English abstract: On August 6, 2001, the intelligence community submitted to President Bush a memo containing information related to suspicious Al Qaeda activity in the US. The document explains that the FBI and CIA had received information about the possibility of hijackings and other types of terrorist actions planned by Al Qaeda members already based in USA. However, the information provided was somewhat generic and unverified at the time: it only made sense in hindsight.
Il campo d'indagine sui fatti dell'11 settembre 2001 è estremamente vasto per la mole di documentazione disponibile e per la presenza di numerosi aspetti che devono essere ancora pienamente ricostruiti (e non ci riferiamo certamente alle fantasiose teorie dei cospirazionisti).
Tra essi c'è tutta l'attività dei servizi di intelligence e di anti-terrorismo ai quali spettava il compito di prevenire quel genere di attacchi.
Un tassello importante per fare luce su tale attività ci viene fornito dal Presidential Memo del 6 agosto 2001, un appunto riservato pervenuto al Presidente Bush e nel quale si evidenziava la possibilità che Al Qaeda colpisse il territorio americano.
Il documento è stato declassificato il 10 aprile del 2004 ed è estremamente interessante e significativo, perché fotografa molto bene la percezione del rischio che avevano i responsabili dell'antiterrorismo appena un mese prima di quei devastanti attentati. Il titolo del memo è "Bin Laden è determinato a colpire negli Stati Uniti".
La nota spiega che diverse fonti "indicano che sin dal 1997 Bin Laden ha maturato la volontà di portare attacchi terroristici negli Stati Uniti" e ha invitato i suoi seguaci a seguire l'esempio di Ramzi Yousef che attentò al World Trade Center nel 1993 e a "portare la guerra in America".
Il memo, citando confidenze di altri servizi segreti, riferisce che Bin Laden voleva colpire Washington per ritorsione agli attacchi americani in Afghanistan nel 1998 e spiega che il leader di Al Qaeda stava studiando il modo per far entrare negli Stati Uniti alcuni terroristi destinati a portare un attacco.
A conferma di queste indicazioni, la nota cita un piano per colpire l'Aeroporto Internazionale di Los Angeles e avverte che alcuni membri di Al Qaeda hanno la cittadinanza americana e hanno vissuto e viaggiato per anni in USA e pertanto sono in grado di fornire una struttura di supporto all'organizzazione ed esecuzione degli attacchi.
Il documento poi afferma: "Non abbiamo trovato conferme ad alcune tra le minacce più eclatanti contenute in alcuni rapporti, come quello proveniente da un'agenzia [il nome è nascosto] che nel 1998 diceva che Bin Laden voleva dirottare un aereo americano per ottenere il rilascio dello Sceicco Cieco Umar Abd al-Rahman e altri estremisti detenuti in USA".
Fino a questo punto il memo si riferisce a dati che temporalmente sono collocati intorno al 1997-1998 e piuttosto generici.
Gli ultimi due paragrafi del memo sono però quelli più interessanti, specialmente se letti con il senno di poi:
"Nevertheless, FBI information since that time indicates patterns of suspicious activity in this country consistent with preparations for hijackings or other types of attacks, including recent surveillance of federal buildings in New York.
The FBI is conducting approximately 70 full field investigations throughout the US that it considers Bin Ladin-related. CIA and the FBI are investigating a call to our Embassy in th EAU in May saying that a group of Bin Ladin supporters was in the US planning attacks with explosives."
Tradotto:
"Nondimeno, le informazioni acquisite da allora dall'FBI evidenziano tracce di attività sospetta in questo paese, compatibili con preparativi di dirottamenti o altri tipi di attacchi, tra le quali la recente attività di sorveglianza di edifici federali a New York.
L'FBI sta portando avanti circa 70 indagini a tutto campo negli Stati Uniti, che l'agenzia considera connesse a Bin Laden. La CIA e l'FBI stanno indagando su una chiamata alla nostra ambasciata negli Emirati Arabi Uniti in Maggio, secondo cui un gruppo di affiliati a Bin Laden si trovava negli USA per pianificare attacchi con esplosivi".
Oggi possiamo dire che l'accenno a possibili dirottamenti aerei e a edifici federali a New York come potenziali obiettivi si è rivelato senza dubbio fondato, così come lo è stata - almeno in parte - la segnalazione ricevuta dall'ambasciata USA negli Emirati Arabi.
Infatti almeno uno dei dirottatori proveniva dagli Emirati Arabi (Fayez Banihammad) e le indagini hanno accertato che buona parte del denaro versato nei conti dei terroristi dell'11 settembre è transitato attraverso banche di quella nazione.
D'altro canto, un esame critico del memo, calato nel contesto temporale cui appartiene, evidenzia che sarebbe poco corretto sentenziare che quelle informazioni avrebbero dovuto portare a provvedimenti idonei a impedire ciò che sarebbe accaduto un mese dopo.
Innanzitutto solo con il senno di poi possiamo correlare correttamente quelle informazioni a quanto avvenuto. All'epoca si trattava solo di indizi vaghi sui quali indagare: "tracce di attività sospetta... compatibili... dirottamenti o altri tipi di attacchi..."; la stessa segnalazione dagli EAU proveniva da una telefonata (probabilmente anonima) e parlava di attacchi con esplosivi, che non erano certo una novità.
In secondo luogo, il memo parla di ben 70 indagini in corso dell'FBI, il che evidenzia il numero molto elevato di segnalazioni di attività sospette, molto diverse l'una dall'altra, che venivano indagate "a tutto campo".
Infine, all'epoca quando si parlava di dirottamenti si intendevano situazioni tradizionali, in cui i dirottatori sequestravano un aereo e i suoi passeggeri per avanzare determinate richieste. Si trattava di situazioni che potevano essere gestite secondo precisi e ben noti schemi operativi.
Per esempio, un potenziale dirottatore avrebbe dovuto superare i sistemi di sicurezza portando con sé armi da fuoco o bombe, il che era tutt'altro che semplice. Un dirottatore armato di coltelli e taglierini non avrebbe rappresentato un grosso problema per le squadre speciali d'intervento.
Questo memo, quindi, da un lato conferma che non mancarono segnalazioni che avrebbero potuto consentire agli investigatori di avvicinarsi a capire ciò che stava per accadere, dall'altro evidenzia che gli avvisi furono generici e imprecisi ed era difficile discriminarne la fondatezza.
Ciao,
RispondiEliminainteressante l' articolo ed è interessante anche il "memo".
Decine e decine di indagini dell' FBI... un "memo" dell' agosto 2001 che punta già il dito verso bin Ladin (nel cui "curriculum" sul sito dell' FBI, vorrei ricordarlo, non c' è traccia degli attentati dell' 11/9), anticipando anche un "profetico" Jerome Hauer, sul quale forse sarà interessante scambiare qualche opinione in futuro.
Leggendo questo articolo, mi sono tornate in mente anche le curiose registrazioni di un certo Emad A. Salem al telefono con un agente FBI identificato come John Anticev... Senza voler essere inutilmente provocatorio, vorrei sapere: che tu sappia, le tante indagini dell' FBI hanno definitivamente chiarito questo che è un aspetto piuttosto inquietante dell' attacco alle torri del 1993? Sarebbe utile saperlo prima di tentare di dare il giusto peso a questo "Presidential Memo".
Saluti
L'articolo è indubbiamente interessante, con i limiti che può avere un documento declassificato.
RispondiEliminaVoglio dire che, se un "segreto" è stato coscientemente reso pubblico, chi lo ha fatto ne ha preventivamente valutato benefici e possibili danni.
Non sto dicendo che ci troviamo in balia di un complotto, ma se anche ci fosse stato un documento del 10 settembre che diceva "colpiranno il WTC domattina alle 9 con un aereo", non verrebbe comunque fuori in questa maniera limpida e cristallina.
Per il resto, è facilissimo criticare a posteriori il lavoro di intelligence: quando diventa evidente il quadro d'insieme, anche per "l'uomo della strada" è facilissimo incastrare i tasselli del puzzle. Ma prima dell'evento?
Pensate a costruire un puzzle da migliaia di pezzi senza conoscere l'immagine finale: qualcosa si riconosce sicuramente per forma e/o colore, si possono raggruppare o assemblare gruppi di pezzi più o meno cospicui, ma capire qual'è l'immagine finale e poi ricostruirla appieno è davvero un altro paio di maniche.
Lo trovate complicato? Bene, la realtà si avvicina a questo scenario: vi hanno dato, in tempi, luoghi e modi diversi, MIGLIAIA di pezzi di DECINE di puzzle che possono o meno somigliarsi o sovrapporsi, nessuno vi ha garantito che i pezzi ci siano tutti (anzi...) e c'è un'alta probabilità che molti pezzi siano assolutamente estranei o fasulli. In più, molti pezzi di puzzle diversi sono mischiati fra loro... e naturalmente non disporrete delle relative immagini, ma al massimo saprete in tempi successivi che:
- c'è una montagna
- ci dovrebbe essere una scena campestre, ma non conoscerete la stagione
- sicuramente c'è qualcosa legato ad una città, ad esempio Calcutta
- forse c'è una nave, oppure un veliero, anzi una scogliera...
E' davvero un incubo che, in quanto tale, viene affrontato da squadre numerose e solitamente preparate e ben organizzate.
Inoltre sono convinto che il lavoro di intelligence sia assolutamente ingrato: i fallimenti vengono frequentemente indicati a tutti, quantomeno per trovare rapidamente uno o più capri espiatori, mentre i successi...
I successi devono invece essere tenuti nascosti, per non compromettere fonti, metodi e tecniche utilizzate per raggiungere l'obiettivo. Trovo oltremodo stupido far leggere sui giornali che il farabutto è stato beccato in un certo modo: si rischia che i prossimi "colleghi" prendano delle contromisure, perché saranno anche cattivi, ma stupidi non lo sono di sicuro.
O perlomeno trovo veramente MOLTO stupido (e fonte di guai) presumere la stupidità di un avversario senza neanche conoscerlo.
Ciao Bifidus.
RispondiEliminaCredo che la vicenda di Salem sia abbastanza chiara, visto che sono disponibili persino le registrazioni delle conversazioni.
(si trovano anche su Wikipedia, se non ricordo male).
Più che le indagini dell'FBI, che aveva più di un motivo di imbarazzo nella vicenda, sono state le indagini giudiziarie e giornalistiche a chiarire quell'episodio.
Sull'argomento c'è una pagina in Crono911.org con una discreta raccolta di documentazione.
Quanto a Bin Laden e all'11 settembre, rammento che se l'FBI facesse parte del "complotto" non vedo la ragione di non inserire due righe nel suo "curriculum".
Il punto è che gli attacchi dell'11 settembre non sono stati considerati un "crimine terroristico" in senso stretto ma un attacco militare vero e proprio (con tanto di attivazione della NATO).
Se l'FBI avesse competenza giudiziaria nei confronti dei responsabili di questi attacchi, essi dovrebbero essere processati da un tribunale normale.
Guantanamo dimostra che il Governo americano ha altre intenzioni, e Bin Laden è questione militare, non di FBI.
Se poi uno vuole dare altre chiavi di lettura, libero di farlo.
P.S.
Questo post sul Presidential Memo non ha alcuna velleità di debunkare alcunchè ma serve solo a portare a conoscenza dei lettori l'esistenza di un documento poco noto. Ognuno è libero di valutarlo come ritiene.
Ciao,
RispondiEliminaho letto che stasera su La7 in occasione dell'anniversario ci sarà uno speciale diviso in 2 parti. La seconda sarà una docu-fiction su quello che vissero in quel giorno i superstiti, i soccorritori ecc ecc. Quello che mi lascia perplesso è che la prima parte del programma sarà "Superspy - 11 settembre doppio gioco all'FBI", che si occuperebbe di un certo Robert Hansen, definito "talpa che avrebbe collaborato alla realizzazione degli attentati". Io credo di essermi abbastanza documentato sugli avvenimenti dell'undici settembre, ma non ho mai sentito nominare questa persona. Non vorrei fosse un lavoro di pura fiction (e sarebbe veramente di pessimo gusto in un giorno come questo). Ne sapete qualcosa voi? Grazie in anticipo
Nevermind,
RispondiEliminaaspettiamo e vediamo cosa dice il documentario. Hanssen era una spia doppiogiochista, ma non mi risulta ci ci siano elementi concreti che lo legano all'11/9.
Ciao Paolo,
RispondiEliminavisto il documentario, piuttosto mal fatto per la verità. Ricostruisce la cattura di Hanssen in modo da minimizzare la responsabilità del FBI che è riuscita a individuare la talpa solo dopo 25 anni. E' stato taciuto ad esempio il fatto che, nonostante ci fossero state alcune segnalazioni circostanziate di colleghi che indicavano Hanssen come una probabile spia, i sospetti erano stati dirottati verso un altro agente risultato poi del tutto estraneo (almeno ciò è quanto si sostiene sulla pagina di wikipedia USA relativa ad Hanssen, che mi sembra ben fatta e documentata). Il legame con i fatti dell'undici settembre è, come ritenevi, molto labile; si sostiene ad un certo punto che Hanssen avrebbe venduto anche le informazioni sulle attività antiterroristiche americane, tra cui quelle relative ala ricerca di Bin Laden. Una volta in mano ai russi, FORSE tale info sarebbero state rivendute a Bin Laden stesso che così avrebbe potuto evitare di essere catturato. Il tutto occupa forse lo spazio di un minuto all'interno del documentario. Veramente un po' pochino, mi pare, per giustificarne la trasmissione in occasione dell'anniversario degli attentati. Bah....