2009/12/17

There But for the Grace of God

by Bruce

Note from the Undicisettembre editors: The following text was written on 12 September 2001 by a survivor of the World Trade Center attack who was in the North Tower when Flight AA11 hit the building. He has requested to be named only as Bruce. The text is published with his permission. Photographs are taken from Undicisettembre's image database. An Italian translation is available here.

On Tuesday morning at 7:am I was at my desk, as I am every weekday. Usually I go out of the building about 8:30 for breakfast, but on this Tuesday I was very busy so I continued with the work at hand. At 8:45 I heard a loud bang, my first thought was thunder, I continued to complete the thoughts I was documenting. Within seconds it seemed like all the air around me was sucked out, my ears popped. I stood up and looked out the window; I saw large chunks of debris falling by the window. Only one thought went through my mind, 'OH MY GOD!'

I had no idea what was going on, I only knew I had to get out of the building. I was on the 71st floor of World Trade 1. I ran for the closest staircase. I saw a co-worker at the end of the hall when I got there, he had a questioned look on his face but I could not speak, I just kept running. Fortunately he made it out okay, otherwise I would not have been able to forgive myself for not telling him what I saw. I flew down 20 or 30 floors before the stairwell backed up with people trying to get out.

The people were great; everyone was courteous and helpful towards others. Everyone moved over when the firefighters needed to get up, and when the wounded needed to get down. When I got to the 5th floor I felt a wind in my face, I thought great I'm almost out. Then the wind was so strong it was pushing me up the stairs. The stair well filled with smoke, the lights went out, and the build began to shake. This was the first moment when panic set in. I did not know if I would pass out from the smoke or be able to find my way out. We started going up, as people from below said we cannot get out this way. We exited the stairwell at the first floor we came to that had reentry.

The lights were still out; there was a foot of water on the floor. We went to the end of the hall to find another stairway, only to find hotwires dangling and sparking from the ceiling. We went back and up one more flight of steps. Here we found firefighters that guided us to another stairwell. We went down with a river of water flowing at our feet and finally came to an end of the steps; I walked out into a room that seemed completely foreign to me. I asked a firefighter, where am I. He told me just keep moving.

It took me a few moments to realize I was in the lobby I had gone through everyday many times. It was filled with smoke, dust, and debris. We were guided to an exit, once outside you could not tell you were out. It looked just as it did inside. The streets were deserted, covered in a foot of soot and debris. I looked up to get my first look at what had happened. I was stunned when I saw only one of the Twin Towers.

The air was unbreathable where I was, so I started to go north. I went about 10 blocks before I came to a place were I could breathe again. I stopped to clear my eyes and lungs to experience another rumbling, like an earthquake. I turned and looked up at the building I had just escaped from it to see it crumble and fall. These 2 buildings that have been a part of my life for more than 30 years were gone. I could not believe, I still cannot believe what has happened. My world has changed forever. It can never be the same. It can never be fixed.

I found a phone to call my family, to let them know I got out. And I started to walk; I walked for more than 8 miles until I came to the home of my parents on the Upper East Side. I went to their apartment where they were waiting for me and I collapsed, physically and mentally. I wanted to keep going, to go to Long Island to my wife and children, but I could not move, I had to stay the night.

It took me an hour and a half to get out of the building. 10 minutes to get to a safe spot before the building came down. I realized how lucky I was. I knew many thousands were not as lucky as I was. I was sure many of my co-workers had to die, but I was very happy to find out I was wrong about that. I was the last of my team to report into the home office in Denver; my group had made it out. I continue to think about those firefighters that were going up, when I was going down. There is no way they came out. I thank God that I got out.

Ne sono uscito, ma per grazia di Dio

di Bruce

Nota di Undicisettembre: Pubblichiamo di seguito un testo scritto il 12 settembre 2001 da un sopravvissuto all'attacco al World Trade Center che si trovava nella Torre Nord al momento dello schianto del volo American Airlines 11 e che ha chiesto di essere citato con il solo nome Bruce. Il testo è stato da noi tradotto in italiano e pubblicato con il permesso dell'autore. Le immagini a corredo sono di repertorio. La versione originale è pubblicata qui.

Martedì mattina alle 7 ero alla mia scrivania, come ogni giorno della settimana. Di solito esco dall'edificio verso le 8:30 per colazione, ma questo martedì ero molto impegnato e ho continuato il lavoro che stavo facendo. Alle 8:45 ho sentito un forte botto: il mio primo pensiero è stato che si trattasse di un tuono e ho continuato a completare i pensieri che stavo scrivendo. Pochi secondi dopo mi è sembrato che tutta l'aria attorno a me venisse risucchiata, mi si sono tappate le orecchie. Mi sono alzato e ho guardato fuori; dalla finestra ho visto grossi pezzi di macerie che cadevano. Solo un pensiero mi è passato per la mente: "Oh mio Dio!"

Non avevo idea di cosa stesse succedendo, sapevo solo di dover uscire dal palazzo. Ero al 71° piano del World Trade Center 1. Sono andato di corsa alla scala più vicina. Quando sono arrivato nell'atrio ho visto un collega dal lato opposto, aveva un'espressione interrogativa ma io non riuscivo a parlare, ho soltanto continuato a correre. Fortunatamente ne è uscito vivo, altrimenti non avrei potuto perdonarmi di non avergli detto quello che avevo visto. Sono sceso di corsa per 20 o 30 piani prima che la scala si riempisse di persone che tentavano di uscire.

La gente era straordinaria; tutti erano cortesi e si aiutavano a vicenda. Tutti si facevano da parte quando i pompieri dovevano salire e quando i feriti dovevano scendere. Quando sono arrivato al quinto piano, ho sentito un vento in faccia e ho pensato "bene, sono quasi fuori". Poi il vento è diventato così forte che mi spingeva su per le scale. Le scale si sono riempite di fumo, le luci si sono spente e l'edificio ha iniziato a tremare. Questo è stato il primo momento in cui si è diffuso il panico. Non sapevo se sarei svenuto per il fumo o se avrei trovato un'uscita. Abbiamo cominciato a risalire, perché la gente che stava più in basso ci ha detto che di lì non si poteva uscire. Abbiamo abbandonato la tromba delle scale al primo piano dotato di collegamento alle scale che siamo riusciti a raggiungere.

Le luci erano ancora guaste, a terra c'erano trenta centimetri d'acqua. Abbiamo attraversato l'atrio per cercare un'altra tromba di scale, ma abbiamo trovato cavi elettrici scoperti che pendevano dal soffitto facendo scintille. Siamo tornati indietro e abbiamo risalito un'altra rampa di scale. Qui abbiamo trovato dei pompieri che ci hanno guidato fino a un'altra tromba di scale. Siamo scesi con un torrente d'acqua che scorreva ai nostri piedi e finalmente siamo arrivati alla fine degli scalini; ne sono uscito entrando in una sala che mi sembrava del tutto sconosciuta. Ho chiesto a un pompiere "dove mi trovo?". Mi ha detto semplicemente di continuare a camminare.

Mi ci è voluto qualche momento a capire che ero nella lobby che attraversavo varie volte al giorno quotidianamente. Era piena di fumo, polvere e macerie. Siamo stati guidati verso l'esterno, una volta fuori non si capiva di essere usciti. Era tutto come all'interno. Le strade erano deserte, coperte da una trentina di centimetri di polvere e macerie. Ho guardato in su per vedere per la prima volta cosa era successo. Sono rimasto sconvolto quando ho visto solo una delle Torri Gemelle.

L'aria era irrespirabile dove mi trovavo, quindi ho cominciato a camminare verso nord. Ho camminato per circa dieci isolati prima di arrivare in un posto dove potevo respirare di nuovo. Mi sono fermato per liberarmi gli occhi e i polmoni e ho sentito un altro rombo, come un terremoto. Mi sono girato e ho visto l'edificio dal quale ero appena uscito che si sbriciolava e crollava. Questi due palazzi che erano stati parte della mia vita per oltre trent'anni non c'erano più. Non potevo crederci, ancora adesso non riesco a credere a ciò che è successo. Il mio mondo è cambiato per sempre. Non potrà mai più essere lo stesso. Non potrà mai essere riparato.

Ho trovato un telefono per chiamare la mia famiglia, per fare sapere loro che ne ero uscito. E ho cominciato a camminare; ho camminato per più di 12 chilometri, fino ad arrivare alla casa dei miei genitori nell'Upper East Side. Lì mi stavano aspettando e io sono crollato, fisicamente e mentalmente. Volevo proseguire fino a Long Island, da mia moglie e dai miei figli, ma non riuscivo a muovermi, ho dovuto fermarmi per la notte.

Mi ci è voluta un'ora e mezza per uscire dal palazzo. Dieci minuti per trovare un posto al sicuro prima che l'edificio crollasse. Mi sono reso conto di quanto ero fortunato. Sapevo che molte migliaia non erano state fortunate quanto me. Ero sicuro che molti miei colleghi fossero morti, ma sono stato molto felice di sapere che mi sbagliavo. Sono stato l'ultimo del mio gruppo a dare notizie alla sede dell'azienda a Denver; il mio gruppo era riuscito a uscire. Continuo a ripensare a quei pompieri che salivano mentre io stavo scendendo. E' impossibile che siano riusciti a venirne fuori. Ringrazio Dio di essere uscito.

2009/12/09

Rottami d'aereo al WTC: il carrello di UA 175 al 45 di Park Place

di Paolo Attivissimo

Il New York Times ha pubblicato un'immagine e alcuni dettagli del carrello del volo UA175, il secondo velivolo che colpì le Torri Gemelle.

La figura qui accanto, tratta dal capitolo 1 del FEMA Building Performance Study (2002), indica la traiettoria di un frammento del Boeing 767 della United Airlines che colpì il WTC2 alle 9.03.

Il New York Times riferisce che il frammento, etichettato nella figura come "landing gear", ossia "carrello", trapassò il tetto e due solai dell'edificio al 45 di Park Place, un edificio di cinque piani, in un'area che all'epoca ospitava una filiale della catena di negozi Burlington Coat Factory. Secondo il rapporto FEMA (sezione 7.7), l'impatto asportò tre travi del solaio del piano superiore dell'edificio.

Al momento dell'impatto il negozio non aveva ancora aperto e i dipendenti stavano facendo colazione nel seminterrato. Non vi furono feriti.

La fotografia è attribuita dal Times a Kukiko Mitani, moglie dell'allora proprietario dell'edificio, e non sembra mostrare il frammento d'aereo nella condizione in cui fu trovato all'impatto. E' infatti legato e collocato su un carrello, in un'area priva di altri detriti. Non è chiaro se la fotografia sia recente o risalente all'epoca immediatamente successiva agli attentati.

Tuttavia l'edificio risulta ancora oggi in gran parte abbandonato e lasciato com'era, secondo il quotidiano: "il tetto rattoppato era facilmente visibile in una visita recente all'edificio, insieme a tracce della sua repentina evacuazione: sacchetti di cibo rimasti tuttora in un frigorifero del personale al quinto piano e, ancora più inquietante, un foglio del registro dei collaudi del sistema d'allarme d'emergenza, che reca la firma d'inizio turno per l'11/9, ma nessuna firma di fine turno".



L'immagine si aggiunge alle molte altre di rottami dei due velivoli civili disponibili sia su Undicisettembre, sia presso siti come Debunk 9/11 Myths.

2009/12/01

Non aprite quella porta...

di John e Brain Use.

"La porta di accesso alla cabina di pilotaggio del Volo 77 è rimasta chiusa per tutto il volo, quindi nessun terrorista ha potuto accedervi".

E' questa l'ultima trovata del complottismo undicisettembrino, urlata ai quattro venti dal sito PFT (Pilots for Truth) e tosto ripresa dai siti complottisti di mezzo mondo, compresi il nostrano Luogocomune e quello di Zero.

Ricostruiamo la vicenda.

Robert Balsamo, responsabile del sito PFT, il 27 novembre 2009 ha scritto una "new" affermando che "Newly decoded data provided by an independent researcher and computer programmer from Australia exposes alarming evidence that the reported hijacking aboard American Airlines Flight 77 was impossible to have existed. A data parameter labeled "FLT DECK DOOR", cross checks with previously decoded data obtained by Pilots For 9/11 Truth from the National Transportation Safety Board (NTSB) through the Freedom Of Information Act."

Traduciamo: "Dati recentemente decodificati, forniti da un ricercatore indipendente e programmatore di computer australiano, rivelano prove inquietanti che il presunto dirottamento a bordo del volo American Airlines 77 non era fisicamente possibile. Un parametro denominato "Porta di accesso alla cabina di pilotaggio" va a incrociarsi con i dati precedentemente decodificati che Pilots For 9/11 Truth aveva ottenuto dal National Transportation Safety Board (NTSB) grazie al Freedom Of Information Act."

Che vuol dire?

Vuol dire che questo "ricercatore indipendente" avrebbe estratto, dai dati della "scatola nera" del Volo 77, il parametro che indica se la porta di accesso al cockpit (cabina di pilotaggio) è aperta o chiusa. 

Il dato, che sarebbe aggiornato ogni 4 secondi, mostrerebbe che per tutta la durata del volo la porta è rimasta sempre chiusa. Quindi – sempre secondo i complottisti – nessun estraneo, nessun terrorista, l'avrebbe aperta per accedere alla cabina di pilotaggio.

Ebbene, la notizia è l'ennesima gigantesca bufala.

Innanzitutto il parametro Flight Deck Door non è compreso tra quelli elaborati dall'NTSB, l'ente specializzato in questo tipo di indagini. Infatti nella relazione investigativa dell'NTSB datata 31 gennaio 2002, gli specialisti hanno elencato i parametri estratti dalla "scatola nera". Tra essi non c'è il parametro in questione, che invece è elencato sotto la voce "Parametri non funzionanti o non validati".

Ciò può significare due cose: o la registrazione di quel parametro era danneggiata, oppure il parametro non era funzionante in quanto il relativo sensore era assente o disattivato.

Ebbene, quest'ultima è la circostanza corretta. American Airlines 77 era un Boeing 757 costruito nel 1991 (scheda ASN). Come si evince dai documenti tecnici relativi al sistema di parametri dell'FDR dei velivoli di quel modello, il sensore relativo all'apertura o chiusura della porta di accesso alla cabina di pilotaggio è stato montato soltanto nei velivoli prodotti a partire dal 1997.

Quindi il parametro in questione non poteva segnalare l'apertura della porta, semplicemente perché il relativo sensore non c'era. E questo spiega perché l'NTSB ha inserito il parametro sotto la voce "Non funzionante o non validato".

Ulteriore conferma, semmai ve ne fosse bisogno, è data dal fatto che i dati della scatola nera, proprio quelle informazioni che il "ricercatore indipendente" dice di aver estratto dai file forniti dall'NTSB, dimostrano che il parametro in questione era impostato su CLOSED (ossia porta chiusa) anche per tutti i voli precedenti (per un totale di circa 40 ore) registrati dallo strumento.

A meno di sostenere che piloti e assistenti di volo accedevano al cockpit attraverso i finestrini, non si recavano mai alla toilette e non ricevevano i pasti o almeno un caffè dagli assistenti di volo, l'ennesima sparata complottista è quindi sbufalata in pochi minuti e ridotta a un miserevole rantolo.

Quanto accaduto, però, dimostra la sconcertante incompetenza di Pilots For Truth (e non è la prima volta che succede) e dei suoi piloti, veri o sedicenti che siano, oltre alla facilità con cui alla bufala hanno abboccato tutti i maggiori complottisti italiani.

Ci spiace aver loro spezzato l'illusione di aver trovato la "pistola fumante" che cercano invano da otto anni.

Anzi... non ci spiace affatto!