2008/12/30

I piloti della SkyEurope fanno “virate impossibili”

di Mattia Butta

Una delle bufale più datate, ma sempre attuale, sull'attacco al Pentagono è quella della “virata impossibile”. Si è già parlato di questo argomento, ma forse qualche dettaglio in più può essere utile.

Lo scorso 19 dicembre ho preso un volo SkyEurope da Praga a Bergamo. Ho misurato tutto il tracciato con il mio orologio GPS (un Garmin Forerunner 305). Quando sono arrivato a casa ho scaricato sul PC i dati acquisiti dal GPS e ho visto il percorso dell'aereo (Boeing 737-700), compresa la manovra che ha effettuato vicino a Bergamo, probabilmente per aspettare che la pista si liberasse:


Questo è un ingrandimento della virata, il cui diametro è di soli 3,86 km:



Da questo grafico posso notare velocità e altitudine durante la virata: la manovra parte a 464 km/h e 3228 m di altitudine, ha una velocità di 320 km/h a 2602 m, per poi proseguire, dopo la curva, a 406 km/h e 1748 m di altitudine.



Ecco, questa è una banalissima manovra che i piloti SkyEurope hanno fatto con un Boeing 737-700 per atterrare a Orio al Serio.

Confrontiamola con la manovra “impossibile” del Pentagono. Questo il confronto in scala:



E' evidente che la virata fatta dagli attentatori del Pentagono è stata molto più “comoda”, con un raggio di curvatura assai superiore.

Certamente bisogna prendere in considerazione che i due aerei erano diversi e che anche velocità e altitudine erano diverse. Tuttavia penso sia utile vedere com'è un normale avvicinamento ad un aeroporto: una manovra di routine, che avevo già sperimentato altre volte sullo stesso percorso PRG-BGY, di cui sono “pendolare”.

Magari certi complottisti farebbero meglio a guardare fuori dal finestrino quando viaggiano.

2008/12/21

Pronti gli atti del convegno di Lugano

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Sono disponibili gli atti del convegno "11/9 La Cospirazione Impossibile" tenutosi a Lugano l'11 settembre scorso, con la partecipazione dell'ingegnere civile Cristina Zanini Barzaghi, dell'ex capo dei servizi di sicurezza svizzeri Peter Regli, di un pilota di linea con esperienze militari (che ha chiesto l'anonimato online) e del sottoscritto, con la moderazione del direttore del Giornale del Popolo Claudio Mésoniat.


Il documento è sfogliabile qui sopra (cliccando sull'icona Full in basso a sinistra viene visualizzato a pieno schermo) oppure scaricabile da Slideshare.net. o da Attivissimo.net.

Gli atti del convegno sono stati aggiornati il 24/12/2008 per aggiungervi la copertina definitiva e alcune note di produzione.

L'edizione pubblicata inizialmente (dicembre 2008) presso Scribd.com è tuttora disponibile, ma i cambiamenti intercorsi nelle condizioni di utilizzo di Scribd sono risultati troppo disagevoli, per cui il 14 settembre 2010 è stata pubblicata l'edizione su Slideshare.

2008/12/20

Pentagono, i dirottatori piloti erano due

di Paolo Attivissimo

Il Boeing 757 che colpì il Pentagono non fu pilotato da un singolo dirottatore, come vuole una ricostruzione molto diffusa, ma da due, e la scelta del punto da colpire non fu improvvisata, ma pianificata in anticipo. Queste sono alcune delle conclusioni alle quali è giunto, sulla base dei dati registrati dalle "scatole nere" e acquisiti da Undicisettembre, il pilota di linea che ha partecipato al convegno sul cospirazionismo undicisettembrino svoltosi a Lugano l'11 settembre scorso.

Con il permesso dei relatori, gli atti integrali del convegno verranno pubblicati su Undicisettembre entro pochi giorni. Nel frattempo, ecco uno stralcio dell'intervento del pilota, che ha chiesto l'anonimato online.

...secondo i dati che ho ricevuto e che ho studiato, questo attentatore ha sorvolato per esempio, tra l'altro, il cosiddetto "corridoio di Hudson", sul fiume Hudson a New York, e soprattutto l'area di Washington DC, con un aereo piccolo, da turismo. Questo prima – evidentemente – dell'attentato, e questo, a mio modo di vedere, come ricognizione. Ritornerò dopo su questo argomento, perché secondo me è importante.

Per quanto riguarda le scatole nere, ho scoperto delle cose che mi sembrano importanti, che non risultano da nessuna documentazione, studiando punto per punto ogni dato.

Innanzitutto, hanno spento il transponder: questo è uno strumento che serve a segnalare sugli schermi radar, ma questa è evidentemente la prima cosa che hanno fatto. Poi, soprattutto, sono scesi dal livello di volo 350, quindi da 35.000 piedi, che corrisponde a circa 12.000 m di altezza, al livello di volo 250, quindi 6000 m di altezza, poi hanno fatto lì una fase che io chiamerei “la prova”.

Per cinque minuti si sono, per così dire, allenati: hanno disinserito l'autopilota, poi il sistema di spinta automatico, poi hanno rimesso il secondo autopilota, lo hanno ritolto, sono scesi, sono saliti a mano, hanno rimesso l'autopilota, poi hanno messo il Flight Director, che è un altro strumento che serve per navigare, eccetera. Hanno fatto la prova durante i cinque minuti. Secondo me hanno provato l'aereo, quello che si può dire "la massa", perché, è vero, questo pilota aveva volato sul 737, che un aereo più piccolo del 757, è simile, ma più piccolo, quindi presumo che non aveva “in mano” l'aereo, per così dire, nel senso che non conosceva la massa e l'inerzia del velivolo. Quindi ha dovuto fare una prova, e l'ha fatta in volo.

Poi hanno rimesso l'autopilota e sono scesi verso il Pentagono, prima della famosa curva. Quando sono arrivati in questa zona – torno a quello che vi ho detto prima – ha disinserito l'autopilota e ha volato a vista, esattamente come si vola con un aereo da turismo. Secondo me, il pilota ha seguito punto per punto il volo di ricognizione che aveva fatto precedentemente.

Tra l'altro, ho scoperto che volava a destra il pilota attentatore e l'aiutante a sinistra. Normalmente il comandante è a sinistra e quindi il copilota a destra, ma in questo caso lui era a destra, e questo è molto semplice da spiegare: prima di tutto perché corrisponde alla sua formazione, perché lui aveva fatto 600 ore nella scuola di volo, e si insegna come copilota, perché lo status di comandante si raggiunge una volta che si è nelle compagnie aeree, perché è uno status che viene fatto nelle compagnie aeree. A questi livelli non si esce dalla scuola di volo come comandante di Boeing 767; viene fatto successivamente. Quindi lui era abituato a volare a destra. E questo è il primo punto.

Secondo punto, perché ha fatto la virata a destra, quindi doveva vedere visualmente i punti che aveva riconosciuto. Da notare che questa virata l'hanno fatta a circa Flight Level 70, quindi 2000 metri di altezza, quindi non più alto del passo del Gottardo, per dirvi: quindi si vedevano benissimo tutti i punti a terra, come si fa normalmente con un volo da turismo.

Quindi ha fatto questa virata a destra seguendo un percorso ben definito. E poi so che vola a destra perché il setting, noi lo chiamiamo il setting, cioè come ha messo la strumentazione, come ha messo l'altimetro, certi strumenti, lo ha fatto in modo molto preciso, cosa che il suo collega a sinistra non aveva fatto. Quindi presumo che il pilota era a destra e non a sinistra.

Questo spiega, per me, tutta questa fase. Questo avvicinamento l'hanno studiato così, l'hanno volato così, un volo a vista, e si sono trovati davanti al Pentagono, e in quel momento erano a 2000 piedi di quota, quindi 600 m suolo, hanno messo la potenza al massimo, quindi in quel momento la velocità era di 300 nodi, e sono scesi con una picchiata leggera di 5°, che corrisponde un po', se si vuole a una picchiata leggera, ma non tanto diversa da quella che facevano i kamikaze nella Seconda Guerra Mondiale.

Hanno messo il gas in avanti e sono scesi, e hanno spinto, secondo me, hanno spinto, l'aiutante a sinistra e naturalmente l'attentatore a destra, più magari anche altre persone, la cloche, per così dire, per tenere l'aereo in questa fase di picchiata. Non è semplicissimo da fare, lo ammetto, nel senso che soprattutto l'ultima fase non è semplice da fare.

[...] Poi c'è anche un altro problema che dicevano, del cosiddetto "effetto suolo": se un aereo vola a bassa quota ad alta velocità c'è l'effetto suolo e non può scendere [...] L'effetto suolo avviene in volo orizzontale a bassissima quota, dell'ordine di 10 metri suolo: ma loro, essendo in picchiata, quindi partendo da una quota di 600 metri e attaccando il Pentagono, non erano in volo orizzontale. Quindi non c'è stato un effetto suolo. Quindi, secondo me, benché fosse una manovra difficile da fare, era assolutamente nelle capacità dell'attentatore.

2008/12/18

La maledizione del caso e l'11 settembre

di Thomas Morton. L'originale è pubblicato qui; questa versione è stata riveduta, reimpaginata e pubblicata con il consenso dell'autore.

A una partita di pallacanestro, il campione della squadra locale, che finora non si è prodotto in una performance particolarmente buona, infila quattro canestri di seguito e da lunga distanza. Lo speaker della partita commenta che finalmente il nostro giocatore “ha preso la mano”. In realtà alla fine della partita, facendo il conto fra tiri tentati e canestri effettuati, vediamo che siamo di fronte a una distribuzione puramente casuale, equivalente a quella di un lancio di monete.

Lo stato di Freedonia dichiara guerra alla vicina Sylvania, e il giorno dopo i giornali titolano che l’euro ha perso due centesimi del suo valore sul dollaro “a causa delle tensioni internazionali”. Alla fine della guerra un corrispondente apprezzamento dell’euro viene attribuito alla ritrovata stabilità. In realtà durante tutto il periodo preso in considerazione il valore dell’euro sul dollaro ha continuato a scendere e salire in maniera totalmente casuale e imprevedibile.

Il signor Esposito accende un cero in chiesa per la Madonna, chiedendoLe la grazia di una vincita alla lotteria. Il giorno dopo realizza un bel terno al lotto, e con i soldi vinti decide di costruire una cappelletta privata in ringraziamento alla Vergine. Il signor Esposito dimentica, nella sua gratitudine, che la Madonna non è stata altrettanto buona con migliaia di altri suoi fedeli che Le avevano chiesto lo stesso favore, anche con maggior ardore e devozione, e che sono rimasti delusi.

L’essere umano sembrerebbe essere geneticamente inadatto a percepire la casualità, e geneticamente programmato, al contrario, a scambiarla per causalità. Questo è in sintesi il tema principale dei libri, molto interessanti, di Nassim Nicholas Taleb: Giocati dal caso e Il cigno nero.

Taleb di professione fa il trader (compra e vende titoli o azioni in Borsa) e applica le proprie riflessioni soprattutto al campo della finanza. Spiega in maniera molto chiara e convincente come mai essere miliardari non significa necessariamente essere dei maghi della finanza: spesso si è solo fortunati, e altrettanto spesso scambiare la fortuna sfacciata per una propria presunta superiorità può condurre alla rovina. Potrebbe essere il caso ad esempio di uno che, ingannato dalle serie di risultati positivi ottenuti applicando sempre la stessa strategia, continui ad applicarla investendo somme sempre più grosse, fino a che il destino non gli porta via in un giorno solo dieci volte di più di quello che ha guadagnato in cinque anni.

Questo accade anche perché gli esseri umani sono programmati (giustamente) per imparare dall’esperienza, mentre non sono altrettanto preparati ad aspettarsi l’inaspettato, “il cigno nero”, ovvero l’evento raro che non si è mai verificato ma che è comunque possibile e sempre in agguato dietro l’angolo. Si tratta in fondo della stesso atteggiamento che è alla base del bias di conferma, di cui ho già parlato qui.

I libri di Taleb aiutano a capire anche molti aspetti dell’attuale crisi economica, ma non è questo, per me, il loro principale interesse: la mancata percezione della casualità è un fenomeno che può essere ritrovato sempre laddove vi è della cattiva scienza.

Prendiamo il caso dei rimedi alternativi contro il cancro: coloro che vendono questi prodotti sono soliti presentare, nelle loro inserzioni, la testimonianza di qualcuno che è guarito grazie ai loro ritrovati. Anche senza mettere in dubbio la buona fede di tali testimonial (che potrebbero avere un interesse), queste dichiarazioni sono purtroppo destinate a convincere più la parte emotiva del nostro cervello che la nostra ragione, inadeguata a percepire la “distorsione da sopravvivenza” qui presente. Nessuno di questi ciarlatani, difatti, ci parla di coloro che hanno provato gli stessi rimedi e sono morti. È un po’ come se io, dopo aver lanciato 100 volte di seguito 10.000 monete diverse, prendessi quella che è caduta più volte dal lato “testa” e sostenessi che quella moneta ha una particolare propensione a cadere da quel lato.

Il cigno nero


L’undici settembre secondo Taleb è proprio un cigno nero, un evento che nessuno era in grado di prevedere basandosi sulle esperienze passate (non cinematografiche, almeno). Per questo rischiano di essere fuorvianti le critiche di chi esclama “ma come hanno potuto farsi fare una cosa del genere sotto il naso”? Vengono spesso citate circostanze (come il “Phoenix Memo”) che sembrano indicare una qualche negligenza da parte degli apparati di sicurezza, ma ci si dimentica che quelle circostanze potevano essere percepite come rilevanti solo dopo l’evento, non prima. È sempre facile, dopo la catastrofe, andare in cerca delle avvisaglie, ma la verità è che se la catastrofe fosse stata prevedibile sarebbe (probabilmente) stata evitata. Alcune considerazioni di Taleb intorno all’11/9 possono essere lette qui.

Ma l’errata percezione del caso è una sindrome che, approfondendo l’esempio di Taleb, può essere rintracciata in tutte le varie teorie cospirazioniste che riguardano l’11 settembre. Un esempio estremo può essere rintracciato in questo articolo, che contiene appunto una “applicazione” del calcolo delle probabilità all’11/9.

L’autore dell’articolo individua 22 proposizioni diverse che descrivono gli eventi di quel giorno e assegna a ciascuna di esse (in modo del tutto arbitrario) una probabilità del 10%. Alcuni esempi di tali proposizioni sono:

2. quattro gruppi di musulmani salgano a bordo di quattro aerei negli Stati Uniti lo stesso giorno senza destare sospetti.

7. i dirottatori volino da un'altra città fino all'aeroporto in cui pensano di mettere in atto l'operazione di dirottamento solo due ore prima che il loro piano inizi.

8. le autorità militari USA pianifichino, esattamente per la data degli eventi delittuosi, giochi di guerra ed esercizi che includono la simulazione di dirottamenti aerei con l'obbiettivo di colpire edifici governativi.

10. i passaporti dei dirottatori siano trovati nei luoghi d'impatto, nonostante le macerie e la mancanza dei corpi.

17. cinque individui armati solo di coltelli tengano in ostaggio cinquanta adulti in un aereo.

[...] La probabilità complessiva dei suddetti eventi è il prodotto delle singole probabilità o 0,1^22 (0,1 elevato all'esponente 22). Questa cifra è così piccola che, praticamente, si approssima allo zero.


In questo modo si potrebbe dimostrare tutto: che non solo l’11/9, ma neanche la battaglia di Waterloo è mai avvenuta come ci raccontano; che una qualsiasi delle nostre giornate (calcolando la probabilità di ciascuno dei micro-eventi di cui è composta) è impossibile; o anche che nessuno di noi in realtà è mai nato, contando la probabilità che fra tutti gli spermatozoi di nostro padre sia stato proprio quello che ci ha generati a fecondare l’ovulo di nostra madre, moltiplicata però per ognuno dei nostri antenati; oppure si potrebbe usare lo stesso identico metodo per mostrare che una cospirazione governativa è altrettanto improbabile, se non di più (calcolando ad esempio le probabilità che ciascun partecipante al complotto non si lasci sfuggire niente, moltiplicata per le migliaia di persone che dovrebbero necessariamente avervi preso parte).

Questo approccio è particolarmente ridicolo e facile da smontare perché esplicito. Ma se guardiamo bene le stesse considerazioni sono all’opera, in forma implicita, in molte altre asserzioni dei cospirazionisti. Ci si meraviglia con Steven Jones (un fisico evidentemente poco avvezzo al calcolo delle probabilità) del fatto che tre grattacieli nel centro di Manhattan siano caduti nello stesso giorno a causa degli incendi, sostenendo che questo è tanto improbabile che non può essere vero:

prima (o a partire da allora) nessun edificio del genere in acciaio è mai crollato completamente a causa di incendi! [...] Che sorpresa, dunque, un evento del genere nel centro di Manhattan – tre grattacieli collassati completamente lo stesso giorno, l’11 settembre 2001.

(da Comedonchisciotte.org)


Steven Jones commette però l’errore di considerare solo la probabilità pura dell’evento, e non quella condizionata dagli impatti con gli aerei e gli incendi. È come se un avvocato difendesse il suo assistito, accusato di aver ucciso la moglie con la sua pistola, sostenendo che solo una minuscola percentuale di mariti in possesso di armi da fuoco finisce per uccidere la moglie. Dimenticando cioè che quel che conta non è la probabilità che un generico marito uccida la moglie con una pistola, ma la probabilità che “quel” particolare marito abbia ucciso la moglie, condizionata dall’evento che la moglie è stata effettivamente ritrovata uccisa con quella pistola.

Si insiste particolarmente sull’edificio 7 perché le analisi del NIST indicano che in quel caso non sono stati neanche i danni strutturali (a quanto pare non decisivi) subìti dall’edificio a causare il crollo, che quindi è crollato solo in conseguenza dell’incendio. Questa è in effetti una conclusione sorprendente, perché priva di precedenti storici: basta per concludere che è impossibile? Evidentemente no, perché come insegna Taleb (e prima di lui Popper) il semplice fatto che un evento non è accaduto prima non dimostra che non possa accadere, così come il fatto che tutti i cigni osservati finora siano bianchi non dimostra che non possa esserci un cigno nero (e si dà il caso che una specie di cigni neri esista davvero, in Nuova Zelanda).

Un mondo senza rumore


Un altro aspetto della sindrome cospirazionista legato alla errata percezione del caso è il fatto di scambiare sistematicamente il rumore per genuina informazione. I cospirazionisti si rifiutano di considerare la semplice idea che uno qualsiasi delle migliaia di avvenimenti accaduti l’undici settembre possa non avere alcun significato, non essere altro che “rumore”. Ogni minuscolo evento è invece scandagliato alla ricerca di possibili indizi intorno alla cospirazione: i movimenti di borsa prima dell’11/9, del tutto normali, vengono descritti come operazioni sospette (è vero, qualcuno ha guadagnato dal crollo delle Borse, ma questo accade sempre). Tutto ciò che hanno detto e fatto gli attentatori nei giorni e nelle ore prima degli attacchi è considerato strano o incompatibile con la versione ufficiale. Perché alcuni attentatori, invece di partire direttamente da Boston, hanno viaggiato in macchina da Boston fino a Portland, hanno preso un aereo per Boston, e giunti di nuovo lì si sono imbarcati sul volo da dirottare? Probabilmente non lo sapremo mai con certezza, ma è davvero importante? Ci deve per forza essere un motivo se un passeggero, a bordo di uno degli aerei, telefonando alla moglie si è presentato con nome e cognome? Si può dire al massimo che è insolito, ma quante cose insolite accadono ogni giorno senza che nessuno ci faccia troppo caso?

Uno di questi dettagli che probabilmente non aggiunge nulla alla conoscenza degli avvenimenti, ma contribuisce solo al rumore che vi è attorno, viene addirittura presentato da Massimo Mazzucco come “la prova incontrovertibile” dell’auto-attentato. In un filmato girato prima del crollo del WTC7 si vedono alcuni pompieri che corrono e avvertono gli altri che “the whole thing is about to blow up” (“sta per scoppiare tutto”). Secondo Mazzucco queste parole possono significare solo che l’edificio era stato minato con cariche esplosive, e i pompieri ne erano a conoscenza (essendo quindi complici dell’attentato). La possibilità che i pompieri stiano usando un’espressione figurata, o impropria, o che addirittura stiano parlando di qualcos’altro viene scartata a priori. Che dire? Bisogna stare attenti a qualunque cosa si dica quando Mazzucco è nei paraggi...

Ancora: molti testimoni affermano di aver visto un aereo di linea dirigersi verso il Pentagono, e alcuni anche di averlo visto scontrarsi con la facciata. Che cosa fanno i cospirazionisti di fronte alle loro dichiarazioni? Le analizzano scrupolosamente, scartando tutto ciò che vi è di genuinamente significativo, e selezionando solo il rumore. Se, ad esempio, un testimone afferma di aver visto un aereo, e che questo aereo “era come un missile con le ali”, l’affermazione non viene vista come la prova che c’era un aereo, ma come la prova che c’era un missile. Inoltre, sebbene l’insieme delle testimonianze nel suo complesso avvalori la tesi dell’aereo, i cospirazionisti utilizzano alcune discrepanze contenute in alcune di esse (ad esempio sulla rotta effettivamente seguita) nel tentativo di screditare la versione ufficiale degli avvenimenti. È come se 100 testimoni diversi giurassero di aver visto Pierino rubare la marmellata, che però viene assolto perché i testimoni non sono tutti concordi sull’ora esatta in cui è avvenuto il furto.

Tutte le fallacie probabilistiche qui descritte non sono un sintomo di particolare stupidità: si tratta di bias cognitivi particolarmente difficili da riconoscere anche per individui altrimenti razionali, tanto da essere l’oggetto di una intera disciplina accademica, e cioè l’economia comportamentale, che in opposizione alla teoria neo-classica studia il comportamento concreto degli individui di fronte alle situazioni di incertezza, restituendo un modello più realistico del funzionamento dei mercati.

Il rimedio, però, è quello che dovrebbe adottare qualsiasi ricercatore che non voglia diventare lo zimbello dei propri colleghi: non fidarsi del proprio istinto, e prima di annunciare al mondo di aver fatto una scoperta sensazionale fermarsi a riflettere, poi riflettere di nuovo, e poi riflettere ancora. A meno che, naturalmente, non sia perfettamente conscio di quel che sta facendo, e non stia appunto utilizzando i meccanismi sopra descritti a puro scopo propagandistico, proprio come un piazzista di “miracolosi” prodotti medicinali.

2008/12/15

Intervista a un testimone oculare dell'attacco al World Trade Center

di Hammer

Il gruppo Undicisettembre ha avuto recentemente la fortuna di entrare in contatto con un testimone oculare degli attacchi alle Torri Gemelle che si trovava nell'edificio numero 7 del World Trade Center (quello crollato nel pomeriggio e che tanto stimola la fantasia dei cospirazionisti). Il testimone, che ci ha chiesto l'anonimato, ha risposto ad alcune nostre domande sull'accaduto.

Il suo racconto contribuisce a conoscere meglio la tragica vicenda dell'11 settembre e fornisce una testimonianza importantissima per chiunque voglia capire emozioni e pensieri di chi si è trovato nel mezzo del più grave attacco terroristico della storia.

Ringraziamo il testimone per la sua disponibilità e cortesia.



Undicisettembre: Cosa ricordi di ciò che è successo quella mattina? Ci puoi dare un quadro generale della tua esperienza?

Testimone: Lo ricordo come se fosse ieri. Ricordo ogni minuto di ciò che è successo e che ho visto. Era l'11 settembre, ed ero appena arrivato al lavoro intorno alle 8 del mattino. Ho fatto colazione come al solito e stavo per sedermi per cominciare a lavorare. All'epoca ero impiegato come contabile fiscalista per la Salomon Smith Barney. Lavoravo al 28° piano del World Trade Center 7, il grande edificio marrone a nord-est della Torre 1, la prima ad essere colpita. L'aereo che l'ha colpita è passato proprio sopra l'edificio dove stavo: mi sono reso conto, tempo dopo, che se avesse volato un po' più basso, potrei non essere qui ora.

Pochi minuti più tardi ho sentito una enorme esplosione, seguita da quella che ho pensato fosse la mia prima esperienza di un terremoto: il palazzo tremava violentemente. Io e i miei colleghi abbiamo guardato subito fuori dalla finestra che dava a sud, verso la Torre 1, e abbiamo visto quella che sembrava essere una nevicata di macerie, carte e qualunque cosa fosse scoppiata. Guardando fuori e in su dalla mia finestra al 28° piano – e credo che il primo aereo aveva colpito il 98° – il buco nella Torre 1 sembrava molto piccolo dal quel punto d'osservazione. Tutti abbiamo pensato che un piccolo aereo biposto avesse colpito la Torre 1. La Torre 1 era costruita con travi verticali in acciaio, quindi era difficile valutare quanto il buco nell'edificio fosse grande in realtà.


Undicisettembre: Dopo lo schianto del primo aereo contro la Torre Nord, hai pensato a un terribile incidente o hai capito subito che si trattava di un attacco terroristico?

Testimone: All'inizio non ho pensato a un attacco terroristico. Nel mio edificio, molti pensavamo all'incidente di un piccolo aereo. Alcuni erano spaventati, altri hanno lasciato l'edificio e altri ancora sono addirittura tornati al lavoro. Io d'istinto ho deciso di andarmene.


Undicisettembre: Dopo il secondo schianto, era chiaro che si trattava di un atto intenzionale. Come è cambiata la situazione a quel punto?

Testimone: A quel punto confermo che molti hanno pensato a un attacco terroristico. Io, personalmente, non ho avuto tempo di assorbire l'intera situazione e mi preoccupavo soltanto di scendere in strada e andarmene. Mentre ero nell'atrio d'ingresso, il secondo aereo ha colpito: alcune finestre sono andate in frantumi e il palazzo ha tremato [il testimone si trovava quindi al piano terra del WTC7 alle 9:03, N.d.T.]. A quel punto, quella che era un'evacuazione tranquilla è diventata un po' frenetica, perché molti piangevano e avevano paura. Si è trasformata in una fuga di massa.


Undicisettembre: Il tuo ufficio, come ci hai detto, era nell'edificio numero 7. Ricordi a che ora è stato evacuato e se è stato dato un ordine ufficiale di abbandonare l'edificio? Quanto ci è voluto prima che non ci fosse più nessuno all'interno?

Testimone: Fortunatamente, quando è stato dato l'ordine ufficiale di evacuazione io me ne ero già andato da tempo. Quindi non so se, quando o cosa sia stato detto. Non so nemmeno se e quando sono state evacuate tutte le persone.


Undicisettembre: Mentre abbandonavi l'edificio 7, hai notato nulla di strano? Come esplosioni, feriti o cadaveri?

Testimone: Fino a quel punto avevo udito soltanto due esplosioni: una quand'ero al 28° piano (il primo aereo), la seconda quando ero nell'atrio d'ingresso ed è stata colpita la Torre 2.

Quando ero al 28° piano ho potuto guardare fuori e in su dal lato sud e ho visto quelle che sembravano essere delle persone che si sporgevano dalle finestre e agitavano dei drappi in richiesta di aiuto. Poi ho visto un uomo (forse un padre o un figlio o un fratello) lanciarsi in "caduta libera" – non trovo parole migliori – agitando le braccia per tutta la durata della caduta, fino a terra. Sono rimasto a guardare mentre cadeva. Quando è arrivato a terra, anche se il suo punto d'impatto mi era nascosto da degli alberi o statue di qualche genere, ho visto il suo corpo esplodere come un palloncino pieno d'acqua. Si è praticamente spappolato. Non è stato piacevole, dopo averlo visto me ne sono andato immediatamente.


Undicisettembre: Dopo che sei uscito dal palazzo, com'era la situazione nelle strade? Cosa puoi dirci delle persone che uscivano dalle Torri Gemelle?

Testimone: Sono stato uno dei primi ad andarsene verso nord in direzione di Greenwich Street. La gente piangeva, tentava di chiamare i propri cari. Alcune persone erano per strada e nei ristoranti ad ascoltare i notiziari locali e nei bar a cercare di avere le ultime notizie. La situazione era caotica, ma credo che non fosse neanche lontanamente caotica quanto lo è diventata quando è crollato l'edificio. A quel punto, però, me ne ero andato da molto tempo.



Undicisettembre:
Hai visto qualche rottame di aereo a terra?

Testimone: No, non ce n'era neanche uno, da quando sono partito fino a quando sono rientrato nel mio appartamento nell'Upper East Side.


Unicisettembre: Prima che le Torri crollassero, avevano dato segni di instabilità o sono crollate all'improvviso? In qualche modo, il crollo era atteso?

Testimone: Ho assistito soltanto al primo crollo. In quel momento non ero stato messo al corrente di eventuali sintomi che fossero instabili. Per essere sincero, non pensavo che potessero crollare; ma allora non non avevo la conoscenza dei fatti che ho adesso.

Mi trovavo a 10 o 15 isolati a nord lungo Greenwich Street, l'ho vista crollare fino al suolo, un piano dopo l'altro. E' stata un'emozione fortissima. Quasi nessuno, nella folla in fuga, ha retto allo shock. Io ho continuato a camminare, ancora più in fretta, verso casa per raggiungere la mia ragazza e i miei compagni di appartamento.



Undicisettembre:
Parliamo dell'edificio numero 7. Hai potuto vedere quanto fosse danneggiato e quanto fossero violenti gli incendi al suo interno prima che crollasse?

Testimone: Quando me ne sono andato dall'edificio 7, non mi sono accorto di danni fisici visibili. Soltanto quando sono arrivato all'Upper East Side, 3 o 4 ore dopo, ho visto in televisione che l'edificio era in fiamme.


Undicisettembre: Cosa si prova a vedere lo skyline più celebre del mondo cambiato per sempre?

Testimone: Mi sconvolge. Sono cresciuto con quello skyline. Compariva in alcuni dei film più belli della storia. E la piazza al centro del complesso era uno dei miei posti preferiti per pranzare.

Forse perché ci lavoravo, mi rattrista vedere che quello skyline storico non ci sarà mai più; né i miei figli, né altri non lo vedranno mai. Vorrei davvero che le ricostruissero così com'erano. Quei due edifici erano il centro del distretto finanziario di Wall Street. Erano monumenti di importanza internazionale all'orgoglio e al successo dell'America (almeno a quell'epoca, considerando i tempi duri di oggi).


Undicisettembre: Cosa te ne pare del nuovo World Trade Center attualmente in costruzione? Avresti preferito le Torri Gemelle ricostruite così com'erano?

Testimone: Le voglio ricostruite esattamente come prima, magari un po' più robuste; i nuovi palazzi non saranno mai come i precedenti. Non rappresenteranno ciò che rappresentavano le Torri Gemelle. So che molti avrebbero paura di rimettere piede in quegli edifici, e rispetto questa posizione, ma l'unico modo per preservare i valori della cultura economica americana e tutti gli anni di duro lavoro di questa nazione è ricostruirle esattamente com'erano. Lo skyline di New York ha perso uno dei suoi aspetti più preziosi. Chi verrà dopo di noi deve sapere cosa simboleggiavano le Torri.


Undicisettembre: Come hanno reagito la città e i suoi abitanti? Sentite ancora New York come la città più importante del mondo o la ferita è troppo dolorosa?

Testimone: Hmm... domanda difficile. Dall'11 settembre è passato così tanto tempo. E' molto difficile valutare come ciascuno si sentisse all'inizio e come si sente ora. Subito dopo gli attacchi c'erano commemorazioni, volantini delle persone scomparse, candele accese. Credo che in un certo senso alcuni newyorchesi sentissero il "bisogno" di essere uniti, di stabilire legami. Però questa è l'America, terra che ama i grandi drammi. Quindi, senza mancare di rispetto a nessuno, è davvero impossibile a dirsi.

Credo comunque che ogni newyorchese, e io ci ho abitato per 7 anni, dica tuttora che è la più grande città del mondo. Non conosco nessun altro posto al mondo che funzioni 24 ore al giorno e dove chiunque possa fare o trovare qualunque cosa voglia. Sicuramente ci sono persone che tuttora portano ferite emotive, ma voglio sperare che credano ancora che questa sia la più grande città del mondo e non abbiano risentimento nei suoi confronti.



Undicisettembre:
Cosa pensi delle teorie del complotto che sostengono che l'11 settembre sia stato un autoattentato? La gran parte dei cospirazionisti crede che le Torri siano state demolite intenzionalmente con esplosivi; alcuni credono anche che nessun aereo si sia schiantato contro di esse e che tutti i video che li mostrano siano falsi. Cosa ne pensi?

Testimone: Gran bella domanda! E il problema più grande è che siamo una nazione ingenua. Gli Stati Uniti sono celebri per la varietà delle culture, ma è in un certo senso questa diversità che causa questi problemi. Per esempio, nel Midwest potremmo trovare persone di scarsa cultura che credono che è stato un atto di terrorismo e che si debba entrare in guerra immediatamente. Ci sono anche gli scettici che trovano qualunque scusa per incolparne il governo. E poi ci sono i ricchi, ai quali non gliene frega proprio niente, a meno che qualcuno dei loro cari sia morto nell'attentato.

All'inizio ho creduto al 100% che si trattasse di un attacco terroristico, senza alcun dubbio. Qualche anno dopo, mio fratello mi ha detto di cercare su Google "Loose Change", un video piuttosto famoso che è di parte e presenta i fatti, ma non tutti i fatti. E' stato piuttosto convincente, e le sue argomentazioni/prove sono state abbastanza forti da convincere alcuni americani che l'11/9 fu opera del governo. E' stato diretto molto bene.

Io non ci ho creduto (anche se avevo un piccolo dubbio che potesse essere vero, ma molto, molto piccolo). Ma per tornare agli americani ingenui, ci scommetterei che migliaia di persone, guardando quel video, si sono lasciate convincere. Più recentemente c'è stato un ottimo documentario su History Channel, intitolato "The 9/11 Conspiracy: Fact of Fiction", che ha preso in considerazione ogni teoria cospirazionista: dapprima mostrava come sembrasse più o meno plausibile e poi la smentiva completamente e scientificamente. Tra queste anche il famigerato aereo che colpì il Pentagono.

La domanda che mi viene da pormi è: quanta gente ha visto quel documentario? La vita, i fatti e ogni altra cosa si basano sull'informazione; che sia giusta o sbagliata, costringe la gente a scegliere da che parte stare.

La domanda è: tutti gli Americani sono capaci di non farsi influenzare? Assolutamente no! Sono gli stessi mattoni che costruiscono l'America che ci rendono nel contempo tanto grandi e tanto deboli.

In ultimo: perché mai il nostro governo avrebbe avuto bisogno dell'11/9? Per avere una scusa per la guerra, dicono. Beh, mi spiace doverlo dire, e leggetevi i libri di storia, ma non abbiamo bisogno di un motivo, di uccidere 2000 dei nostri concittadini innocenti, per cominciare una guerra. Mi vengono in mente molti casi in cui ci siamo lanciati a testa bassa e abbiamo deciso di intraprendere una guerra con giustificazioni molto scarse: per esempio, il Vietnam o l'Iraq, dove abbiamo attaccato ma non abbiamo trovato armi di distruzione di massa, e la lista potrebbe continuare. L'11 settembre non è stato un complotto governativo, ma un attacco terroristico. Se solo si potessero far sapere i veri fatti a tutti gli americani... ma credo che in questa vita questo sia impossibile in qualunque paese.


Undicisettembre: I cospirazionisti sostengono anche che l'edificio numero 7 sia stato riempito di esplosivo per essere demolito intenzionalmente. Secondo loro, il motivo per farlo sarebbe stato che nel palazzo c'erano uffici dell'FBI o della CIA e quindi c'erano segreti che dovevano essere distrutti definitivamente. Credi che questa teoria sia plausibile?

Testimone: E' falso. L'unica cosa che so è che uno o due piani erano adibiti a uffici governativi. Non so bene quali attività venissero svolte in quegli uffici, ma CIA ed FBI sono molto più svegli nel nascondere le cose (ammesso che ci siano) che non così. Non esistono fotocopie di queste "informazioni segrete", sempre se esistono. E anche se così fosse, sarebbero nascoste molto bene, ve lo garantisco.


Undicisettembre: Un'ultima domanda, tanto per conoscerti meglio. Hai origini italiane, come suggerisce il tuo cognome?

Testimone:
Si, sono al 100% italiano d'origine. In parte dalla Sicilia e in parte da Positano e zone limitrofe (mia madre conosce i dettagli).

Immagini dell'avvicinamento del volo UA175 al WTC

di Paolo Attivissimo


Immagine di Luke Cremin.


Immagine di Katy Cacicedo.


Immagini di Scott Myers.


Immagine di Robert Clark (dettaglio).


Immagine di L. Perez.


Immagine di Robert J. Fisch.


Dettaglio dell'immagine precedente di Robert J. Fisch.


Immagine di William Nunez.


Immagine di Anthony Cotsifas.


Immagini di Sean Adair.


Immagine di Rob Howard.


Dettaglio dell'immagine precedente di Rob Howard.










2008/12/06

11 settembre: nessun responsabile ha pagato?

di John - www.Crono911.org

Spesso abbiamo sottolineato che i complottisti usano ripetere tante di quelle volte un'affermazione, da farla diventare vera e scontata, anche quando non lo è affatto.

Una di queste affermazioni è quella che nessun responsabile ha pagato per i fatti dell'11 settembre, ma anzi i vertici militari e quelli di CIA ed FBI furono premiati e promossi.

La questione – al contrario di quanto vorrebbero i complottisti – ha poco a che vedere con la ricostruzione dei fatti dell'11 settembre in senso stretto e attiene per lo più a valutazioni di natura politica e strategica: quando si è attaccati e trascinati in una guerra, può ben essere che ci siano altre priorità rispetto a quelle di cercare un caprio espiatorio; una eventuale "purga" può ulteriormente indebolire la capacità di reagire all'attacco; le polemiche tendono a dividere un paese e in situazioni di crisi è invece fondamentale fare fronte unito e compatto.

Proviamo comunque a verificare l'affermazione e vediamo cosa è successo veramente.

Partiamo dalla difesa aerea, ossia dai comandi dell'USAF che furono interessati quella tragica mattina.

Il generale Larry Arnold (foto a destra), responsabile per la difesa aerea degli Stati Uniti continentali, è andato in pensione nell'ottobre del 2002, appena un anno dopo gli attentati. La sua ultima promozione risaliva al 1998 e non ne ha avute altre.

Arnold, come abbiamo appena visto, aveva la responsabilità diretta per l'area geografica (Stati Uniti continentali) interessata dagli attentati.

Comandante del NORAD, invece, era il generale Ralph Eberhart. Il NORAD è il centro di comando che gestisce la difesa strategica per tutto il Nord America (Canada compreso) coordinando i vari comandi responsabili per ciascuna area o regione aerea. Nemmeno Eberhart è stato promosso: il 5 novembre del 2004 ha lasciato il comando del NORAD (pochi mesi dopo la pubblicazione del rapporto della commissione d'inchiesta sui fatti dell'11 settembre) ed il 1° gennaio del 2005 si è ritirato in pensione.

E' il caso di notare che il successore di Eberhart, per la prima volta dopo molti anni, non è stato un generale dell'USAF (come sarebbe logico aspettarsi per un comando di difesa aerea) ma un ammiraglio della Navy, Timothy Keating. Il comando è tornato all'USAF solo nel 2007.

Anche il colonnello Robert Marr, che comandava il NEADS (responsabile per la difesa del settore nord-orientale degli Stati Uniti) e che all'epoca aveva 48 anni, nel 2006 risultava già in pensione (Vanity Fair). Non conosciamo la data esatta del pensionamento, ma esso è avvenuto tra il 2002 e il 2006 e quindi a un'età non superiore ai 53 anni, il che è abbastanza presto per un militare in carriera. Per di più, Marr non è nemmeno presente nelle schede biografiche sul sito dell'USAF, segno che non è andato oltre il grado che aveva quando comandava il NEADS.

Passando all'FBI, notiamo subito che il direttore, Robert Mueller (nella foto a sinistra) è rimasto al suo posto fino ad oggi... ma Mueller aveva assunto l'incarico il 4 settembre del 2001, appena una settimana prima degli attentati. E prima di quell'incarico era pubblico ministero distrettuale in California. In alcun modo poteva essere ritenuto responsabile di omissioni o colpe in ordine ai fatti dell'11 settembre.

Il direttore della CIA George Tenet, invece, è andato in pensione nel luglio del 2004, ossia lo stesso mese in cui veniva rilasciato pubblicamente il rapporto della Commissione sui fatti dell'11 settembre.

Nel 2007 si è appreso (BBC) che un'inchiesta segreta conclusa nel 2005 lo aveva giudicato responsabile per non aver saputo attuare una strategia efficace per contrastare la minaccia di al-Qaeda.

A questo punto possiamo tirare le somme.

Nonostante gli atti e le registrazioni dimostrino che l'USAF non poteva fare più di quello che fece in quella tragica mattina, e che anzi i suoi ufficiali saltarono tutte le normali procedure pur di reagire rapidamente a ciò che stava avvenendo, sembra proprio che tutti i responsabili dei comandi interessati abbiano chiuso la loro carriera di seguito ai fatti dell'11 settembre. Uno è andato in pensione l'anno seguente, un altro in concomitanza con la pubblicazione del 9/11 Report, un terzo ben prima di raggiungere l'età di pensionamento. Nessuno di loro è stato promosso.

Per di più, il comando del NORAD è stato tolto all'USAF e assegnato a un ammiraglio della marina militare: può essere una coincidenza, ma è davvero singolare.

Il direttore della CIA si è congedato anch'egli in coincidenza con la pubblicazione del 9/11 Report e poco prima che un'inchiesta ne rilevasse le responsabilità.

Solo il direttore dell'FBI è rimasto al suo posto, ed è l'unico che di fatto non aveva avuto alcun ruolo in seno agli apparati che avrebbero dovuto prevenire gli attacchi.

E' quindi evidente che la "purga" c'è stata: discreta, distribuita nei tre anni compresi tra gli attacchi e la pubblicazione del rapporto dell'inchiesta, ma comunque c'è stata.

Anche questa leggenda complottista è smentita dai fatti.

2008/12/03

Segni di crescente disperazione

di Paolo Attivissimo

Non sembra essere un Natale molto promettente per i mercanti del cospirazionismo. Mean More, rivenditore di vari DVD cospirazionisti, compresa la versione inglese di Zero, ha addirittura avviato una svendita, reclamizzata con mail come quella mostrata qui sotto, in cui offre sconti fino al 55%. Sul DVD Loose Change c'è addirittura il due per uno, manco fosse uno strofinaccio da supermercato.

Non va molto diversamente presso LooseChange911.com, dove vige lo stesso due per uno sul video che un tempo era considerato l'ammiraglia della produzione audiovisiva cospirazionista:

Anche il cospirazionismo italiano sembra soffrire di disinteresse acuto. Da Zerofilm.it sono scomparsi sia il conteggio degli spettatori del video Zero, sia il calendario degli appuntamenti per nuove proiezioni.

L'altro leader nazionale delle teorie alternative sull'11 settembre, Massimo Mazzucco, si è invece dato direttamente al cospirazionismo ufologico, presumibilmente nella speranza che questo lo qualifichi come autore serio, concreto, rigoroso e soprattutto credibile.

Mazzucco spiega che non si tratta di una mera esplorazione dell'ipotesi che altre civiltà ci contattino, ma di una teoria leggermente più grandiosa:

Diciamo che il film conclude che esista un elite di militari che sta al di sopra della legge, e fuori dalla portata degli stessi presidenti americani. Questa elite detiene da 60 anni segreti di varia natura sui cosiddetti UFO (terrestri o extraterrestri che siano), e la conserva gelosamente, con tutti i mezzi a disposizione.

Esiste quindi un rischio, reale e sostanziale, che questa elite sia convinta di poter combattere una eventuale guerra con aggressori alieni con il cosiddetto "scudo stellare". Questo comporterebbe ovviamente un rischio enorme per tutta l'umanità, se davvero i mezzi volanti sconosciuti (UFO) - che dimostrano capacità tecnologiche eccezionali rispetto alle nostre attuali conoscenze - fossero di origine extraterrestre.

Imperdibile il commento di un suo lettore all'annuncio della nuova opera: "non è un titolo un pò troppo...."cospirazionista"?"