2013/12/02

Il volto nascosto di Osama, Maurizio Piccirilli

di Brain_Use

Maurizio Piccirilli, caposervizio del quotidiano Il Tempo, pubblica nel 2011 questo saggio, dedicato alla ricostruzione della figura di Osama bin Laden, così come emerge dalla cronaca e dalla storia.

La ricostruzione di Piccirilli parte a ritroso, dal giorno in cui, dopo anni di ricerche e di investigazioni, si arriva finalmente al nascondiglio di Osama, in Pakistan, ad Abbottabad, a cento chilometri da Islamabad.

"Geronimo EKIA". Due parole nello slang militare dei Navy Seals hanno messo fine alla vita di Osama bin Laden, Lo Sceicco del Terrore, il capo di Al-Qaeda, il terrorista che ha colpito al cuore l'America è morto.

Così scrive Piccirilli nel primo capitolo, non a caso intitolato "La fine".

Il saggio è poco più di un compendio della vita di Osama, ma contiene parecchi dettagli sulla sua vita privata, sui suoi gusti, sulle sue passioni, fino a scendere a raccontare della sua "vena poetica". Dettagli davvero poco conosciuti e proprio per questo interessanti.

Significativo, pur se fin troppo conciso, il capitolo finale dedicato da Piccirilli a ricostruire la galassia del terrorismo islamico che ruotava e ruota tuttora attorno ad al-Qaeda. Interessante anche il breve compendio dei discorsi di Osama, la cui lettura è fortemente consigliata a tutti coloro che ancora credono che non avesse nulla a che fare con gli attentati dell'11 settembre.

Manca, ed è una carenza non trascurabile per un saggio, quasi del tutto ogni riferimento bibliografico e le note non brillano certo per estensione ed esaustività.

L'autore non sposa in alcun modo le tesi cospirazioniste: Osama bin Laden viene tratteggiato per la sua figura storica e umana, ma non si mette minimamente in discussione il suo ruolo di guida carismatica di al-Qaeda, né quello di ispiratore degli attentati dell'11 settembre e neppure, com'è à la page presso i complottisti di oggi, la ricostruzione degli eventi che hanno portato alla sua morte durante il blitz dei Navy Seals ad Abbottabad.

È stato il fondatore, la guida, l'ispiratore di Al Qaeda. Bin Laden ha seminato terrore per decenni in tutte le parti del mondo; è lui la mente che ha progettato l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle in cui sono morte quasi tremila persone.
Un genio del male ucciso nel corso di un blitz durato appena quaranta minuti.

Non si capisce bene perciò la scelta di affidare la prefazione a Franco Cardini, storico medievalista ben noto per l'approccio complottista ai fatti dell'11 settembre, che infatti non perde l'occasione per infilare un paio di notevoli imprecisioni e altrettante illazioni di stampo prettamente cospirazionista.

Tant'è che già a pagina 7, che è poi la pagina 3 della sua prefazione, Cardini sottolinea che:
non sono in grado di avallare [...] nulla di quanto in esso è affermato.

Così, poco oltre, giunge a sostenere che:
il celebre messaggio del 6 dicembre 2001, quello che [...] conteneva la prova definitiva, sotto forma di esplicita rivendicazione, della responsabilità diretta nell'attentato dell'11 settembre 2001, si rivelò alla fine appunto come una falsificazione. [...] a tutt'oggi quel video taroccato continua ad essere l'unica prova certa che Usama sia stato l'unico e diretto mandante [...]
Inutile ricordare a Cardini che a ritenerlo falso sono sempre e solo i soliti complottisti che, per sostenere quest'ennesima bufala, usano sempre e solo i soliti frammenti sgranati del video, come ben chiarito già a suo tempo. Inutile anche ricordargli che il famoso "video di Kandahar" è tuttaltro che la sola rivendicazione di al-Qaeda.

Cardini non perde neanche l'occasione di lanciare gli strali abituali ad eventi storici del tutto fuori contesto, comprensibili solo nell'ottica di approccio basato sul solo antiamericanismo, né di insinuare, usando le tecniche retoriche cui ci hanno abituato gli autori cospirazionisti, potenziali convergenze d'intento fra Osama bin Laden e i vertici dell'establishment statunitense.

E' un peccato, perché la prefazione contiene pure alcune note culturalmente significative.

Ed è ancor più un peccato perché vizia un saggio per altri versi interessante: un condensato, un compendio, quasi un bigino, sulla vita e sulla morte di un uomo che ha contribuito a cambiare la Storia e le abitudini quotidiane del mondo intero.