2011/12/14

Cheney ordinò l'abbattimento del Volo 93. “Ordinare” non significa “abbattere”

di Paolo Attivissimo, con il contributo di ZeusBlue. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

C'è un certo clamore per una recente dichiarazione di Dick Cheney nella quale l'ex vicepresidente degli Stati Uniti afferma chiaramente di aver ordinato, l'11 settembre 2001, l'abbattimento del volo United 93, l'aereo dirottato precipitato in Pennsylvania.

Alcuni cospirazionisti hanno accolto con entusiasmo questa dichiarazione, considerandola un'ammissione delle menzogne della “versione ufficiale” da loro teorizzate in questi dieci anni.

Una confessione che smentisce in tronco la versione ufficiale della Casa Bianca rimasta in piedi fino a questa intervista secondo cui, il volo non sarebbe mai arrivato a destinazione grazie alla ribellione dei passeggeri che dopo aver capito la loro sorte decisero di sacrificarsi per evitare altre morti afferrando i comandi e dirigendo l'aereo contro il suolo. Una sorta di favola bella che in quelle ore di panico puro del 2001 fece molto bene all’opinione pubblica rinsaldando spaccature e accrescendo il senso patriottico contro il nemico “terrorismo”.

– Marirosa Barbieri, Primadanoi.it, 6/12/2011

Ieri Cheney ha dichiarato a Fox Tv che è stato lui a dare l'ordine di abbattere il quarto aereo. Segnalalo a quel certo Attivissimo che giura sulla versione ufficiale.
E mettiloo in caldo insieme alle altre tue "prove scientifiche".

– Giulietto Chiesa, Il Fatto Quotidiano, 12/11/2011

Ma va sottolineato, per chi si facesse prendere dalla foga così tanto da dimenticare cose basilari come il significato delle parole, che ordinare l'abbattimento di un aereo non significa abbatterlo. Ordinare non è lo stesso che fare. Per esempio, chiunque può ordinare al Sole di fermarsi, ma questo non implica avere successo nell'impresa (salvo rare eccezioni bibliche).

Nella sua recente dichiarazione a Fox News, citata come presunta prova di menzogna, Cheney afferma semplicemente che diede l'ordine. Non dice affatto che l'ordine fu eseguito con successo. Eccola infatti in originale:


La trascrizione completa dell'intervista, rilasciata a Fox News il 4 settembre scorso, è disponibile sul sito dell'emittente.

Le nuove affermazioni di Cheney, in sostanza, sono ininfluenti per la ricostruzione storica degli eventi. Era già ben noto (e quindi non "smentisce in tronco la versione ufficiale") che Cheney trasmise l'ordine, proveniente a suo dire dal presidente Bush, di abbattere gli aerei di linea civili che non avessero risposto all'ordine di atterrare l'11 settembre.

Chi presenta come “confessione” questa dichiarazione in realtà smentisce in tronco non tanto la “versione ufficiale”, quanto le tesi cospirazioniste di stand-down, secondo le quali Cheney avrebbe dato l'ordine contrario, ossia di non abbattere l'aereo diretto contro il Pentagono.

L'unico aspetto significativo di questa notizia è l'ennesima dimostrazione della disinvoltura dei sostenitori delle tesi alternative nell'interpretare le dichiarazioni per piegarle alle proprie tesi e nel contraddirsi da soli.

2011/11/06

Cospirazionisti colti a inventarsi gli esperti: il caso Ananta

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Ananta è un commentatore di questo blog (per esempio qui), del mio blog Disinformatico (qui) e del forum sull'11 settembre di Focus.it oltre che di Luogocomune. Ha pubblicato numerose affermazioni a favore di varie tesi di cospirazione, condite da insulti a me e ai coautori di Undicisettembre. Già questo dovrebbe inquadrare piuttosto bene l'approccio di Ananta, ma c'è di più.

Qualche giorno fa sul forum di Focus.it si è presentato un altro utente, Accademico, dicendo di essere un ingegnere stutturista con un'esperienza del settore di circa 25 anni nel settore delle costruzioni edili” che fa parte “di un'azienda che ha partecitato nel recente passato alla costruzione di palazzi di decine e decine di piani a Singapore, Dubai e più recentemente a Milano.”

L'ingegnere ha dato man forte alle asserzioni di Ananta, confermando le tesi di complotto e affermando che gli ingegneri strutturisti della sua azienda sono concordi nel negare il crollo gravitazionale delle Torri Gemelle. Inoltre fra i due sono stati scambiati messaggi pubblici di sostegno.

Ma Tricio, un moderatore di Focus.it, ha scoperto che Accademico e Ananta scrivono dallo stesso indirizzo IP. Ananta, su Focus.it, ha dichiarato di essere in cassa integrazione, quindi il suo non può essere un indirizzo IP condiviso di una rete aziendale. Il moderatore presume, quindi, che Accademico e Ananta scrivano dallo stesso computer e che si tratti della stessa persona. Dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo, il moderatore ha inoltre chiarito che ha una certezza assoluta che i commenti di Ananta e Accademico sia stati inviati dallo stesso computer, come precisato nei commenti qui sotto.

Questi sono i livelli di puerilità ai quali scende il cospirazionismo undicisettembrino. Se a qualche lettore la moderazione dei commenti su Undicisettembre può sembrare troppo severa, bisogna tenere presente il calibro delle persone che spesso ci troviamo di fronte nei commenti. Ed è per questo che in generale non ci si può fidare ciecamente delle qualifiche tecniche millantate su Internet senza prove dai sedicenti esperti favorevoli alle tesi alternative e bisogna pretendere conferme.

Tutti i dettagli del caso Ananta-Accademico sono qui su Perle Complottiste.

2011/11/01

Storia di Greg Trevor, sopravvissuto al WTC: la vita dopo l'11/9 comporta degli obblighi

di Greg Trevor

Nota di Undicisettembre: Pubblichiamo di seguito un testo scritto in occasione del decimo anniversario degli attentati dell'11/9 da Greg Trevor, ex dipendente e portavoce della Port Authority sopravvissuto all'attacco. Greg Trevor è già stato autore di un lungo racconto sulla sua esperienza e ha concesso in passato un'intervista a Undicisettembre.

La versione originale è pubblicata sul sito dell'università Rutgers, presso la quale Trevor lavora attualmente, ed è stata da noi tradotta e pubblicata con il permesso dell'autore.

Quando finalmente arrivò il momento, dopo quasi dieci anni di attesa, ne fui così sopraffatto da non riuscire a muovermi.

Stavo per addormentarmi la sera del primo maggio 2011, quando mia moglie, Allison, entrò in camera da letto, mi toccò sulla spalla e disse: “Il presidente sta per andare in televisione. Hanno trovato bin Laden ed è morto.”

“Grazie a Dio”, risposi. Provai a uscire dal letto, ma non ci riuscii. La morte di bin Laden mi riportò alla mente tantissimi ricordi dolorosi degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 ai quali ero sopravvissuto.

Ricordo che ero in piedi dietro la mia scrivania al sessantottesimo piano della Torre Uno quando fui quasi buttato a terra dall'impatto del primo aereo che si schiantava contro il palazzo. Mentre abbandonavamo la torre, i miei colleghi e io rimanemmo intrappolati in una scala piena di fumo a pochi piani di distanza dalla libertà. Uscimmo dall'edificio 11 minuti prima che crollasse.

Provai sollievo che il mondo si fosse liberato di bin Laden, ma anche rabbia perché c'era voluto così tanto tempo per consegnarlo alla giustizia.

Allison tornò al piano di sotto e alzò il volume, così che potessi sentire come la squadra del Presidente Obama aveva finalmente completato il lavoro che il suo predecessore aveva lasciato incompiuto.

Quando il Presidente lodò il coraggio dei Navy SEALs che avevano catturato e ucciso bin Laden, pensai ai miei colleghi altrettanto coraggiosi della Port Authority di New York e New Jersey, sia poliziotti che civili, che sacrificarono le proprie vite l'11 settembre per salvarne innumerevoli altre.

Mi ricordai anche di un momento in quello stesso letto, alcune notti dopo gli attacchi dell'11 settembre, quando mi sforzai di spiegare a nostro figlio di 5 anni, Gabe, perché un uomo cattivo chiamato bin Laden aveva ucciso così tanti amici di papà.

“Quello che conta è che mamma e papà sono al sicuro e che tu e tuoi fratello siete al sicuro.” dissi a Gabe. “Ti senti al sicuro?” Annuì. Poi gli chiesi: “Hai paura?” Annuì di nuovo.

“Va bene” gli dissi. “Anche io ho paura. Possiamo avere paura insieme.”

Mentre il mondo vive il decimo anniversario dell'11 settembre, milioni di persone stanno sicuramente rivivendo le emozioni che provarono nei momenti successivi agli attacchi terroristici.

Per la nostra famiglia, questi sentimenti non sono mai lontani.

Sono ancora in terapia per il disturbo post traumatico da stress. Un cielo azzurro terso mi può ancora causare dei flashback.

Tuttora mi chiedo: perché io sono sopravvissuto quando quel giorno hanno perso le loro vite quasi 3000 persone innocenti?

Penso a quell'anziana donna dell'Ecuador che incontrai al matrimonio della figlia, un'amica di famiglia, poche settimane dopo l'11/9. Scoppiò in lacrime quando fummo presentati. Poi mi abbracciò più forte di quanto io sia mai stato abbracciato, ripetendomi più e più volte in spagnolo “Vida nueva”: vita nuova.

Se mi era stata data una vita nuova, come in effetti era successo, essa porta con sé almeno due obblighi.

Primo, fare il mio dovere di testimone degli eventi dell'11 settembre, indipendentemente da quanto possa essere doloroso; ricordare a chiunque voglia ascoltare che le centinaia di persone in uniforme e civili che sacrificarono la propria vita non morirono invano. Gli eroi che corsero dentro le torri e gli eroi che rimasero dentro le torri ad aiutare altri a scappare contribuirono alla riuscita dell'evacuazione di circa venticinquemila persone dal complesso del World Trade Center.

Secondo, essere degno del loro ricordo cercando di essere il miglior marito, padre, amico e collega che posso essere.

Come promemoria tengo tre oggetti nel mio ufficio alla Rutgers: una bandiera commemorativa che sventolò al World Trade Center dopo gli attacchi, una toppa della Polizia della Port Authority e una foto del Capitano Kathy Mazza. Kathy, la prima donna comandante dell'Accademia di Polizia della Port Authority e una delle migliori persone che io abbia mai conosciuto, condusse un gruppo di poliziotti nella Torre Uno pochi minuti dopo il primo attacco. Molti di loro, tra cui Kathy, non sopravvissero. Fu la prima donna della Polizia della Port Authority a morire in servizio.

Sono grato a tutti gli eroi dell'11 settembre per ogni momento, bello o brutto, che ho passato negli ultimi dieci anni.

Faccio tesoro di ogni secondo che passo con Allison, a guardare i nostri ragazzi che crescono e diventano uomini straordinari, avere il privilegio di essere allenatore di dozzine di eccellenti giovani uomini e donne di baseball, softball e pallacanestro.

Ho provato onore e umiltà nell'essere parte della delegazione ufficiale che prese il primo treno Trans-Hudson della Port Authority a tornare al World Trade Center nel novembre 2003, più di due anni dopo gli attacchi. Il ripristino del servizio del PATH a Lower Manhattan, insieme alla riapertura del sito del Trade Center al pubblico, resta una pietra miliare per il recupero della zona.

Quel giorno percorremmo il tratto da Jersey City a Lower Manhattan con lo stesso treno PATH che per ultimo aveva portato delle persone in salvo dal World Trade Center l'11/9. Mentre il treno entrava sferragliando nel tunnel ricostruito sotto il fiume Hudson, mi sentii onorato di essere una piccola parte di questo trionfo e umile per il fatto di essere al fianco di persone provenienti da tutta la regione che avevano lavorato così intensamente per ripristinare un servizio vitale che i terroristi avevano tentato di distruggere.

Le nostre vite sono un mosaico di momenti come questi. Alcuni sono importanti; la maggior parte è relativamente banale. Ma ogni momento è prezioso.

Se c'è una lezione da imparare dagli eventi dell'11 settembre, è che ogni giorno che passiamo su questo pianeta è un dono e ogni respiro è una benedizione.

Sta a ciascuno di noi dimostrare che siamo degni di questo regalo.

2011/10/19

L'oscillazione della Torre Sud all'impatto

di Paolo Attivissimo

English Abstract: NIST's high-speed playback of a video of the South Tower impact shot by Scott Myers dramatically highlights the extent of the swaying of the building and visually confirms survivor accounts. NIST used this video and other techniques to determine that the north-south oscillation of WTC2 was approximately 12 inches at the 70th floor and approximately 22 inches at the roof and that the period of the oscillation was approximately 11.4 seconds. Swaying continued for at least four minutes after the impact of UA175.

I due terabyte di documenti sulle indagini sull'11 settembre resi disponibili dal 9/11 Dataset Project sono una miniera immensa d'informazioni. Per esempio, nella sezione NIST Building Fire Research Laboratory Public FTP Archive c'è questo video dell'impatto del volo UA175 contro la Torre Sud (WTC 2) che rivela in modo drammatico, grazie all'ingrandimento e alla velocità di riproduzione fortemente accelerata, l'entità dell'oscillazione dell'edificio causata dallo schianto.


Questo è l'effetto di circa 118 tonnellate di alluminio, carburante, cargo e passeggeri che si schiantano a oltre 860 chilometri l'ora: un grattacielo di 450.000 tonnellate oscilla vistosamente, come se fosse scosso da un terremoto. Le persone nella Torre Sud si trovarono improvvisamente il pavimento che scivolava sotto i loro piedi fino a mezzo metro avanti e indietro. Questo video rende molto tangibili le numerose testimonianze di coloro che riferiscono di aver sentito scuotere l'intero edificio.

L'oscillazione sfugge facilmente se si osserva il video originale a velocità normale (che ha un'inquadratura più ampia ed è mostrato qui sotto nella versione tratta dallo stesso archivio NIST), perché le Torri Gemelle avevano facciate prive di grandi elementi distintivi e le sottili linee verticali delle finestrature si confondono tra loro. È comunque possibile percepire lievemente il movimento se ci si concentra sulle zone dalle quali fuoriesce fumo.


Il rettangolo rosso qui sotto indica la zona inquadrata nell'ingrandimento, che si trovava appena sotto i piani dal 78° all'84° che furono colpiti dall'aereo.



Va sottolineato che non si tratta di un'oscillazione dovuta a vibrazioni della telecamera: infatti il resto dell'immagine e dell'inquadratura non cambia. La telecamera era montata su un treppiede, secondo quanto risulta dal rapporto NIST NCSTAR 1-5A (Capitolo 7, pagina 103).

Lo stesso rapporto ha un'intera appendice, la K (pagina 915), che spiega in estremo dettaglio (40 pagine) la procedura utilizzata per l'analisi del video sfruttando l'effetto moiré prodotto dalla griglia di pixel della videocamera e dalle linee verticali delle finestrature della Torre Sud. Questa tecnica ha consentito di raggiungere un'incertezza di ±2,5 centimetri nella valutazione dell'oscillazione. L'interesse del NIST per quest'analisi è dovuto al fatto che, come dice il suo rapporto, “può consentire di capire la natura dei danni subiti del WTC 2”.

L'Appendice K dice che il video “fu ripreso da un balcone al tredicesimo piano situato a circa 300 metri ad est e leggermente a nord del WTC 2”, con un angolo di circa 12 gradi rispetto a una linea perpendicolare al centro della facciata del WTC2, e dura in totale 11 minuti dopo l'impatto. L'edificio in primo piano è “il 22 di Cortlandt Street, un edificio di 34 piani”.

Dall'analisi risulta che l'oscillazione massima nord-sud fu di circa 30 centimetri (12 pollici) al 70° piano e circa 55 centimetri (22 pollici) all'altezza del tetto. Quest'ultimo dato ha un margine d'errore di ±5 pollici (12 centimetri). Il periodo dell'oscillazione fu di circa 11,4 secondi ed è mostrato qui sotto nel grafico di Figura 7-18 del Capitolo 7 del rapporto NCSTAR 1-5A.


Come si può notare dal grafico, le oscillazioni continuarono a lungo (almeno quattro minuti). Con un periodo di circa 11 secondi e mezzo per un'oscillazione completa, l'effetto deve essere stato paragonabile al rollio di una nave.

2011/10/16

Jean Potter: il racconto di una sopravvissuta del WTC1

di Hammer. L'intervista originale in inglese è disponibile qui.

Sono appena trascorsi dieci anni dagli attentati dell'11 settembre e affinché non se ne perda la memoria, il gruppo Undicisettembre continua la propria opera di raccolta di testimonianze di chi ha vissuto sulla sua pelle quel giorno drammatico.

Questa volta proponiamo ai nostri lettori il racconto di Jean Potter, citata con il suo permesso, che al momento dello schianto del primo aereo si trovava all'ottantunesimo piano della Torre Nord dove lavorava come impiegata della Bank of America. Il marito di Jean, il pompiere Dan Potter, era assegnato temporaneamente alla squadra Ladder 10 e intervenne sulla scena del disastro.

Proprio in occasione del decennale degli attacchi la stessa Jean Potter ha pubblicato un prezioso libro dal titolo “By the Grace of God”, già recensito da Undicisettembre, in cui racconta in dettaglio la propria esperienza.

Ringraziamo Jean Potter per la cortesia e la disponibilità.


Undicisettembre: Cosa ricordi, in generale, di quella mattina? Ci puoi fare un breve racconto della tua esperienza?

Jean Potter: La giornata iniziò come al solito, se non per il fatto che dovevo arrivare al lavoro un po' prima, alle 7:30 anziché alle 8:00 solite, per prepararmi per una colazione di lavoro con i dirigenti del nostro ufficio della North Carolina. Il lavoro stava già procedendo a pieno ritmo e io stavo valutando se scendere nell'atrio per svolgere qualche commissione o restare alla mia scrivania in caso qualcuno avesse bisogno di me. Mentre pensavo "devo andare o devo restare"... un'esplosione tonante, più forte di qualunque altra cosa avessi mai sentito, attraversò il palazzo. Mi passò per la mente "non è la tua ora, siamo con te, tuo fratello è con te" (persi mio fratello nel 1999).

Il palazzo ondeggiò lateralmente e tememmo che potesse cadere e rovesciarsi. Il fumo riempì l'aria immediatamente, le piastrelle del soffitto caddero, le lampade ondeggiavano, le persone tentavano di restare in equilibrio... l'odore del carburante d'aereo pervase l'aria immediatamente. Uno dei nostri colleghi urlò "raggiungiamo le scale". Fortunatamente io ero proprio vicino a una rampa di scale. Scendemmo fino alla Sky Lobby del quarantaquattresimo piano, quando all'improvviso ci fu un'altra esplosione spaventosa e non riuscivamo a capire se fosse nel nostro palazzo o da dove venisse... avevo paura di guardare fuori dalla finestra, ma con la coda dell'occhio vidi palle di fuoco, detriti infuocati e carta che svolazzava nel cielo azzurro... era orribile. In quella Sky Lobby ci trovammo bloccati dall'ingorgo e un collega con cui stavamo scendendo ci condusse ad un'altra scala. Di nuovo, entrava fumo caldo e appiccicoso.

Iniziammo a vedere i pompieri che salivano intorno al venticinquesimo piano. Uno lo conoscevo: il Tenente Vincent Giammona. Mio marito guidava l'automezzo del Tenente Giammona alla Squadra 5. Gli presi il braccio e dissi "Vinny non metterti in pericolo". Vinny non ne uscì vivo quel giorno, che sarebbe stato il suo quarantesimo compleanno. Lasciò una moglie e quattro figlie bellissime.

Io uscii dalla Torre Nord esattamente alle 9:55, solo tre minuti prima che la Torre Sud crollasse. Mi allontanai a piedi di un isolato e improvvisamente sentii quest'orribile "boato" e pensai "forse questa è la mia ora, sto per morire, da che parte crollerà? Come posso correre per sfuggire a questa cosa per mettermi in salvo dopo aver sceso 81 piani con i tacchi?..." e un poliziotto mi trascinò in una stazione della metropolitana.

Mio marito Dan sopravvisse a ciò che viene chiamata "la zona nera in cui tutti sono morti" non una volta, ma due. Rimase sotto a entrambi i crolli e sopravvisse, grazie a Dio. C'è una sua foto famosissima, scattata 10 anni fa: seduto su una panchina fuori da casa nostra a Battery Park City. In quel momento pensava che io fossi morta quando era crollata la Torre Nord. Dovette forzare la porta di casa per entrare e fu raggiunto da una telefonata di suo padre che gli diceva che stavo bene e mi trovavo in una stazione dei Vigili del Fuoco a Chinatown. A quel punto mi venne a prendere. Quando arrivò, non in abiti civili come mi aspettavo, era in tuta da intervento con gli occhi iniettati di sangue. Gli chiesi "dove sei stato?" e mi rispose "non credo che tu voglia saperlo"....

Non potemmo tornare a casa per diverse settimane perché abitavamo a Battery Park City, dove sorgevano le Torri. Mio maritò subì un danno di salute l'11/9 e l'anno seguente dovette ritirarsi dal lavoro. Soffre di problemi polmonari e di asma. Nel dicembre 2001 ci trasferimmo a Bronxville, New York, e poi nel 2005 ci spostammo a Lords Valley, in Pennsylvania.

Gesù aveva un progetto per salvare la vita di mio marito che era iniziato il Venerdì Santo del 2001. Dan aveva iniziato a lavorare alla Squadra 5 di ritorno da un periodo di ferie. Il suo primo giorno di lavoro fu Venerdì Santo. C'era un altro pompiere (non il tipico pompiere, ovviamente) che gli stava rendendo la vita impossibile sugli argomenti più vari, l'ultimo dei quali era che Dan parcheggiava l'automobile alla Stazione dei Vigili del Fuoco visto che vivevamo a pochi minuti di distanza ed è impossibile trovare parcheggio a New York. Dan entrò nella stazione dei vigili del fuoco con i giornali e una torta per i "ragazzi" e quest'uomo gli venne incontro scendendo le scale e iniziò a spintonare mio marito (che è molto più grosso e forte di lui) cercando di innescare una lite con lui.

Mio marito lasciò cadere tutto, raccontò ai capi cosa stava succedendo è se ne andò dalla Stazione. Si assentò senza permesso. Non si può mai abbandonare la stazione... è come un'organizzazione militare, ma mio marito avrebbe potuto facilmente fargli molto male se lo avesse colpito, e mio marito non è un rissaiolo, è assolutamente un gentiluomo. Così  per noi iniziò un periodo molto agitato, perché dovette mettersi in malattia e decise di farsi trasferire dalla Squadra 5. Ne parlo nel mio libro... La mattina uscivo di casa dicendo "Gesù disse 'sono sempre con voi, non vi abbandonerò mai'". Nel mio cuore sapevo che c'era una motivazione molto forte per cui tutto questo stava accadendo. Quest'uomo era lo strumento che Gesù usò per fare uscire Dan da quella stazione. Se fosse rimasto alla Squadra 5, sarebbe sicuramente rimasto ucciso, visto che sarebbe stato in servizio quel giorno.

Ciò che è importante, e la ragione per cui ho scritto il libro, è onorare chi è morto, riportare il messaggio di Gesù, che non solo noi ci siamo salvati ma Lui ci ha tirati fuori dalla nostra ora più nera, e se può farlo per noi può farlo per chiunque, e donare parte dei proventi alle associazioni di beneficenza The Wounded Warrior Project e The FealGood Foundation.


Undicisettembre: Cosa puoi dirci delle persone che stavano uscendo dal palazzo? Erano nel panico o rimasero calme?

Jean Potter: Erano praticamente tutti in stato di shock. Non c'era panico. Quando fummo portati giù alla base delle Torri nell'atrio, c'era una catena umana di persone della sicurezza che ci urlavano "correte, veloce, correte". Dovevamo seguire questa catena umana fino a fuori dal palazzo.


Undicisettembre: Durante l'evacuazione della Torre Nord, ti ci volle molto tempo per uscire. In quel lasso di tempo quali erano le condizioni del palazzo?

Jean Potter: La scala divenne molto calda e fumosa con odore di carburante d'aereo (ovviamente in quel momento non sapevo cosa fosse). Non avevamo sentore di distruzione, ma ogni volta che qualcuno apriva una delle porte della scala che portavano ai piani, c'era fumo nei piani inferiori. Il carburante d'aereo era sceso attraverso le trombe degli ascensori e aveva appiccato incendi ai piani inferiori. L'unica altra esplosione che sentii fu quando ero nella Sky Lobby al quarantaquattresimo piano, era la Torre Sud che veniva colpita. Il mio capo disse che quando tornò nel suo ufficio per prendere il cellulare il pavimento era in forte pendenza, all'ottantunesimo piano eravamo proprio vicini alla zona dell'impatto. Anche quando eravamo nella lobby c'era devastazione totale, con tutte le spesse finestre della lobby esplose quando il palazzo si era deformato all'impatto.


Undicisettembre: Come fu l'evacuazione: ordinata o caotica? Immagino che le prove di evacuazione e le esercitazioni antincendio fossero molto frequenti: furono in qualche modo utili?

Jean Potter: L'evacuazione fu molto ordinata, ma la situazione era estrema. Facevamo spesso prove di evacuazione, ma non ci fu tempo di seguire le procedure standard che prevedevano di chiamare la lobby per ricevere istruzioni, dovemmo solo evacuare immediatamente. Comunque il sistema di comunicazioni nell'edificio non funzionava per via di come l'aereo vi era penetrato.


Undicisettembre: Cosa puoi dirci dei pompieri e dei soccorritori?

Jean Potter: Provai un enorme sollievo quando vidi i pompieri, sapevo che si sarebbero presi carico della situazione. 16 - 17 mila di noi si salvarono per via degli sforzi eroici dei pompieri e dei primi soccorritori e anche dei civili che aiutavano altri civili.


Undicisettembre: Nel tuo racconto hai detto di aver sentito una seconda esplosione, sai se era il secondo aereo che si schiantava contro la Torre Sud o se era un'esplosione di altro tipo?

Jean Potter: Era sicuramente il secondo aereo che entrava nella Torre Sud.


Undicisettembre: Durante la giornata sapevi cosa stava passando tuo marito? Avevi notizie da lui o riguardo a lui?

Jean Potter: Continuavo a pensare che mio marito fosse a Staten Island al corso da Tenente. Sono una persona discretamente intelligente, ma Dio mi ha fatto credere che fosse al sicuro a Staten Island e questo ha fatto sì che io prendessi un'altra direzione. Se avessi pensato anche solo per un momento che lui era sulla scena del disastro, sarei andata alla Stazione 10, la Stazione dei Pompieri di Liberty Street, e oggi sicuramente non sarei qui.


Undicisettembre: Dopo l'11/9 hai dovuto restare in hotel per alcune settimane perché la tua casa fu seriamente danneggiata. Cosa ti successe in quei giorni e com'erano la città e i suoi cittadini dopo la tragedia?

Jean Potter: Rimanemmo in albergo per tre settimane. Fu un periodo molto difficile per noi... cupo... spaventoso... eravamo colmi di stress post traumatico. Mio marito, anche se non era in salute, continuò a partecipare alle operazioni di ricerca e recupero. Fu un periodo carico di dolore. Le parole non lo descriveranno mai appieno. Credo che la città e la nazione si siano unite per aiutarsi. Dio benedica l'America!


Undicisettembre: Sei uscita dalla Torre Nord pochi minuti prima che la Torre Sud crollasse. La gente come reagì dopo il crollo?

Jean Potter: Usciia dal palazzo tre minuti prima che la Torre Sud venisse giù. Fortunatamente per me, un ufficiale di polizia mi trascinò in una stazione della metropoliatana, visto che non avrei potuto mettermi in salvo correndo dopo essere scesa per 81 piani con i tacchi. Le persone sembravano zombie, e so che lo sembravo anche io. Di nuovo, non si può dire a parole come è stato... ti dico solo che era come l'Inferno sulla terra. Camminavo in una neve grigia che stava cadendo, e mio marito era in una nuvola nera.


Undicisettembre: Cosa pensi delle teorie cospirazioniste che sostengono che l'11 settembre fu un autoattentato? La maggior parte sostiene che le Torri Gemelle furono imbottite di esplosivi, mai visti da nessuno, che le fecero crollare. Altre teorie più estreme sostengono che nessun aereo le colpì e che tutte le immagini viste in TV furono false; dicono che dei missili avrebbero colpito le Torri o che delle bombe sarebbero esplose all'interno. Qual è la tua opinione in proposito?

Jean Potter: MI MANDANO IN BESTIA E CHIEDEREI LORO "DOV'ERI L'11/9?" È veramente vergognoso.

Vorrei anche aggiungere che Dio ha tratto Dan e me in salvo dalla nostra ora più nera. Ci ha tratto in salvo e se lo ha fatto per noi in quel momento orribile delle nostre vite, può farlo anche per chiunque altro in ogni situazione.

Breve commento al nuovo video di Massimo Mazzucco

di Paolo Attivissimo

Massimo Mazzucco ha pubblicato un nuovo video di critica, principalmente dedicato al sottoscritto invece che all'11 settembre. Poiché non desidero abbassare questo blog al livello di queste inutili polemiche interpersonali, la mia replica, per chi fosse interessato, è qui su Disinformatico.info.

Chi volesse discutere il video di Mazzucco qui è pregato di leggere prima di tutto la mia replica e di attenersi esclusivamente alle tesi riguardanti gli eventi dell'11 settembre, lasciando da parte quelle che riguardano la mia persona.

In quanto alle presunte telefonate cellulari “nascoste” secondo Mazzucco dagli inquirenti, la questione è descritta e chiarita nell'articolo apposito di John su Undicisettembre.

An Interview with Jean Potter, WTC Survivor

by Hammer. An Italian translation is available here.

Ten years have passed since 9/11, and to preserve the memories of that day Undicisettembre is continuing to collect the accounts of the people who witnessed that dramatic day directly.

Today we are publishing an interview with Jean Potter with her kind permission. When the first plane hit, she was on the 81st floor of the North Tower, where she worked for Bank of America. Her husband, firefighter Dan Potter, had been assigned temporarily to Ladder 10 and was on the scene of the disaster.

On the tenth anniversary of the attacks, Jean Potter has published a valuable book, "By the Grace of God", which Undicisettembre reviewed here (in Italian). The book is a detailed account of her experience.

We thank Jean Potter for her kindness and willingness to share her thoughts.


Undicisettembre: What do you remember, generally speaking, about that morning? Can you give us a brief account of your experience?

Jean Potter: The day began as usual, except I needed to be at work a bit earlier, arriving at 7:30 AM instead of my usual 8:00 AM to prepare for a breakfast meeting with executives from our North Carolina office. Everything was up-to-speed and I was debating if I should run downstairs to the concourse to do some errands or stay at my desk in case I was needed for anything. As I am thinking "should I stay or should I go".... a thunderous explosion louder than anything I had ever heard ripped through our building. What came to me was "this is not your time, we are with you, your brother is with you" (I lost my brother in 1999).

The building swayed from side to side and we were afraid it was going to topple over. Smoke filled the air immediately, ceiling tiles were falling from the ceiling, lights were swaying, people were trying to regain their balance...the smell of jet fuel filled the air immediately. One of our associates yelled "get to the staircase". Fortunately I was right near a staircase. We made our way down to the 44th Floor Sky Lobby when all of a sudden another horrific explosion happened and we couldn't ascertain if it were our building or where it was coming from.... I was afraid to look out of the window, but out of the corner of my eye I could see fireballs, flaming debris and paper littering the clear blue sky....it was horrifying. We were gridlocked on that Sky Lobby and one of the associates who I was coming down with got us onto another staircase. Again, smoke was filtering in, it was warm and sticky.

We started seeing Firemen come up the stairs somewhere around the 25th floor, one of whom I knew, Lt. Vincent Giammona. My husband drove Lt. Giammona at Ladder 5. I grabbed his arm and said "Vinny be safe". Vinny never made it down that day, which would have been his 40th birthday. He left behind a wife and 4 beautiful daughters.

I came out of the North Tower at exactly 9:55 AM, just 3 minutes before the South Tower collapsed. I walked one block and all of a sudden I heard this horrible "rumbling" sound and thought "maybe this is my time, maybe I am going to die, which way is this building going to fall? how can I outrun this thing after walking down 81 flights in heels?..." and a NYC Police Officer pulled me into a subway station.....

My husband Dan survived what they refer to as "the black zone where everyone was killed", not once, but twice. He was underneath both building collapses and survived, By The Grace of God. There is a very famous photo of him taken 10 years ago seated on a bench outside of our apartment in Battery Park City, at which point he thought I had perished as the North Tower had just collapsed. He had to break into our apartment and a call came in from his father telling him that I was safe and at a firehouse in Chinatown, at which point he came to get me. When he arrived, not in civilian clothing as I expected, he was in his bunker gear, with blood-red eyes. I asked him "where were you?" and he responded "you don't want to know"....

We couldn't get home for several weeks as we lived in Battery Park City, where the Towers stood. He was injured on 9/11 and had to retire the following year. He does suffer from pulmonary issues and asthma as well. We moved in December of 2001 to Bronxville, NY and then in 2005, we moved to Lords Valley, PA.

Jesus had a plan to save my husband's life which began on Good Friday of 2001. Dan had gone into Ladder 5 after being on vacation. His first day back was Good Friday. There was this other fireman (not a typical fireman of course) who was always giving Dan a hard time about one thing or another, the most recent being was the fact that he parked his vehicle at the firehouse as we lived a few minutes from there and it is impossible to park in NYC. Dan walked into the firehouse with newspapers and cake for the "boys" when this guy comes downstairs and starts to push and shove my husband (who is a lot bigger and stronger than this guy) and is looking to start a fight with him.

My husband dropped everything, told his bosses what was happening and left the firehouse. He was AWOL (absent without leave). You never leave the firehouse... its run like a military organization, but my husband could have easily done a lot of harm to him if he hit him and my husband is no fighter, he is an absolute gentleman. Thus began a very tumultuous time for us, as he had to go on medical leave, and decided to transfer out of Ladder 5. I do discuss this in the book...I would leave the house in the morning saying "Jesus said 'I am always with you, I will never leave you'". I knew in my heart there was a very powerful reason for all of this happening. This guy was the tool Jesus used to get Dan out of the firehouse. If he were still at Ladder 5, he would certainly have been killed as he was scheduled to work that day.

What is so important and the reason why I wrote this book as to honor those who perished, to tell the message of Jesus, that not only were we spared, but HE pulled us through our darkest hour and if He can do that for us He can do that for anyone, and to donate a portion of the proceeds to The Wounded Warrior Project and The FealGood Foundation.


Undicisettembre: What can you tell us about people who were leaving the building? Were they panicking or did they remain calm?

Jean Potter: Everyone was pretty much in a state of shock. There was no panic. When we were brought down under the Towers in the Concourse of The World Trade Center there was a human chain of security workers screaming at us to "run, hurry, run". We had to follow this human chain out of the building.


Undicisettembre: During Tower 1's evacuation, it took you a long time to get out of the building. In that time, what were the conditions of the building?

Jean Potter: The staircase became very warm and smokey with the smell of jet fuel (of course I did not know what that was at the time). We didn't sense destruction but whenever someone opened one of the stairwell doors leading onto the floor, there was smoke down on the lower floors. The jet fuel had run down the elevator shafts igniting fires on lower floors. The only other explosion I heard was when I was in the Sky Lobby on 44, that is when the South Tower was hit. My boss has said that when he went to his office to retrieve his cell phone he was actually running "down hill", that's how close we, on the 81st floor, were to the impact zone. Also when we got to the lobby, there was complete devastation with all of the thick lobby glass windows blown out, as the building had twisted upon impact.


Undicisettembre: How was the evacuation: orderly or chaotic? I guess evacuation and fire drills were very frequent: did this training somehow help?

Jean Potter: The evacuation was very orderly, but as they say "all bets were off". We often had fire drills, but we had no time to follow the standard operating procedures of calling down to the lobby to get info, we just had to evacuate immediately. All of the communication was cut off in our building anyway, due to how the plane entered.


Undicisettembre: What can you tell us about the firefighters and the rescuers?

Jean Potter: I had a tremendous sense of relief when I saw the Firemen, I just knew they would take care of the situation. 16 - 17,000 of us survived due to the heroic efforts of the Firemen and First Responders and also civilians helping other civilians.


Undicisettembre: In your account you mention hearing a second explosion, do you know if it was the second plane crashing into the South Tower or if it was another kind of explosion?

Jean Potter:It was definitely the second plane going into the South Tower.


Undicisettembre: Throughout the day were you aware of what your husband was facing? Where you receiving any news from or about him?

Jean Potter: I kept thinking my husband was still in Staten Island at his Lieutenant's Study Course. I am a fairly intelligent person, but God kept me thinking that he was safe in Staten Island and that kept me walking in a different direction. If I thought for one moment he would be on-scene, I would have walked to 10 House, the firehouse on Liberty Street, and I certainly would not be here today.


Undicisettembre: After 9/11, you had to stay a few weeks in a hotel because your home was seriously damaged. What happened to you in those days and how were the city and its citizens in the days after the tragedy?

Jean Potter: We could not get home for 3 weeks. It was a very difficult time for us....eerie....frigtening...we were so filled with post traumatic stress. My husband, although injured continued doing rescue and recovery. It was a very grief-stricken time. Words can never really describe it fully. I believe the City and the country came together though, to help one another. God Bless America!


Undicisettembre: You came out of the North Tower a few minutes before the South Tower collapsed. How did people react after it collapsed?

Jean Potter: I cleared the building by 3 minutes before the South Tower came down. Fortunately for me, a Police Officer pulled me into a subway station, as I could not have outrun that collapse after walking down 81 flights in heels. People were like zombies, I know I was. Again, you can never express what it was actually like.....but I will say it was Hell on earth. I was walking in grey falling snow, and my husband was in the black cloud.


Undicisettembre: What do you think of conspiracy theories that claim that 9/11 was an inside job? Most of them say that the Twin Towers were filled with explosives (not seen by anyone) that caused them to collapse. Some more extreme theories say that no plane ever hit the towers and what we saw on TV were just fake images; they believe maybe missiles hit the buildings or a bomb exploded from inside. What's your opinion about them?

Jean Potter: THIS MAKES ME CRAZY AND I WOULD ASK THEM "WHERE WERE YOU ON 9/11?" This is absolutely disgraceful.

I would like to say how God pulled Dan and I through our darkest hour. He pulled us through and if He could do that for us during this horrific time in our lives, He can do that for anyone going through anything.

2011/10/15

Riaprono i commenti. Con moderazione

di Paolo Attivissimo

Sono passati dieci anni dall'11 settembre 2001 e gli eventi di quel giorno stanno scivolando dalla cronaca alla storia. La discussione su cosa effettivamente avvenne in quel limpido martedì di settembre può forse proseguire con toni più sereni ora che è stata superata la tappa psicologica del decennale, con il suo inevitabile riaccendersi di polemiche.

Per queste ragioni, e per consentire più agevolmente critiche costruttive e correzioni, Undicisettembre riapre da oggi a titolo sperimentale i commenti in questo blog. Verrà mantenuta la moderazione preventiva, per scoraggiare i provocatori e gli incivili che si sono presentati in passato e che avevano portato alla chiusura dei commenti. I commenti polemici e offensivi verranno cestinati; quelli civili verranno pubblicati, a prescindere dall'orientamento del loro contenuto.

Poiché il tempo che il gruppo Undicisettembre dedica attualmente a questo blog è limitato, le risposte ai commenti non sono garantite, ma tutti i commenti verranno letti e valutati. Inoltre le domande alle quali è già stata data risposta nelle FAQ (consultabili nella colonna di destra di questo blog) riceveranno come risposta soltanto l'invito a consultare le FAQ stesse.

Per evitare confusioni d'identità, potranno commentare soltanto gli utenti che si identificheranno con un nome o uno pseudonimo tramite il loro account Google o OpenID.

2011/10/12

Ferdinando Imposimato: “ordigni” nelle Torri Gemelle, NIST complice

di Paolo Attivissimo

Secondo Affaritaliani.it, “un avvocato italiano, l'ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato, sta preparando una denuncia al Tribunale internazionale penale dell’Aja” sostenendo che la CIA “pur sapendo che era in preparazione l’attentato alle Twin Towers... non fece nulla per fermarlo.”

Inoltre, sempre secondo quanto riferito ieri da Affaritaliani, per Imposimato le Torri Gemelle erano minate e gli esperti del NIST, che indagarono sul loro crollo, lo sanno e tacciono: “sanno che in quei due grattacieli erano stati collocati degli ordigni, così come in un terzo palazzo adiacente alle Torri Gemelle, la torre numero 7, che crollò su se stessa”.

Tuttavia i terroristi e gli aerei c'erano lo stesso: “diversi esponenti di vertice della Cia” dichiara infatti Imposimato “pur sapendo della presenza di terroristi nel territorio Usa fin dal gennaio 2001... e pur sapendo che essi erano arrivati a Los Angeles dal 15 gennaio 2001 per addestrarsi sugli aerei da usare come missili contro edifici americani, non informarono l’Fbi”. Queste affermazioni sembrano proporre uno scenario nel quale, insomma, i terroristi avrebbero schiantato gli aerei contro i bersagli ma nel contempo le Torri Gemelle sarebbero state anche minate per garantirne il crollo.

Le sue certezze si basano, a quanto risulta dall'articolo, sugli “scienziati e i testimoni che sono stati sentiti nella Ryarson University di Toronto lo scorso settembre, che hanno dimostrato come nelle cosiddette Torri Gemelle e nella terza torre, la numero 7, siano state inserite dolosamente bombe e ordigni incendiari ed altri elementi idonei ad accelerarne il crollo.”

Si riferisce, a quanto risulta, ai cosiddetti Toronto Hearings. In tal caso, gli “scienziati e testimoni” sarebbero quelli elencati qui, ossia:
  • Lance DeHaven-Smith (professore di scienze politiche)
  • David Ray Griffin (professore di filosofia della religione e teologia, in pensione)
  • Kevin Ryan (direttore di laboratorio di chimica)
  • Jay Kolar (insegnante di cinematografia, specializzato in teoria del film francese)
  • Paul Zarembka (professore di economia)
  • Barbara Honegger (analista e assistente speciale dell'assistente del presidente USA per la politica interna)
  • Richard Gage (membro dell'American Institute of Architects)
  • Michael Chossudovksy (professore emerito di economia)
  • Cynthia McKinney (ex membro del Congresso USA)
  • Graeme MacQueen (dottore in religione comparata, docente di studi religiosi)
  • David Chandler (insegnante di fisica)
  • Jonathan Cole (ingegnere)
  • Niels Harrit (docente di chimica in pensione)
  • Peter Dale Scott (professore d'inglese, ex diplomatico e poeta)
  • Laurie Manwell (dottoranda in neuroscienza comportamentale e tossicologia)
  • Mike Gravel (ex senatore USA)
Le qualifiche sono tratte da questa pagina del sito dei Toronto Hearings e dai rispettivi curricula pubblici. Il lettore noterà l'assenza di vigili del fuoco, esperti in incendi o in aeronautica o ingegneri strutturisti. Può sorprendere che Imposimato, a quanto pare, ritenga attendibili, come esperti di crolli e incendi, dei docenti di teologia comparata, dei professori di economia o degli insegnanti di cinematografia specializzati in teoria del film francese e che abbia formulato le proprie accuse di omertosa connivenza dei tecnici del NIST senza aver consultato degli esperti effettivi nelle materie in questione.

Questi sono i fatti noti fin qui. Chi ritiene che la figura di Ferdinando Imposimato sia garante di un atteggiamento autorevole e fondato sulla consultazione di periti di settore, come è prassi nei tribunali che Imposimato ha frequentato a lungo e con indubbia fama, potrebbe voler riconsiderare la propria valutazione ed esortarlo ad ampliare la gamma dei suoi esperti di riferimento.

In ogni caso, che si sia “complottisti” o “debunker”, è auspicabile che Imposimato riesca a condurre in porto la propria denuncia all'Aia, in modo da avviare l'indagine super partes che invoca nell'intervista telefonica rilasciata al sito Luogocomune.net. In tribunale, infatti, sarà necessario presentare quella ricostruzione alternativa dettagliata degli eventi che i sostenitori delle tesi alternative non sono ancora riusciti a formulare dopo dieci anni.

Sarà inoltre interessante vedere quali periti di parte, esperti nelle materie tecniche interessate dagli eventi dell'11 settembre, Imposimato riuscirà a presentare a supporto delle sue gravi accuse. C'è da augurarsi che le loro credenziali saranno più solide di quelle degli autoproclamati esperti dei Toronto Hearings, perché portare in tribunale poeti o teologi in qualità di periti sul comportamento dei grattacieli in acciaio in caso di grande incendio sarebbe una farsa offensiva che non rientra, presumibilmente, nelle intenzioni di Ferdinando Imposimato.

2011/10/10

“Zero2: nuova edizione, vecchi errori

di Hammer, con il contributo di Paolo Attivissimo

In occasione del decimo anniversario dell'11 settembre è uscito il libro di Giulietto Chiesa “Zero2, che a parte un'introduzione di 66 pagine dello stesso Chiesa ripropone lo stesso volume pubblicato con il titolo “Zero” nel 2007.

Stupisce anzitutto la scelta di pubblicare con un nuovo titolo un libro già edito, soprattutto considerando che la quarta di copertina parla di “nuove prove che smentiscono ciò che ci è stato raccontato”. A pagina 4 l'editore specifica che “La presente edizione ripropone da pag. 67 il testo già pubblicato da Edizioni Piemme con il titolo Zero”, ma crediamo che difficilmente chi si accinge ad acquistare il volume controlli cosa c'è scritto prima dell'introduzione. Il tutto sembra proprio una mossa commerciale per rifilare un libro in più ai lettori meno accorti.

Del resto lo stesso Chiesa a pagina 17 ammette candidamente che “Il volume, dovessi ri-progettarlo oggi, sarebbe arricchito da centinaia di nuovi contributi, da nuovi elementi, nuove prove, nuovi indizi, nuove scoperte circa la dinamica degli avvenimenti e i loro risvolti non immediatamente visibili”.

Una domanda sorge spontanea: signor Chiesa, ma se riconosce anche lei che il libro è obsoleto, perché lo ha ristampato? Perché non lo ha riprogettato come lei stesso suggerisce? In 4 anni ci pare che il tempo necessario ci sia stato, almeno avrebbe evitato di dare alle stampe un volume la cui introduzione, come vedremo, contraddice in diversi punti i successivi capitoli.

Del resto Giulietto Chiesa non risparmia nemmeno sé stesso: a pagina 22 dell'introduzione sostiene che il volo American Airlines 77 abbia, secondo il Rapporto della Commissione d'Inchiesta, colpito il Pentagono alle 9:37. Il dato è corretto, peccato che lo stesso Chiesa nel 2006, nell'introduzione al libro di William Rodriguez “11 settembre Bush ha mentito”, abbia invece sostenuto che lo schianto fosse avvenuto alle 9:40 e questo era, per l'autore, motivo di sospetti su presunte sincronie sospette, come già analizzato a suo tempo da Undicisettembre.

Questo modus operandi non ci sorprende più di tanto, conferma solo la tendenza dei complottisti a cambiare versione con la massima disinvoltura e senza mai farne menzione. Quella che Chiesa chiama “versione ufficiale” non è mai cambiata negli anni; le versioni complottiste cambiano invece con frequenza sorprendente.

A pagina 23 l'autore torna su uno dei suoi argomenti preferiti: la presunta assenza di ogni menzione al World Trade Center 7 nel Rapporto della Commissione d'Inchiesta. Scrive Chiesa: “[...] il 43% degli americani non aveva mai sentito parlare del WTC-7. Del resto tutti quelli che hanno letto il 9/11 Commission Report non potevano saperne niente perché in quelle 566 pagine non c'è una riga al riguardo.”

Okay, ormai è chiaro: Giulietto Chiesa non possiede una copia del Rapporto o, se ce l'ha, non l'ha mai letta. Signor Chiesa, se ne faccia una ragione. Questo argomento è falso, punto e basta. Il World Trade Center 7 è citato nel rapporto alle pagine 284, 293, 302, 305 come “7 WTC”. Per favore, vorremmo non tornarci più, è un dettaglio semplicissimo da verificare.

Sempre sul World Trade Center 7 il libro ha ancora altri spunti da offrire. In fondo a pagina 23, Chiesa lo descrive infatti come “Un edificio alto quasi 200 metri di 47 piani”. I dati sono corretti, peccato che nel capitolo di Claudio Fracassi (pagina 120 di “Zero2”, pagina 56 dell'edizione del 2007) si dica che il WTC7 è “un gigante di ben 60 piani”: come preannunciato il libro contraddice sé stesso.

Chiesa passa poi ad occuparsi del Pentagono e nella nota 42 di pagina 35 scrive una sciocchezza che fa accapponare la pelle a chiunque si occupi di 11/9 da più di cinque minuti. Scrive infatti nella nota “Incontreremo tra poco la storia dei due piloti che la versione ufficiale assegna al volo AA77. I loro nomi sono Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar e l'inchiesta non poté non rilevare che la loro esperienza di piloti era al di sotto del minimo accettabile per condurre un Boeing 757.”

Ad una prima lettura si può supporre che Chiesa si sia semplicemente sbagliato. Purtroppo no, infatti a pagina 45 ripete il concetto: “Prima tra tutte la scoperta che i due presunti piloti del volo AA77, quello che avrebbe colpito il Pentagono - Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar - alloggiarono [...] in quel di San Diego, California.”

Caro Chiesa, questa volta siamo d'accordo con lei: Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar non erano in grado di pilotare un aereo di linea. Infatti nessuno si è mai sognato di dire che fossero loro i piloti dirottatori del volo AA77: il pilota di AA77 fu Hani Hanjour, che aveva conseguito il brevetto di pilota commerciale.

Proseguendo la lettura scopriamo a pagina 39 che finalmente Chiesa riconosce che sul prato antistante il Pentagono siano stati abbattuti cinque pali della luce dall'“oggetto misterioso” (espressione di Chiesa) che ne ha colpito la facciata. L'errore, però, non è stato corretto nel capitolo di Andreas von Bülow, che ancora riporta (pagina 143 di “Zero2, pagina 79 di “Zero” del 2007) che sarebbe stata abbattuta “una serie di semafori”.

Giunti a questo punto della lettura ci è venuto il dubbio di aver frainteso la quarta di copertina. Forse le “nuove prove” non smentiscono ciò “che ci è stato raccontato” dalla Commissione d'Inchiesta, ma quello che è stato dichiarato da Chiesa e dal suo entourage negli ultimi quattro anni.

Come detto, i capitoli seguenti sono quelli già editi senza nessuna variazione. Ecco qualche esempio delle assurdità tecniche verificabili, degli errori e delle incoerenze che vi si possono trovare: l'elenco verrà ampliato man mano che prosegue la lettura. Fra parentesi è indicato il numero di pagina corrispondente dell'edizione 2007.

  • Pagina 144 (80): c'è scritto ancora che il Pentagono sarebbe stato colpito da un “parassita militare”: espressione completamente priva di senso. Sono quattro anni che aspettiamo che qualcuno ci spieghi cos'è un “parassita militare”: magari ci faranno questo favore prima che escano “Zero3 e “Zero4.
  • Pagina 144 (80): “Le torri erano sostenute da quarantasette piloni centrali in acciaio [...] controventati a dei pilastri esterni sempre in acciaio a 236 metri di distanza”. Chiesa, per opera di Andreas von Bülow, ci sta dicendo che le Torri Gemelle avevano pilastri esterni situati a oltre duecento metri dalle Torri stesse. Un'assurdità architettonica piuttosto evidente anche per i non addetti ai lavori. Un semplice esame delle fotografie d'epoca conferma che tali pilastri esterni sono un'invenzione di von Bülow.
  • Pagina 173 (109): nel capitolo scritto da Jürgen Elsässer si afferma che “sono più che legittime le indagini volte a dimostrare che gli aerei dirottati furono comandati a distanza da terra [...] oppure che il Pentagono non fu colpito da un aereo ma da un missile cruise”. Entrambe sono asserzioni abbandonate da tempo dai principali sostenitori delle tesi di complotto, per esempio perché è pittosto difficile che i 55 testimoni oculari dell'impatto al Pentagono abbiano confuso un missile Cruise, lungo sei metri, con un aereo di linea lungo quasi cinquanta.
  • Pagina 180 (116): si dice che “tutto ciò che i due [Ramzi Binalshibh e Khalid Sheikh Mohammed] raccontarono sui fatti dell'11/9 dopo il loro arresto fu divulgato solo con la mediazione delle autorità statunitensi”, ma si omette di dire che i due avevano già confermato il loro racconto nel 2002, quando erano uomini liberi, al giornalista di Al Jazeera Yosri Fouda, come descritto nel libro Masterminds of Terror (in italiano Le menti criminali del terrorismo, Newton e Compton Editori).
  • Pagina 223 (159): Steven Jones scrive che “La Torre più vicina distava circa trecento metri dal WTC7”. È errato: la distanza dalla Torre Nord (WTC1) era di 112 metri. La distanza asserita, quasi tripla rispetto a quella reale, fa sembrare impossibile che il crollo delle Torri abbia avuto effetto sul WTC7.
  • Pagina 287 (223): Webster Tarpley scrive di “presunte chiamate telefoniche partite dai cellulari delle vittime dei dirottamenti” attribuendo alla “versione ufficiale” quest'origine delle chiamate. Ma la “versione ufficiale” afferma tutt'altro: tutte le 66 chiamate, tranne due brevi, provennero dai telefoni di bordo degli aerei, non dai cellulari, e quindi non erano affatto impossibili come si vuole insinuare.
  • Pagina 289 (225): “Grazie alla tecnologia Global Hawk, si possono anche controllare a distanza gli aeroplani intercettati”. Qualunque pilota di aereo di linea sa che questa è un'asserzione tecnica del tutto priva di fondamento.
  • Pagina 353 (289): Thierry Meyssan afferma che “gli individui accusati di aver dirottato gli aerei non figuravano sulle liste d'imbarco”, ma in realtà erano presenti nelle liste d'imbarco, che ne indicano anche i posti, confermati oltretutto dalle telefonate fatte dalle assistenti di volo durante i dirottamenti.

Se dovessimo dare un voto a questa pubblicazione, pur attingendo al massimo della nostra magnanimità, non daremmo nemmeno un 5 di incoraggiamento. L'unico voto che ci sentiamo di dare è un inevitabile zero. Oppure Zero2: tanto è uguale.

2011/09/30

L'Iran e il cospirazionismo: l'opinione di al-Qaeda

di Brain_Use

Persino al-Qaeda è stanca di sentire assurde teorie cospirazioniste sull'11 settembre.

La scorsa settimana, infatti, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha nuovamente insinuato, durante il suo discorso all'Assemblea Generale dell'ONU, che l'uccisione di Osama bin Laden potesse far parte della grande cospirazione per nascondere i veri colpevoli degli attentati dell'11 settembre 2001.

Al-Qaeda ha risposto sul numero autunnale del suo periodico in lingua inglese pubblicato nella penisola araba, “Inspire”, dedicato a commemorare il decimo anniversario degli attacchi, con una copertina che riporta un’immagine grafica delle Twin Towers contro un cielo nuvoloso. Nella testata si legge “La più grande operazione speciale di tutti i tempi”.

L'articolo di risposta ad Ahmadinejad, a firma Abu Suhail, compare a pagina 4, è etichettato “Opinion” e intitolato Iran and the Conspiracy Theories e dà una definizione netta delle teorie cospirazioniste: “ridicole” e “contrarie ad ogni logica e a tutte le prove”.

L’autore, sostanzialmente, accusa l’Iran, paese a maggioranza sciita, di non supportare il gruppo terroristico sunnita a causa delle tante animosità religiose e di condurre una guerra solo verbale nei confronti del Grande Satana statunitense per ragioni di comodo politico.

Leggiamone qualche tratto:

"There have been plenty of conspiracy theories surrounding the events of 9/11. These conspiracy theorists believe that the U.S. government manufactured the attacks while others believe that it was the Israeli Mossad who was behind them."

Ci sono molte teorie cospiratorie sugli eventi dell'11/9. Questi cospirazionisti credono che gli attacchi furono organizzati dal governo americano mentre altri pensano che dietro ad essi ci fosse il Mossad israeliano.


"The prescribers to these theories have been some scattered individuals here and there who do not posses the research capabilities and capacities that are only available to governments. However, there has been one exception: the government of Iran."

I sostenitori di queste teorie sono stati alcuni individui sparsi qua e là, privi delle necessarie risorse e capacità di ricerca, che sono disponibili solo ai governi. Tuttavia c'è stata un'eccezione: il governo dell'Iran.


"The Iranian government has professed on the tongue of its president Ahmadinejad that it does not believe Al Qaeda was behind 9/11 but rather, the U.S. government. So we may ask the question: why would Iran ascribe to such a ridiculous belief that stands in the face of all logic and evidence?"

Il governo iraniano ha dichiarato, per bocca del suo presidente Ahmadinejad, di non credere che l’attacco dell’11 settembre fu opera di al-Qaeda ma piuttosto del governo americano. Quindi possiamo porre questo interrogativo: perché l’Iran dovrebbe sostenere questa tesi ridicola che stride con ogni logica e ogni prova?”


"If Iran was genuine in its animosity towards the U.S., it would be pleased to see another entity striking a blow at the Great Satan but that’s not the case. For Iran, anti-Americanism is merely a game of politics."

Se l'Iran fosse sincero nel suo atteggiamento bellicoso verso gli Stati Uniti, sarebbe soddisfatto di vedere un altro soggetto che infligge un duro colpo al Grande Satana, ma così non è. Per l'Iran, l'antiamericanismo è semplicemente un gioco politico.


"For them, Al Qaeda was a competitor for the hearts and minds of the disenfranchised Muslims around the world. Al Qaeda, an organization under fire, with no state, succeeded in what Iran couldn’t. Therefore it was necessary for the Iranians to discredit 9/11 and what better way to do so? Conspiracy theories."

Per costoro, al-Qaeda era un rivale nella conquista dei cuori e delle menti dei musulmani diseredati di tutto il mondo. Al Qaeda, un'organizzazione sotto tiro, senza uno stato, è riuscita in quello che l'Iran non riusciva a fare. Perciò era necessario per gli iraniani screditare gli eventi dell'11 settembre, e quale modo migliore di farlo? Le teorie della cospirazione.


"Iran and the Shi’a in general do not want to give Al Qaeda credit for the greatest and biggest operation ever committed against America because this would expose their lip-service jihad against the Great Satan."

L'Iran e gli sciiti in generale non vogliono accreditare ad al-Qaeda la più grande e vasta operazione mai portata avanti contro l'America, perché questo smaschererebbe la loro jihad di sole chiacchiere contro il Grande Satana.

Una piccola nota amaramente ironica: sul periodico satirico online The Onion comparve nel 2008 un video che immaginava una situazione simile, con un rappresentante di al-Qaeda impegnato a smentire in un'intervista l'ennesimo libro-bufala di stampo cospirazionista.

2011/09/28

Due parole sulla “denuncia-querela” di Giulietto Chiesa

di Paolo Attivissimo

Il 22 settembre scorso Giulietto Chiesa ha annunciato (usando anche la formula curiosa del comunicato stampa) di aver “presentato una denuncia-querela, alla Procura della Repubblica di Roma” contro di me in relazione a questo mio articolo. La sua “denuncia-querela”, datata 15 settembre, è consultabile pubblicamente presso Comunicati.net.

I dettagli surreali della vicenda sono sul blog Il Disinformatico, ma in estrema sintesi Chiesa ha preso una mia frase palesemente ironica, l'ha isolata impropriamente dal suo contesto e l'ha interpretata come un'accusa seria nei suoi confronti.

Considerato il curriculum professionale di Giulietto Chiesa, è perlomeno bizzarro che qualcuno possa prendere sul serio la mia ipotesi satirica che lui sia “un agente del Nuovo Ordine Mondiale, infiltratosi tra i ricercatori delle verità alternative per screditarli [...] oppure [...] il più sottile satirista della storia dell'umanità”, ma a quanto pare è successo.

È interessante notare che nel comunicato stampa di annuncio della sua “denuncia-querela” Chiesa pubblicizza il suo nuovo libro di tesi alternative sull'11 settembre e la costituzione di un gruppo di “22 esperti” sullo stesso tema, nonostante tutto questo non abbia nulla a che fare con l'argomento della “denuncia-querela” (il mio articolo, infatti, riguardava l'economia).

Ai lettori di Undicisettembre vorrei chiarire che questa novità non imbavaglierà né me né gli altri autori del gruppo Undicisettembre e non altererà in alcun modo la nostra critica tecnica alle asserzioni di Giulietto Chiesa o di chiunque altro, che continueranno ad essere esaminate attraverso il vaglio sereno dei fatti.

2011/09/20

Nuove immagini di rottami d’aereo e danni al Pentagono

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

L'FBI ha pubblicato un video e una serie di immagini in gran parte inedite dei danni e dei rottami d'aereo al Pentagono.

Il video non mostra nulla di particolarmente significativo: si tratta di immagini piuttosto confuse dell'esterno del Pentagono che iniziano poco dopo l'impatto, quando i mezzi di soccorso erano già arrivati ed entrati in azione ma prima del crollo parziale della facciata dell'edificio, e proseguono anche dopo il crollo. Gli unici dettagli d'interesse di questo video sono alcune immagini, peraltro già viste, dei lampioni abbattuti e le panoramiche che mostrano chiaramente che la presunta “collinetta” davanti alla facciata colpita, lungo la traiettoria dell'aereo delineata dai lampioni abbattuti, semplicemente non esiste. A 12 minuti circa si notano brevemente due persone che documentano fotograficamente oggetti nel prato del Pentagono.


Danni alla facciata esterna



9-11 Pentagon Exterior 8 (link all'originale)


9-11 Pentagon FBI 5 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 7 (link all'originale)


9-11 Pentagon FBI 3 (link all'originale)


9-11 Pentagon Emergency Response 2 (link all'originale)


9-11 Pentagon Emergency Response (link all'originale)


9-11 Pentagon Emergency Response 3 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 1 (link all'originale)


La breccia d'uscita e i rottami d'aereo nell'A-E Drive



9-11 Pentagon Exterior 6 (link all'originale).


Dettaglio ingrandito della zona centrale della foto precedente: si notano un frammento di pneumatico e un cerchione compatibili con quelli di un Boeing 757.


9-11 Pentagon Exterior 4 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 5 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 3 (link all'originale)


Dettaglio della foto precedente. Si notano rottami con forme e rivettature tipiche d’aereo.


9-11 Pentagon FBI 6 (link all'originale)


9-11 Pentagon FBI 2 (link all'originale)


9-11 Pentagon Exterior 2 (link all'originale)


FBI team at the Pentagon (link all'originale)


Danni interni



9-11 Pentagon FBI 4 (link all'originale)


9-11 Pentagon Interior 12 (link all'originale)


Pentagon Interior (link all'originale)


Vedute aeree



9-11 Pentagon Overhead 1 (link all'originale)


9-11 Pentagon Overhead (link all'originale)


Dettaglio della foto precedente. Si notano il generatore danneggiato (a sinistra) e la posizione delle bobine di cavo (a destra in alto), entrambi elementi controversi secondo le tesi alternative.


Rottami d'aereo sul prato del Pentagono



9-11 Pentagon Debris (link all'originale)


9-11 Pentagon Debris 1 (link all'originale).
Questa fotografia era già stata pubblicata nel libro Pentagon 9/11 (2007).


9-11 Pentagon Debris (link all'originale)