2012/04/18

Recensione: "11 Settembre Reloaded"

di John - www.crono911.org

Dopo i numerosi libri di stampo complottista pubblicati da autori italiani (fra i quali spiccano quelli di Chiesa, Cardini, Mazzucco e Blondet) o da autori stranieri tradotti in lingua italiana (da Meyssan in poi la lista è lunghissima) è inevitabile apprezzare la pubblicazione di un volume italiano che tratta l'argomento attenendosi ai fatti, senza indugiare nelle baggianate cospirazioniste se non per confutarle e criticarle.

Il libro di Daniela Parrella, storica e giornalista, trae origine dalla tesi di laurea dell'autrice, opportunamente adattata per la pubblicazione in forma di un volume agile e scorrevole.

Il volume analizza soprattutto l'evoluzione e il cambiamento della minaccia terroristica alla luce degli attentati dell'11 settembre e le reazioni che ne sono conseguite, tracciando un vero e proprio bilancio della situazione a distanza di dieci anni da quei drammatici eventi.

Daniella Parrella ha affrontato l'argomento, in sede di preparazione della tesi, con un approccio equidistante rispetto alle due fazioni (debunker e complottisti) che in quel periodo si scontravano quotidianamente in ogni angolo del Web, sui giornali e in televisione.

Con un tenace e umile lavoro di ricerca e di confronto delle fonti, è arrivata alle considerazioni e alle conclusioni esposte nel libro, che proprio in questa caratteristica trova il maggior pregio: chi si impegna a voler conoscere i fatti, scopre inevitabilmente che le teorie complottiste appartengono al mondo delle frottole.

"11 Settembre Reloaded" è edito da Biblion Edizioni (214 pagine, anno 2011, ISBN 9788896177440) ed è venduto al prezzo di copertina di 16 euro.

2012/04/11

Riprendono i processi a Guantanamo Bay

di Brain_use

"It has been more than 10 years since 9/11 and the President is committed to ensuring that those who were accused of perpetrating the attacks against the United States be brought to justice."

"Sono ormai trascorsi oltre dieci anni dall'11 settembre e il Presidente si impegna a garantire che coloro che sono stati accusati di aver perpetrato gli attacchi contro gli Stati Uniti siano consegnati alla giustizia".

Sono le parole del portavoce della Casa Bianca Jay Carney a commento della notizia, diffusa mercoledì 4 aprile (Washington Post, BBC, CBS, ABC), che sono stati formalmente rinviati a giudizio cinque presunti militanti di al-Qaeda ritenuti i pianificatori degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, che causarono complessivamente 2.976 vittime.

I cinque, Khalid Sheikh Mohammed, Waleed bin Attash, Ramzi Binalshibh, Ali Abd al-Aziz Ali e Mustafa Ahmad al-Hawsawi, sono detenuti a Guantanamo Bay e saranno giudicati congiuntamente da una commissione militare. L'avvio della fase dibattimentale è prevista entro trenta giorni dalla notifica.

Le accuse sono pesantissime: terrorismo, dirottamento aereo, omicidio, attacchi a civili, attività cospiratorie e distruzione di proprietà ed è possibile che si arrivi anche ad una sentenza di morte.

La giuria è composta da 12 ufficiali militari provenienti da tutte le forze armate americane. Secondo la legge militare degli Stati Uniti deve essere raggiunta l'unanimità per poter giungere alla sentenza capitale.

La decisione di affidare il processo a un tribunale militare è stata presa dopo un lungo dibattito di natura sia politica che giuridica sull'opportunità di considerare gli imputati dei semplici criminali e giudicarli di conseguenza in un tribunale civile, oppure portarli davanti ai tribunali militari in qualità di combattenti nemici (ricordiamo che gli attacchi dell'11 settembre sono stati giuridicamente inquadrati come "atti di guerra").

Il presidente Obama, infatti, aveva basato parte della propria campagna elettorale sull'ipotesi di chiudere Guantanamo Bay e di trasferire la competenza sui terroristi ai tribunali civili. Aveva infatti sospeso l'attività del tribunale militare istituito nel 2008, cercando di trasferire il dibattimento alla corte federale di New York nel corso del 2009. Obama, tuttavia, si è trovato costretto a cambiare posizione di fronte all'oggettiva difficoltà di collocazione sul territorio nazionale dei sospetti terroristi detenuti a Guantanamo Bay e alla fortissima opposizione del partito repubblicano nell'ambito del Congresso e della stessa popolazione di New York al trasferimento dei processi alle corti civili, proprio accanto al luogo colpito dagli attentatori.

Il principale imputato, Khalid Sheikh Mohammed, kuwaitiano, è ritenuto l'ideatore e pianificatore degli attentati dell'11 settembre. Si era già dichiarato colpevole e pronto ad affrontare il "martirio" nel corso del 2008.

Si ritiene che Khalid Sheikh Mohammed sia coinvolto anche nell'attentato del 1993 al World Trade Center, in quello del 2002 a un nightclub a Bali, in Indonesia, nell'omicidio del giornalista americano Daniel Pearl e nel tentativo fallito del 2001 di far esplodere in volo un aereo con una bomba nascosta in una calzatura.

Già nel 2002 affermò il proprio ruolo di ideatore degli attentati a Yosri Fouda, un giornalista di Al-Jazeera, che pubblicò il libro "Masterminds of Terror". Catturato nel 2003 in Pakistan, è detenuto a Guantanamo dal 2006, dove documenti della CIA confermano che è stato sottoposto alla tortura conosciuta come "waterboarding" (annegamento simulato) per 183 volte, pratica oggi vietata dall'amministrazione Obama.

Le rivelazioni ottenute con la tortura non saranno ammesse come prova e l'attività del tribunale dovrà ripartire da zero, senza tener conto di quanto già emerso nel corso del precedente avvio dibattimentale del 2008, compresa la dichiarazione di colpevolezza di Khalid Sheikh Mohammed, l'intenzione manifestata dagli altri imputati di seguirne l'esempio e affrontare il "martirio" e la scelta di due altri imputati di difendersi da soli.

Per quanto riguarda gli altri quattro imputati (qui un rapido profilo su Al-Jazeera), ricordiamo che sono tutti accusati di essere coinvolti nella pianificazione e organizzazione degli attentati dell'11/9.
Si tratta di:
  • Walid bin Attash, yemenita, accusato di aver addestrato due dei terroristi nei campi di al-Queda in Afghanistan, di aver preparato tecnicamente i dirottamenti e di essere coinvolto nell'attentato al cacciatorpediniere USS Cole del 2000 e in quello all'ambasciata statunitense in Kenia del 1998.
  • Ramzi Binalshibh, yemenita, accusato di aver contribuito ad organizzare la formazione dei piloti, di aver fornito copertura finanziaria, di essersi occupato del collegamento fra al-Qaeda e i terroristi e di essere stato scelto per far parte del gruppo dei dirottatori prima di essere fermato dall'impossibilità di ottenere il visto per entrare in territorio statunitense.
  • Ali Abd al-Aziz Ali, pakistano, nipote di KSM, accusato di aver aiutato a far entrare negli Stati Uniti nove dei dirottatori e di aver fornito sostegno finanziario all'operazione.
  • Mustafa Ahmad al-Hawsawi, saudita, accusato di aver preso parte alla pianificazione degli attentati e di aver fornito denaro e appoggio logistico ai terroristi.