2013/05/13

NIST: crollo del WTC7 a velocità di caduta libera. Conferma di demolizione?

di Paolo Attivissimo

Su richiesta di Massimo Polidoro del CICAP rispondo a una domanda che è arrivata a lui ma anche a Undicisettembre da più persone e che merita quindi un approfondimento. Cito qui la versione della domanda inviata a Polidoro da Elia D.:

Il NIST asserisce che il crollo dell'edificio 7, di 47 piani, sia stato causato unicamente dagli incendi, però ammette che i primi 30 metri del crollo siano avvenuti in accelerazione da caduta libera. Gli ingegneri le diranno che il fuoco non può fare una cosa simile e che per ottenere un risultato del genere si deve fare uso di esplosivi preposizionati. Quindi come spiega questa incongruenza di 30 metri di caduta libera senza un qualche tipo di sistema di demolizione? Nessuno fino ad oggi è riuscito purtroppo a trovare una spiegazione.

Innanzi tutto occorre verificare le premesse. L'affermazione attribuita al NIST è riportata correttamente? Non è dato saperlo con certezza, dato che la domanda non cita una fonte precisa (una consuetudine purtroppo molto frequente), ma il rapporto NIST NCSTAR 1A di novembre 2008, a pagina 45, parla di caduta libera del WTC7 per circa 32 metri (“free fall drop... for approximately... 32.0 m”). Questa potrebbe essere la fonte dell'asserzione.

Tuttavia, se si legge il testo completo invece di estrarne un frammento dal contesto, emerge che non si tratta dei primi 30 metri, come afferma la domanda, ma di una seconda fase del crollo, preceduta da una prima fase molto più lenta della caduta libera e seguita da una terza fase anch'essa più lenta della caduta libera. Emerge inoltre che la fase di caduta libera durò soltanto 2,25 secondi:

In Stage 1, the descent was slow and the acceleration was less than that of gravity. This stage corresponds to the initial buckling of the exterior columns in the lower stories of the north face. By 1.75 s, the north face had descended approximately 2.2 m (7 ft).
In Stage 2, the north face descended at gravitational acceleration, as the buckled columns provided negligible support to the upper portion of the north face. This free fall drop continued for approximately 8 stories or 32.0 m (105 ft), the distance traveled between times t = 1.75 s and t = 4.0 s.
In Stage 3, the acceleration decreased somewhat as the upper portion of the north face encountered increased resistance from the collapsed structure and the debris pile below. Between 4.0 s and 5.4 s, the north face corner fell an additional 39.6 m (130 ft).

In traduzione:

Nella Fase 1, la discesa fu lenta e l'accelerazione fu inferiore a quella gravitazionale. Questa fase corrisponde al cedimento iniziale delle colonne esterne ai piani inferiori della facciata nord. A 1,75 s, la facciata nord era scesa di circa 2,2 m.
Nella Fase 2, la facciata nord scese con accelerazione gravitazionale, dato che le colonne che avevano ceduto fornivano un sostegno trascurabile alla parte superiore della facciata nord. Questa caduta libera continuò per circa 8 piani o 32,0 metri, ossia la distanza coperta fra t = 1,75 s e t = 4,0 s.
Nella Fase 3, l'accelerazione diminuì in una certa misura man mano che la porzione superiore della facciata nord incontrò una maggiore resistenza da parte della struttura crollata e della catasta di macerie sottostante. Fra 4,0 e 5,4 s l'angolo della facciata nord cadde di altri 39,6 m.

Secondo le analisi del NIST, nella prima fase il crollo fu molto più lento rispetto a una caduta libera: circa 2,2 m in 1,75 secondi. Secondo un semplice calcolo di fisica, se si fosse trattato di una caduta libera, il crollo avrebbe prodotto una discesa di circa 15 m, non 2,2.

Se il WTC7 fosse stato oggetto di una demolizione controllata (con distruzione istantanea di tutti i supporti), questa prima fase lenta non ci sarebbe stata e si sarebbe verificato subito il crollo in caduta libera.

Dunque le parole del NIST non avvalorano affatto la tesi della demolizione controllata come potrebbe sembrare a una lettura superficiale e fuori dal contesto.

La fase lenta iniziale è invece compatibile con un rapido collasso progressivo, in cui un elemento portante principale, ammorbidito dagli incendi, cede e quindi tocca agli elementi portanti vicini reggere il carico che spettava all'elemento che ha ceduto. Se anche gli elementi portanti vicini sono indeboliti dal calore, cedono a loro volta, innescando una sequenza di cedimenti a catena che può essere molto rapida come propagazione e produce un crollo iniziale relativamente lento. Dopo che tutti i supporti hanno ceduto, inizia una caduta sostanzialmente libera.

In conclusione, non vi è nessuna “incongruenza” da sanare e non è vero che “nessuno fino ad oggi è riuscito purtroppo a trovare una spiegazione”: la spiegazione è fornita direttamente dalla lettura integrale dei paragrafi citati del rapporto NIST.

In quanto agli “ingegneri” che affermano che “il fuoco non può fare una cosa simile e che per ottenere un risultato del genere si deve fare uso di esplosivi preposizionati”, non viene fornito né il nome di nessuno di questi ingegneri né una pubblicazione tecnica che sostenga quest'affermazione, per cui l'onere di dimostrarla resta in carico a chi l'ha fatta. In mancanza di questa dimostrazione, l'asserzione è priva di ogni sostanza ed è quindi inutile, per ora, indagarla.