"State dicendo che se ci dichiariamo colpevoli non potremo essere condannati a morte?" ("Are you saying if we plead guilty we will not be able to be sentenced to death?") Questa la preoccupazione di Khalid Sheik Mohammed (nella foto, risalente a prima dell'11/9) durante un'udienza preliminare tenutasi all'inizio di dicembre 2008.
Al tribunale di Guantanamo, KSM e quattro altri imputati (Ramzi Binalshibh, Mustafa Ahmed al-Hawsawi, Tawfiq bin Attash e Ammar al-Baluchi) hanno manifestato l'intenzione di dichiararsi colpevoli, purché questo non comprometta la pena capitale (fonte: UPI.com).
All'udienza dell'8 dicembre i cinque hanno dichiarato di voler attendere solo il completamento della perizia richiesta dal giudice militare, il colonnello Stephen Henley, volta ad accertare la capacità mentale di affrontare il processo per due dei coimputati, per potersi dichiarare colpevoli tutti insieme. Ne parla la BBC in questo articolo.
A giugno scorso, Khalid Sheikh Mohammad (per brevità KSM), che si dimostra leader del gruppo anche in questa fase dibattimentale, aveva già esplicitamente dichiarato di desiderare la pena capitale che avrebbe fatto di lui un martire a tutti gli effetti ed ha confermato questa scelta nelle prime fasi dell'udienza preliminare.
KSM ha ribadito nuovamente di essere stato il pianificatore "dall'A alla Z" degli attacchi ed ha poi rifiutato l'assistenza dell'avvocato militare assegnatogli, in quanto l'avvocato ha servito per alcuni mesi in Iraq. KSM ha sottolineato la propria sfiducia negli Stati Uniti e negli americani in genere e ricordando anche le torture subite prima dell'internamento a Guantamo, il cosiddetto waterboarding, l'annegamento simulato.
Un altro coimputato, Ramzi Binalshibh, ha inviato i saluti ad Osama Bin Laden, riaffermando la propria fedeltà alla causa e la speranza che la Jihad prosegua fino a colpire il cuore dell'America con ogni genere di arma di distruzione di massa: "I want to send my greetings to Osama Bin Laden and reaffirm my allegiance. I hope the Jihad will continue and strike the heart of America with all kinds of weapons of mass destruction."
Anche in questa occasione, come già più volte in passato, prima e dopo la cattura, i cinque si sono vantati del loro ruolo negli attentati dell'11 settembre e del grande successo ottenuto.
A questa fase preliminare hanno potuto assistere anche nove parenti di vittime degli attentati dell'11 settembre, che hanno espresso soddisfazione per il giusto processo e per la correttezza procedurale cui hanno potuto assistere. Un dettaglio significativo: le udienze vengono interrotte per permettere le preghiere cerimoniali degli imputati.
Al contrario, gli avvocati della difesa hanno criticato la presenza dei familiari in questa fase di dibattimento, sollevando il sospetto che si tratti di una manovra politica per esercitare pressioni sul neopresidente Obama, di cui si attendono le scelte sul futuro giudiziario del tribunale, dopo la decisione di smantellare il centro di detenzione di Guantanamo Bay. Maggiori dettagli in questo articolo della BBC.
Sempre la BBC segnala che a far coro con gli avvocati della difesa, anche alcuni altri parenti delle vittime dell'11 settembre, non presenti alla fase dibattimentale, si sono schierati contro il processo militare e a favore del rientro nel sistema giudiziario civile.
Oltre a KSM, i quattro coimputati, meno noti, coinvolti in questa fase dibattimentale sono:
- Ramzi Binalshibh, yemenita, considerato un coordinatore degli attacchi e che avrebbe dovuto essere nel gruppo dei dirottatori ma che non è riuscito ad ottenere il visto per gli Stati Uniti.
- Mustafa Ahmad al-Hawsawi, saudita, considerato uno dei principali esperti di finanza ad aver collaborato alla raccolta dei fondi necessari per l'organizzazione degli attentati.
- Ali Abd al-Aziz Ali, conosciuto anche come Amar al-Balochi, nipote di KSM, considerato il suo principale referente organizzativo.
- Walid Bin Attash, yemenita, accusato di essere l'ideatore dell'attentato alla USS Cole del 2000 e di essere coinvolto anche negli attacchi dell'11 settembre.
Inutile sottolineare come anche in questa occasione gli imputati non si siano minimamente proclamati innocenti ed anzi abbiano dichiarato esplicitamente la loro fedeltà alla Jihad, il loro desiderio di martirio e la soddisfazione per il successo degli attentati.
Da notare anche che, in qualche misura, le qualifiche stesse dei cinque imputati rispondono ad alcune critiche semplicistiche del mondo del cospirazionismo: come è possibile che i terroristi avessero ottenuto così facilmente i visti per gli Stati Uniti? Ramzi Binalshibh infatti non lo ottenne affatto. Come fecero a finanziare scuole di volo e attività preliminari? Potremmo chiederlo a Mustafa Ahmad al-Hawsawi. Da dove è spuntata fuori al-Qaeda? Da un'evoluzione ultradecennale di cui l'attentato al Cole è una delle tappe. L'undici settembre è un'altra.
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