2015/09/28

Jabhat al-Nusra inneggia a bin Laden e all'11/9

di Hammer

Nel giugno del 2015 il gruppo siriano Jabhat al-Nusra, ramo di al-Qaeda attivo in Siria e in Libano, ha pubblicato un video intitolato Heirs of Glory, disponibile su YouTube con i sottotitoli in inglese, in cui narra la storia dell'Islam dalla sua nascita con il profeta Maometto fino ai giorni nostri.

A prima vista può sembrare che il video sia opera di professionisti perché musiche, riprese, animazioni video, fotografia, montaggio e anche i sottotitoli sono decisamente di buon livello. Tuttavia questo è vero solo in parte poiché abbiamo verificato che le parti del video che non mostrano i narratori sono prese da altri documentari. Ad esempio molte delle bellissime immagini di luoghi storici, come l'Università al-Mustanṣiriyya di Baghdad o la Basilica di Santa Sofia di Istanbul (convertita in moschea durante l'assedio di Costantinopoli e oggi utilizzata come museo), sono prese dai documentari della BBC Science and Islam del 2009 e The Ottomans: Europe's Muslim Emperors del 2013. Analogamente anche i filmati che mostrano interventi di docenti di università occidentali sono presi dai medesimi e da altri documentari. Non abbiamo approfondito oltre ma è lecito ritenere che anche le immagini di luoghi naturalistici siano tratti da video di altri autori che però non siamo riusciti a identificare. Il video non dice assolutamente da dove sono presi questi spezzoni, inducendo così lo spettatore a credere che si tratti di materiale inedito e realizzato per l'occasione.

Sebbene il quadro storico generale descritto sia corretto, il video insiste molto sulle oppressioni subite dell'Islam da parte dei popoli circostanti e di come le popolazioni islamiche abbiano dovuto ricorrere alle armi per difendersi. Il fine ultimo di Heirs of Glory è quindi quello di reclutare nuovi combattenti giustificando la jihad con ragioni di carattere storico in quanto utilizzata in passato per difendersi dagli invasori.

I narratori sono del video sono due famosi membri di Jabhat al-Nusra, l'australiano Abu Sulayman al-Muhajir (immagine accanto) e il siriano Abu Firas al-Suri, e un uomo dal viso coperto quindi impossibile da identificare. Oltre a questi tre vengono mostrati degli interventi filmati di quattro docenti di università inglesi e americane: George Saliba della Columbia University (il cui video è tratto da Science and Islam), Eugene Rogan della University of Oxford e Robert Hillenbrand della University of Edinburgh (entrambi tratti da The Ottomans: Europe's Muslim Emperors) e David Fromkin della Boston University (tratto da Blood and Oil: The Middle East in World War I di Janson Media). Come anticipato, il video non dice che questi filmati non sono originali inducendo lo spettatore a credere che si tratti di contenuti inediti. Contattati da Undicisettembre, Rogan e Saliba hanno confermato che non è stato chiesto loro alcun consenso per l'uso delle immagini né ne sono stati informati al momento della pubblicazione; Rogan ha appreso la notizia da un giornalista della BBC che lo ha contattato appositamente, mentre Saliba ne è stato informato da noi. Non abbiamo ricevuto risposta da Hillenbrand e Fromkin ma possiamo immaginare che la risposta sarebbe stata la stessa.

Nella parte finale del video viene narrata l'invasione sovietica dell'Afghanistan e la resistenza dei mujaheddin all'invasore. Il video attribuisce addirittura alla jihad di questi ultimi il merito della caduta dell'Unione Sovietica, questo però ha portato (sempre secondo gli autori del video) a lasciare gli USA nel ruolo di unica superpotenza mondiale che con il suo controllo del media si atteggia a patrona della pace e della democrazia ma che in realtà sta combattendo una guerra contro l'Islam per il fatto di voler consegnare la Palestina agli Ebrei e per la presenza di truppe americane nella penisola arabica dove si trovano gli importanti santuari della Mecca e di Medina.

Il video mostra quindi le minacce di Osama bin Laden rivolte all'America nel 1998 e come queste si siano concretizzate l'11/9 a causa dell'arroganza e dell'insistenza degli USA che non hanno ceduto alle minacce stesse. Sempre secondo il video la propaganda americana seguita all'11/9 avrebbe mostrato al mondo le vere intenzioni colonialiste degli Stati Uniti e questa presa di coscienza da parte del popolo islamico avrebbe portato alle ribellioni ai tiranni avvenute durante la primavera araba, Il video si chiude con un messaggio audio di bin Laden che invita a non dialogare con il nemico ma a combatterlo senza mezze misure.

Questa produzione video di Jabhat al-Nusra avrebbe dovuto gettare i complottisti nella confusione; perché se il ramo siriano di al-Qaeda inneggia a bin Laden e all'11/9, secondo le teorie complottiste le uniche possibili spiegazioni devono essere che anche Jabhat al-Nusra faccia parte del complotto oppure che gli autori del video siano talmente ingenui da essere stati ingannati dalla propaganda americana.

Siamo sicuri che nessun complottista si esprimerà mai in merito, intanto al-Qaeda incurante delle loro assurde teorie continua ad attribuirsi il merito di quanto accaduto l'11/9.

2015/09/10

World Trade Center: an interview with police officer Daniel Rodriguez

by Hammer. An Italian translation is available here.

For the anniversary of 9/11, Undicisettembre offers its readers the personal account of policeman Daniel Rodriguez, who in 2001 was already well-known as the "singing policeman" because he was not only a policeman but a successful singer as well.

Rodriguez's account is very touching because he dedicated his professionalism both as a policeman and as a singer to serving the nation and to helping with the reaction to the attacks.

We thank Daniel Rodriguez for his kindness and willingness to help.


Undicisettembre: Can you give us a general account of what you saw and experienced on that day?

Daniel Rodriguez: It was a very clear day with no clouds in the sky. I lived in Staten Island and I worked for Patrol Borough Manhattan South which covers the south side of Manhattan. My shift started a little later than my colleagues' and when I was crossing the Verrazzano Bridge on my way to work I noticed that the traffic was a little heavy which is not common at that time in the morning. As I got to the middle of the bridge everything stopped, I was thinking about the day and what I was going to do at work and I remember seeing ashes floating in the air and I thought to my self: “Where does that ash come from in the middle of the Hudson river?”

I looked to the left to see were the ashes were coming from and I could see the first Tower burning and it was very close to were I used to work and I knew my colleagues were already there. I was trying to move through the traffic but it was very very heavy and in that precise moment a caravan of emergency vehicles, several police cars, a police van and a couple of unmarked cars were coming over the bridge. I hailed one of the cars and showed them my badge and he gave me a little space so I was able to get into that caravan. I was cutting to the traffic and the highway patrol had closed off the HOV lane, the High Occupancy Vehicle lane for emergency vehicles that would take you to Manhattan through the Battery Tunnel. My plan was to go out of the Battery Tunnel and turn right to go to the World Trade Center to find my crew. I remember seeing the light of the Battery Tunnel as I was exiting, I had my turn signals to the right and just before making the turn something told me to make someone know where I was going; it was a piece of police academy training, the first thing you say on the radio is your location. So at the very last moment instead of turning right, I went left to One Police Plaza. And that left turn saved my life because if would have made the right turn I would have been inside one of the Towers when they came down instead of outside.

So I went to One Police Plaza and ask one inspector where I had to go and they sent me to the City Hall because there was a mobile command unit there. My inspector, the man I usually worked for, showed up there; I told him: “Did you know I was going to come here?” and he said: “No, I just came here.”

Both Towers were on fire and we knew at this point that there were two planes that hit, I hadn't had this information while crossing the Verrazzano Bridge. At One Police Plaza one of the security guard told me: “Dan, it was a plane. It went right over my head.”. He was talking about the second plane.

So we were at the City Hall, we decided to make our way to the Towers. When we were about a block away the first tower came down around us. You can't describe what living this is, it was horrific. I felt like being in a dream, I thought those were my last moments. I thought “This is the end”, so I made my peace with God and thought about my family.

I witnessed all the horror of that day with the big cloud of gray ash covering the city. We got back into the mobile command unit, we closed all the vents and we brought in as many people as were around us and waited for the end. In those moments everybody just prayed. When it was obvious that it wasn't the end we got out and went to work and started getting people off Manhattan island directing them over the Brooklyn Bridge.

Everything was ash, I have never seen anything like that before. People were very badly hurt and hiding under cars trying to get away from the ash. In the moment after that, we started hearing the radio calls which was the eeriest thing to hear: police officers who were trapped, police officers who were under the rubble and who were calling for help. It was very difficult to listen to.

At that point I told my inspector: “The second tower is going to come down” and I remember seeing the antenna starting to sway and and the second tower came down, we lived the same horror again, this time we were a little bit more prepared, we got to safety faster and we made sure we got as many people to safety as we could.

I've been a singer all my life. I've been a professional singer since I was 12 years old, I made my debut when I was 17 years old, I was in theater when I was 20 years old, I've been an actor and a director. I've always considered myself as a musician first, so when I became a police officer it was because it was a good opportunity, with a good pay and a good pension. So when the second tower came down I thought again it was going to come on top of us, I turned for a moment to run and my inspector was on the other side of the fence at the City Hall. My thought was “If this is my last moment I want my wife and my family to know that I was at my post, were I was supposed to be.” I wanted them to find me alongside to my inspector. In that moment I was a singer all my life but I was also a New York City police officer and that oath I took to protect and serve took a whole new meaning.

We spent the rest of day trying to send people off the island and trying to find out what to do next. It was great to know Mayor Giuliani was still in control and giving orders, that was the most important thing in the chaos.

We were on Greenwich when WTC7 shattered and fell in the afternoon. I witnessed three buildings falling down. It's one of those things that make you understand when soldiers have post traumatic stress.


Undicisettembre: How long have you been there after 9/11?

Daniel Rodriguez: I've been there for a couple of months. We went to one of the first meetings to set up a command center and they started talking about what to do next.

On the next day the world was quiet. Everyone was in shock and the city was in quiet calm, you didn't hear anybody beeping a horn or raising their voice, everyone was just walking around in a daze. The rest of the world was watching the first responders start what they thought was a rescue effort.

The next day I went to the Jacob Javits Center because authorities told people who had experience in cutting or welding to meet there so that they could be sent to Ground Zero to try and start the rescue efforts and I remember being there and having all these people coming and lining up to the buses and we were sending busloads of people.

At one of the piers they had set up a triage center with nurses and doctors waiting for survivors to come and no one came. It was one of the eeriest thing, there were no survivors.


Undicisettembre: On 9/11 did you get a chance to talk to someone who was coming out of the towers?

Daniel Rodriguez: No. Actually on that day I was on Vesey and West where the mobile command unit was and they set a temporary morgue there where they were bringing whatever remains were found from the Towers. It was also where President Bush made his speech.

I was a singer and I knew that call was going to come for me to do more, it came very quickly when the Mayor called me to sing and pray for America. It was the first time I sang after 9/11 and that was when I really felt like I was healing and giving a true part of who I am.


Undicisettembre: That's very interesting. Would you like to elaborate? Did 9/11 give you a new insight into being a singer?

Daniel Rodriguez: Absolutely! All my life I wanted to be a singer. When I was a young man I dreamed about being on Broadway and being an artist. All the things that all artists dream about and that have nothing to do with spirituality: just being big, being famous and being rich. My dream was stopped when I started a family and my mentor, who was with my since I was 12 years old, left because he didn't think I would have been able to accomplish what I set out to accomplish now that I was going to be a father. This was a 19 year old view at the time but have since found out that he was also going through some major life changing hurdles and just couldn't continue.

So I gave up the dream for a little while but still music was a big part of me. Afterward I started singing again and it was more meaningful to me then because I was going through hard times and I connected a little bit more to the spiritual side of who I am and I asked God to help me get back to the person that once was.

From that day on I used my music as spiritual healing, but I still hadn't realized what my true calling would be. I was going to nightclubs and doing weekends with my band. When 9/11 happened I was already well known as the “singing policeman” in the city. So when I asked me to do “Prayer for America” and sing on that day, my life changed. I realized all my life I was preparing with this gift that God gave me for the moment it was needed most. I started a different life, a life that was dedicated to serving with music and representing through music and through being the “singing policemen” my friends that were lost on 9/11.

I did that for ten years, it was on the tenth anniversary of 9/11 when I understood I could do both. I can also go on Broadway, record an album and not have to apologize. This is the full merger of the man I used to be and the man I became after 9/11. Now I feel very complete.


Undicisettembre: Has 9/11 also given you a new insight into being a policeman?

Daniel Rodriguez: Those days are over. I retired in 2004, but once a police officer always a police officer. The personality and training needed to be a police officer never really left me. A few days ago a motorcycle took a spill in front of me and almost go run over by a bus. I called it in to cover the scene, called the EMS and starting directing traffic. I had the scene already handled by the time the police got there.

Once you enter that world it becomes a part of you.


Undicisettembre: What do you think about conspiracy theories that claim that 9/11 was an inside job?

Daniel Rodriguez: There was no explosions during the collapses and I know of the stepdaughter of a friend of mine who was on the second plane with her family and I know that plane went into the Tower and that they are dead. That's the truth. I know people who say there were not airliners that hit the towers, there were people on those planes and they are lost, they were not fake planes.

Moreover I met President Bush several times and I don't see how he can do such a thing.


Undicisettembre: Did you see WTC7 collapse? What do you think of it? Did you notice anything suspicious?

Daniel Rodriguez: I was standing in front of it. It was severely burning, it was on fire and I remember that when it fell I was looking at it. The glass was shattered from the ground up, it buckled on the left side and it went down from the left to the right. From what I saw I can tell you that it fell because the heat compromised its stability and it fell.

There were no explosions like in controlled demolitions.


Undicisettembre: How does 9/11 affect your everyday life?

Daniel Rodriguez: I live 9/11 everyday because of who I am and because I do concerts, events and memorials. I do these interviews all the time as well. My life is more about where I'll go after I die, I am not preoccupied of when I die. But I was very fortunate because I was one of the first to have the mask. I lost a lot of friends, I've lost more friends after 9/11 due to illnesses that we did on that day, but I am still very healthy.

I was spared for a reason.


Undicisettembre: Do you think the country is still living in fear or has it regained its standing in the world?

Daniel Rodriguez: I think the world is living in fear. I think as a country we are concerned about all the things we hear like ISIS all what is still going on. We lived through 9/11 and through the Boston bombing, I think we came to the idea that things are going to happen. We are a target and we are prepared to the idea that something may happen.

But if you go to the bowl parks they are full, concerts are full, we are not cowered at home. The Yankees Stadium was full to capacity the first game after 9/11, basically saying “In your face, we are not going to hide”. We are a very resilient nation and city, actually is a very resilient World. We are more aware that everyone is connected with anyone else, we are starting to be more tolerant and open.

World Trade Center: intervista con il poliziotto Daniel Rodriguez

di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.

In occasione dell'anniversario degli attentati dell'11/9 Undicisettembre offre ai propri lettori il racconto personale del poliziotto Daniel Rodriguez che nel 2001 era già noto da tempo come il "poliziotto cantante" perché accostava la professione di poliziotto a quella di musicista di successo.

Il racconto di Rodriguez è molto toccante proprio perché ha messo entrambe le sue professionalità nel servire la nazione e nel dare il proprio contributo alla reazione agli attacchi.

Ringraziamo Daniel Rodriguez per la sua cortesia e per il suo aiuto.


Undicisettembre: Ci puoi fare un racconto generale di cosa hai visto e vissuto quella mattina?

Daniel Rodriguez: Era una mattina limpida e in cielo non c'era una nuvola. Abitavo a Staten Island e lavoravo per il Patrol Borough Manhattan South che copre la zona sud di Manhattan. Il mio turno iniziava poco dopo quello dei miei colleghi e mentre stavo attraversando il Ponte di Verrazzano per andare al lavoro notai che c'era molto traffico, il che non era normale a quell'ora del mattino. Quando arrivai a metà del ponte tutto si bloccò, stavo pensando alla mia giornata e a quello che avrei fatto al lavoro e ricordo di aver visto della cenere che fluttuava nell'aria e pensai: “Da dove viene quella cenere in mezzo al fiume Hudson?”

Guardai a sinistra per vedere da dove veniva la cenere e vidi la prima Torre che bruciava; era molto vicino a dove lavoravo e sapevo che i miei colleghi erano già lì. Stavo cercando di muovermi nel traffico ma era molto intenso e proprio in quel momento un convoglio di mezzi di emergenza, molte auto della polizia, un furgone della polizia e un paio di auto senza contrassegni stavano attraversando il ponte. Feci un cenno a una delle auto, mostrai il mio distintivo e mi lasciarono un po' di spazio per entrare nel convoglio. Stavo superando il traffico e la polizia aveva isolato la corsia preferenziale per i veicoli pluripasseggeri (HOV, High Occupancy Vehicle), riservandola ai veicoli d'emergenza, che portava a Manhattan attraverso il Battery Tunnel. La mia intenzione era di uscire dal Battery Tunnel e girare a destra per andare al World Trade Center e cercare la mia squadra. Ricordo di aver visto la luce del Battery Tunnel mentre uscivo, avevo messo la freccia a destra e appena prima di svoltare qualcosa mi disse di far sapere a qualcuno dove stavo andando; faceva parte dell'addestramento della polizia, la prima cosa che dici alla radio è la tua posizione. Quindi proprio all'ultimo momento, invece di girare a destra, andai verso il One Police Plaza. Quella svolta a sinistra mi salvò la vita, perché se avessi svoltato a destra sarei stato dentro una delle Torri quando crollarono anziché essere fuori.

Quindi andai al One Police Plaza, chiesi a un ispettore dove avrei dovuto andare e mi mandarono al municipio perché là c'era un'unità di comando mobile. Il mio ispettore, la persona per cui lavoravo abitualmente, arrivò là; gli dissi: “Sapevi che sarei venuto qui?” e lui mi disse: “No, semplicemente anch'io sono venuto qui.”

Entrambe le torri stavano bruciando e sapevamo a questo punto che erano stati due aerei a colpirle; non lo sapevo mentre attraversavo il Ponte di Verrazzano. Al One Police Plaza una delle guardie di sicurezza mi disse: “Dan, è stato un aereo. È passato proprio sopra la mia testa.” Stava parlando del secondo aereo.

E così noi eravamo al municipio e decidemmo di andare verso le Torri. Quando eravamo a circa un isolato di distanza la prima torre ci crollò attorno. Non si può descrivere, fu orribile. Mi sembrava di essere in un sogno, pensavo che quelli fossero i miei ultimi istanti. Pensai “È la fine”, quindi mi riconciliai con Dio e pensai alla mia famiglia.

Vidi tutto l'orrore di quel giorno e la grande nuvola di cenere grigia che copriva la città. Tornammo al centro di comando mobile, chiudemmo tutte le bocche di ventilazione e portammo dentro tutte le persone che c'erano intorno, attendendo la fine. In quei momenti tutti pregavano e basta. Quando fu chiaro che non era la fine, uscimmo e tornammo a lavorare; iniziammo a mandare le persone via dall'isola di Manhattan attraverso il Ponte di Brooklyn.

C'era cenere ovunque, non avevo mai visto nulla del genere prima di allora. C'era gente gravemente ferita e che si nascondeva sotto le auto per cercare di sfuggire alla cenere. Un attimo dopo iniziammo a sentire le chiamate via radio, che erano la cosa più spaventosa che si potesse sentire: ufficiali di polizia intrappolati, ufficiali di polizia che erano rimasti sotto le macerie e che chiedevano aiuto. Era davvero difficile da ascoltare.

A quel punto dissi al mio ispettore: “La seconda Torre sta per crollare” e ricordo di aver visto l'antenna che iniziava a oscillare e la seconda torre crollò; rivivemmo lo stesso orrore di nuovo. Questa volta eravamo un po' più preparati, ci mettemmo in salvo più velocemente e ci assicurammo di poter mettere in salvo più persone possibile.

Sono un cantante da tutta la vita, faccio il cantante professionista da quando ho 12 anni, ho fatto il mio debutto a 17 anni, ho cantato in teatro a 20 anni, sono stato un attore e un regista. Mi sono sempre considerato anzitutto un musicista, quindi quando diventai poliziotto fu perché era una buona opportunità con un buono stipendio e una buona pensione. Quindi quando crollò la seconda torre pensai di nuovo che ci sarebbe crollata addoddosopra di noi, mi volsi per un istante per correre e il mio ispettore era dall'altra parte della recinzione al municipio. Il mio pensiero fu “Se questo deve essere il mio ultimo istante, voglio che mia moglie e la mia famiglia sappiano che ero al mio posto, dove dovevo essere.” Volevo essere trovato accanto al mio ispettore. In quel momento ero un cantante da una vita ma anche un poliziotto di New York e quel giuramento di proteggere e servire che avevo fatto prese un significato del tutto nuovo.

Passammo il resto del giorno a cercare di mandare le persone via dall'isola e a cercare di capire cosa avremmo dovuto fare. Fu molto bello sapere che il Sindaco Giuliani stava ancora mantenendo il controllo della situazione e dando ordini; fu la cosa più importante in mezzo al caos.

Eravamo su Greenwich Street quando il WTC7 si squarciò e crollò, nel pomeriggio. Vidi crollare tre edifici. Sono cose che ti fanno capire quando i soldati soffrono di stress post traumatico.


Undicisettembre: Quanto sei rimasto lì dopo l'11/9?

Daniel Rodriguez: Sono rimasto lì un paio di mesi. Andammo a una delle prime riunioni per allestire un centro di comando dove iniziarono a parlare di cosa fare dopo.

Il giorno dopo il mondo era silenzioso. Tutti erano sotto shock e la città era completamente calma e silenziosa, non si sentiva nessuno suonare il clacson o alzare la voce, tutti camminavano intontiti. Il resto del mondo stava guardando i primi soccorritori che iniziavano quello che pensavano sarebbe stato un lavoro di salvataggio.

Il giorno successivo andai al Jacob Javits Center, perché le autorità chiesero alle persone che avevano esperienza di taglio o saldatura di presentarsi lì perché potessero essere mandate a Ground Zero per provare a iniziare il lavoro di salvataggio, e ricordo che ero lì e arrivavano tutte queste persone che si mettevano in fila per salire sugli autobus e inviavamo autobus pieni di persone.

A uno dei moli avevano allestito un centro di smistamento, con infermieri e medici che aspettavano i sopravvissuti, ma non ne arrivò nessuno. Fu una delle cose più spaventose, non c'erano sopravvissuti.


Undicisettembre: L'11/9 avesti modo di parlare con qualcuno che era uscito dalle torri?

Daniel Rodriguez: No. Quel giorno ero all'incrocio tra Vesey Street e West Street, dove era stato allestito il centro di comando mobile e un obitorio temporaneo dove portavano ogni resto che arrivava dalle Torri. Fu anche il luogo dove il Presidente Bush fece il proprio discorso.

Ero un cantante e sapevo che sarebbe arrivata per me la chiamata a fare di più; arrivò molto presto, quando il Sindaco mi chiamò per cantare e pregare per l'America. Era la prima volta che cantavo dopo l'11/9 e fu allora che mi sentii che stavo guarendo e che stavo donando una vera parte della persona che sono.


Undicisettembre: È molto interessante. Ti va di dirci di più? Questa esperienza ti ha dato una nuova visione dell'essere un cantante?

Daniel Rodriguez: Assolutamente! È tutta la vita che voglio essere un cantante. Da giovane sognavo di andare a Broadway ed essere un artista. Tutte le cose che tutti gli artisti sognano e che non c'entrano nulla con la spiritualità: soltanto essere importanti, essere famosi ed essere ricchi. Il mio sogno si fermò quando misi su famiglia e il mio mentore, che mi seguiva da quando avevo 12 anni, mi lasciò perché non pensava che avrei potuto raggiungere l'obiettivo che mi ero prefissato ora che stavo per diventare padre. Questa era la mia visione di allora, quando avevo 19 anni, ma da allora ho scoperto che allo stesso tempo stava affrontando delle gravi difficoltà nella sua vita e semplicemente non poteva continuare.

Quindi per un po' abbandonai il mio sogno, ma la musica era ancora una parte importante di me. In seguito ricominciai a cantare, ma aveva un significato più importante per me perché stavo attraversando un periodo difficile e mi legai maggiormente al lato spirituale della mia persona; chiesi a Dio di aiutarmi a tornare ad essere la persona che ero un tempo.

Da quel giorno in poi usai la mia musica come mezzo per la guarigione spirituale, ma non avevo ancora capito quale sarebbe stata la mia vera chiamata. Andavo nei club e facevo i weekend con il mio gruppo. Quando ci fu l'11/9 io ero già noto come il “poliziotto cantante” in città. Quindi quando mi chiesero di fare il “Prayer for America” e cantare in quell'occasione la mia vita cambiò. Capii che per tutta la vita mi stavo preparando con questo dono che Dio mi aveva dato per il momento in cui sarebbe stato più necessario. Iniziai una nuova vita, una vita dedicata a servire con la musica e a rappresentare, tramite la musica e facendo il “poliziotto cantante”, i miei amici che erano morti l'11/9.

Lo feci per dieci anni. Fu in occasione del decimo anniversario delll'11/9 che capii che avrei potuto fare entrambe le cose. Avrei potuto anche andare a Broadway, registrare un disco e non dovermi scusare. Questa fu la completa unione dell'uomo che ero e di quello che ero diventato dopo l'11/9. Ora mi sento molto completo.


Undicisettembre: L'11/9 ti ha dato anche una nuova visione dell'essere un poliziotto?

Daniel Rodriguez: Quel periodo è finito, mi sono congedato nel 2004, ma se sei stato un poliziotto lo resti per tutta la vita. La personalità e la formazione necessari per fare il poliziotto non mi hanno mai realmente lasciato. Qualche giorno fa una moto è caduta davanti a me ed è stata quasi investita da un autobus. Chiamai la polizia, chiamai l'EMS e iniziai a dirigere il traffico. Avevo già la situazione sotto controllo prima che la polizia arrivasse.

Quando entri in quel mondo diventa una parte di te.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto secondo cui l'11/9 è stato un autoattentato?

Daniel Rodriguez: Non ci furono esplosioni durante i crolli e so che la figliastra di un mio amico era sul secondo aereo con la propria famiglia, che quell'aereo entrò nella Torre e che sono morti. Questa è la verità. So che ci sono persone che dicono che non erano aerei di linea quelli che colpirono le torri, ma c'erano persone su quegli aerei e non ci sono più, non erano aerei finti.

Inoltre ho incontrato il Presidente Bush varie volte e non vedo come sarebbe stato capace di fare una cosa del genere.


Undicisettembre: Hai visto il crollo del WTC7? Cosa ne pensi? Hai notato qualcosa di sospetto?

Daniel Rodriguez: Ero proprio davanti. Stava bruciando gravemente, era in fiamme e ricordo che quando crollò lo stavo guardando. I vetri s'infransero dal suolo verso l'alto, l'edificio cedette sul lato sinistro e crollò da sinistra verso destra. Da quello che vidi, posso dirti che cadde perché il calore ne compromise la stabilità e venne giù.

Non ci furono esplosioni come nelle demolizioni controllate.


Undicisettembre: L'11/9 come condiziona la tua vita quotidiana?

Daniel Rodriguez: Rivivo l'11/9 ogni giorno per via di quello che sono e perché faccio concerti, eventi e commemorazioni. Faccio costantemente anche interviste come questa. La mia vita è più concentrata su dove andrò dopo che sarò morto, non sono preoccupato di quando morirò. Ma sono stato molto fortunato perché sono stato uno dei primi ad avere una maschera. Persi molti amici, ho perso più amici dopo l'11/9 per via delle malattie di quanti ne persi quel giorno, ma io sono ancora in buona salute.

Sono stato risparmiato per una ragione.


Undicisettembre: Credi che la nazione viva ancora nella paura o pensi che abbia recuperato la propria posizione mondiale?

Daniel Rodriguez: Credo che il mondo viva nella paura. Credo che come nazione siamo preoccupati per tutte le cose che sentiamo, come l'ISIS o tutto ciò che sta accadendo. Abbiamo vissuto l'11/9 e l'attentato di Boston; credo che siamo arrivati ad accettare che qualcosa succederà. Siamo un bersaglio e siamo preparati all'idea che qualcosa possa succedere.

Ma se vai nei parchi li trovi pieni, i concerti sono pieni, non siamo chiusi in casa intimoriti. Il Yankees Stadium era tutto esaurito alla prima partita dopo l'11/9, sostanzialmente diceva “Alla faccia vostra, noi non ci nasconderemo”. Siamo una nazione e una città che si piega ma non si spezza; anzi, il mondo intero è così. Siamo più consapevoli che tutti siamo connessi con tutti gli altri e quindi stiamo cominciando ad essere più tolleranti e aperti.

2015/09/01

Why the World Trade Center collapsed: an interview with Asif Usmani, professor of Structural Engineering at the University of Edinburgh

by D.B. Cooper. An Italian translation is available here.

Today we publish an interview with Asif Usmani, Professor of Structural Engineering at the University of Edinburgh and author of some of the most influential papers on the causes and dynamics of the collapse of the World Trade Center.

We think it is a very interesting interview: not only it clearly explains the collapse and why it cannot have been caused by a controlled demolition of any kind, but at the same time it shows that while there is no doubt among specialists as to the general nature of the collapse, there is still a lively debate about its exact details (e.g., what was the exact role of the structural damage caused by the planes, and which structural elements of WTC7 were the first to fail), proving that there is no such thing as an "official version" passively accepted by the scientific community.


Undicisettembre: Thank you for your time and availability. Would you first like to introduce yourself?

Asif Usmani: I am a Professor of Structural Engineering at the University of Edinburgh, School of Engineering.


Undicisettembre: Can you please explain us what caused WTC1 to collapse?

Asif Usmani: There is no consensus on the exact cause of the collapse amongst experts in the field. In general the causes espoused by the various experts have a bias towards their own expertise. Therefore, while not absolving myself of the same bias, my contention is that the collapse was caused by the fires that took hold in the buildings after the aircraft impacts.
The mechanism of how the collapse may have initiated is explained in a number of my research papers.


Undicisettembre: What do you think about conspiracy theories according to which the upper block could not have enough momentum to make the whole building collapse?

Asif Usmani: This view is contrary to elementary mechanics (inertial forces exerted by moving masses can be orders of magnitude greater than their static weight, which is primarily what building structures are designed to resist).


Undicisettembre: Can you please explain us what caused WTC2 to collapse?

Asif Usmani: Based on my theory the cause of collapse is identical for both towers, namely fire, but the exact mechanisms of initiation could be different. Given that WTC2 was impacted lower down, it had roughly double the load above it so it makes sense that it collapsed earlier and it also had apparently more extensive impact damage (with corner columns severed).


Undicisettembre: What do you think of conspiracy theories which claim that once the upper block started tipping over it should have kept rotating and that this proves that the towers were intentionally demolished with explosives?

Asif Usmani: The upper block tipped over because WTC2 was impacted by the plane in the corner region severing more columns than in the case of WTC1, so when WTC2 began to collapse, the part of the structure with intact connections was pulled down by the collapsing structure and the portion above the severed columns was initially tipped to the side, but then fell back because of its own weight to fall vertically down with the rest.


Undicisettembre: Can you please explain us what caused WTC7 to collapse?

Asif Usmani: Again there is no consensus on the actual mechanism. I am not fully convinced by the explanation provided in the NIST report. I suspect that the failure of transfer structures (bridging the building over the Con Edison power station) is a more convincing cause, than simply the failure of one column (column 79 at the 13th or 14th floor). The failure of transfer structures could have occurred because of potential oil fires but there is not sufficient evidence for that from the pictures and videos (perhaps because significant portions of the building facade were obscured by surrounding buildings).


Undicisettembre: What do you think about conspiracy theories that claim that the collapse of WTC7 was too fast to be caused by fire and damages from the previous collapses?

Asif Usmani: Again this contradicts basic physics. Whether the collapse is caused by controlled demolition or because of fire there will be little difference in the time it takes as gravity rules once the collapse starts and as mentioned earlier buildings are not designed to resist inertial forces exerted by moving masses.


Undicisettembre: Generally speaking, is it possible to distinguish a natural collapse from a controlled demolition based on the time the building takes to collapse completely?

Asif Usmani: It should be possible to distinguish as the collapse mechanisms could be
very different. In a controlled demolition one could theoretically make a building collapse in an infinite number of ways, some of which may look like a natural collapse.


Undicisettembre: What happens to unprotected steel buildings in case of fire?

Asif Usmani: Depends upon the building, a building can be designed to resist fire without protection while a protected building using traditional rules that border on the unscientific can be unsafe in a fire, as I believe the WTC structures were and who knows how many more such structures are out there. Statistically however unsafe structures would be a very small minority as traditional approaches to fire protection are in general extremely wasteful of resources and produce overly conservative designs. So in most cases you could have a much safer structure at much lower cost if rational and scientific design approaches are used, however this requires regulatory changes and many more better educated and trained engineers to do it.


Undicisettembre: What do you think about conspiracy theories that claim that the Twin Towers and WTC7 were demolished with explosives or thermite? Are they even vaguely plausible?

Asif Usmani: As mentioned earlier, with the proviso that I have no knowledge of explosives, it may technically be possible to carry out demolitions that look natural. However it would never work the first time on a specific building exactly as planned, because of the enormous number of uncertainties in the highly chaotic and unpredictable process of a building collapse. The only way it could work is if they made replicas and tested the demolition scheme extensively first. Clearly the logistics of all this makes this theory entirely implausible.


Undicisettembre: Conspiracy theorists keep demanding to "see the math" that proves that buildings can collapse and can do so as rapidly and completely as we saw on 9/11. Is there a mathematical formula (or a set of formulas, or laws of physics) that explains, at least in principle, the collapse of buildings? Or to rephrase, how would you answer such a request?

Asif Usmani: The collapse of building is a complex phenomenon, you cannot write a simple formula for it. However I have personally published quite a few papers with relatively simple explanations of tall building collapse because of fire which should help answer this kind of question. The following is a list of some of them.
1. Stability of the World Trade Center Twin Towers structural frame in multiple floor fires, Journal of Engineering Mechanics, ASCE, Vol 131, pages 654-657, 2005.
2. A very simple method for assessing tall building safety in major fires, International Journal of Steel Structures, Vol 9 pages 17-28, 2009.
3. Tall building collapse mechanisms initiated by fire: Mechanisms and design methodology, Engineering Structures, Vol 36, pages 90-103, 2012.
4. The World Trade Center 9/11 Disaster and Progressive Collapse of Tall Buildings, Fire Technology, Vol 49, pages 741-765, 2013.


Undicisettembre: Do you think that, apart from what a layperson would consider technical details, we have a wide consensus within the scientific community about the causes of the collapses?

Asif Usmani: As mentioned earlier there is no consensus in the scientific community, being humans even the scientific community has its biases. The best one can say is that most people believe that fires caused the collapse. Some people think that the damage caused by the aircraft in combination with the fire caused the collapse. I am inclined towards the view that if there was no fire there would have not been a collapse; and the corollary to that is, had there been no aircraft impact and the WTC1 or WTC2 structures was subjected to a large accidental fire, they could have collapsed. This is the really scary part as it begs the question, how many other such buildings may be out there.


Undicisettembre: How did the tragedy changed our understanding of fire safety measures for tall buildings, and the relative regulations?

Asif Usmani: So far nothing much has changed. I have proposed very simple engineering checks (reported in some of the papers above) but this is yet to be accepted. More research needs to be done and more people need to be saying the same thing before regulations change to enforce these sort of checks.

Perché crollò il World Trade Center: intervista con Asif Usmani, professore di Ingegneria Strutturale alla University of Edinburgh

di D.B. Cooper. L'originale inglese è disponibile qui.

Pubblichiamo oggi un'intervista con Asif Usmani, Professore di Ingegneria strutturale alla University of Edinburgh e autore di alcuni degli articoli più influenti sulle cause e sulle dinamiche del crollo del World Trade Center.

Riteniamo che sia un'intervista molto interessante: non solo spiega i crolli e perché non possono essere stati causati da demolizioni controllate di alcun tipo, ma allo stesso tempo mostra che sebbene non vi siano dubbi tra gli specialisti riguardo al fatto che si sia trattato di crolli spontanei c'è tuttora un vivo dibattito sui dettagli (per esempio, quale sia stato il ruolo preciso del danno strutturale causato dagli aerei e quali elementi del WTC7 abbiano ceduto per primi), dimostrando che non esiste una "versione ufficiale" accettata passivamente dalla comunità scientifica.


Undicisettembre: Grazie per il tuo tempo e per la tua disponibilità. Vuoi cominciare presentandoti ai nostri lettori?

Asif Usmani: Sono un professore di ingegneria strutturale all'Università di Edimburgo, facoltà di Ingegneria.


Undicisettembre: Ci puoi spiegare cosa causò il collasso del WTC1?

Asif Usmani: Non c'è un consenso sulla causa esatta del collasso tra gli esperti del settore. In generale, le cause descritte dai vari esperti tendono ad essere influenzate dai temi sui quali sono maggiormente esperti. Pur non assolvendomi dallo stesso tipo di tendenza, la mia tesi è che il collasso fu causato dagli incendi che si svilupparono dopo gli impatti degli aerei. Il meccanismo di come può essere iniziato questo collasso è spiegato in vari miei articoli.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie cospirazioniste secondo cui la parte superiore dell'edificio non possedeva una quantità di moto sufficiente per causare il completo collasso dell'edificio?

Asif Usmani: Questa tesi va contro le elementari leggi della meccanica (le forze inerziali esercitate da masse in movimento possono essere superiori di vari ordini di grandezza al loro carico statico, che è quello che le strutture degli edifici sono progettate per sostenere).


Undicisettembre: Potresti spiegarci cosa causò il collasso del WTC2?

Asif Usmani: Secondo la mia teoria, la causa del collasso è la stessa per entrambe le torri, cioè gli incendi, ma i meccanismi esatti che innescarono il fenomeno potrebbero essere stati differenti. Tenendo conto che l'impatto sul WTC2 avvenne più in basso, il carico della parte superiore era approssimativamente il doppio e quindi ha senso che sia collassato prima. Inoltre, i danni dell'impatto apparivano maggiormente estesi (erano state tranciate alcune colonne d'angolo dell'edificio).


Undicisettembre: Che cosa pensi delle teorie cospirazioniste che sostengono che una volta che il blocco superiore ha cominciato ad inclinarsi avrebbe dovuto continuare a ruotare, e che questo prova che le torri sono state demolite intenzionalmente con esplosivi?

Asif Usmani: Il blocco superiore si inclinò perché il WTC2 fu colpito dall'aereo vicino ad uno degli angoli, tranciando un numero maggiore di colonne rispetto al WTC1, per cui quando il WTC2 cominciò a collassare, la parte della struttura con le connessioni intatte fu tirata verso il basso dalla struttura che stava collassando e la porzione al di sopra delle colonne tranciate inizialmente si inclinò su un lato ma poi tornò a cadere verticalmente, insieme al resto, a causa del proprio peso.


Undicisettembre: Potresti spiegarci cosa causò il collasso del WTC7?

Asif Usmani: Anche qui non c'è un consenso sul meccanismo effettivo. Non sono pienamente convinto dalla spiegazione fornita nel rapporto del NIST. Ho il sospetto che il collasso delle strutture di trasferimento di carico (che reggevano la parte superiore dell'edificio a ponte sopra quella inferiore, occupata dalla centrale della Con Edison) sia una causa più convincente che il semplice cedimento di una singola colonna (la 79 a livello del tredicesimo o quattordicesimo piano). Il cedimento delle strutture di trasferimento potrebbe essere stato causato da possibili incendi da idrocarburi, ma non vi è sufficiente evidenza di questo dalle foto e dalle registrazioni video (magari perché porzioni significative della facciata dell'edificio erano coperte dagli edifici accanto).


Undicisettembre: Che cosa pensi delle teorie cospirazioniste che sostengono che il collasso del WTC7 è stato troppo rapido per essere stato causato dagli incendi e dai danni provocati dai crolli precedenti?

Asif Usmani: Anche questo va contro le più elementari leggi della fisica. Che il collasso sia causato da una demolizione controllata o che sia causato da un incendio, ci sarà ben poca differenza nella sua durata, in quanto a crollo iniziato è la gravità a fare tutto, e come detto in precedenza gli edifici non sono progettati per resistere a forze esercitate da masse in movimento.


Undicisettembre: In generale, è possibile distinguere un collasso spontaneo da una demolizione controllata basandosi sul tempo che impiega l'edificio a crollare completamente?

Asif Usmani: Dovrebbe essere possibile, in quanto la meccanica del collasso potrebbe essere molto differente nei due casi. In una demolizione controllata, teoricamente è possibile far crollare l'edificio in un'infinità di modi diversi, alcuni dei quali possono sembrare un collasso spontaneo.


Undicisettembre: Cosa succede ad edifici in acciaio senza protezioni, in caso di incendio?

Asif Usmani: Dipende dall'edificio: un edificio può essere progettato per resistere agli incendi anche senza protezioni, mentre un edificio che usa protezioni antincendio ma che è stato progettato usando metodi tradizionali che rasentano la non scientificità può non resistere alle fiamme, e credo che le strutture del WTC fossero di questo tipo, e chissà quanti altri edifici così ci sono là fuori.

Comunque, statisticamente le strutture pericolose dovrebbero essere una ristretta minoranza perché gli approcci tradizionali alle protezioni antincendio sono in generale molto inefficienti in termini di risorse e producono progetti eccessivamente prudenti. Quindi nella maggior parte dei casi si può ottenere una struttura molto più sicura ad un costo molto più basso se si seguono approcci progettuali razionali e scientifici. Però questo richiede cambiamenti in termini di normative, e molti più ingegneri più istruiti e meglio addestrati.


Undicisettembre: Che cosa pensi delle teorie cospirazioniste che sostengono che le Torri Gemelle e il WTC7 sono state demolite con esplosivi o con termite? Sono anche solo vagamente plausibili?

Asif Usmani: Come accennato prima, e con la riserva che non sono un esperto di esplosivi, sarebbe tecnicamente possibile effettuare demolizioni che sembrino collassi spontanei. Però non funzionerebbero mai già alla prima volta esattamente come pianificato su uno specifico edificio, questo a causa dell'enorme numero di variabili di un collasso, un processo estremamente caotico e non prevedibile. L'unico modo in cui potrebbe funzionare sarebbe usando delle repliche dell'edificio in modo da testare lo schema di demolizione in maniera approfondita. Chiaramente, la logistica necessaria rende questa teoria del tutto inverosimile.


Undicisettembre: I teorici della cospirazione continuano a chiedere di “vedere le formule” che provano che gli edifici potevano collassare completamente e a alla velocità a cui abbiamo assistito l'11/9/2001. Esiste una formula matematica (o un insieme di formule, o leggi fisiche) che può' spiegare, almeno in principio, il crollo degli edifici? Oppure, parafrasando, come risponderebbe ad una richiesta simile?

Asif Usmani: Il collasso di un edificio è un fenomeno complesso e non è possibile descriverlo con una semplice formula. Comunque ho pubblicato vari articoli che contengono spiegazioni relativamente accessibili di come avviene il collasso di grattacieli a causa di incendi, e questi articoli dovrebbero essere in grado di aiutare a rispondere a questo tipo di domande. Alcuni di essi sono i seguenti:
1. Stability of the World Trade Center Twin Towers structural frame in multiple floor fires, Journal of Engineering Mechanics, ASCE, Vol 131, pag. 654-657, 2005.
2. A very simple method for assessing tall building safety in major fires, International Journal of Steel Structures, Vol 9, pag. 17-28, 2009.
3. Tall building collapse mechanisms initiated by fire: Mechanisms and design methodology, Engineering Structures, Vol 36, pag. 90-103, 2012.
4. The World Trade Center 9/11 Disaster and Progressive Collapse of Tall Buildings, Fire Technology, Vol 49, pag. 741-765, 2013.


Undicisettembre: Credi che, a parte quello che una persona non esperta nel campo considererebbe dettagli tecnici, ci sia un ampio consenso nella comunità scientifica riguardo alle cause dei collassi?

Asif Usmani: Come accennato prima, non c'è consenso nella comunità scientifica: essendo composta di esseri umani, anche la comunità scientifica ha i suoi bias. Il massimo che si può dire è che la maggior parte delle persone è convinta che i collassi siano stati causati dagli incendi. Alcune persone pensano invece che siano stati causati dall'impatto degli aerei in combinazione con gli incendi. Io sono incline a pensare che se non ci fossero stati incendi non ci sarebbe stato un collasso. Il corollario di questo è che se non ci fosse stato l'impatto degli aeroplani e le strutture del WTC1 e WTC2 fossero state colpite da un vasto incendio anche in maniera accidentale, avrebbero comunque potuto crollare. Questa è la parte davvero spaventosa, perché ci costringe a chiederci quanti altri edifici simili possano esserci là fuori.


Undicisettembre: In che modo la tragedia ha cambiato la nostra comprensione delle necessarie misure antincendio di un grattacielo e le normative in proposito?

Asif Usmani: Finora non è cambiato molto. Ho proposto alcuni semplici controlli di carattere ingegneristico (illustrati in alcuni degli articoli menzionati prima) ma la cosa deve essere ancora accettata. È necessaria ulteriore ricerca e servono più persone che propongano la stessa cosa, prima che le normative cambino per imporre tali controlli.