2014/03/26

Bin Laden era sconosciuto prima dell'11/9?

di Hammer

Molti complottisti sostengono che Osama bin Laden fosse sconosciuto prima dell'11/9 e che il suo nome sia stato proposto ad arte dal governo americano dopo gli attacchi per attribuire gli stessi a un nemico immaginario. Abbiamo già mostrato in passato come questo non corrisponda al vero, ma una smentita ancora più dettagliata può essere ottenuta con una semplice ricerca sugli archivi online di testate quotidiane come Il Corriere della Sera, La Repubblica o La Stampa. Per condurre questa breve ricerca abbiamo scelto di avvalerci proprio dell'archivio online del quotidiano torinese in quanto ha il pregio di offrire ai lettori non solo la copia HTML del testo degli articoli ma la scansione PDF dell'intero quotidiano. All'interno dell'archivio abbiamo cercato il nome di Osama bin Laden nelle date comprese tra il 1/1/1990 e l'11/9/2001.

La ricerca restituisce circa 250 risultati, la prima occorrenza del nome del terrorista risale al 28 novembre del 1996, quando bin Laden in un intervista al quotidiano palestinese al Quds al Arabi annunciava di avere intenzione di fare "stragi di americani" a seguito dell'ingresso delle truppe statunitensi in Arabia Saudita.


Dopo questa prima notizia per circa un anno e mezzo La Stampa non menziona più Osama bin Laden, fino al luglio del 1998 quando la testata riporta la nascita di una nuova organizzazione terroristica intenzionata a colpire in Europa. Dal 7 agosto dello stesso anno, a seguito degli attacchi terroristici contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania e la relativa risposta militare statunitense, il nome di Osama bin Laden compare frequentissimamente. Il 26 agosto La Stampa scrive in un articolo intitolato Bin Laden ha tentato di uccidere Clinton:
Quanto a Bin Laden, ormai le accuse contro di lui non si contano più. L'ultima è che in anni lontani progettò l'assassinio di Clinton per ben due volte, ma poi dovette rinunciare per la difficoltà di penetrare le misure di sicurezza.

Nell'anno successivo Osama bin Laden è rimasto nell'attenzione dei media per la sua propaganda antiamericana e per le raccomandazioni del governo USA ai propri cittadini usare prudenza durante i viaggi all'estero

Il 10 luglio dello stesso anno in un breve trafiletto La Stampa informa i propri lettori che gli USA stanno trattando con i Talebani la consegna di Osama, la trattativa si è ovviamente risolta in modo improduttivo.

Nel marzo del 2000 La Stampa torna a parlare di bin Laden quando il Presidente Clinton si vide costretto ad annullare un viaggio in Bangladesh dopo che la CIA aveva scoperto un piano terroristico per abbattere l'elicottero su cui viaggiava.



Il 27 Agosto dello stesso anno il quotidiano torinese informa che un commando di uomini legati a bin Laden intendeva fare esplodere un reattore nucleare in occasione delle Olimpiadi di Sydney. Un secondo articolo poco più in basso ripercorre brevemente la vita del terrorista Saudita, la didascalia sotto alla sua foto è molto eloquente: Il miliardario saudita Osama bin Laden, nuovo regista del terrore nel mondo.



Nei mesi successivi vengono riportare varie notizie relative a probabili attacchi contro le sedi americane in Italia, un attentato con il gas nervino nelle metropolitane londinesi fortunatamente sventato e la minaccia di attacchi contro il G8 o durante le elezioni politiche italiane.

Il 23 giugno balza all'attenzione del quotidiano la notizia di un messaggio video diffuso da Osama bin Laden in cui il miliardario Saudita promette attentati mortali contro gli Stati Uniti allo scopo di indebolirne la presenza in Medio Oriente.


Purtroppo oggi è fin troppo chiaro cosa intendesse con questo messaggio, ma al tempo fu interpretata come una minaccia alle ambasciate americane all'estero, come confermato da un trafiletto pubblicato sempre da La Stampa l'1 settembre del 2001.

Negli ultimi dieci giorni prima dell'attentato non vi sono più occorrenze del nome di Osama bin Laden, ma i 245 articoli restituiti dalla ricerca dimostrano senza dubbio che il fatto che bin Laden non fosse noto prima dell'11/9 è solo l'ennesima sciocchezza complottista: una delle tante alla base delle loro teorie.

2014/03/21

Il genero di bin Laden conferma, Osama gli disse: "Siamo stati noi"

di Hammer

Come è noto i complottisti sostengono che gli attentati dell'11/9 non siano stati compiuti da al Qaeda ma dal governo americano e continuano a sostenere ciò nonostante al Qaeda e i suoi membri abbiano ripetutamente confermato di essere gli autori degli attentati.

Proprio in questi giorni è giunta una nuova conferma, e da una fonte molto autorevole. Il 20 marzo durante un processo per terrorismo a New York il portavoce di al Qaeda Sulaiman Abu Ghaith, che è legato a Osama bin Laden anche da un legame di parentela avendone sposato la figlia Fatima, ha dichiarato di aver ricevuto notizia dallo stesso Osama che gli attentati dell'11/9 sono stati condotti proprio da al Qaeda.

Abu Ghaith, che apparve al fianco di bin Laden in alcuni video diffusi dopo l'11/9, ha raccontato che la notte seguente agli attentati fu convocato in una caverna dell'Afghanistan dove incontrò Osama il quale gli chiese se fosse al corrente di quanto successo aggiungendo poi: "Siamo stati noi".

Bin Laden quindi gli chiese un parere e Abu Ghaith lo ammonì che la reazione Americana sarebbe stata dura e non si sarebbe placata fino al rovesciamento del regime dei Talebani e all'uccisione di Osama il quale rispose tacciandolo di eccessivo pessimismo.

La notizia è riportata, tra gli altri, dalla CNN e dal New York Times.

2014/03/10

World Trade Center: an interview with journalist Lori Grinker

by Hammer. An Italian translation is available here.

More than twelve years have passed since 9/11, but Undicisettembre is continuing to collect and preserve accounts of the people who witnessed that dramatic day.

Today we are publishing an interview with journalist Lori Grinker, whose photographs of a devasted Ground Zero are a highly valuable record of the day’s events.

We wish to thank Lori Grinker for her kindness and time.

Images in the article are taken from Grinker's 9/11 footage and cannot be reused without her consent. 


Undicisettembre: What do you remember, generally speaking about 9/11? Can you give us an account of what you saw on that day?

Lori Grinker: I was living in an apartment in Williamsburg, Brooklyn, that was somewhat temporary. I didn't know if I was going to be staying there or not so I didn't have anything unpacked, I didn't have a television, I didn't have a phone. I was on my cellphone with a friend catching up on things in the morning, early, and then I had to go to a doctor's appointment. This place I was living in was a private house, the lady that owned it was Italian actually and she didn't speak a lot of English. My ex husband was Spanish and he was in Spain at the time. I hung up quickly with my friend who happened to work in the American Express Building in the World Financial Center, she was late because of her baby; I was running out to get to this doctor's appointment which was important and the landlady stopped me and she said: “Come, come, you have to see. You have to see!” She had all her TVs on and I saw where the plane had gone in and at that time we thought it was a small plane, she said: “Call your husband!”. I used her landline to call my agency and they said: “You are on assignment, we've been trying to reach you” because by that time my cellphone had gone out. It was for “People” magazine and “Time” magazine.

I went out, from where I lived in Williamsburg you could see the towers, so I saw them smoking. I started walking and I found my way to the Williamsburg Bridge. While I was on the bridge all these people were coming towards me because they were leaving Manhattan, I was going the opposite direction and I saw the first tower fall from the bridge. I was walking, I was shooting, you could see all the smoke and I was also shooting people crying on the bridge, then I looked up and the tower was gone. It looked like crazy, like Photoshop, because you could still see the outline of the tower, but maybe it was only my imagination, like I could see an outline around it. I kept walking over the bridge, I had the New York City Press Card and the Police were telling everyone to get off the bridge but then they saw I had a Press Pass and let me go. I went down there to the East Side and everything was covered in white dust. I didn't see any dead bodies, I didn't see anyone jumping out of the windows, by the time I got there the second tower had fallen and I didn't see that. I started photographing things and I made my way all the way around to the bottom of the island on the West Side to where the Towers were and started photographing there, then I got up inside the World Financial Center where I took a picture of a firefighter raising the flag. I know there are conspiracy theories about that too.


Undicisettembre: I'm not aware of that. Please, enlighten me.

Lori Grinker: Someone said it wasn't real but set up, “they did it for the photographer”. Obviously it's not like that. That's very stupid. If you look online you can see that somebody wrote about that saying “how did she get there?”, “she didn't have any Press Card”, “how come she doesn't have any other pictures?”. It's ridiculous. There's another photographer who took the picture from the same vantage point as me, and then there's a third photographer. So how can this person dispute anything is something I don't understand.


Undicisettembre: What can you tell us about people who were coming out of the Towers? Have you met any of them?

Lori Grinker: When I got off the bridge there were lots of people walking with their surgical masks on and covered with dust, but I was just trying to make my way down there so I didn't talk to anybody. I just kept walking and some volunteers stopped me and said: “You should have a mask on”, I took a mask and I kept walking. I was supposed to meet this writer I was on assignment with but it was impossible to try to meet up with somebody especially with the cellphones going in and out. So I just got down there and I thought: “I'm going to shoot what is here and I'm not going to stop and try to create a story and follow somebody in particular”, I wanted to shoot what was happening. When I got there, there were very few people left. There was a guy in his suit holding a briefcase looking up, everybody was looking up where the towers had been. This was on Broadway, on the East Side of the Wall Street Area. When I got all the way around to the West Side I saw the firefighters pull out some bodies but I didn't see anybody who was wounded coming out and I didn't talk to any individuals on that day. The next day I did.


Undicisettembre: Why? What happened on the next day?

Lori Grinker: The next day I was photographing for “People” magazine those who were looking for their loved ones at the hospital, where the morgue was. People were panicked, hoping to get some information about those that they lost and whose bodies hadn't been found.

I talked to one woman, she worked for Bloomberg News, her fiance was missing. People were posting signs and pictures of their loved ones, looking for information and wanting to talk to the press, trying to get help to find their loved ones.


Undicisettembre: What are your thoughts about the firefighters and the rescuers who risked their lives to save others?

Lori Grinker: Those are some of the people I did talk to. When I got to Ground Zero phones were not working. Sometimes my phone would work, they saw me talking on the phone and they asked me if they could use my phone to call their families and let them know they were okay, so I was passing the phone around. They were exhausted and very nice, the police weren't so nice trying to get rid of us. The firefighters were a little more protective, they were saying “Don't stand under that streetlight, that is about to fall, you might get hit” and things like that.

There were volunteers there going around with sandwiches and bottles of water and I couldn't believe anyone could eat the sandwiches out of those trays because of all the particles that were flying around. But most of the volunteers just wanted to help firefighters, cops and journalists.


Undicisettembre: What do you know about WTC7? Did you see it collapse?

Lori Grinker: I was there when it fell. I wasn't near it but in World Financial Center 2 and I was photographing the firefighter raising the flag. I was waiting for a colleague to bring me film, because I shot film and I had no more of it. When I finally met him I brought him inside the building and a firefighter said: “Everybody get out! This building can collapse”. So we left and the cops were trying to get us out of the area, there was this cop who was taking us by our arm trying to get rid of us. As we walked away there were all these people standing on a mound of dirt and everyone was looking at building 7. I haven't seen it till then and it had just fallen, so they watched it fall.

As far as I know it was burning, because I've seen some pictures.


Undicisettembre: What do you think of conspiracy theories which claim that 9/11 was an inside-job?

Lori Grinker: I don't believe them at all. It's not that difficult to fly a plane into a building if you want to. There are three lanes of air traffic there for the three airports. But they don't want to listen and they don't listen.

Conspiracy theories are mostly a waste of time. I do remember talking to some conspiracy theorists, I was coming back from somewhere soon after 9/11 and a Canadian guy who was coming back from Europe started talking to me about conspiracy theories; I think that was the first time I heard about them. I looked into them because I was curious but I didn't believe them.

After hearing the conspiracy theory about the firefighter raising the flag, I don't hold much for conspiracy theories. I think they are people with too much time on their hands and who like to spin tales. I don't doubt that our government has done things in other places in the past but I don't believe this was done by them.

Look at all the people that said there were no Jews in the Towers that day, indeed there were plenty of Jews in the building. So this is just ridiculous.

I think that none of these conspiracy theories deserve any attention.


Undicisettembre: Are there many conspiracy theorists among your colleagues?

Lori Grinker: No. I don't know of any.


Undicisettembre: Has 9/11 given you a new insight into the art of journalism?

Lori Grinker: It taught me a lot of things about instinct. It was very difficult because some of the volunteers were angry because I was taking pictures; I was supposed to help, not to be taking pictures. These people clearly don't understand how information gets out. If you travel around the world and you photograph disasters or small stories that no one knows, these people really appreciate that you are documenting it, so that other people can learn about this and either do something to help or understand what is going on in the world.

I wasn't a news shooter, so I did feature stories that might have had to do with political and social issues, but didn't go around chasing news. So I trusted my instinct when the police were trying to get everyone to go towards Brooklyn from the bridge and I was going towards Manhattan, my first thought was also to go back to Brooklyn but then I thought: “No, no. You are shooting the news here, you've got to go cover it.” So I really understood the courage and the kind of thoughts it takes to cover these kinds of events because if I had been right there when the Towers fell I am not sure what I would have done, because I think you really need to understand how to move away from the danger and get what you need to do, and then take cover. A lot of my colleagues who were there were seasoned war photographers and news photographers and they knew what to do and I'm not sure I would have known what to do. So I think that it's not just going and taking pictures, you have to be very keen and aware about things that are going on.

I think I've always been pretty sensitive to people, but you really need to know when to shoot and when not to shoot. Sometime you have to shoot when you might not feel you want to shoot because you are there to cover a story.

It taught me a lot of things like that and I think you have to stick to your guns about what you feel the story is and what you feel you should cover rather than what some editors might be saying. You have to cover because they are not there, and you come home with nothing if what they want is too difficult to find. For instance: to follow a person and do a story about that, that's not something I would do in a situation like that and I'm glad I followed my instinct.

So, following your instinct is really important.


Undicisettembre: Did you have psychological consequences after 9/11?

Lori Grinker: No, I did not. I wasn't witnessing some of the truly horrific moments, seeing the tower fall was horrible but I was very far away. I didn't see people jumping out the building or body parts, so what I saw was very abstract and it gives you some protection.

There were other things going on in my life at that moment, it might have amplified those things somehow because it added stress in a period that was already very stressful for me. I'd just recovered from cancer treatment, my marriage was ending so I had many things going on at that very particular moment, it was very tough. I think this knocked any psychological trauma I might have had out.

I was truly grateful that I didn’t witness people jumping out of the windows. I think that's the most horrific thing to think about having to confront yourself and knowing that somebody you loved did that. I feel more for the people that witnessed that or went through that. It made me feel very lucky.

Seeing people looking for their loved ones at the hospital was really tough. Seeing people panicking and not knowing and so hopeful, when mostly you know their people are gone, that was the saddest thing for me.


Undicisettembre: What do you think about the new WTC? Is it healing the wound somehow?

Lori Grinker: I cannot speak for the people who were directly affected, but it's definitely representative of something positive and moving forward. There is a 9/11 museum, so it's not like it will ever be forgotten. There are big pools where the Towers were. Yes, to me it feels like it's healing the wound and recovering.


Undicisettembre: Do you think the country is still living in fear or has it regained its standing in the world?

Lori Grinker: There are a lot of things that at least in my world I still refer to as “post 9/11”. Like teaching the students what they can or cannot photograph on the streets of New York City or getting access to things that were much easier before 9/11. So I think there's still a lot of, I don't know if it's fear, but at least some careful consideration about things that were much easier to do before.

I don't think people have forgotten and I think if something happens here people first think of terrorism, even if it's a blackout or the shooting in Boston. But we have bigger problems now here with guns or violence, that have nothing to do with terrorism, which are causing more deaths and fear in my mind.

World Trade Center: intervista con la giornalista Lori Grinker

di Hammer. L'originale inglese è disponibile qui.

Sono passati più di dodici anni dall'11/9 e per preservarne la memoria il gruppo Undicisettembre continua la raccolta dei racconti di chi ha vissuto sulla propria pelle quel giorno drammatico.

In questa occasione pubblichiamo un'intervista realizzata con la giornalista Lori Grinker le cui foto scattate sulla scena del disastro costituiscono una testimonianza importantissima dei fatti di quel giorno.

Ringraziamo Lori Grinker per la sua gentilezza e per il tempo che ci ha dedicato.

Le immagini a corredo dell'articolo sono state realizzate dall'intervistata l'11 settembre 2001 e non possono essere riutilizzate senza il suo permesso.


Undicisettembre: Cosa ricordi in generale dell'11/9? Ci puoi fare un racconto di ciò che hai visto quel giorno?

Lori Grinker: Vivevo temporaneamente in un appartamento a Williamsburg, Brooklyn. Non sapevo se sarei rimasta lì o no quindi avevo ancora tutto negli scatoloni, non avevo un televisore, non avevo un telefono fisso. Stavo parlando al cellulare con un'amica e ci stavamo raccontando le ultime novità della mattina, presto, e poi dovevo andare a un appuntamento con un medico. Questo luogo dove abitavo era una casa privata, la proprietaria era Italiana in realtà e non parlava bene inglese. Il mio ex marito era spagnolo e in quel momento era in Spagna. Chiusi velocemente la comunicazione con la mia amica che lavorava nell'American Express Building del World Financial Center, era in ritardo a causa del suo figlio piccolo; io stavo uscendo di corsa per andare all'appuntamento dal dottore che era importante e la padrona di casa mi fermò e mi disse: “Vieni, vieni, devi vedere. Devi vedere!” Aveva tutti i televisori accesi e vidi dove l'aereo era entrato e in quel momento pensavamo che fosse un aereo piccolo, mi disse: “Chiama tuo marito!” Usai la sua linea fissa per chiamare la mia agenzia e mi dissero: “Sei in servizio, abbiamo cercato di raggiungerti” perché allora il mio cellulare aveva smesso di funzionare. Era per le riviste “People” e “Time”.

Uscii di casa, da dove abitavo a Williamsburg si vedevano le torri, quindi le vedi fumare. Iniziai a camminare e raggiunsi il Williamsburg Bridge. Mentre ero sul ponte tutta la gente veniva verso di me perché cercavano di lasciare Manhattan, io andavo nella direzione opposta e vidi la prima torre crollare dal ponte. Camminavo, fotografavo, si vedeva tutto il fumo e fotografavo anche le persone che piangevano sul ponte, quindi rialzai lo sguardo e la torre non c'era più. Era pazzesco, sembrava fatto con Photoshop, perché si vedeva ancora il contorno della torre, ma forse era solo la mia immaginazione, come se potessi ancora tracciarne il contorno. Continuai a camminare sul ponte, avevo il pass per la stampa della città di New York e la Polizia diceva a tutti di andare via dal ponte ma videro che avevo il pass e mi lasciarono passare. Arrivai nell'East Side e tutto era coperto di polvere bianca. Non vidi cadaveri, non vidi nessuno gettarsi dalle finestre, a quel punto la seconda torre era crollata ma non lo vidi. Iniziai a fotografare tutto e attraversando la punta meridionale arrivai al West Side dove si trovavano le torri e iniziai a fotografare anche lì, quindi risalii fino al World Financial Center dove scattai la foto al pompiere che issava la bandiera. So che ci sono teorie del complotto anche su questo.


Undicisettembre: Non ne so nulla. Per favore, illuminami.

Lori Grinker: Qualcuno ha detto che non era un foto autentica ma che era stata fatta apposta, “l'hanno fatto per il fotografo”. Ovviamente non è vero. E' molto stupido. Se cerchi in rete puoi trovare che qualcuno ha scritto riguardo a questa foto e hanno detto “come ha fatto ad arrivare lì?”, “non aveva il pass per la stampa”, “come è possibile che non abbia altre foto?” E' ridicolo. C'è un altro fotografo che ha fatto la foto dalla stessa posizione, e c'è anche un terzo fotografo. Quindi come possa questa persona metterlo in dubbio è qualcosa che non riesco a capire.


Undicisettembre: Cosa puoi dirci delle persone che uscivano dalla Torri? Hai incontrato qualcuno di loro?

Lori Grinker: Quando scesi dal ponte c'erano molte persone che camminavano indossando le mascherine e coperte di polvere, ma io stavo cercando di arrivare laggiù quindi non parlai con nessuno. Continuai a camminare e alcuni volontari mi fermarono e mi dissero: “Dovresti indossare la mascherina”, quindi ne presi una e continuai a camminare. Avrei dovuto incontrare un articolista con cui ero in servizio ma era impossibile cercare di incontrarsi con qualcuno, specialmente perché i telefoni cellulari funzionavano solo a tratti. Quindi quando arrivai a Ground Zero pensai: “Voglio riprendere ciò che sta succedendo e non fermarmi, provare a scrivere una storia e seguire qualche persona in particolare.”, volevo fotografare ciò che stava succedendo. Quando arrivai erano rimaste poche persone. C'era un uomo col vestito con una valigia in mano che guardava in alto, tutti guardavano in alto dove prima c'erano le Torri. Questo successe a Broadway, sul lato orientale della zona di Wall Street. Quando arrivai sul West Side vidi dei pompieri che portavano via dei corpi ma non vidi persone ferite uscire dalle Torri e non parlai con nessuno quel giorno. Il giorno seguente invece sì.


Undicisettembre: Perché? Cosa successe il giorno seguente?

Lori Grinker: Il giorno seguente stavo fotografando per la rivista “People” le persone che cercavano i loro cari all'ospedale, all'obitorio. Erano nel panico, sperando di ottenere informazioni sulle persone che avevano perso e i cui corpi non erano stati rinvenuti.

Parlai con una donna, lavorava per Bloomberg News, il suo fidanzato era disperso. La gente appendeva cartelli e foto dei loro cari cercando informazioni desiderosi di parlare con la stampa nella speranza di avere aiuto nella ricerca dei loro cari.


Undicisettembre: Cosa pensi dei pompieri e dei soccorritori che hanno rischiato la propria vita per salvare quelle degli altri?

Lori Grinker: Con alcuni di loro parlai. Quando arrivai a Ground Zero i cellulari non funzionavano. Ma alle volte il mio cellulare funzionava, mi videro parlare al telefono e mi chiesero se potevano usare il mio telefono per chiamare le loro famiglia e far loro sapere che stavano bene, quindi io passavo il telefono di mano in mano. Erano esausti e molto gentili, i poliziotti non erano altrettanto gentili mentre cercavano di liberarsi di noi. I pompieri erano un po' più protettivi, ci dicevano: “Non stare sotto a quel lampione, perché sta per cadere e potresti esserne colpito” e cose di questo genere.

C'erano dei volontari che giravano con dei sandwich e bottiglie d'acqua e non potevo credere che davvero qualcuno potesse mangiare i sandwich presi da quei vassoi per via dei granelli che volavano nell'aria. Ma la maggior parte dei volontari voleva solo aiutare i pompieri, i poliziotti e i giornalisti.


Undicisettembre: Sai qualcosa del WTC7? Lo hai visto crollare?

Lori Grinker: Ero lì quando crollò. Non lì vicino ma nel World Financial Center 2 stavo facendo la foto al pompiere che issava la bandiera. Stavo aspettando un collega che mi doveva portare della pellicola, perché avevo anche fatto riprese su pellicola e non ne avevo più. Quando finalmente lo incontrai lo feci entrare nel palazzo e un pompiere disse: “Tutti fuori! Il palazzo può crollare.” Quindi uscimmo e i poliziotti cercavano di allontanarci da quella zona, c'era un poliziotto che ci prese per il braccio tentando di portarci via. Mentre ci allontanavamo c'era molta gente su un cumulo di macerie e tutti stavano guardando verso l'edificio 7. Non lo avevo visto fino ad allora ed era appena crollato, quindi loro lo videro crollare.

Per quanto ne sto stava bruciando, perché l'ho visto dalle foto.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie del complotto secondo cui l'11/9 è stato un inside-job?

Lori Grinker: Non ci credo assolutamente. Non è difficile schiantare un aereo contro un palazzo se lo vuoi fare. Lì ci sono tre aerovie per i tre aeroporti. Ma non vogliono ascoltare e non ascoltano.

Le teorie del complotto sono principalmente una perdita di tempo. Ricordo di aver parlato con dei complottisti. Stavo tornando da non ricordo dove poco dopo l'11/9 e un ragazzo canadese che stava tornando dall'Europa iniziò a parlarmi delle teorie del complotto; credo che fosse la prima volta che ne sentivo parlare. Poi ho approfondito l'argomento perché ero curiosa ma non ci credevo.

Dopo aver sentito la teoria del complotto sul pompiere che issava la bandiera, non do molto credito alle teorie del complotto. Credo che siano persone con troppo tempo libero a cui piace diffondere storie. Non dubito che il nostro governo abbia fatto qualcosa in altri luoghi in passato ma non credo che questo sia stato fatto da loro.

Guarda tutte le persone che dicono che non c'erano Ebrei nelle Torri quel giorno, c'erano molti Ebrei nel palazzo. Quindi è semplicemente ridicolo.

Credo che nessuna di queste teorie del complotto meriti alcuna attenzione.


Undicisettembre: Ci sono molti complottisti tra i tuoi colleghi?

Lori Grinker: No. Nessuno che io sappia.


Undicisettembre: Ti ha dato una nuova visione dell'arte di fare giornalismo?

Lori Grinker: Mi ha insegnato molte cose sull'istinto. E' stato molto difficile perché alcuni volontari erano arrabbiati perché stavo fotografando; avrei dovuto aiutare, non fare foto. Queste persone chiaramente non capiscono come si diffonde l'informazione. Se viaggi nel mondo e fotografi disastri o piccole storie che nessuno conosce, queste persone apprezzano davvero il fatto che lo stai documentando, così che altri possono esserne a conoscenza e fare qualcosa per aiutare o capire cosa succede nel mondo.

Non ero una fotografa di cronaca, mi occupavo di storie collegate a problemi politici o sociali, ma non andavo in giro a caccia della notizia. Quindi seguii il mio istinto quando la polizia cercava di mandare tutti verso Brooklyn dal ponte e io stavo andando verso Manhattan, il mio primo pensiero fu pure quello di tornare verso Brooklyn ma poi pensai: “No, no. Devi documentare quello che succede, devi andare a riprendere la notizia.” Quindi capii davvero il coraggio e i pensieri che servono a riprendere questo tipo di eventi perché se fossi stata proprio lì quando le Torri sono crollate non so per certo cosa averi fatto, perché credo che si debba davvero capire come scappare dal pericolo e andare a prendere ciò che ti serve e poi metterti in riparo. Molti miei colleghi che erano lì erano esperti fotografi di guerra o di cronaca e sapevano cosa fare e io non sono sicura che avrei saputo cosa fare. Credo che non sia solo andare lì e fare delle foto, devi avere molta dedizione e conoscere ciò che sta accadendo.

Sono una persona piuttosto sensibile, ma devi proprio sapere cosa riprendere e cosa non riprendere. Alle volte devi riprendere anche se non ti senti di farlo perché devi documentare una storia.

Mi ha insegnato molte cose come questa e credo che uno debba attenersi strenuamente a quello che crede che la storia debba essere e su ciò che sente di dover documentare piuttosto che documentare ciò che chiedono gli editori. Devi documentare perché loro non sono lì e torni a casa a mani vuote se ciò che loro vogliono è troppo difficile da ottenere. Ad esempio: seguire una persona e fare una storia su questa non è una cosa che farei in una situazione del genere e sono contenta di aver seguito il mio istinto.

Quindi seguire l'istinto è molto importante.


Undicisettembre: Hai avuto conseguenze psicologiche dopo l'11/9?

Lori Grinker: No, non ne ho avute. Non ho visto nulla dei momenti veramente terribili, vedere la torre crollare fu orribile ma io ero molto lontana. Non vidi persone saltare dal palazzo o parti di cadavere, quindi ciò che vidi fu molto astratto e questo dà una certa protezione.

C'erano altre cose che stavano succedendo nella mia vita in quel periodo, avrebbe potuto amplificare queste cose perché aggiunse stress a un periodo già molto stressante per me. Avevo appena recuperato da una cura per il cancro, il mio matrimonio stava finendo e quindi avevo molte cose in corso in quel periodo particolare, fu molto duro. Credo che questo abbia tenuto lontano ogni tipo di trauma psicologico che avrei potuto avere.

Fui molto grata di non aver visto persone lanciarsi dalle finestre. Credo che sia la cosa più orribile da affrontare o da sapere che è stato fatto da qualcuno che ami. Mi sono commossa per le persone che hanno visto o dovuto affrontare questo. Mi sono sentita molto fortunata.

Vedere le persone che cercavano i loro cari all'ospedale fu molto duro. Vedere le persone nel panico, che non sapevano cosa fosse successo ai loro cari e al contempo così speranzosi, anche se sapevano che era molto probabile che i loro parenti fossero morti, fu la cosa più triste per me.


Undicisettembre: Cosa pensi del nuovo WTC? In qualche modo guarisce la ferita?

Lori Grinker: Non posso parlare per chi ne è stato direttamente coinvolto, ma sicuramente rappresenta qualcosa di positivo e che spinge ad andare avanti. C'è un museo sull'11/9, quindi non verrà dimenticato. Ci sono delle vasche dove c'erano le Torri. Sì, a me sembra che guarisca la ferita e aiuti la ripresa.


Undicisettembre: Credi che la nazione viva ancora nella paura o ha ripreso la sua posizione mondiale?

Lori Grinker: Ci sono molte cose che almeno per come le vedo io sono ancora legate al “post 11/9”. Come spiegare agli studenti cosa possono o non possono fotografare per le strade di New York o avere accesso a luoghi a cui si entrava più facilmente prima dell'11/9. Quindi credo che sia molta, non so se è paura, ma almeno cautela su cose che erano più facili prima.

Non credo che le persone abbiano dimenticato e credo che quando succede qualcosa qui la gente pensa subito al terrorismo, anche se è un blackout o la sparatoria a Boston. Ma adesso abbiamo problemi più grandi come le armi da fuoco o la violenza, che non c'entrano nulla con il terrorismo, che causano più morti e paura secondo me.