy, you're really going to allow me to comment about that? Well, here goes..........

My opinion is this, THEY WEREN'T THERE, I WAS and how dare they think that such a horrible incident could have been a part of a conspiracy! I hear these people all the time and wonder why they don't just go chew on a gun barrel.

When asked about these things in person, I don't reply because no amount of my trying to convince them otherwise works. These are people that need drama in their lives to function on a daily basis. There is photographic evidence of debris that is used against us non-conspiracy theorists. In fact one such photo was used against me about the landing gear being in the alley between I believe A and B Rings. This photo is of a circular hole but shows no landing gear in the alley. I told this man that the photo in question is about 4 to 5 days after 9/11 and the landing gear had already been removed. I had a picture of that same hole with me looking into that hole a distance away because fire was shooting out of it. In said photo you could clearly see the landing gear behind me. I have NO idea where this picture is now and wish I would have put it into safe keeping but there it is.


Undicisettembre: Do you think the country and its people have recovered from the tragedy? Do you feel like the nation is still living in fear, or has it regained its standing in the world?

Daniel Nimrod:A three part question huh? Okay, here goes.

Do I think that my country has recovered from this tragedy? Yes, I do, to a degree. I think that my fellow countrymen and women are living in denial and that they think it could never happen again on US soil. We are a proud nation, but there are so many countries that hate us that I fear it's only a matter of time before all hell breaks loose.

The citizens of this nation are not the same citizens that fought in World War II. There is a huge gap in citizens that have pride for their country and those that could really care less as long as their freedom isn't tampered with or taken away. The answer to your 1st question is "Yes", because there are so many people living in ignorance that they don't know how to be afraid of something that could or could not happen.

Do I feel my country is still living in fear? No, I believe my countrymen and women are living in ignorance, not fear. Nobody I know talks about 9/11 anymore, believing that this or something worse could never happen again. Not only WILL it happen again but probably on a larger scale.

I, for one, am ready as one person can be against almost any situation. I've got a survival box ready to go at a moment's notice. I am NOT a crazy lunatic that thinks the world is coming to an end, I'm just ready for an emergency should one occur. There are many words I could come up with on what my country is living in but fear is NOT one of them.