2011/09/30

L'Iran e il cospirazionismo: l'opinione di al-Qaeda

di Brain_Use

Persino al-Qaeda è stanca di sentire assurde teorie cospirazioniste sull'11 settembre.

La scorsa settimana, infatti, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha nuovamente insinuato, durante il suo discorso all'Assemblea Generale dell'ONU, che l'uccisione di Osama bin Laden potesse far parte della grande cospirazione per nascondere i veri colpevoli degli attentati dell'11 settembre 2001.

Al-Qaeda ha risposto sul numero autunnale del suo periodico in lingua inglese pubblicato nella penisola araba, “Inspire”, dedicato a commemorare il decimo anniversario degli attacchi, con una copertina che riporta un’immagine grafica delle Twin Towers contro un cielo nuvoloso. Nella testata si legge “La più grande operazione speciale di tutti i tempi”.

L'articolo di risposta ad Ahmadinejad, a firma Abu Suhail, compare a pagina 4, è etichettato “Opinion” e intitolato Iran and the Conspiracy Theories e dà una definizione netta delle teorie cospirazioniste: “ridicole” e “contrarie ad ogni logica e a tutte le prove”.

L’autore, sostanzialmente, accusa l’Iran, paese a maggioranza sciita, di non supportare il gruppo terroristico sunnita a causa delle tante animosità religiose e di condurre una guerra solo verbale nei confronti del Grande Satana statunitense per ragioni di comodo politico.

Leggiamone qualche tratto:

"There have been plenty of conspiracy theories surrounding the events of 9/11. These conspiracy theorists believe that the U.S. government manufactured the attacks while others believe that it was the Israeli Mossad who was behind them."

Ci sono molte teorie cospiratorie sugli eventi dell'11/9. Questi cospirazionisti credono che gli attacchi furono organizzati dal governo americano mentre altri pensano che dietro ad essi ci fosse il Mossad israeliano.


"The prescribers to these theories have been some scattered individuals here and there who do not posses the research capabilities and capacities that are only available to governments. However, there has been one exception: the government of Iran."

I sostenitori di queste teorie sono stati alcuni individui sparsi qua e là, privi delle necessarie risorse e capacità di ricerca, che sono disponibili solo ai governi. Tuttavia c'è stata un'eccezione: il governo dell'Iran.


"The Iranian government has professed on the tongue of its president Ahmadinejad that it does not believe Al Qaeda was behind 9/11 but rather, the U.S. government. So we may ask the question: why would Iran ascribe to such a ridiculous belief that stands in the face of all logic and evidence?"

Il governo iraniano ha dichiarato, per bocca del suo presidente Ahmadinejad, di non credere che l’attacco dell’11 settembre fu opera di al-Qaeda ma piuttosto del governo americano. Quindi possiamo porre questo interrogativo: perché l’Iran dovrebbe sostenere questa tesi ridicola che stride con ogni logica e ogni prova?”


"If Iran was genuine in its animosity towards the U.S., it would be pleased to see another entity striking a blow at the Great Satan but that’s not the case. For Iran, anti-Americanism is merely a game of politics."

Se l'Iran fosse sincero nel suo atteggiamento bellicoso verso gli Stati Uniti, sarebbe soddisfatto di vedere un altro soggetto che infligge un duro colpo al Grande Satana, ma così non è. Per l'Iran, l'antiamericanismo è semplicemente un gioco politico.


"For them, Al Qaeda was a competitor for the hearts and minds of the disenfranchised Muslims around the world. Al Qaeda, an organization under fire, with no state, succeeded in what Iran couldn’t. Therefore it was necessary for the Iranians to discredit 9/11 and what better way to do so? Conspiracy theories."

Per costoro, al-Qaeda era un rivale nella conquista dei cuori e delle menti dei musulmani diseredati di tutto il mondo. Al Qaeda, un'organizzazione sotto tiro, senza uno stato, è riuscita in quello che l'Iran non riusciva a fare. Perciò era necessario per gli iraniani screditare gli eventi dell'11 settembre, e quale modo migliore di farlo? Le teorie della cospirazione.


"Iran and the Shi’a in general do not want to give Al Qaeda credit for the greatest and biggest operation ever committed against America because this would expose their lip-service jihad against the Great Satan."

L'Iran e gli sciiti in generale non vogliono accreditare ad al-Qaeda la più grande e vasta operazione mai portata avanti contro l'America, perché questo smaschererebbe la loro jihad di sole chiacchiere contro il Grande Satana.

Una piccola nota amaramente ironica: sul periodico satirico online The Onion comparve nel 2008 un video che immaginava una situazione simile, con un rappresentante di al-Qaeda impegnato a smentire in un'intervista l'ennesimo libro-bufala di stampo cospirazionista.

2011/09/28

Due parole sulla “denuncia-querela” di Giulietto Chiesa

di Paolo Attivissimo

Il 22 settembre scorso Giulietto Chiesa ha annunciato (usando anche la formula curiosa del comunicato stampa) di aver “presentato una denuncia-querela, alla Procura della Repubblica di Roma” contro di me in relazione a questo mio articolo. La sua “denuncia-querela”, datata 15 settembre, è consultabile pubblicamente presso Comunicati.net.

I dettagli surreali della vicenda sono sul blog Il Disinformatico, ma in estrema sintesi Chiesa ha preso una mia frase palesemente ironica, l'ha isolata impropriamente dal suo contesto e l'ha interpretata come un'accusa seria nei suoi confronti.

Considerato il curriculum professionale di Giulietto Chiesa, è perlomeno bizzarro che qualcuno possa prendere sul serio la mia ipotesi satirica che lui sia “un agente del Nuovo Ordine Mondiale, infiltratosi tra i ricercatori delle verità alternative per screditarli [...] oppure [...] il più sottile satirista della storia dell'umanità”, ma a quanto pare è successo.

È interessante notare che nel comunicato stampa di annuncio della sua “denuncia-querela” Chiesa pubblicizza il suo nuovo libro di tesi alternative sull'11 settembre e la costituzione di un gruppo di “22 esperti” sullo stesso tema, nonostante tutto questo non abbia nulla a che fare con l'argomento della “denuncia-querela” (il mio articolo, infatti, riguardava l'economia).

Ai lettori di Undicisettembre vorrei chiarire che questa novità non imbavaglierà né me né gli altri autori del gruppo Undicisettembre e non altererà in alcun modo la nostra critica tecnica alle asserzioni di Giulietto Chiesa o di chiunque altro, che continueranno ad essere esaminate attraverso il vaglio sereno dei fatti.

2011/09/20

Nuove immagini di rottami d’aereo e danni al Pentagono

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

L'FBI ha pubblicato un video e una serie di immagini in gran parte inedite dei danni e dei rottami d'aereo al Pentagono.

Il video non mostra nulla di particolarmente significativo: si tratta di immagini piuttosto confuse dell'esterno del Pentagono che iniziano poco dopo l'impatto, quando i mezzi di soccorso erano già arrivati ed entrati in azione ma prima del crollo parziale della facciata dell'edificio, e proseguono anche dopo il crollo. Gli unici dettagli d'interesse di questo video sono alcune immagini, peraltro già viste, dei lampioni abbattuti e le panoramiche che mostrano chiaramente che la presunta “collinetta” davanti alla facciata colpita, lungo la traiettoria dell'aereo delineata dai lampioni abbattuti, semplicemente non esiste. A 12 minuti circa si notano brevemente due persone che documentano fotograficamente oggetti nel prato del Pentagono.


Danni alla facciata esterna



9-11 Pentagon Exterior 8 (link all'originale)


9-11 Pentagon FBI 5 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 7 (link all'originale)


9-11 Pentagon FBI 3 (link all'originale)


9-11 Pentagon Emergency Response 2 (link all'originale)


9-11 Pentagon Emergency Response (link all'originale)


9-11 Pentagon Emergency Response 3 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 1 (link all'originale)


La breccia d'uscita e i rottami d'aereo nell'A-E Drive



9-11 Pentagon Exterior 6 (link all'originale).


Dettaglio ingrandito della zona centrale della foto precedente: si notano un frammento di pneumatico e un cerchione compatibili con quelli di un Boeing 757.


9-11 Pentagon Exterior 4 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 5 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 3 (link all'originale)


Dettaglio della foto precedente. Si notano rottami con forme e rivettature tipiche d’aereo.


9-11 Pentagon FBI 6 (link all'originale)


9-11 Pentagon FBI 2 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 2 (link all'originale)


FBI team at the Pentagon (link all'originale)


Danni interni



9-11 Pentagon FBI 4 (link all'originale)


9-11 Pentagon Interior 12 (link all'originale)


Pentagon Interior (link all'originale)


Vedute aeree



9-11 Pentagon Overhead 1 (link all'originale)


9-11 Pentagon Overhead (link all'originale)


Dettaglio della foto precedente. Si notano il generatore danneggiato (a sinistra) e la posizione delle bobine di cavo (a destra in alto), entrambi elementi controversi secondo le tesi alternative.


Rottami d'aereo sul prato del Pentagono



9-11 Pentagon Debris (link all'originale)


9-11 Pentagon Debris 1 (link all'originale).
Questa fotografia era già stata pubblicata nel libro Pentagon 9/11 (2007).


9-11 Pentagon Debris (link all'originale)

2011/09/17

La struttura del Pentagono in immagini d'epoca e post-attentato

di Paolo Attivissimo

La rivista Life ha pubblicato recentemente una serie di fotografie d'epoca del Pentagono durante la sua costruzione, iniziata nel 1941, che smontano molto efficacemente una delle argomentazioni ricorrenti fra i sostenitori delle tesi alternative: l'aereo che colpì il Pentagono l'11 settembre avrebbe incredibilmente trapassato ben sei muri maestri, attraversando tre degli anelli concentrici dell'edificio prima di terminare la propria corsa distruttiva. Ma questa tesi è basata su una premessa errata, perché il Pentagono non ha muri maestri e perché al piano terra e al primo piano i tre “anelli” esterni formano un volume unico.

La struttura, infatti, era basata esclusivamente su colonne portanti e travi di collegamento in cemento armato. Le immagini che seguono mostrano chiaramente questo fatto ed evidenziano i grandissimi volumi interni privi di muri maestri.


Foto di Myron Davis/Time-Life Pictures



Foto di Thomas D. McAvoy/Time-Life Pictures, 1 gennaio 1942



Foto di Myron Davis/Time-Life Pictures


Durante la ricostruzione successiva all'attentato dell'11 settembre 2001 furono scattate queste fotografie che illustrano la continuità dei volumi interni dell'edificio ai piani inferiori.


La zona lesionata dall'impatto, 4 ottobre 2001



Foto di Jocelyn Augustino / FEMA, 7 marzo 2002


Per orientarsi nella struttura può essere utile questa pianta della zona danneggiata, tratta dall'Arlington After-Action Report redatto dai vigili del fuoco civili che operarono al Pentagono in seguito all'attacco. La zona chiara è quella interessata da danni strutturali interni; in grigio è indicata la zona colpita dagli incendi; in rosso le colonne danneggiate e in blu quelle distrutte. In alto, in corrispondenza della dicitura “Punch Out”, è indicato il foro d'uscita dei resti del velivolo.


Pianta della zona danneggiata, tratta dall'Arlington After-Action Report


Come si può notare, non vi è alcuna emersione e rientro del velivolo nell'edificio, ma vi è un solo passaggio all'interno di un unico volume, senza incontrare muri maestri, contrariamente a quanto asserito da numerosi sostenitori delle tesi alternative.

2011/09/15

Decennale 11/9 tra media e complottismo

di John - www.crono911.org

L'immagine a sinistra mostra la schermata iniziale della sezione che Televideo RAI ha dedicato ai fatti dell'11 settembre in occasione della ricorrenza decennale della tragedia.

È una schermata che simboleggia in modo esemplare che le vicende di quel giorno sono entrate nella cronistoria di questo secolo e la sequenza dei fatti non è minimamente in discussione: quattro velivoli civili dirottati da 19 terroristi di Al Qaeda, di cui due si schiantano contro le Torri Gemelle, uno contro il Pentagono e l'altro nelle campagne della Pennsylvania in conseguenza della rivolta dei passeggeri.

Mandante degli attentati: sempre Al Qaeda.

Questo è il nocciolo dei fatti di quel giorno, attorno al quale ciascuno può esprimere le proprie opinioni ma che nessuno può mettere in discussione.

Eppure nei giorni precedenti c'era stata una significativa riproposizione delle ormai ammuffite teorie complottiste costruite dopo l'11 settembre.

Il settimanale L'Espresso ha abbinato la rivista al DVD del film Zero, prodotto da Giulietto Chiesa e soci, che mette insieme una serie di affermazioni false o infondate e ricorre a espedienti cinematografici (un ridacchiante Dario Fo che mima un Boeing, cartoni animati che illustrano le fantomatiche difese antiaeree del Pentagono) nel tentativo di dare credibilità a teorie senza capo né coda.

La Storia Siamo Noi, programma di RAI Due condotto da Minoli, ha dedicato al medesimo argomento una puntata che ha sostanzialmente accreditato alcune tra le teorie complottiste più sconclusionate.

Numerosi quotidiani hanno pubblicato articoli che mostrano di prendere in seria considerazione le medesime teorie, come il Manifesto, che in un articolo di Manlio Dinucci ha dato voce alle farneticazioni di Steven Jones, il professore di fisica colto più volte a mentire e a costruire prove false e che sostiene di aver dimostrato che Gesù Cristo visitò il Sud America.

L'assalto ha interessato anche Wikipedia, dove un amministratore ha cancellato numerosi link che puntavano a siti di informazione anti-complottista (compreso questo blog) e ha messo in black-list (una specie di censura) i siti di Crono911 e di 11-settembre.

Non sono mancati i soliti convegni, qualche volta con tanto di patrocinio di enti locali, come quello del comune di Vigevano che ha ospitato Maurizio Blondet, giornalista ben noto per le sue particolari posizioni in materia di antisemitismo e razzismo.

L'ondata ha provocato grande euforia tra i siti dei complottisti, presto smorzata da ciò che si è verificato l'11 settembre, quando praticamente tutti gli organi di informazione mediatica hanno dato spazio alle commemorazioni della tragedia e hanno accreditato senza alcuna incertezza la ricostruzione reale dei fatti senza concedere alcuno spazio alle teorie complottiste.

Come si spiega tutto questo? Azzardiamo qualche ipotesi e riflessione.

Gli organi di informazione mediatica sono principalmente società commerciali in cui vige la regola del profitto. C'è un momento giusto per vendere il complottismo, c'è un momento giusto per vendere i fatti.

Ovviamente entrambi i prodotti si possono vendere in modi diversi, con differenti sfumature e "accessori": qui entra in gioco il contesto ideologico nel quale si riconosce ciascun organo mediatico, che a sua volta corrisponde al proprio target primario, ossia alla posizione ideologica mediamente condivisa dal proprio pubblico.

Più una teoria fa "scalpore" e più incrementa le vendite, ed è innegabile che le teorie complottiste abbiano questa qualità. Dato che, però, la teoria complottista è generalmente infondata e menzognera, la sua finestra di utilizzo commerciale è molto ristretta: insistere nella sua proposizione esporrebbe la testata a una progressiva perdita di credibilità e prestigio.

Questo è il motivo per cui le teorie complottiste "bruciano" intensamente e poi spariscono velocemente dal circuito mediatico per essere riproposte alla successiva favorevole occasione, senza mai provocare alcuno scossone nell'opinione pubblica e nella realtà sociale.

Il complottismo è solo un utile diversivo per fare audience, c'è solo da prendere atto del meccanismo e apprezzare le rare volte in cui un organo di informazione affronta l'argomento in maniera seria ed esauriente senza indulgere nel sensazionalismo.

C'è poi da fare un'attenta riflessione sul comportamento dei complottisti e per la precisione dei "produttori" di complottismo, ossia di coloro che creano le teorie complottiste e producono film, libri, siti web, convegni, ricercando spasmodicamente visibilità su quello stesso "mainstream" che accusano di essere al soldo dei potenti e dei cospiratori.

Dopo 10 anni è sotto gli occhi di tutti che i complottisti non abbiano mai davvero provato a sottoporre le proprie teorie e le proprie accuse all'unico vaglio che possa davvero accreditarle: quello giudiziario.

Ai complottisti interessa solo la diffusione delle proprie teorie alla più larga fascia di pubblico possibile, evidentemente perché questo è il miglior sistema per commercializzare i propri prodotti o per diffondere le ideologie di riferimento.

Se le prove della cospirazione sono così evidenti come sostengono, perché mai nessun giudice ha ritenuto di imbastire un processo contro i responsabili?

E qui non basta rispondere: "tutti i giudici sono corrotti e asserviti al potere". Abbiamo visto tanti giudici, in Italia e nel mondo, sovvertire governi e processare le massime autorità.

Non è detto che i processi raggiungano l'obiettivo: qualche volta devono fermarsi a un capro espiatorio, come accadde per lo scandalo Iran-Contras. Ma se un giudice può arrivare a mettere sotto accusa il presidente degli Stati Uniti per un rapporto di sesso orale(1), figurarsi per una cospirazione che ha ucciso tremila concittadini e provocato due guerre.

È chiaro che ai complottisti non interessa un'inchiesta giudiziaria (del resto, proprio sull'11 settembre c'è già stata quella su Zacarias Moussaoui), che finirebbe per sancire definitivamente l'infondatezza delle loro teorie e l'inesistenza delle loro prove, ma interessa soltanto diffondere dubbi e incertezze, alimentare dibattiti e confronti, fare proselitismo ideologico o religioso e conquistare qualche fettina del mercato commerciale mediatico.

Ne è riprova il recente episodio della patente di CeeCee Lyles: se davvero i complottisti fossero convinti di avere in mano una prova così evidente e incontestabile della falsità del documento, perché non la sottopongono a un giudice federale?

Non lo fanno perché sanno benissimo che quella patente è genuina.

Dopo dieci anni di complottismo undicisettembrino, l'unica conclusione a cui necessariamente si arriva è questa.

(1) In riscontro alla mail di un lettore, precisiamo che l'allora presidente Bill Clinton fu accusato di aver mentito su un rapporto sessuale intrattenuto con la collaboratrice Monica Lewinsky, prima nell'ambito di un processo per molestie sessuali a un'altra donna, Paula Jones, poi in alcune dichiarazioni pubbliche.

2011/09/13

I video della conferenza-dibattito di Lugano

di Paolo Attivissimo

Il 4 settembre scorso si è tenuto a Lugano un incontro pubblico sui dubbi, le domande e le risposte intorno agli attentati dell'11 settembre, condotto dal sottoscritto.

L'intento principale era rispondere alle legittime perplessità delle persone comuni, ossia di chi non è fideisticamente convinto che ci sia un complotto a base di grattacieli demoliti e aerei fantasma ma semplicemente vorrebbe avere chiarezza sugli eventi di dieci anni fa. Tuttavia non sono mancati i riferimenti al cospirazionismo vero e proprio.

Questo è il video integrale del dibattito. Buona visione.

2011/09/12

Recensione: "11 settembre - Una storia che continua" di Alessandro Gisotti

di Hammer

È uscito, in occasione del decimo anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001, il volume “11 settembre - Una storia che continua” di Alessandro Gisotti, il primo libro italiano sull'11 settembre che non sia dedicato a teorie alternative o alla loro confutazione.

Nel libro Gisotti raccoglie le testimonianze di persone che sono state toccate personalmente dall'11/9 sotto diversi punti di vista: l'anchorman della CNN Aaron Brown, che condusse la diretta degli attacchi; l'ex comandante dei Vigili del Fuoco di New York Daniel Nigro; il Presidente del Pentagon Memorial Fund James Laychak, che nell'attentato perse un fratello, impiegato al Pentagono; i familiari di Honor Elizabeth Wainio, morta sul volo United 93, e Lori Armstrong, presidente dell'associazione Alumni della Towson University per la quale Elizabeth lavorava; il fotografo David Margules, a cui si devono alcune delle più significative foto di Ground Zero; l'ex poliziotto di New York Vito Friscia, la cui vicenda è raccontata nel documentario Vito After; il direttore esecutivo di Faithful Response Michael J. Arcari; il reverendo Kevin Madigan, parroco della St. Peter's Church, che si trova a pochi isolati a sud del World Trade Center.

Gisotti (foto qui accanto) ci porta nel cuore delle testimonianze di queste persone, dalle quali emerge quanto siano ancora vivi il dolore e la rabbia per quanto accaduto ma anche quanto sia forte la voglia di risorgere, di ricostruire e di superare lo shock che dopo 10 anni è ancora presente. Che si tratti di un'opera di lodevole giornalismo è confermato non solo dalle nostre impressioni ma anche dal fatto che il volume in questione si è meritato una citazione sul sito del Pentagon Memorial.

Gli argomenti trattati sono tra i più vari e disparati. Aaron Brown racconta i suoi sentimenti contrastanti durante la diretta dell'11/9: da un lato la determinazione di raccontare al meglio quanto stava accadendo, dall'altro il dolore per le migliaia di morti, tra cui molte persone che conosceva. David Margules e Vito Friscia raccontano dei danni di salute provocati dal lungo e duro lavoro a Ground Zero. Il reverendo Madigan affronta la tematica della costruzione di una moschea nelle vicinanze di Ground Zero, smorzando la polemica suscitata da molti giornali.

Il libro di Gisotti non risparmia nemmeno l'argomento del complottismo con Daniel Nigro che stronca ogni teoria alternativa sul crollo del World Trade Center 7 raccontando come questo sia stato gravemente danneggiato dal crollo delle Torri Gemelle, che oltre ad averne compromesso la struttura ha innescato incendi nel palazzo. Nigro sull'argomento è lapidario: “Ogni altra spiegazione è falsa.” Con buona pace dei complottisti che sostengono che i Vigili del Fuoco danno loro ragione: l'ex comandante li smentisce, se ne facciano una ragione.

Aggiungiamo una considerazione: i giornalisti seri come Gisotti si prendono la briga di incontrare chi ha vissuto l'11/9 e ne traggono un libro, i complottisti restano comodi sulle poltrone di casa e indagano studiando su Youtube. Chissà perché.

Il libro di Alessandro Gisotti è consigliatissimo a chiunque voglia entrare nel vivo del dolore e delle emozioni che l'11/9 ha portato con sè. È ancora Daniel Nigro che, con una frase che il gruppo Undicisettembre fa propria, riassume quelle che sono le sue emozioni dopo 10 anni:

"Ci sono momenti in cui sono davvero arrabbiato nel pensare che delle persone odino così tanto da infliggere un tale orribile e insensato dolore agli altri. A volte il dolore del ricordo è così forte che diventa anche un malessere fisico."

2011/09/11

New York, 10 anni dopo il 9/11

di John - www.crono911.org

New York City si prepara a onorare il ricordo delle vittime degli attacchi terroristici dell'11 settembre nel decimo anniversario della tragedia.

Un soggiorno a Manhattan per una decina di giorni nella seconda metà di agosto è una buona occasione per “respirare” gli umori e i pensieri dei suoi cittadini alla luce del tempo trascorso e della recente uccisione di Osama bin Laden, leader di Al Qaeda.

La prima cosa che salta all'occhio, specialmente di chi è stato coinvolto in un modo o nell'altro nell'interminabile sequenza di botta e risposta tra complottisti e debunker che si è dipanata sul Web (e in misura minore su altri media), è la totale assenza di qualsiasi elemento “complottista”.

Dove sono cartelli e magliette con la scritta “9/11 was an inside job”? Che fine hanno fatto i “truthers”? Possibile che nessuno abbia appeso un gagliardetto a una finestra, spruzzato uno slogan su qualche muro, attaccato un adesivo sul cofano di un taxi o alla parete di un vagone della metro, appuntato una spilletta sulla camicia?

Niente.

L'osservazione non è banale, perché a New York City si trova davvero di tutto e chiunque può fare e dire qualsiasi cosa gli salti in mente, purché non infranga la legge.

Il tipo della foto qui a fianco, per esempio, passeggiava per Times Square con un gonnellino fatto di caramelle, nell'indifferenza della gente e dei poliziotti.

È evidente che i complottisti dell'11 settembre sono davvero pochi, proprio nella città che ha pagato il maggior tributo nella tragedia, e quei pochi devono vergognarsi non poco a sostenere pubblicamente le proprie teorie.

Certo che se fossero vere le cifre di certi sondaggi che i complottisti amano sbandierare, la situazione avrebbe dovuto essere ben diversa.

I lavori al World Trade Center procedono invece alacremente, come testimoniato dalla foto in apertura, che riprende lo stato di avanzamento della Freedom Tower (One World Trade Center), il grattacielo che – con i suoi previsti 417 metri di altezza (che arrivano a 541 con l'antenna) – sarà la più alta costruzione negli Stati Uniti.

Sulla pianta delle Twin Towers non sarà edificato alcun nuovo grattacielo: il profilo delle loro fondamenta sarà parte del monumento che ricorderà la tragedia.

Ai margini del cantiere è ubicato un museo dedicato all'11 settembre, visitato ogni giorno da una moltitudine di americani e stranieri.

In esso sono conservati pezzi di aereo (nella foto un finestrino dell'AA11), con buona pace dei sostenitori delle teorie “no-planes”, effetti personali dei passeggeri (anche dei voli che si schiantarono contro il Pentagono e a Shanksville) ed elementi strutturali delle Twin Towers, in barba a chi affermava che i rottami erano stati rimossi ed eliminati in tutta fretta dopo gli attentati.

Una stanza del museo è dedicata a raccogliere gli scritti dei visitatori, che hanno a disposizione tavoli, penne e cartoline che – una volta compilate – sono esibite sulle pareti del museo e inserite in volumi stampati periodicamente.

Migliaia e migliaia di cartoline scritte in decine di lingue diverse testimoniano la grande solidarietà e la commozione di chi si accinge a terminare la visita al museo.

New York City è molto lontana dalle fantasie dei complottisti. La città e i suoi abitanti e lavoratori sono andati avanti in questi dieci anni e guardano al futuro; qualcuno, invece, è rimasto fermo al buco di cinque metri e alla nanotermite.

Un tassista egiziano, Ashraf, fa una considerazione su cui riflettere: “Hanno colpito New York perché l'America è una minaccia all'integralismo islamico. Qui ogni musulmano si rende conto che si può vivere e lavorare in pace nella diversità di culture e religioni, nel rispetto reciproco. Non importa se sei ebreo o musulmano, qui puoi lavorare e se ti impegni e hai un po' di fortuna puoi arrivare ovunque. Dipende tutto da te, non dalla tua religione. Una cosa simile è inaccettabile per un integralista”.

La vera sconfitta di Al Qaeda non sta nell'uccisione di Osama bin Laden, evento ormai puramente simbolico, ma nel fatto che nemmeno a New York è riuscita a tracciare quel solco di odio tra religioni e culture che si proponeva di realizzare con gli attentati.

L'ultima foto mostra un altro elemento strutturale proveniente dai rottami delle Twin Towers. Si trova al Pier 86, sul versante occidentale dell'isola, in una posizione tale per cui – osservandolo da una determinata angolazione – ricorda la skyline con le Twin Towers.

Altro che complottisti.

2011/09/07

Recensione: “L'11 settembre raccontato da Al Qaeda” (Canal +, 2011)

di mother

Sembra che il giornalismo non sia morto sotto i colpi e le sferzate della dietrologia. I cultori di questo mestiere, a 10 anni dagli attentati dell'11 settembre 2001, sono riusciti laddove i dietrologi hanno fallito con le loro teorie cospirazioniste, con le loro richieste di una seconda commissione d'inchiesta e con i loro pamphlet politici copiati in decine di forum Internet da spammer.

Solo in questo modo si può introdurre la presentazione del documentario inchiesta l'11 septembre raconté par Al Qaeda di Oliver Pighetti e Catherine Graciet, trasmesso nel maggio 2011 da Canal+ (Francia) nella trasmissione Spécial Investigation.

Il documentario di Pighetti e Graciet segue la stessa filosofia del reportage I Knew Osama bin Laden di Al Jazeera, precedentemente recensito: far parlare degli attentati, di Osama bin Laden o di Al Qaeda chi ha avuto un rapporto diretto con lo sceicco saudita o con l'organizzazione terroristica.

L'unica piccola differenza è che mentre in I Knew Osama bin Laden di Zaidan il motivo trainante delle interviste era lo sceicco Osama bin Laden, in l'11 septembre raconté par Al Qaeda si parla degli attentati dell'11 settembre 2001 e di Al Qaeda con le risposte date ai giornalisti da militanti dell'organizzazione terroristica.

Le interviste inedite introducono una notevole quantità di particolari minuti e sconosciuti di Al Qaeda, dei dirottatori dell'11 settembre 2001, della preparazione degli attentati, dei depistaggi per ingannare le agenzie di sicurezza, degli eventi storici verificatisi negli anni a cavallo del nuovo millennio, il tutto con la prospettiva unica di chi si trova al di là del muro.

Vengono intervistati:
  • Il barbiere pachistano di Osama bin Laden, soprannominato Mohammad nel documentario per celare il suo vero nome;
  • Riz Farihin: terrorista indonesiano che in Afghanistan ha seguito i corsi di addestramento per il dirottamento di aerei assieme a Khalid Sheikh Mohammed;
  • Qari Hayatullah: reclutatore di terroristi per bin Laden in Pachistan, arrestato dall'ISI due giorni dopo l'intervista;
  • Yazid Sufaat: biochimico malese vicino ad Al Qaeda, organizzatore del programma di armi batteriologiche dell'organizzazione terroristica di Osama bin Laden;
  • Noman Benotman: vecchio leader del Gruppo Islamico Combattente Libico, invitato a Kandahar nel 2000 da Osama bin Laden per una riunione con altri gruppi jihadisti;
  • Mohamed Rais: indonesiano incaricato di accogliere le nuove reclute di Al Qaeda in Afghanistan;
  • Fatiha: moglie marocchina di Karim Mejjati, terrorista di Al Qaeda in Europa, legato agli attentati di Madrid del 2004 e di Londra del 2005.



Vengono trattati i seguenti argomenti:
  • opinioni dei militanti di Al Qaeda sugli attentati dell'11 settembre 2001;
  • breve storia delle origini di Osama bin Laden e dei combattimenti contro l'URSS;
  • discorso di bin Laden riguardo gli infedeli;
  • intervista a Muhammad, il barbiere di Osama bin Laden, un pachistano rimasto vicino allo sceicco per 15 anni (dimostrazione fatta con foto), ricercato da ISI e CIA;
  • descrizione del primo piano terroristico con dirottamento di aerei per colpire obiettivi americani su più continenti (1999) e modifica in un piano che prevedeva attentati soltanto sul suolo americano;
  • testimonianza di Riz Farihin riguardo l'addestramento per il dirottamento di aerei ricevuto in Afghanistan nei campi di Al Qaeda;
  • video del discorso di Osama bin Laden, non datato, in cui traccia il profilo e la forma delle cellule jihadiste;
  • testimonianza di Qari Hayatullah sul compito di reclutatore per Al Qaeda: coloro che dubitavano venivano mandati ad ascoltare i discorsi dell'imam al-Zawahiri o del Mullah Omar in una moschea;
  • piani alternativi all'11 settembre 2001: Yazid testimonia la sua collaborazione ad insegnare e produrre antrace per l'organizzazione terrorista;
  • reclutamento di al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi; testimonianza di Riz Farihin e di Mohammad riguardo al reclutamento dei dirottatori impiegati negli attentati dell'11 settembre;
  • testimonianza di Yazid Sufaat su Moussauoi;
  • commento di Osama bin Laden sugli attentati di Nairobi e Kenya;
  • commento di Osama bin Laden sull'attentato alla USS Cole con due kamikaze di Al Qaeda;
  • testimonianza di Noman Benotman sul meeting di Osama bin Laden nel 2000 con vari gruppi jihadisti, organizzato dallo sceicco saudita per discutere dell'attentato da svolgere sul suolo americano, e le successive alleanze nella lotta contro gli infedeli;
  • testimonianza di Mohamed Rais riguardo gli attentati dell'11 settembre 2001 e riguardo al depistaggio messo in atto per celare i veri attentatori ai servizi segreti di varie nazioni;
  • testimonianza di Mohammad, il barbiere di Osama bin Laden, riguardo la cerimonia di addio ai kamikaze dell'11 settembre 2001;
  • testimonianza di Fatiha sui campi di AlQaeda;
  • testimonianze di Noman Benotman, Mohamed Rais, Fatiha del clima che si viveva ad una settimana dagli attentati;
  • interpretazione di Noman Benotman riguardo all'uccisione di Massud;
  • commenti di Fatiha, Mohamed Rais e di Mohammad sugli attentati dell'11 settembre 2001;
  • fuga di Al Qaeda dall'Afghanistan a seguito dell'intervento militare americano;
  • creazione di AS-Sahab da parte di Al Qaeda ed i video di propaganda susseguenti all'11 settembre 2001; gli attentati di Al Qaeda successivi al 2002 (Bali nel 2002; Madrid 2004; Londra 2005);
  • malattia di Osama bin Laden.



Anche in questo documentario, come in I Knew Osama bin Laden, ci si trova di fronte ad un'opera che porta un'enormità di dati e testimonianze dirette di notevole valore ed interesse storico. Sarà ancora molto interessante leggere le giustificazioni creative con le quali quest'opera verrà negata o, peggio ancora, osservare come verrà accantonata e dimenticata dai dietrologi.

Certo, a 10 anni dagli attentati del 2001 il paragone può essere sconfortante, se si considera che i giornalisti francesi e arabi di Canal+ e Al Jazeera son riusciti ad intervistare testimoni diretti dell'operato dell'organizzazione terroristica, mentre i dietrologi italiani e americani fino a qualche mese fa si arrovellavano ancora sulla cattiva trascrizione delle parole di Cheney in un'intervista radio disponibile da anni nel Web.



Prossimamente verranno pubblicati i video con sottotitoli in italiano, benché il gruppo Undicisettembre spera vivamente che tutto il documentario venga tradotto in italiano e in inglese per poter essere diffuso nel mondo e ottenere gli onori che merita.
Si ringrazia Rodri per la traduzione.

2011/09/06

La patente “impossibile” di CeeCee Lyles

di Brain_use
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Uno dei metodi più frequentemente impiegati dai sostenitori delle teorie del complotto è puntare l'attenzione su un dettaglio insignificante cercando di derivarne conclusioni eclatanti.

È il caso del recente articolo, comparso sul sito Luogocomune e subito ripreso dalle consuete grancasse cospirazioniste, che sostiene che sia falsa la patente di guida di CeeCee Ross Lyles, un'assistente di volo già nota per essere stata una delle persone che riuscirono a contattare i familiari a terra, mentre era a bordo del volo United 93, l'aereo schiantatosi presso Shanksville dopo la rivolta dei passeggeri.

La patente in questione, ritrovata insieme a 6 intere scatole di effetti e altri oggetti personali, fu presentata come prova nel corso del processo Moussaoui.

La “scoperta” della presunta contraffazione, a dirla tutta, non è neanche tanto originale, visto che nei forum cospirazionisti americani se ne discute da marzo 2008.

In breve, secondo Luogocomune, dal momento che CeeCee Ross si è sposata con Lorne Von Lyles il primo maggio del 2000, la sua patente, rilasciata il 2 dicembre 1997 non avrebbe potuto riportare il nome da sposata “CeeCee Ross Lyles” e dunque sarebbe un falso:

il documento è un duplicato della patente originale, rilasciato dal Department of Motor Vehicles della Florida nel giugno 2001. L’unico problema è che la patente originale, a nome CeeCee Ross Lyles, risulta emessa nel 1997, mentre CeeCee Ross si è sposata con Lorne Lyles soltanto nell’anno 2000.
Come poteva avere già quel cognome nel 1997?
Nel 1997 CeeCee Ross era ancora sposata con un certo Danilo Castrillo, dal quale ha ottenuto il divorzio nel 1999.
Qualcuno si è domandato se sia stato possibile per CeeCee effettuare il cambiamento del nome nell’atto di richiedere il duplicato, ma il regolamento del DMV della Florida è tassativo al riguardo: il nome e il numero di patente (che in America è anche il principale documento di identità) sono indissolubilmente legati l’uno all’altro. Se cambi il nome, devi anche richiedere una nuova patente (che avrebbe quindi un nuovo numero). Ciò viene fatto proprio per prevenire il “furto d’identità”, una delle piaghe maggiori della società americana.
Quel documento è quindi incontestabilmente un falso.

(da Luogocomune)

La questione si basa interamente sull'interpretazione della frase “A new license will be issued which could also include an address change” che si trova tra le normative che regolano l'emissione e le variazioni delle patenti di guida dello stato della Florida.

La sua interpretazione letterale, infatti, farebbe propendere per l'idea che all'atto del cambio di nome dovuto al matrimonio sarebbe stata emessa una nuova patente, con data di emissione posteriore al primo maggio 2000. La data di duplicato riportata sulla patente medesima, infine, non sarebbe significativa.

La prima obiezione che suggerisce il semplice buonsenso è che, anche ammesso che la patente presentata come prova fosse falsa, questo non cambierebbe di una virgola i dati fattuali relativi al volo UA93.

Perché mai, inoltre, i falsificatori avrebbero introdotto incoerenze così ovvie sulla patente di CeeCee Ross?

Ma, soprattutto, è davvero ragionevole pensarla falsa?

Abbiamo effettuato una prima verifica utilizzando il servizio Driver License Check, accessibile a tutti sul sito del Florida Department of Highway Safety and Motor Vehicles, l'ufficio governativo che si occupa del rilascio delle patenti, inserendo il numero della patente interessata (L420-116-67-926-0).

L'esito del controllo è positivo: la patente è corretta e i dati riportati, nei limiti del rispetto della privacy del detentore del documento, sono assolutamente coerenti con quanto appare sulla foto della patente medesima:


Qualcuno, negli Stati Uniti, si è spinto oltre, chiedendo delucidazioni al Florida Drivers License Office ed ottenendo una laconica quanto chiara risposta:

That is correct. It will show both the original and duplicate dates.

È esatto. Riporterà sia la data originale, sia la data del duplicato.

Come segnala anche il blog 11-settembre di Enrico Manieri (uno dei membri del Gruppo Undicisettembre), ha fatto altrettanto Diego Cuoghi, scrivendo al servizio informazioni del Florida Department of Highway Safety and Motor Vehicles per richiedere una dichiarazione precisa sul caso specifico. Riportiamo qui entrambe le risposte ricevute da Cuoghi, che ringraziamo per avercene concessa la pubblicazione:


When a duplicate Florida license is issued it will show the original issuance date as well as the duplicate issuance date. You are correct in your statement that a person could have one name on the original issuance and a different name on a duplicate issuance. The name change would be reflected on the record history with this type of issuance.

Quando viene emesso un duplicato della patente di guida della Florida, questo mostra la data di emissione originale assieme alla data di emissione del duplicato. Lei ha ragione nel ritenere che una persona possa avere un nome sull’emissione originale e un nome differente sul duplicato emesso. Il cambiamento di nome verrebbe registrato nell’archivio storico con questo tipo di emissione.


Good Afternoon Mr. Cuoghi,

The response to your question, “In particular I wanted to know if a duplicate will show the original issuance date as well as the duplicate issuance date. Even if the last name of the person changed in the meanwhile (for example a divorce and a new marriage),” is yes and was yes at the time the license in question was issued.

Department records reflect the following information:
CeeCee Ross was issued a renewal Florida Driver License on Dec. 2, 1997 that would expire on Nov. 26, 2003.
CeeCee Ross was issued a replacement license on Oct. 6, 1999.
CeeCee Ross Lyles was issued a replacement license on May 5, 2000.
CeeCee Ross Lyles was issued a replacement license on May 23, 2001.


Buon pomeriggio Sig. Cuoghi,

La risposta alla sua domanda, “in particolare volevo sapere se in un duplicato compare sia la data di emissione originale che quella del duplicato. Anche se il cognome nel frattempo è cambiato (per esempio in seguito a un divorzio e a un nuovo matrimonio), è sì ed era sì anche alla data in cui fu emessa la patente in questione.

Gli archivi dell’ufficio contengono le seguenti informazioni:
A CeeCee Ross fu emesso un rinnovo della Patente di Guida della Florida il 2 dicembre 1997, che sarebbe scaduta il 26 novembre 2003.
A CeeCee Ross fu emessa una patente sostitutiva il 6 ottobre 1999.
A CeeCee Ross Lyles fu emessa una patente sostitutiva il 5 maggio 2000.
A CeeCee Ross Lyles fu emessa una patente sostitutiva il 23 maggio 2001.

Altrettanto abbiamo fatto noi, chiedendo ulteriori delucidazioni e riferimenti di legge ed ottenendo quanto segue:

Q: If a person such as Mrs Lyles married on 05/01/2000 and asked to apply changes on her driver's license, what kind of license would have been released according to rules in force at the time? A new one or a duplicate showing the same license number, issue and expiry date but including the new full married name and new duplicate date?

A: The license issued would have been a duplicate showing an original issuance date and the duplicate issuance date. The new license would include her married name as long as she provided the documentation required at the time to change the name on her license, a new driver license number, and the same expiration date as the original driver license issuance.

D: Se una persona, come la Signora Lyles, si è sposata in data 1 maggio 2000 e ha richiesto di riportare le variazioni sulla sua patente di guida, che tipo di patente sarebbe stata rilasciata, secondo le normative in vigore all'epoca? Una nuova patente o un duplicato che riporti il medesimo numero di patente, la stessa data di rilascio e di scadenza ma anche il nuovo nome da sposata e la data di emissione del duplicato?

R: La patente rilasciata sarebbe stato un duplicato che riporta la data di emissione originale e la data di emissione del duplicato. La nuova patente riporterebbe il suo nome da sposata, purché lei abbia presentato la documentazione richiesta all'epoca per cambiare nome sulla sua patente, un nuovo numero di patente e la medesima data di scadenza della patente originale.

Q: Could you provide a reference to the rules that were applicable at the time?

A: The 2001 Florida Statutes:
Title XXIII Motor Vehicles
Chapter 322 Drivers' Licenses

D: Potete fornirci i riferimenti di legge in vigore all'epoca?

R: [vedi sopra].

Q: Is it correct to say that that the license duplicate obtained by CeeCee Ross on May 5, 2000 was due to her marriage and consequent name change and the one dated May 23, 2001 was due to an address change?

A: Ms. Lyles changed her name when she obtained a duplicate license May 5, 2000. Her address changed when she received a duplicate license May 23, 2001.

D: È corretto affermare che il duplicato ottenuto da CeeCee Ross il 5 maggio 2000 era dovuto al suo matrimonio e al conseguente cambio di nome e che quello ottenuto il 23 maggio del 2001 era dovuto ad una variazione di indirizzo?

R: La signora Lyles aveva cambiato nome quando ottenne il duplicato del 5 maggio del 2000 e indirizzo quando ricevette il duplicato del 23 maggio 2001.

Q: Can you provide the reason why a license duplicate dated October 6, 1999 was issued?

A: Change of address.

D: Ci potete indicare la ragione del duplicato datato 6 ottobre 1999?

R: Cambio di indirizzo.

Ricapitolando, dunque:

CeeCee Ross richiese una patente sostitutiva nel 1999, a causa di una variazione di indirizzo. Ne richiese una seconda il 5 maggio del 2000, a seguito del matrimonio con Lorne Von Lyles, celebrato il 1 maggio 2000. Sul duplicato comparve il nuovo nome CeeCee Ross Lyles, come confermato dal Florida Department of Highway Safety and Motor Vehicles.

Entrambi all'epoca abitavano a Tampa, Hillsbourgh, Florida, come si evince dall'allegato certificato di matrimonio, ma si trasferirono poi a Fort Myers, in Florida, al 4024 di Winkler Avenue, Ext. #201, in un nuovo edificio costruito nel 2000, richiedendo così l'ultima variazione alla sua patente, quella datata 23 maggio 2001.

La parola “duplicate”, insomma, quella che scatena tutta questa ridda di conclusioni affrettate e approssimative, viene usata semplicemente per indicare una variazione di una patente prima della scadenza effettiva, operata per svariati motivi: cambio di nome o di indirizzo ma anche furto, smarrimento, cambio di sesso eccetera, come si può leggere alla voce “Replacement Licenses” sul sito del Florida Department of Highway Safety and Motor Vehicles e sulla normativa di legge indicataci dal medesimo FDHSMV.

Ancora una volta il cospirazionismo ha colto in pieno l'ennesima occasione per insultare le vittime del peggiore attentato terroristico della storia, additando inesistenti falsificazioni nei documenti di una delle vittime del volo UA93.

È sintomatico, infine, che dopo dieci anni di presunta “ricerca della Verità” il cospirazionismo vada a ricercare presunte smoking gun dietro dettagli insignificanti come questo, non potendo disporre di alcuna prova più rilevante.

E ancora una volta la smoking gun di turno non pare affatto tale, se sottoposta a un minimo di verifica. Quella stessa verifica che sarebbe doverosa prima di tutto da parte di chi si autoclassifica “ricercatore della Verità”, invece di limitarsi a osservazioni frettolose e superficiali dei fatti e a trarne conclusioni prive di validità e dal sapore esclusivamente propagandistico.

A meno che anche il Florida Department of Highway Safety and Motor Vehicles non faccia parte del supercomplotto e abbia perciò adattato il proprio database, le proprie procedure e le risposte dei propri funzionari.

Già che c'erano, però, avrebbero pure potuto fornire all'FBI una patente più verosimile.


Aggiornamento


Come richiesto dai funzionari interessati, sia Diego Cuoghi che noi abbiamo omesso nella pubblicazione delle risposte ricevute i riferimenti ai nomi e alle informazioni di contatto di chi ci ha gentilmente risposto. Del resto, se qualcuno conservasse ancora dubbi sulla ridicola ipotesi di Luogocomune, potrebbe scrivere a sua volta al FLHSMV e ottenere ulteriori conferme.

Diego Cuoghi, tuttavia, ha voluto mettere la classica ciliegina sulla torta scrivendo in forma cartacea al FLHSMV, allegando una copia stampata della patente di CeeCee Ross Lyles e chiedendo una vera e propria dichiarazione ufficiale pubblicabile integralmente.

Ecco la risposta cartacea del FLHSMV:


E con questo, poniamo per la terza volta la parola fine a questa ennesima risibile asserzione fantasiosa di matrice cospirazionista.