2008/08/31

WTC7, parlano i pompieri: Frank Papalia

di Paolo Attivissimo

Il tenente dei pompieri di New York Frank Papalia racconta come ha vissuto il crollo del WTC7 ed esprime la sua opinione sui complottisti. Il video è sottotitolato in italiano ed è tratto dal documentario della BBC Conspiracy Files: The Third Tower (2008), già recensito da Undicisettembre.



"Udimmo un rumore, come di motore motore di jet. Guardando oltre gli edifici vicini, si vedeva la sommità del 7. Cominciò a tremare, poi scomparve in basso. Venne giù in circa sette, otto o nove secondi. Semplicemente sparito. Io ho visto gli incendi, ho visto i danni, e per me è sufficiente. Non ho sentito cariche, nessuna sequenza di esplosioni temporizzate. E non ho sentito nessuno che ne parlasse fino a molto tempo dopo."

La sua opinione sui complottisti: "Mi fa rabbia, perché io ero lì. Ho sentito parlarne gente che viene da Cincinnati e dalla California e da dovunque viene questa gente. Io ero qui. Voi no. Credo che non abbiano alcun rispetto per tutti gli amici che ho perso e per tutti i morti di quel giorno. E' come uno schiaffo in faccia [a loro]."

Non occorre dire altro.

Intercettazioni impossibili? Basta un computer guasto per mandare in tilt i voli. Nel 2008

di Paolo Attivissimo

Uno degli aspetti psicologici più sorprendenti e ironici del cospirazionismo undicisettembrino è la visione mitica della tecnologia statunitense che hanno i complottisti.

Forse ispirati dalla visione di troppe pellicole hollywoodiane, i sostenitori delle teorie alternative immaginano che gli Stati Uniti dispongano delle tecnologie più sofisticate a ogni angolo di strada, in grado di demolire le Torri Gemelle di nascosto con esplosivi che non lasciano tracce tra le macerie e senza che le esplosioni facciano rumore; di teleguidare gli aerei di linea per dirigerli contro i bersagli; e di intercettare in un battibaleno qualsiasi velivolo dovesse deviare di un trentaduesimo di pollice dalla sua rotta assegnata.

La realtà è assai diversa, come ci conferma una notizia di questi giorni. Nonostante tutto quello che è successo l'11 settembre, ancor oggi il sistema di gestione del traffico aereo negli Stati Uniti è in realtà un colabrodo assoluto che non ha bisogno di attacchi terroristici per collassare.

E' bastato un problema al software di un singolo computer vecchio di vent'anni, il 26 agosto scorso, per paralizzare oltre 600 voli di linea, con i loro sessantamila passeggeri, in tutta la zona orientale degli Stati Uniti. L'intera distribuzione dei piani di volo ai controllori negli USA è infatti basata su due soli computer del National Airspace Data Interchange Network, gestito dalla FAA: uno situato in Georgia nella zona di Atlanta, che si occupa della metà orientale degli USA, e uno a Salt Lake City, che gestisce la metà occidentale.

Senza accesso ai piani di volo di tutti gli oltre 6000 aerei che si trovano in volo mediamente in qualsiasi momento (su 300.000 nell'arco di una giornata tipo), i controllori di volo non sanno dove stanno andando gli aerei né dove devono atterrare e quindi non possono autorizzare al decollo altri aerei. Il collasso del computer orientale ha trasferito il carico di lavoro automaticamente a quello occidentale, che si è sovraccaricato e non è riuscito a gestire tutta la coda di dati. I controllori hanno così dovuto improvvisare, chiamando i piloti via radio e gestendo manualmente i piani di volo.

La sostituzione dei computer fatiscenti del NADIN con server più aggiornati era già stata pianificata da tempo ma non ancora avviata in concreto: il modello di server nuovo era stato scelto tre anni fa, e userà Microsoft Windows. Con buona pace di chi pensa all'ipertecnologia.

E tutto questo nel 2008, a sette anni di distanza dall'11 settembre. L'idea che quattro aerei di linea dirottati, spegnendo il transponder che li localizza, siano riusciti a eludere la difesa aerea statunitense non sembra poi così implausibile quando si conosce la reale consistenza delle risorse tecnologiche che governano gli spazi aerei.

Fonti: Physorg.com, Punto Informatico, Washington Post.

2008/08/29

Zero recensito dal Times

di Paolo Attivissimo

Il video di Chiesa e Fracassi sbarca nel Regno Unito in una manciata di sale e viene recensito dal Times con un trafiletto che è un conciso inno allo humour britannico: così sottile che se non lo leggi attentamente pensi che stia parlando sul serio.



Chi temesse che i poveri inquilini d'Albione rischino di essere sedotti dalle incoerenti teorie di Zero, può rassicurarsi con un'assai meno ambigua recensione pubblicata dal Guardian, che inciampa sul WTC7 ma fa un'osservazione particolarmente acuta quando definisce il video "un esercizio fatuo di sciocco cospirazionismo" ma precisa che è l'inevitabile conseguenza delle manifeste menzogne sulle armi di distruzione di massa partorite dai governi.

Attendiamo con ansia a stento trattenuta che il sito di Zero pubblichi anche queste tra le recensioni del video.

2008/08/27

Complottisti, cordiali interlocutori: Alex Jones

di Paolo Attivissimo

Ogni tanto qualcuno si affaccia a questo blog, o legge qualcuno dei libri sulle teorie alternative, e ci chiede come mai non intavoliamo una discussione serena con la controparte. In fondo abbiamo tutti a cuore la ricerca della verità, giusto? E allora perché non ci sediamo tutti insieme a discutere e indagare fianco a fianco?

A questa domanda non c'è migliore risposta di questo video di Alex Jones, guru del cospirazionismo undicisettembrino statunitense, titolare di Prisonplanet.com e Infowars.com, ripreso pochi giorni fa a Denver. Lo vedete ritratto nel fotogramma qui sopra.

Il video è in inglese, ma non è necessaria la perfetta comprensione della lingua per coglierne lo spirito sereno e cordiale.



Il ponderato dibattito è presentato da un'altra angolazione in questo video a partire da 2:45 circa:



Lo slogan amichevolmente scandito da alcune delle persone presenti è "Kill Michelle Malkin", ossia "Uccidete Michelle Malkin". Questo detto in presenza della Malkin stessa, una nota giornalista e blogger (la donna che alza la fotocamera nel fotogramma qui accanto), con la quale Alex Jones ha un dibattito improntato al più britannico fair play.

E noi dovremmo dialogare con questa gente? Dateci almeno un ombrello contro gli sputacchi di saliva.

2008/08/26

9/11 Report: pubblicati tutti i documenti FBI

di John - www.Crono911.org

Chi ha letto davvero almeno i capitoli più importanti del 9/11 Commission Report (e non sono in tanti ad averlo fatto, a giudicare dalle corbellerie che si leggono in giro) sa che questo documento non è una vera e propria "fonte primaria", giacché esso si basa sostanzialmente su centinaia di altri atti, documenti, relazioni tecniche, testimonianze, indagini ecc... che rappresentano le vere fonti primarie delle informazioni presentate.

Centinaia di note, infatti, citano puntualmente la fonte primaria di ciascuna affermazione del Report.

Al momento della sua pubblicazione (2004), buona parte di queste fonti non erano però disponibili per la pubblica consultazione.

Negli anni seguenti, specialmente dopo la conclusione del processo Moussaoui, i ricercatori hanno avuto accesso a questo materiale: rapporti del NIST, dell'ASCE e della FEMA, tracciati radar, comunicazioni del controllo aereo, relazioni della FAA e dell'NTSB, liste passeggeri, dichiarazioni e confessioni di complici dei dirottatori, dati delle scatole nere dei voli American 77 e United 93, video e fotografie relativi agli impatti e ai rottami, analisi del DNA, trascrizioni di alcune telefonate da bordo dei velivoli, registrazioni delle conversazioni e comunicazioni dei comandi della difesa aerea, audizioni dei testi alle sedute della Commissione, eccetera.

Un gruppo di documenti, però, era rimasto sinora inaccessibile: si tratta delle attività di indagine dell'FBI strettamente correlate all'inchiesta PENTTBOM (Pentagon and Twin Towers Bombing) avviata il giorno stesso degli attacchi.

Nel febbraio di quest'anno i responsabili del sito Intelfiles, attraverso una richiesta FOIA (Freedom of information act), hanno ottenuto oltre 200 documenti dell'FBI citati nelle note a corredo del 9/11 Commission Report e hanno iniziato a pubblicarli sulle loro pagine Web: al momento in cui scriviamo, tutti i documenti cronologicamente collocati tra il 1995 e il 30 settembre 2001 sono già disponibili per il download.

Questi documenti comprendono anche i rapporti sulle dichiarazioni rese dalle persone (familiari, conoscenti, telefonisti) che ricevettero le telefonate effettuate da passeggeri e assistenti di volo dagli aerei dirottati.

Si tratta di materiale di grande valore storico e documentale, che consente di fare luce su una serie di dettagli importanti, spesso oggetto di leggende metropolitane e illazioni infondate.

Un esempio: la famosa telefonata di Edward Felt, passeggero del volo United 93 che dalla toilette dell'aereo telefonò al 911 (equivalente del nostro 113). Per anni si è letto e vociferato che Felt era terrorizzato e aveva parlato di "fumo" ed "esplosioni" a bordo dell'aereo.

I familiari di Felt (che avevano ascoltato la registrazione di quella telefonata) hanno sempre smentito che il loro congiunto avesse mai pronunciato simili parole e hanno respinto con sdegno le insinuazioni che si fosse comportato da codardo.

Oggi, grazie al sito Intelfiles, disponiamo della trascrizione di quella registrazione e non solo sappiamo che Felt non ha mai detto nulla di simile, ma sappiamo anche che la storia del fumo e delle esplosioni fu riferita all'FBI da un addetto al 911 (peraltro diverso dall'operatore che ricevette la chiamata) che colorì a modo suo il racconto.

In una serie di prossimi articoli daremo conto con precisione di questa e di tante altre circostanze che emergono dalla lettura dei documenti.

Intelfiles è un sito operato nell'ambito del sito Intelwire gestito dall'analista J.M. Berger, cui vanno i nostri ringraziamenti e apprezzamenti per il lavoro svolto.

2008/08/25

WTC7: Le FAQ del NIST

di Paolo Attivissimo

Questa è la traduzione delle risposte alle domande più frequenti riguardanti il WTC7, pubblicate in inglese inizialmente qui (poi trasferite qui) dal National Institute of Standards and Technology (NIST) il 21 agosto 2008, in occasione della presentazione al pubblico del rapporto definitivo del NIST sulle cause del crollo del WTC7, e aggiornate successivamente. Le misure anglosassoni dell'originale sono state convertite al sistema metrico decimale.


Domande e risposte a proposito dell'indagine del NIST sul WTC7 (aggiornate il 17/9/2010)

Cos'era il WTC7?


L'Edificio 7 del World Trade Center (WTC7) originale era un edificio di 47 piani adibito a uffici, situato direttamente a nord del complesso principale del World Trade Center (WTC). Completato nel 1987, fu costruito sopra una sottostazione elettrica esistente della Con Edison, su terreno di proprietà della Port Authority of New York and New Jersey.

Quando crollò il WTC7?


L'11 settembre 2001, il WTC7 sopportò incendi per quasi sette ore, dal momento del crollo della Torre Nord del WTC (WTC1) alle 10:28:22, fino alle 17:20:52, quando il WTC7 crollò.

Che cosa causò gli incendi nel WTC7?


Le macerie del crollo del WTC1, che sorgeva a circa 110 m di distanza verso sud, innescarono incendi su almeno 10 piani dell'edificio, in corrispondenza delle sue facciate sud e ovest. Tuttavia soltanto gli incendi su alcuni dei piani più bassi, dal 7° al 9° e dall'11° al 13°, bruciarono fuori controllo. Questi incendi ai piani bassi (che si diffusero e s'ingrandirono perché l'alimentazione d'acqua al sistema antincendio a pioggia automatico per questi piani aveva ceduto) furono simili agli incendi avvenuti in altri edifici alti. L'alimentazione primaria e secondaria d'acqua ai sistemi antincendio a pioggia per i piani inferiori dipendeva dagli impianti idrici cittadini, le cui linee erano state danneggiate dai crolli del WTC1 e del WTC2. Questi incendi incontrollati ai piani bassi si diffusero poi alla parte nord-est del WTC7, dove iniziò il collasso dell'edificio.

In che modo gli incendi causarono il crollo del WTC7?


Il calore degli incendi incontrollati causò la dilatazione termica delle travi e delle traverse dei solai in acciaio, portando a una catena di eventi che provocò il cedimento di una colonna strutturale fondamentale. Il cedimento di questa colonna strutturale innescò poi un collasso progressivo, indotto da incendi, dell'intero edificio.

Secondo la sequenza di collasso probabile indicata dal rapporto, il calore proveniente dagli incendi incontrollati causò la dilatazione termica delle travi d'acciaio ai piani bassi del lato est del WTC7, danneggiando la struttura dei solai su più piani.

A un certo punto una trave al 13° piano perse il proprio collegamento con una colonna d'importanza critica, la colonna 79, che reggeva le lunghe campate dei solai sul lato est dell'edificio (vedi Figura 1). La trave fuoriuscita dalla propria sede e altri danni locali indotti dagli incendi causarono il crollo del 13° piano, dando inizio a una catena di cedimenti dei solai in progressione verso il basso, fino al 5° piano. Molti di questi solai erano già stati indeboliti almeno parzialmente dagli incendi in prossimità della colonna 79. Questo collasso di solai lasciò la colonna 79 priva di sostegno sufficiente in direzione est-ovest lungo nove piani.

La colonna 79, priva di sostegno, a questo punto si piegò e innescò una progressione verso l'alto di cedimenti dei solai, che raggiunse il vano tecnico est sul tetto dell'edificio. Ciò che seguì, in rapida successione, fu una serie di cedimenti strutturali. Il cedimento si verificò inizialmente fino al tetto e interessò tutte e tre le colonne interne sul lato orientale dell'edificio (le colonne 79, 80, 81). Poi, con una progressione da est verso ovest attraverso il WTC7, cedettero tutte le colonne nel nucleo centrale dell'edificio (dalla 58 alla 78). Infine crollò l'intera facciata.


Figura 1 - Un piano tipico del WTC7, con le posizioni delle colonne (numerate). La flessione della colonna 79 fu l'evento innescante che portò al crollo del WTC7. La flessione fu il risultato di danni indotti da incendi ai solai intorno alla colonna 79, del cedimento della trave fra le colonne 79 e 44, e di cedimenti a catena dei solai.

Che cos'è un collasso progressivo?


Si definisce collasso progressivo la propagazione di un danno locale a partire da un singolo evento innescante, da un elemento strutturale a un altro, che alla fine produce il crollo di un'intera struttura o di una sua parte sproporzionatamente estesa. Il cedimento del WTC7 fu un esempio di collasso progressivo indotto da incendi.

Nelle torri del WTC NON si verificò un collasso progressivo per due ragioni. Primo, il crollo di ciascuna torre non fu innescato da un danno locale o da un singolo evento scatenante. Secondo, le strutture furono in grado di redistribuire i carichi dai componenti strutturali e sottosistemi danneggiati dagli impatti e dagli incendi verso componenti non lesionati e di tenere in piedi l'edificio fino a quando avvenne un collasso generale improvviso. Se non fosse stata installata una travatura sommitale (hat truss) che collegava le colonne del nucleo centrale al telaio esterno per reggere un'antenna televisiva in cima a ciascuna delle torri del WTC dopo che la struttura era stata interamente progettata, è probabile che il nucleo centrale delle torri del WTC sarebbe collassato prima, innescando un collasso generale. Un collasso di questo genere avrebbe avuto alcuni aspetti simili a quelli di un collasso progressivo.

In che modo il crollo del WTC7 fu differente dai crolli del WTC1 e WTC2?


Il WTC7 era differente dalle torri del WTC sotto molti aspetti. Il WTC7 era un edificio alto più tipico per quanto riguarda la progettazione del suo sistema strutturale. Non fu colpito da un aereo. Il crollo del WTC7 fu causato da un singolo evento innescante (il cedimento di una colonna dell'edificio situata a nord-est, prodotto dai danni indotti dagli incendi ai solai e ai raccordi adiacenti), mentre i cedimenti del WTC1 e WTC2 furono causati da fattori multipli, compresi i danni strutturali causati dall'impatto dell'aereo, un'estesa asportazione dei materiali antincendio applicati a spruzzo o delle protezioni antincendio nella zona d'impatto, e un indebolimento delle strutture in acciaio causato dagli incendi.

Gli incendi nel WTC7 furono molto diversi dagli incendi nelle torri del WTC. Poiché il WTC7 non fu irrorato da migliaia di litri di carburante d'aereo, non presero fuoco simultaneamente vaste aree dei piani, come avvenne invece nelle torri del WTC. Nel WTC7, invece, si innescarono incendi distinti su vari piani, in modo particolarmente significativo ai piani dal settimo al nono e dall'undicesimo al tredicesimo. Gli incendi del WTC7 furono simili agli incendi del contenuto dell'edificio che si sono verificati in numerosi grattacieli nei quali gli estintori automatici a pioggia non funzionarono o non erano presenti.

Perché il WTC7 crollò, nonostante non ci sia notizia storica di nessun altro edificio crollato soltanto per incendi?


Il crollo del WTC7 è il primo caso noto di un edificio alto crollato principalmente a causa di incendi incontrollati. Gli incendi nel WTC7 furono simili a quelli che si verificarono in numerosi edifici alti nei quali gli estintori automatici a pioggia non funzionarono o non erano presenti. Questi altri edifici, compreso il One Meridian Plaza di Philadelphia, un grattacielo di 38 piani che bruciò per 18 ore nel 1991, non crollarono per via delle differenze di progettazione del loro sistema strutturale.

I fattori che contribuirono al collasso del WTC7 includono: la dilatazione termica dei componenti dell'edificio, come le travi e le traverse dei solai, che si verificò a temperature centinaia di gradi al di sotto di quelle solitamente prese in considerazione nella prassi corrente per la certificazione della resistenza agli incendi; un'amplificazione significativa degli effetti della dilatazione termica a causa dei solai a campata lunga presenti nell'edificio; le connessioni fra gli elementi strutturali, progettate per reggere le forze gravitazionali verticali ma non i carichi orizzontali o laterali indotti dal calore; e un sistema strutturale complessivo non progettato per prevenire collassi progressivi indotti da incendi.

Quali sono le differenze principali fra i grandi incendi “tipici” di edifici alti che si sono verificati negli Stati Uniti e l'incendio verificatosi nel WTC7 l'11 settembre 2001?


[Questa domanda è stata aggiunta dopo la pubblicazione iniziale del documento originale, N.d.T.] Ci sono più analogie che differenze fra gli incendi incontrollati che bruciarono nel WTC7 e quelli che si verificarono nei seguenti edifici: First Interstate Bank Building (1988), One Meridian Plaza Building (1981), One New York Plaza (1970) e WTC51 (2001).

1 Il WTC5 fu un edificio alto nove piani, colpito da incendi incontrollati, che fu arso completamente su vari piani e subì un crollo parziale su quattro piani.

I seguenti fattori descrivono gli incendi che si verificarono sia nel WTC7, sia negli edifici citati: 1) il combustibile per gli incendi fu costituito dai normali materiali combustibili presenti negli uffici con livelli di carico combustibile normale; 2) non furono utilizzati acceleranti; 3) la diffusione dell'incendio da un elemento combustibile a un altro fu governata dalla normale fisica degli incendi; 4) la rottura delle finestre indotta dagli incendi fornì la ventilazione per il proseguimento della diffusione ed espansione degli incendi; 5) si verificarono incendi simultanei su più piani; 6) gli incendi su ciascun piano occuparono una parte significativa del piano stesso; 7) gli incendi su ciascun piano avevano superato il punto di flashover [o incendio generalizzato, brusco aumento della temperatura e della quantità di materiale partecipante alla combustione, N.d.T.]; 8) gli estintori a pioggia non funzionarono o furono inefficaci; 9) gli incendi bruciarono per un tempo sufficiente a causare deformazioni e/o cedimenti significativi nella struttura dell'edificio.

Ci sono delle differenze fra gli incendi nel WTC7 e quelli negli edifici citati, ma si tratta di differenze secondarie rispetto ai fattori d'incendio che portarono al crollo del WTC7: 1) gli incendi negli edifici alti hanno di norma un singolo punto d'inizio su un singolo piano, mentre gli incendi nel WTC7 probabilmente ebbero singoli punti d'inizio su più piani (10); 2) gli incendi negli altri edifici alti furono causati da eventi isolanti, mentre gli incendi nel WTC7 avvennero in seguito al crollo del WTC1; 3) c'era acqua a disposizione per combattere gli incendi negli altri edifici alti, mentre l'alimentazione d'acqua per combattere gli incendi nel WTC7 fu compromessa; e 4) mentre gli incendi negli altri edifici furono contrastati attivamente dai vigili del fuoco nella misura del possibile, al WTC7 non fu fatto alcuno sforzo di contrastare gli incendi.

Le differenze negli incendi non furono significative per i motivi seguenti. Quando crollò il WTC7, gli incendi al suo interno erano progrediti ben oltre i loro probabili punti d'origine su più piani (cioè le facciate sud e ovest) e i punti iniziali d'origine degli incendi non influirono sulle condizioni degli incendi al momento del collasso dell'edificio (cioè nel quadrante nord-ovest). Inoltre in ciascuno degli altri edifici citati gli incendi consumarono vari piani, nonostante la disponibilità d'acqua e le attività antincendio (tranne il WTC5). Pertanto il fatto che i vigili del fuoco abbiano combattuto o meno contro gli incendi al WTC7 non è un aspetto differenziante significativo rispetto agli altri incendi citati.

C'è chi ha detto che un cedimento in corrispondenza di una singola colonna non avrebbe dovuto produrre una caduta così simmetrica come questa. Come rispondete a queste affermazioni?


Il crollo del WTC7, visto dall'esterno (la maggior parte dei video fu ripresa da nord), effettivamente sembrò svolgersi quasi uniformemente, come un solo blocco. Questo avvenne perché i cedimenti interni che si verificarono causarono il cedimento della struttura esterna soltanto nelle fasi conclusive del crollo. All'interno, la struttura dei solai e delle colonne crollò verso il basso, allontanandosi dalla struttura esterna. Ci furono sintomi del fatto che si stavano verificando dei danni interni prima del moto discendente della struttura esterna: per esempio, quando il vano tecnico est (east penthouse) cadde afflosciandosi dentro l'edificio e si ruppero delle finestre sulla facciata nord, alle estremità del nucleo centrale dell'edificio. L'aspetto simmetrico della caduta del WTC7 fu dovuto principalmente alla maggiore rigidità e resistenza della sua struttura esterna rispetto a quella interna.

In un video sembra che il WTC7 precipiti in caduta libera, cosa che non accadrebbe nel cedimento strutturale che descrivete. Come fate a ignorare le leggi fondamentali della fisica?


Nella bozza del rapporto sul WTC7 (pubblicata il 21 agosto 2008 e disponibile presso http://wtc.nist.gov/media/NIST_NCSTAR_1A_for_public_comment.pdf), il NIST dichiarò che la facciata nord dell'edificio scese di 18 piani (la porzione del crollo visibile nel video) in 5,4 secondi, sulla base dell'analisi video del crollo dell'edificio. Questo periodo di tempo è maggiore del 40% rispetto ai 3,9 secondi che questo processo avrebbe richiesto se la facciata nord dell'edificio fosse precipitata esclusivamente in condizioni di caduta libera. Durante il periodo di commento pubblico alla bozza del rapporto, al NIST fu chiesto di confermare questa differenza di tempi e di definirne più dettagliatamente le ragioni.

Per chiarire ulteriormente la discesa della facciata nord, il NIST ha registrato lo spostamento verso il basso di un punto situato vicino al centro del colmo del tetto, a partire dal primo movimento fino a quando la facciata nord non è più visibile nel video. Sono state svolte analisi numeriche per calcolare la velocità e l'accelerazione del punto sul colmo a partire dai dati di spostamento dipendenti dal tempo. L'istante al quale si verificò il primo movimento verticale del colmo è stato determinato tracciando il valore numerico della luminosità di un pixel (un singolo elemento dell'immagine video) in corrispondenza del colmo. Questo pixel diventò più luminoso quando il colmo iniziò a scendere, perché il colore del pixel iniziò a cambiare da quello della facciata dell'edificio a quello più chiaro del cielo.

L'approccio adottato dal NIST è riassunto nella Sezione 3.6 del rapporto riepilogativo finale NCSTAR 1A (pubblicato il 20 novembre 2008; disponibile presso http://wtc.nist.gov/NCSTAR1/PDF/NCSTAR%201A.pdf) e descritto in dettaglio nella Sezione 12.5.3 del rapporto NIST NCSTAR 1-9 (disponibile presso http://wtc.nist.gov/NCSTAR1/PDF/NCSTAR%201-9%20Vol%202.pdf).

Le analisi dei video (sia la stima dell'istante in cui iniziò la discesa del colmo, sia la velocità ed accelerazione calcolate di un punto sul colmo) hanno rivelato tre fasi distinte che caratterizzano i 5,4 secondi del crollo:

  • Fase 1 (da 0 a 1,75 secondi): accelerazione inferiore a quella di gravità (ossia più lenta della caduta libera).
  • Fase 2 (da 1,75 a 4,0 secondi): accelerazione gravitazionale (caduta libera)
  • Fase 3 (da 4,0 a 5,4 secondi): accelerazione ridotta, di nuovo inferiore a quella gravitazionale
Quest'analisi ha dimostrato che il tempo di discesa maggiorato del 40% rispetto ai 3,9 secondi di tempo di caduta libera fu causato principalmente dalla Fase 1, che corrispose alla flessione delle colonne esterne ai piani inferiori della facciata nord. Durante la Fase 2, la facciata nord scese sostanzialmente in caduta libera e questo indica che la struttura sottostante offrì un sostegno trascurabile. Questo è coerente con il modello di analisi strutturale in cui le colonne esterne si fletterono e persero la capacità di reggere i carichi provenienti dalla struttura sovrastante. Nella Fase 3, l'accelerazione diminuì man mano che la porzione superiore della facciata nord incontrava maggiore resistenza da parte della struttura collassata e della catasta di macerie sottostante.

Questo vuol dire che ci sono centinaia o migliaia di edifici alti non sicuri, con supporti a campate lunghe, che devono essere ristrutturati in qualche modo? Come si potrebbe ristrutturare un edificio per prevenire questo problema?


Anche se il collasso parziale o totale di un edificio alto a causa di incendi è un evento raro, il NIST consiglia vivamente ai proprietari, gestori e progettisti di edifici di valutare i propri edifici per garantire un'adeguata prestazione dei sistemi strutturali in caso d'incendio. Sono fonte di particolare preoccupazione gli effetti della dilatazione termica in edifici aventi una o più delle seguenti caratteristiche: sistemi di solai a campate lunghe, collegamenti che non sono in grado di compensare gli effetti termici, strutture di solai che inducono forze asimmetriche sulle travi, e sistemi compositi di solai, le cui spine di tranciamento (shear studs) potrebbero cedere a causa della dilatazione termica differenziale (cioè della dilatazione dei materiali indotta dal calore a tassi differenti). Gli ingegneri dovrebbero essere in grado di progettare rimedi economicamente efficaci per gestire qualsiasi elemento di preoccupazione identificato tramite queste valutazioni.

Vi sono numerose possibilità esistenti, emergenti o previste che avrebbero potuto contribuire a prevenire il crollo del WTC7. La misura in cui queste possibilità migliorano le prestazioni è ancora da valutare. Le opzioni possibili per lo sviluppo di rimedi economicamente efficaci includono:

  • Collegamenti e sistemi d'intelaiatura più robusti, per resistere meglio agli effetti della dilatazione termica sul sistema strutturale.
  • Sistemi strutturali progettati espressamente per prevenire il collasso progressivo. Le attuali norme edilizie non richiedono che gli edifici siano progettati in modo da resistere al collasso progressivo.
  • Isolamento termico migliore (cioè conducibilità ridotta e/o spessore maggiore) per limitare il riscaldamento dell'acciaio strutturale e ridurre al minimo sia gli effetti di dilatazione termica, sia gli effetti di indebolimento. L'isolamento è stato utilizzato per proteggere la resistenza dell'acciaio, ma potrebbe essere utilizzato per mantenere una temperatura inferiore nell'intelaiatura in acciaio per limitare la dilatazione termica.
  • Migliorata suddivisione in scomparti nelle aree utilizzate dagli inquilini, in modo da limitare la diffusione degli incendi.
  • Sistemi di finestratura resistenti al calore, per limitare la rottura, ridurre l'apporto d'aria e ritardare l'espansione degli incendi.


Il NIST raccomanda che gli standard e le norme riguardanti l'edilizia siano resi più severi, andando oltre il loro attuale intento di salvare vite, in modo da prevenire collassi strutturali anche nel caso di incendi rari come quelli nel WTC7, nei quali gli estintori a pioggia non funzionano o non esistono o vengono sopraffatti dall'incendio.

Gli investigatori hanno considerato la possibilità che un'esplosione abbia causato il crollo del WTC7 o vi abbia contribuito?


Sì, questa possibilità è stata indagata con attenzione. Il NIST è arrivato alla conclusione che non si verificarono eventi esplosivi (blast events) all'interno dell'edificio e non ha trovato prove a sostegno dell'esistenza di un evento esplosivo.

Inoltre nessun rumore di esplosione è stato rilevato nel sonoro delle registrazioni video effettuate durante il crollo del WTC7 o è stato segnalato da testimoni. Secondo i calcoli dell'équipe investigativa, l'esplosione più piccola in grado di causare il cedimento della colonna critica dell'edificio avrebbe prodotto un livello sonoro di 130-140 decibel a una distanza di almeno 800 metri senza l'ostacolo dagli edifici circostanti. Questo livello sonoro è compatibile con uno sparo d'arma da fuoco o con il rumore che si percepisce stando accanto a un motore a reazione ed è oltre 10 volte più forte del rumore che si sente stando di fronte agli altoparlanti ad un concerto rock.

Per poter preparare l'edificio per una demolizione intenzionale, sarebbe stato necessario rimuovere le pareti e/o l'isolamento antincendio e il rivestimento delle colonne e sostituire il tutto senza farsi notare. La preparazione di una colonna include fasi come il taglio a cannello di alcune sue sezioni, che produce fumi tossici e di odore intenso. Una demolizione intenzionale di norma richiede l'applicazione di cariche esplosive alla maggior parte delle colonne interne o a tutte, non a una sola o a un gruppo limitato di colonne di un edificio.

È possibile che la termite o la supertermite (thermate) abbia contribuito al crollo del WTC7?


Il NIST ha esaminato l'applicazione e l'uso della termite e ha determinato che il suo uso per tranciare le colonne nel WTC7 l'11 settembre 2001 è improbabile.

La termite è una combinazione di polvere d'alluminio e di un ossido di metallo che libera una quantità enorme di calore quando viene innescata. Viene utilizzata solitamente per saldare i binari ferroviari, fondendo una piccola quantità d'acciaio e versando l'acciaio fuso dentro uno stampo fra i due binari.

Per applicare la termite a una grande colonna in acciaio occorrono circa 130 grammi di termite per fondere ogni chilogrammo d'acciaio [in originale, 0,13 libbre di termite per una libbra d'acciaio]. Per una colonna in acciaio che pesa circa 1500 kg al metro lineare [in originale, 1000 libbre per piede lineare] sarebbero necessari almeno 45 chilogrammi di termite [in originale, 100 libbre] da collocare intorno alla colonna, da innescare e da far restare in contatto con la superficie verticale dell'acciaio mentre si svolge la reazione della termite. Questo per una singola colonna: si presume che sarebbe stato necessario preparare con la termite più di una colonna se fosse stato utilizzato quest'approccio.

È improbabile che 45 kg di termite o più possano essere stati introdotti nel WTC7 e collocati intorno alle colonne senza essere notati, prima dell'11 settembre o durante quel giorno.

Considerati gli incendi osservati quel giorno e la risposta strutturale agli incendi dimostrata, il NIST non ritiene che la termite sia stata usata per far cedere nessuna delle colonne del WTC7.

Un'analisi dell'acciaio del WTC alla ricerca degli elementi che costituiscono la termite/supertermite non sarebbe stata necessariamente risolutiva. I composti metallici sarebbero stati presenti anche nei materiali di costruzione degli edifici del WTC e lo zolfo è presente nel cartongesso utilizzato per le tramezze interne.

Uno dei soccorritori, intrappolato nell'edificio fra il sesto e l'ottavo piano, dice di aver udito due boati forti. Non sono prova che ci fu un'esplosione?


I livelli sonori descritti da tutti i testimoni non corrispondono al livello sonoro dell'esplosione che sarebbe stata necessaria per causare il crollo dell'edificio. Se i due boati forti fossero stati dovuti ad esplosioni causanti il crollo del WTC7, il soccorritore, che si trovava da qualche parte fra il sesto e l'ottavo piano del WTC7, non sarebbe stato in grado di sopravvivere al crollo pressoché immediato e di fornire il proprio resoconto.

Nel giugno del 2009 il NIST ha iniziato a rilasciare documenti in risposta a una domanda fatta secondo il Freedom of Information Act (FOIA) da parte dell'International Center for 9/11 Studies, che chiedeva “tutte le fotografie e i video raccolti, esaminati, citati o altrimenti utilizzati dal NIST durante la sua indagine sui crolli degli edifici del World Trade Center”. Uno degli elementi audiovisivi rilasciati, un video ottenuto dalla NBC News, mostra l'edificio 7 del World Trade Center (WTC7) negli istanti prima del proprio crollo e poi salta al crollo già in corso e il vano tecnico est dell'edificio “scompare” dalla scena (perché è già caduto nel frattempo). Altri video del crollo del WTC7 mostrano che il vano tecnico cade per primo, seguito dal resto dell'edificio. Il NIST ha tagliato il video di NBC News per togliere il crollo del vano tecnico?


[Questa domanda e la relativa risposta sono state aggiunte all'originale dopo la sua pubblicazione iniziale, N.d.T.] Le riprese video rilasciate in base alla domanda FOIA sono state copiate dal video originale esattamente nella forma in cui furono ricevute dalla NBC News, con la documentazione video del crollo del vano tecnico est del WTC7 mancante. Le riprese non sono state tagliate in alcun modo dal NIST.

I sistemi che utilizzavano carburante nel WTC7 contribuirono al suo collasso?


No. L'edificio era dotato di tre gruppi elettrogeni d'emergenza separati, tutti alimentati da carburante diesel. Gli scenari che considerano il caso peggiore, in cui gli incendi venivano alimentati dalle linee di aimentazione del carburante tranciate o dal carburante immagazzinato nei serbatoi secondari ai piani inferiori, non sarebbero stati sostenibili per un periodo di tempo sufficiente, non avrebbero potuto generare calore sufficiente a indebolire le colonne interne critiche e/o avrebbero prodotto grandi quantità di fumo visibile dai piani inferiori, che non furono osservate.

A titolo d'informazione supplementare, i tre gruppi elettrogeni contenevano due serbatoi di carburante da 45.000 litri e due da 22.700 litri sotto gli accessi per carico merci dell'edificio, nonché un singolo serbatoio da 22.700 litri al piano terra ["first floor" in originale, secondo l'uso americano]. Inoltre uno dei gruppi utilizzava un serbatoio da 1040 litri al quinto piano, un serbatoio da 1040 litri all'ottavo piano e un serbatoio da 190 litri al nono piano. Un altro gruppo utilizzava un serbatoio secondario da 1040 litri al settimo piano.

Vari mesi dopo il crollo del WTC7, un'impresa recuperò circa 87.000 litri di carburante da questi serbatoi. Il NIST ha stimato che il carburante mancante ammontava in totale a 3700 ±3700 litri (in altre parole, da 0 a 7500 litri, con 3700 litri come valore più probabile). La sorte del carburante nei serbatoi secondari è ignota, per cui il NIST ha considerato il caso peggiore, ossia che fossero pieni l'11 settembre 2001. Anche la sorte del carburante dei due serbatoi da 22,700 litri è ignota. Pertanto, il NIST ha considerato il caso peggiore anche per questi serbatoi, ossia che tutto il carburante fosse disponibile per alimentare incendi al livello del suolo oppure al quinto piano.

Perché il NIST ha effettuato la modellazione del materiale ignifugo applicato a spruzzo (sprayed fire-resistive material o SFRM, indicato anche come isolamento antincendio) alle travi e alle colonne del WTC7 come se fosse un'installazione “perfetta” (cioè senza interruzioni o danni al rivestimento SFRM), quando realisticamente la maggior parte degli edifici ha interruzioni i danni nel rivestimento SFRM, causati da un'installazione inadeguata o dal deterioramento nel corso del tempo?


[Questa domanda e la relativa risposta sono state aggiunte all'originale dopo la sua pubblicazione iniziale, N.d.T.] Il NIST ha considerato con attenzione le condizioni d'installazione dell'SFRM nel WTC7, includendo lo spessore applicato e le prove della presenza di interruzioni o danni nell'SFRM. L'SFRM nel WTC7 è stato modellato considerandolo intatto, tranne nella zona sud-ovest dell'edificio, dove erano presenti danni da impatto di macerie2. Per le analisi termiche a elementi finiti del WTC7 è stato usato uno spessore uniforme, pari allo spessore specificato di SFRM, perché 1) la variabilità nello spessore dell'SFRM era modesta, 2) non furono trovate prove evidenti di danni significativi all'SFRM e 3) piccole aree di danni all'SFRM non avrebbero influito sulla risposta termica o strutturale del sistema d'intelaiatura strutturale.

Nel determinare le condizioni di applicazione dell'SFRM alle travi e alle colonne del WTC7 sono stati considerati vari fattori:
  • Le misurazioni disponibili dello spessore dell'SFRM, tratte da ispezioni effettuate durante l'applicazione dell'SFRM, hanno mostrato che l'SFRM, così come applicato, era coerente con lo spessore richiesto e che la variabilità nello spessore dell'SFRM applicato era modesta (NIST NCSTAR 1-9, Tabella 2-2)
  • L'esame delle fotografie delle travi e delle colonne del WTC7 scattate durante le ristrutturazioni hanno mostrato che l'SFRM aveva un aspetto uniforme e che non c'erano indicazioni di frammentazione o di discontinuità (NIST NCSTAR 1-9), Figure da 2-27 a 2-29)
  • L'ispezione dell'edificio al 130 di Liberty Street (noto in precedenza come edificio del Bankers Trust o della Deutsche Bank) non rilevò danni all'SFRM dopo l'impatto delle macerie provenienti dal crollo del WTC2 tranne nelle immediate vicinanze degli impatti delle macerie (NIST NCSTAR 1-9, Sezione 2.5.3)
  • Un'analisi dello spessore dell'SFRM per le travi nelle torri del WTC ha mostrato che lo spessore medio misurato superava lo spessore specificato e che l'uso dello spessore uniforme specificato nelle analisi termiche teneva conto dell'effetto della variabilità nello spessore dell'SFRM (NIST NCSTAR 1-6A, Capitolo 5)
  • Un'analisi termica di una lastra d'acciaio (per esempio, la modellazione di una flangia di una trave) con discontinuità dell'SFRM ma mostrato che delle discontinuità occasionali nell'SFRM non alteravano in modo significativo la risposta termica dell'elemento strutturale (NIST NCSTAR 1-6, Capitolo 2)

2 – Una serie differente di analisi per il WTC1 e per il WTC2 ha portato a un approccio analogo per la modellazione dell'SFRM, vale a dire, l'SFRM è stato modellato come se fosse stato privo di danni tranne nelle zone sottoposte a danni diretti prodotti dalle macerie derivanti dall'impatto dell'aereo.

Come mai ci è voluto così tanto tempo per completare l'indagine?


L'indagine generale del NIST iniziò il 21 agosto 2002. Nelle sue prime fasi fu deciso di completare gli studi dei crolli delle due torri (WTC1 e WTC2) prima di procedere a fondo con l'indagine sul WTC7. Dal 13 al 15 settembre 2005 si tenne una conferenza tecnica di primaria importanza sulle bozze dei rapporti riguardanti il WTC1 e il WTC2. Il tempo trascorso fra la conferenza tecnica dedicata al rapporto sulle torri del WTC e la pubblicazione di questa bozza del rapporto sul WTC7 è circa tre anni ed è paragonabile alla durata di una normale indagine su un incidente aereo.

L'indagine sul WTC7 è stata una ricostruzione molto ampia, allo stato dell'arte, degli eventi che interessarono il WTC7 e portarono poi al suo crollo. Sono stati ottenuti numerosi fatti e dati, che sono stati poi combinati con una modellazione computerizzata convalidata che si ritiene essere una fedele approssimazione degli eventi reali. Una singola simulazione al computer della risposta strutturale agli incendi ha richiesto otto mesi per essere completata su workstation e cluster di calcolo ad alte prestazioni.

Le macerie provenienti dal crollo del WTC1 danneggiarono la struttura del WTC7 in un modo che contribuì al suo collasso?


Le macerie causarono danni strutturali alla zona sud-ovest dell'edificio, tranciando sette colonne esterne, ma questi danni strutturali non innescarono il collasso. Furono gli incendi innescati dalle macerie, anziché i danni strutturali prodotti dagli impatti, a innescare il collasso dell'edificio, dopo che gli incendi si erano accresciuti ed estesi alla zona nord-est dopo diverse ore. L'impatto delle macerie non causò danni al materiale ignifugo applicato a spruzzo alle colonne, alle travi e alle traverse d'acciaio, salvo che nelle dirette vicinanze delle colonne tranciate. I danni causati dall'impatto delle macerie ebbero un ruolo secondario nelle ultime fasi della sequenza di crollo, quando la facciata esterna cedette ai piani inferiori, dove erano situati i danni da impatto. Un'analisi separata ha dimostrato che anche senza i danni strutturali dovuti all'impatto delle macerie, il WTC7 sarebbe crollato in incendi simili a quelli che si verificarono l'11 settembre 2001. Nessuno dei grandi frammenti di macerie provenienti dal WTC2 (la torre sud) colpì il WTC7 a causa della grande distanza fra i due edifici.

Il WTC7 sarebbe crollato anche se non ci fossero stati danni strutturali indotti dal crollo delle torri del WTC?


Sì. Anche senza i danni strutturali, il WTC7 sarebbe crollato a causa degli incendi innescati dalle macerie. La crescita e la diffusione degli incendi ai piani bassi, a causa della perdita di alimentazione d'acqua agli estintori a pioggia proveniente dalle condotte municipali, furono sufficienti a innescare il collasso dell'intero edificio a causa del cedimento di una colonna vitale nella zona nord est dell'edificio.

Come mai gli estintori a pioggia del WTC7 fallirono nel loro compito durante gli incendi?


Gli estintori non fallirono. Il crollo del WTC1 e del WTC2 danneggiò la rete idrica municipale, che fungeva da fonte primaria e anche di riserva per l'acqua del sistema antincendio a pioggia dei 20 piani inferiori. Pertanto gli estintori a pioggia non poterono funzionare. Per contro, gli estintori a pioggia e le condotte verticali ai piani intermedi (dal 21° al 39°) e ai livelli superiori (dal 40° al 47°) ricevevano acqua da due grandi serbatoi situati al 46° piano e utilizzavano le condotte municipali come fonte di riserva.

Quanto si scaldarono le colonne d'acciaio e le travi dei solai del WTC7?


Per via dell'efficacia del materiale ignifugo applicato a spruzzo (spray-applied fire-resistive material, SFRM), si stima che le temperature massime delle colonne d'acciaio nel WTC7 raggiunsero soltanto i 300°C e che le travi d'acciaio dei solai superarono i 600°C soltanto sul lato est dell'edificio. Tuttavia, il cedimento delle travi dei solai e i danni ai collegamenti prodotti dagli incendi (che causarono il cedimento di una colonna critica, innescando il crollo) si verificarono a temperature inferiori a circa 400°C, alle quali prevale la dilatazione termica. Oltre i 600°C si ha una perdita significativa di resistenza e rigidezza dell'acciaio. Nel collasso del WTC7, la perdita di resistenza o rigidezza dell'acciaio non fu tanto importante quanto lo fu la dilatazione termica delle strutture in acciaio causata dal calore.

La sottostazione elettrica situata accanto al WTC7 ebbe un ruolo negli incendi o nel crollo?


No. Non ci sono prove che la sottostazione elettrica contribuì agli incendi nel WTC7. La sottostazione continuò a funzionare fino alle 16:33 dell'11 settembre 2001. Gli allarmi nella sottostazione erano sotto monitoraggio, e non vi furono segnali a parte un singolo evento nelle prime ore della giornata. Non fu osservato fumo proveniente dalla sottostazione.

Anche i componenti speciali della struttura dell'edificio – travi, traverse e sbalzi, utilizzati per trasferire i carichi dalla sovrastruttura dell'edificio alle colonne della sottostazione elettrica (sopra la quale sorgeva il WTC7) e alle fondazioni sottostanti – non ebbero un ruolo significativo nel collasso.

Come mai il crollo del WTC7 non causò vittime?


Vari fattori contribuirono all'assenza di vittime o di feriti gravi nel WTC7. Al momento degli impatti degli aerei contro le torri, l'edificio conteneva soltanto la metà degli occupanti di un giorno tipico (circa 4000). Gli occupanti avevano partecipato di recente ad esercitazioni antincendio, e iniziarono una rapida evacuazione quando furono allertati dagli attacchi al WTC1, WTC2 e al Pentagono. L'evacuazione dell'edificio richiese poco più di un'ora e il processo fu completato prima del crollo della prima torre del WTC (WTC2). I soccorritori fornirono assistenza all'evacuazione degli occupanti. Nessun soccorritore fu ferito nel crollo del WTC7, perché la decisione di rinunciare a ogni sforzo per salvare il WTC7 fu presa quasi tre ore prima che l'edificio cadesse.

Come mai gli investigatori non hanno esaminato campioni effettivi dell'acciaio del WTC7?


I campioni d'acciaio furono rimossi dal sito prima che iniziasse l'indagine del NIST. Subito dopo l'11 settembre, le macerie furono rimosse rapidamente dal sito per agevolare le operazioni di recupero e facilitare il lavoro dei soccorritori sul posto. Una volta rimosso dal sito, l'acciaio del WTC7 non fu chiaramente identificabile. A differenza degli elementi d'acciaio del WTC1 e WTC2, che erano verniciati di rosso e recavano contrassegni identificativi, l'acciaio del WTC7 non aveva caratteristiche identificative di questo genere.

In tutta la vostra indagine non sono compresi reperti fisici probatori. Come fate ad essere così sicuri di sapere cos'è successo?


In termini generali, c'erano molti meno elementi di prova disponibili per il WTC7 che per le due torri del WTC. L'acciaio del WTC1 e WTC2 aveva caratteristiche distintive che permettevano di identificarlo dopo che era stato rimosso dal sito durante le operazioni di recupero. Non era così per l'acciaio del WTC7. Sicuramente vi sono molte meno prove audiovisive del crollo del WTC7 che dei crolli delle torri del WTC1 e WTC2, che furono fotografate molto più estesamente.

Cionondimeno, l'indagine del WTC7 da parte del NIST si basa su un'enorme quantità di dati. Questi dati provengono da studi, interviste e ricerche approfondite riguardanti l'edificio, comprese le registrazioni audio e video del crollo. Sono stati progettati metodi informatici rigorosi e allo stato dell'arte per studiare il crollo dell'edificio ed effettuarne la modellazione. Questi modelli computerizzati convalidati hanno prodotto una sequenza di collasso che è stata confermata dalle osservazioni di quanto effettivamente accadde. Oltre a far uso delle proprie competenze interne, il NIST si è affidato ad esperti tecnici del settore privato; ha raccolto un'abbondanza di documenti, fotografie e video di questo disastro; ha sentito in prima persona gli occupanti dell'edificio e i soccorritori; ha analizzato le operazioni di evacuazione e di risposta all'emergenza nel WTC7 e nelle sue adiacenze; ha effettuato simulazioni al computer del comportamento del WTC7 l'11 settembre 2001 e ha combinato le conoscenze acquisite in una sequenza di collasso probabile.

Il WTC 7 era conforme alle norme edilizie e antincendio?


L'équipe ha trovato che il progetto del WTC7 negli anni '80 era in generale coerente con le norme edilizie della città di New York in vigore all'epoca.

I progettisti del WTC 7 previdero le sue scale per l'evacuazione di quasi 14.000 persone, che all'epoca rappresentavano il numero massimo previsto di occupanti dell'edificio. Anche se la capienza della scala fu sovrastimata, fu sufficiente per l'evacuazione dell'effettiva occupazione massima dell'edificio, pari a 8000 persone, e più che sufficiente per evacuare le circa 4000 persone presenti nell'edificio l'11 settembre 2001.

Quali migliorie alla sicurezza degli edifici sono state raccomandate come conseguenza dell'indagine sul WTC7?


Il NIST ha fatto una raccomandazione nuova e ribadito 12 raccomandazioni tratte dall'indagine sulle torri del WTC.

La nuova raccomandazione riguarda la valutazione esplicita degli edifici per assicurare prestazioni di sicurezza antincendio adeguate del sistema strutturale. Sono fonte di particolare preoccupazione gli effetti della dilatazione termica negli edifici aventi una o più delle seguenti caratteristiche:

  • solai a campate lunghe;
  • collegamenti non progettati per tenere conto degli effetti termici;
  • strutture dei solai che inducono forze asimmetriche sulle travi; e
  • solai compositi le cui spine di tranciamento potrebbero cedere a causa della dilatazione termica differenziale (ossia della dilatazione del materiale prodotta dal calore a tassi differenti in direzioni differenti).


Le lunghezze tipiche delle campate dei solai negli edifici alti adibiti a uffici sono fra 12 e 15 metri. Si ritiene che questa gamma rappresenti sistemi di solai a campata lunga. Gli effetti termici (cioè la dilatazione termica) che possono essere significativi negli edifici a campate lunghe possono essere presenti anche negli edifici con campate più corte, a seconda della progettazione del sistema strutturale.

Le raccomandazioni precedenti riguardano l'aumento dell'integrità strutturale degli edifici, il miglioramento della resistenza delle strutture se esposte a incendi, la creazione di nuovi metodi per aumentare la resistenza agli incendi nelle strutture, il miglioramento della protezione antincendio attiva, il miglioramento di alcuni aspetti della risposta alle emergenze, e una maggiore educazione e formazione.

Quali sono alcuni dei primati di questa indagine?


Quest'indagine è la prima a dimostrare il modo in cui un incendio può causare un collasso progressivo in un edificio. È anche la prima a dimostrare che in certe condizioni gli effetti della dilatazione termica, anziché la perdita di resistenza e rigidezza dovuta all'incendio, possono portare al collasso strutturale. È la prima ad analizzare il comportamento di risposta di un edificio e a determinare la sua sequenza di collasso integrando modelli/simulazioni in dettaglio del danno dovuto a impatti di macerie, l'accrescimento e la diffusione degli incendi, l'analisi termica, l'innesco del collasso e la propagazione del collasso, fino al crollo generale. Questa è stata un'analisi di una complessità senza precedenti: un'elaborazione al computer completa per le torri del WTC su computer ad alte prestazioni ha richiesto circa due mesi, mentre un'elaborazione analoga per il WTC7 ne ha richiesti circa otto, ossia circa quattro volte di più. Il NIST prevede che gli strumenti sviluppati a partire da quest'indagine e le conoscenze acquisite saranno utili nello sviluppo di una più robusta prassi di progettazione degli edifici e negli studi dei processi di collasso di edifici futuri. Questi strumenti ampliati e questi approcci di analisi derivata, convalidata e semplificata possono fungere da guida per gli addetti ai lavori e prevenire futuri disastri.

Perché il NIST ha studiato il crollo del WTC7?


L'indagine sul WTC7 da parte del NIST è stata svolta in base alla legge denominata National Construction Safety Team (NCST) Act, nell'ambito della sua indagine generale sul disastro del World Trade Center in merito alla sicurezza degli edifici e in materia d'incendi. Questa legge conferisce al NIST la responsabilità dello svolgimento di indagini per determinare i fatti riguardanti cedimenti di edifici che hanno provocato o potevano significativamente provocare importanti perdite di vite umane. Il NIST non ha poteri normativi in base all'NCST Act.

[Questa parte delle FAQ era presente nella loro stesura originale e viene citata qui per completezza, ma è stata tolta dalla stesura aggiornata - N.d.T.]

Come posso fornire commenti al rapporto?


Il NIST accoglie volentieri commenti sulla bozza di rapporto e sulle raccomandazioni, che sono disponibili online presso http://wtc.nist.gov. I commenti dovranno essere ricevuti entro le ore 12 EDT del 15 settembre 2008. I commenti possono essere inviati nei modi seguenti:
  • e-mail a wtc@nist.gov;
  • fax al numero (301) 869-6275; oppure
  • posta cartacea indirizzata a WTC Technical Information Repository, Attn: Stephen Cauffman, NIST, 100 Bureau Dr., Stop 8611, Gaithersburg, Md. 20899-8610.


Le istruzioni per l'invio di commenti sono disponibili presso http://wtc.nist.gov/.


In che modo il rapporto finale sul WTC7, pubblicato il 23 novembre 2008, differisce dalla bozza pubblicata per il commento pubblico il 21 agosto 2008?


[Domanda e risposta aggiunte dopo la pubblicazione iniziale della stesura finale del rapporto, N.d.T.] Il rapporto finale è consolidato da alcuni chiarimenti e testi aggiuntivi suggeriti da organizzazioni e individui di tutto il mondo in risposta alla bozza del rapporto sul WTC7, ma queste modifiche non hanno cambiato le principali osservazioni e raccomandazioni della squadra investigativa, che includono l'identificazione degli incendi come causa primaria del collasso dell'edificio.

L'ampia indagine scientifica e tecnica sull'edificio e sulla sicurezza antincendio, durata tre anni, ha constatato che gli incendi su più piani nel WTC7, che furono incontrollati ma altrimenti simili agli incendi verificatisi in altri grattacieli, causarono un evento straordinario. Il riscaldamento delle travi e delle travature causò il cedimento di una colonna di sostegno critica, innescando un collasso progressivo indotto da incendi che portò alla caduta dell'edificio.

In risposta ai commenti provenienti dal settore edilizio, il NIST ha svolto un'ulteriore analisi al computer. L'obiettivo è stato quello di vedere se la perdita della Colonna 79 del WTC (il componente strutturale che è stato identificato come quello il cui cedimento l'11 settembre avviò il collasso progressivo) avrebbe comunque portato alla perdita totale dell'edificio se gli incendi o i danni prodotti dalle macerie in caduta della torre adiacente del WTC1 non fossero stati fattori in gioco. Il team investigativo ha concluso che il cedimento della colonna, in qualunque circostanza, avrebbe innescato la sequenza distruttiva degli eventi.

Fra le altre modifiche al rapporto finale sul WTC7 vi sono:

  • Un ampliamento della discussione dell'isolante ignifugo (firestopping) collocato fra i piani per prevenire la propagazione degli incendi di piano in piano;

  • Un chiarimento della descrizione della dilatazione termica in riferimento alle spine di tranciamento e alle travi dei solai del WTC7; e

  • Una spiegazione più dettagliata dell'approccio tramite modellazione al computer utilizzato per definire il luogo e il momento d'inizio degli incendi nel WTC7 e l'entità della rottura delle finestre dovuta al fuoco.

Le raccomandazioni derivanti dall'indagine del NIST sulle torri del WTC hanno portato a qualche cambiamento nelle norme, negli standard e nella prassi del settore edilizio?


La prima serie completa di otto modifiche alle normative edilizie, basate sulle raccomandazioni derivanti dall'indagine del NIST sulle torri del WTC, è stata adottata dall'International Building Code [Codice internazionale delle costruzioni] nel 2007.

Una seconda serie di otto modifiche alle normative edilizie, basate sulle raccomandazioni del NIST derivanti dalla sua indagine sulle torri del WTC, è stata approvata dai comitati tecnici e attende di essere approvata, insieme a possibili ricorsi riguardanti numerose altre modifiche alle normative, nel corso della Final Action Hearing [udienza definitiva] per l'edizione 2009 dell'International Building Code.

Le raccomandazioni del NIST derivanti dalla sua indagine sulle torri del WTC hanno inoltre ispirato azioni mirate a sviluppare nuovi provvedimenti/linee guida nell'ambito di altri standard, codici e organizzazioni industriali, come la National Fire Protection Association, la American Society of Mechanical Engineers, la ASTM International, la American Society of Civil Engineers, ed il Council on Tall Buildings and Urban Habitat.

Quali modifiche normative specifiche, basate sulle raccomandazioni derivanti dall'indagine del NIST sulle torri del WTC, sono state approvate per l'inclusione nell'International Building Code?


Le otto modifiche specifiche alle normative adottate nell'International Building Code sulla base dell'indagine del NIST sulle torri del WTC includono:

1. Una scala d'uscita supplementare per gli edifici alti più di 128 metri.

2. Almeno un ascensore per l'accesso ai servizi antincendio per gli edifici alti più di 36 metri.

3. Un aumento della forza di legame per l'isolamento antincendio (quasi tre volte superiore a quella attualmente richiesta per gli edifici alti da 23 a 128 metri e sette volte superiore per gli edifici alti oltre 128 metri).

4. Requisiti d'installazione sul campo dell'isolamento antincendio che garantiscano che:
  • l'installazione sia conforme alle istruzioni del fabbricante;
  • i substrati (le superfici alle quali viene applicata la protezione antincendio) siano puliti ed esenti da qualunque condizione che impedisca l'adesione;
  • vengano effettuati dei collaudi per dimostrare che l'adesione richiesta viene mantenuta per le superfici in acciaio rivestite con vernice di fondo, vernici di copertura o incapsulate; e
  • la condizione finale della protezione antincendio installata, una volta completata l'essiccazione o l'indurimento, non mostri cricche, vuoti, distacco a scaglie, delaminazione o qualsiasi esposizione del substrato.


5. Ispezioni sul campo speciali della protezione antincendio, per garantire che il suo effettivo spessore, densità e forza di legame alla posa soddisfino i requisiti specificati e che venga applicato un legante se la forza di legame è inferiore al valore richiesto a causa dell'effetto di una superficie d'acciaio rivestita di vernice di fondo, di vernice di copertura o incapsulata. Le ispezioni devono essere effettuate dopo l'installazione di base dei sistemi meccanici, elettrici, idraulici, antincendio a pioggia e a soffitto.

6. Aumento di un'ora della certificazione di resistenza agli incendi dei componenti strutturali e degli assemblaggi negli edifici alti 128 metri e oltre (questa modifica è stata approvata in un'edizione precedente delle norme).

7. Adozione esplicita dell'approccio a "telaio strutturale" [“structural frame”] alle certificazioni di resistenza agli incendi, che richieda a tutti i componenti del telaio strutturale primario di avere la certificazione di resistenza agli incendi più alta, richiesta comunemente per le colonne. Il telaio strutturale primario include le colonne, altri elementi strutturali, comprese le traverse, le travi, le capriate e gli impalcati connessi direttamente alle colonne, e gli elementi di controventatura progettati per reggere carichi gravitazionali.

8. Indicazioni luminose che delineino il percorso di uscita (compresi i vani e i passaggi di uscita verticale) negli edifici di altezza superiore a 23 metri, per facilitare l'uscita celere e l'evacuazione completa dell'edificio.

Data di creazione: 21 aprile 2009 [in origine era 21 agosto 2008, N.d.T.]
Ultimo aggiornamento: 5 ottobre 2010 [in origine era 12 dicembre 2008, N.d.T.]
Contatto: inquiries@nist.gov

2008/08/24

Modellazione del Pentagono: l'altezza dello squarcio

di Paolo Attivissimo

Da calcoli e rilievi precedenti abbiamo appurato che la larghezza dello squarcio prodotto nella facciata del Pentagono dal Volo 77 è pari a circa 35 metri.

Resta da determinare l'estensione massima in altezza di questo squarcio. Per farlo, iniziamo osservando alcune immagini.



Nell'immagine qui sopra, tratta dal libro Pentagon 9/11, i danni visibili si estendono, nella parte centrale, fino ad includere il solaio del secondo piano, fra il secondo e terzo ordine di finestre dal basso (il primo ordine è stato del tutto asportato dall'impatto dell'aereo.

Questa estensione è confermata da un fotomontaggio delle varie immagini che mostrano parzialmente lo squarcio, realizzato da Pier Paolo Murru:



Il Pentagon Building Performance Report ha pubblicato le dimensioni in sezione del Pentagono:



Facendo le conversioni in metri, risulta che il piano terra è alto ben 4,3 metri (quanto un autobus a due piani) e che il primo piano è alto 3,8 metri. Di conseguenza, il solaio del secondo piano si trova a 8,1 metri dal suolo. Lo squarcio, nella sua zona di massima estensione, arriva dunque a quest'altezza.

Può sembrare anomalo che un aereo di linea di dimensioni notevoli, come un Boeing 757, possa infilarsi al piano terra di un edificio ed interessarne il primo piano soltanto nella zona centrale d'impatto, dove presumibilmente passa la sua fusoliera.

Ma i piani del Pentagono sono, come abbiamo visto, insolitamente alti, perché l'edificio fu concepito inizialmente come archivio e magazzino militare. Inoltre un Boeing 757 è sì alto 13,56 metri, secondo i dati di 757.org.uk, ma soltanto se si considerano i sette metri e 14 cm di deriva (che si sarebbe divelta o sminuzzata nell'impatto) e i due metri e 40 cm di carrello (che era retratto).



Tolti questi elementi, resta l'altezza della fusoliera: 4,02 metri. Includendo anche la sporgenza dei motori al di sotto della fusoliera (misurata, per prudenza, senza tenere conto della flessione sotto carico aerodinamico delle ali, che alza i motori rispetto alla fusoliera), si arriva a 5,56 metri.

Non ci vuole molto per capire che un aereo alto cinque metri e mezzo può effettivamente passare da uno squarcio alto otto metri ed avere anche un paio di metri di margine.

La larghezza della parte alta dello squarcio


La larghezza della porzione dello squarcio che si estende al secondo piano può essere misurata in modo piuttosto semplice. Dal Pentagon Building Performance Report sappiamo che ogni finestra del Pentagono è larga 1,52 metri. La distanza che separa le finestre orizzontalmente è anch'essa 1,52 metri.

Poiché dalle fotografie si nota che mancano due finestre adiacenti, l'intero elemento murario che le separava e parte di quello ai lati esterni delle due finestre sfondate, rapportando le misure delle finestre sulle immagini si ottiene che lo squarcio al primo piano è largo poco più di cinque metri.

Anche in questo caso, la misura è compatibile con la fusoliera di un Boeing 757. Per quanto possa sembrare strano, infatti, la fusoliera di questo tipo di velivolo è larga in tutto soltanto 3,76 metri, come mostrato dal disegno tecnico qui sopra.

2008/08/23

Modellazione del Pentagono: alcune misurazioni di distanza

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Quest'immagine di un Boeing 757 sovrapposto in scala a un'immagine satellitare del Pentagono è un dettaglio tratto tramite scansione dalla copia cartacea del Pentagon Building Performance Report, Figura 3.13. L'immagine è cliccabile per ingrandirla:



L'immagine qui sopra, caricata come overlay e messa a registro in Google Earth, permette alcune osservazioni interessanti.


L'area del Pentagono come viene mostrata attualmente da Google Earth: il prato è occupato dalle tribune e dagli impianti allestiti per una ricorrenza (immagine cliccabile per ingrandirla).


L'overlay in posizione (immagine cliccabile per ingrandirla).

Dato che l'overlay ricrea in Google Earth la situazione del prato antistante il Pentagono prima dell'11/9, quando il cantiere della ristrutturazione era ancora intatto, diventa possibile effettuare alcune misurazioni di distanze degli oggetti presenti sul prato del Pentagono all'epoca degli attentati, sia pure con l'approssimazione derivante dallo strumento e dalla risoluzione delle immagini.

Larghezza minima dell'oggetto impattante


Per esempio, la posizione dei lampioni abbattuti permette di ricostruire la larghezza minima dell'oggetto che li ha colpiti. Risulta essere di 26,5 metri: compatibile con i 38 metri di apertura alare di un Boeing 767. Non risultano invece esistere missili compatibili con questa larghezza minima.



Fra l'altro, questa ricostruzione permette inoltre di notare che la posizione dell'aereo nell'immagine tratta dal Pentagon Building Performance Report è errata: è su una traiettoria spostata rispetto ai lampioni abbattuti. Del resto, l'immagine aveva lo scopo di mostrare il rapporto di dimensioni fra Pentagono e aereo, non di ricostruirne l'esatta traiettoria.

Bobine di cavo


Con l'ausilio di Google Earth possiamo determinare la distanza approssimativa delle bobine di cavo dalla facciata del Pentagono, lungo l'asse della traiettoria, prima degli attentati: un dato importante, perché secondo alcuni cospirazionisti le bobine avrebbero costituito un ostacolo insormontabile per l'aereo. Questo dettaglio di una fotografia tratta dal libro Pentagon 9/11 mostra le bobine prima degli attacchi.



Le bobine sono visibili anche nella foto del Pentagon Building Performance Report usata come overlay, per cui se ne può misurare la distanza con Google Earth:



Va precisato che queste foto del cantiere non sono datate, per cui non vi è modo di sapere quale fosse la precisa collocazione delle bobine l'11 settembre. Tuttavia le varie fotografie disponibili, risalenti a varie date, le collocano sempre al di fuori della recinzione, grosso modo nella medesima posizione, per cui non sembra che fossero oggetto di spostamenti frequenti.

La distanza minima della più vicina di queste bobine prima dell'11/9 risulta essere di circa 22 metri, misurati parallelamente alla traiettoria dell'aereo. Anche tenendo conto degli errori di misura, è una distanza nettamente superiore a quella asserita dai cospirazionisti.

E' vero che sembrerebbe esservi pochissima distanza fra le bobine e la facciata sfondata, secondo le foto scattate dopo l'impatto. Ma le immagini possono essere ingannevoli per via delle compressione delle distanze apparenti e della prospettiva, tipica dei teleobiettivi usati per scattare queste foto.

Le bobine erano dunque inizialmente lontane circa metà lunghezza di fusoliera dell'aereo. Non sembrano dunque aver costituito un ostacolo invalicabile, anche perché il confronto fra le immagini delle bobine prima e dopo gli attentati ne mostra alcune spostate, coricate e danneggiate.







In questa foto le bobine sono in basso a destra e in basso al centro.

Si può quindi dire con ragionevole certezza che l'aereo non ha sorvolato le bobine lasciandole indenni, ma le ha colpite con violenza sufficiente a spostarle verso la facciata e/o deformarle.

Vent e generatore: entrambi danni da motore?


Possiamo determinare anche la distanza fra la tacca osservabile nel vent (vano tecnico interrato) e la facciata, sempre lungo l'asse della traiettoria: circa 30 metri.



Inoltre risulta che il generatore mobile colpito dal velivolo si trovava a circa 32 metri dalla facciata: una distanza che suggerisce che l'impatto del motore destro del Boeing 757 con il generatore sia avvenuto prima che il muso raggiungesse la facciata, con conseguenze prevedibilmente gravi sulla linearità della traiettoria d'impatto. L'aereo, insomma, potrebbe aver raggiunto la facciata in condizioni molto meno integre, e con un assetto ben diverso, rispetto a quanto mostrano le varie animazioni digitali.



Infine possiamo stimare la distanza, perpendicolarmente all'asse della traiettoria, fra la tacca nel vent e il danno al generatore: circa 15 metri.



Questo dato è particolarmente interessante, perché consente di valutare se è possibile che la tacca nel vent e il danno al generatore siano stati causati rispettivamente dai due motori del velivolo. Se così fosse, significherebbe che l'aereo potrebbe aver urtato il vent soltanto con il motore, situato a una quota inferiore alla fusoliera, e quindi la fusoliera non sarebbe stata a contatto con il suolo: questo sarebbe compatibile con un contatto di striscio del ventre dell'aereo con le bobine, tale da scaraventarle, coricarle e deformarle.

Inoltre il doppio impatto dei motori li avrebbe frammentati ancor prima dello schianto contro la facciata, riducendone la forza di penetrazione. I motori, in altre parole, non sarebbero arrivati interi contro l'edificio, come spesso teorizzano i cospirazionisti.

La distanza di interasse fra i motori di un Boeing 757 (da centro turbina a centro turbina), stando ai disegni in scala della Boeing, è 13 metri. Rispetto ai 15 metri stimati di distanza fra i due danni, è un dato piuttosto compatibile, specialmente se si considera che questi motori hanno un diametro notevole: 2,5 metri ciascuno. Di conseguenza, la distanza fra i lati esterni delle due carenature è pari a 15,5 metri, mentre quella fra i lati interni è 10,5 metri.







L'ipotesi che il danno al vent sia stato prodotto dal motore sinistro e quello al generatore sia stato causato dal motore destro sembra quindi compatibile con le misure, perlomeno nei limiti delle approssimazioni ottenibili.

Questo, per esempio, è il risultato che si ottiene immettendo in Google Earth non solo l'overlay del prato (dal quale è stato rimosso digitalmente l'aereo per evitare confusioni) ma anche un modello 3D in scala di un Boeing 757: i motori sembrano proprio intercettare la tacca nel vent e il generatore, mentre le bobine si collocano fra i motori e vengono quindi urtate e spostate dal ventre dell'aereo.



Se quest'ipotesi venisse confermata da nuovi dati più precisi, si potrebbe dire che il dirottatore ai comandi, Hani Hanjour, in realtà non colpì il Pentagono direttamente in modo pulito, con una manovra di precisione, come spesso la descrivono i cospirazionisti, ma arrivò corto, schiantandosi contro gli ostacoli davanti alla facciata (vent, generatore, bobine): l'aereo proseguì la propria corsa per inerzia, sfondando la facciata in condizioni strutturali non più integre.

Il fatto che si sia formata una grande palla di fuoco esterna all'edificio (sostanzialmente inesistente alle Torri Gemelle in corrispondenza delle brecce d'impatto) sembra confermare questa ricostruzione: a causa dell'impatto prematuro, una parte significativa dell'energia cinetica del velivolo si scaricò contro gli ostacoli esterni e una quantità importante di carburante fu consumata esternamente invece di contribuire agli incendi interni. L'arrivo corto di Hanjour ridusse quindi l'efficacia distruttiva del Volo 77, e questo indica una manovra assai meno precisa e incredibile di quello che asseriscono i cospirazionisti.

WTC7, disponibile il video della conferenza stampa

di Paolo Attivissimo

Per chi volesse vedere la registrazione della conferenza stampa di presentazione del rapporto definitivo del NIST riguardante il WTC7, il file è scaricabile qui (25 MB, formato FLV) e visibile in streaming qui.

2008/08/22

Rapporto WTC7, prime reazioni

di Paolo Attivissimo

Due citazioni dai primi articoli di commento alla pubblicazione del rapporto NIST sulle cause del crollo dell'Edificio 7.

"La gente dovrebbe proprio rendersi conto che dietro quello che abbiamo detto c'è la scienza... L'ovvio ti guarda dritto in faccia."

– Shyam Sunder, direttore delle indagini del NIST, The Age

"Non sono uno psicologo... il nostro compito era produrre la scienza migliore.“

-- Shyam Sunder, New York Times

Gli articoli linkati qui sopra sono molto interessanti, perché descrivono l'atmosfera e il contenuto della conferenza stampa del NIST di ieri dal punto di vista neutrale dei giornalisti e ricostruiscono in termini facilmente comprensibili le conclusioni del NIST.

Il grafico qui sotto, tratto dal New York Times, indica chiaramente la trave (girder) del tredicesimo piano il cui cedimento per dilatazione, insieme agli indebolimenti diffusi causati da sette ore d'incendio, ha innescato il crollo.



La sintesi della dinamica del crollo descritta dal NIST è stata aggiunta alle FAQ riguardanti il WTC7.

Vi risparmiamo le reazioni del mondo cospirazionista, totalmente prevedibili e altrettanto totalmente prive di quell'ingrediente fondamentale che differenzia le credenze del fanatismo settario dalla scienza: le prove concrete.

2008/08/21

WTC7: pubblicato il rapporto NIST. Con sorprese

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/09/12.

Si è da poco conclusa la conferenza stampa per presentare il rapporto definitivo del NIST sulle ragioni del crollo del WTC7, disponibile qui. La messe di nuovo materiale è enorme e ci vorrà tempo per acquisirla in dettaglio: ma il concetto fondamentale è che ci sono sorprese per tutti, e le implicazioni delle scoperte del NIST daranno molto da pensare ad ingegneri ed architetti.

Purtroppo i complottisti di Infowars (il sito di Alex Jones) presenti alla conferenza, invece cogliere quest'occasione perfetta di fare domande tecniche, si sono lanciati in sconclusionati monologhi. Il relatore, Shyam Sunder, con pazienza olimpica ha saputo troncare i loro discorsi con risposte secche ma educate, oltre che tecnicamente ineccepibili. La sua relazione è trascritta qui.

I fatti tecnici, decisamente interessanti e per certi versi inattesi, sono questi: il WTC7 non è crollato a causa dei danni strutturali dovuti all'impatto delle macerie della Torre Nord, come molti avevano ipotizzato, e non è crollato a causa della presenza di carburante diesel nei serbatoi dei generatori d'emergenza.

Non è crollato neanche a causa della “fusione” dell'acciaio della sua struttura portante, e non era vulnerabile perché costruito a cavalcioni di una centrale elettrica. E ovviamente non è crollato perché minato con esplosivi (si sarebbe sentito un botto assordante, da 130 decibel, a 800 metri di distanza) o termite (sarebbe stata impossibile da collocare nelle enormi quantità necessarie e da contenere durante la sua fusione senza lasciare tracce).

Invece i dati scientifici e una serie di simulazioni fisiche dettagliatissime e innovative che hanno richiesto mesi per una singola esecuzione (qui i video) indicano che il WTC7 è crollato in seguito a un fenomeno finora sottovalutato come causa scatenante di crolli: la dilatazione termica dell'acciaio strutturale, prodotta dagli incendi estesi su più piani e rimasti incontrollati per ore.

Questa dilatazione ha indotto il cedimento di una colonna primaria, che ha dato il via a un fenomeno in sé ben noto ai tecnici: il collasso progressivo, i cui fondamenti sono descritti per esempio in Costruire con l'acciaio. Ricerca scientifica e tecniche costruttive, di Aurelio Ghersi (2008). Chi volesse conoscere un caso pratico di collasso progressivo può cercare la letteratura tecnica sul disastro di Ronan Point, nel Regno Unito.

Specificamente, la struttura del WTC7 non è riuscita a redistribuire i carichi dopo il cedimento per flessione della colonna numero 79 (quella maggiormente sollecitata): le colonne adiacenti a quella compromessa si sono trovate sovraccariche e hanno ceduto a loro volta. Il collasso si è così propagato in pochi secondi all'interno dell'edificio.





È la prima volta che un collasso progressivo in un grande edificio viene indotto da un incendio, e questo è un fattore di preoccupazione per tutti gli addetti ai lavori. Come ha detto chiaramente Sunder, nelle attuali procedure di progettazione dei grandi edifici in acciaio esiste una lacuna: non si tiene conto adeguatamente dell'effetto della dilatazione termica dell'acciaio anche a temperature relativamente basse (300 °C). La dilatazione differenziale sgancia l'acciaio dal cemento e sollecita i giunti, specialmente nelle campate più lunghe (come appunto quella della colonna 79). I giunti si strappano, i solai cedono e gli elementi verticali si trovano senza contenimento laterale. Le colonne si flettono lateralmente, non reggono più l'edificio e innescano il crollo.

Il fuoco, dunque, è stato il fattore primario del crollo del WTC7. Incendi multipli, innescati dalle macerie precipitate dalla Torre Nord, hanno potuto espandersi indisturbati per ore fino a consumare gran parte dell'edificio. Non c'era infatti acqua per spegnerli: le condotte erano state tranciate dai crolli delle Torri Gemelle.



Nei prossimi giorni pubblicheremo la traduzione delle nuove FAQ del NIST dedicate al WTC7 e delle parti salienti della nuova documentazione rilasciata. Per il momento, agli ostinati che ancora pensano che il WTC7 sia crollato in seguito a un complotto, dedichiamo soltanto uno dei tanti esempi di debunking fatti direttamente dal NIST: il tempo di crollo.

Aggiornamento: la traduzione delle FAQ è ora disponibile.

I complottisti dicono che il WTC7 è crollato troppo in fretta, in caduta libera. Ma basta analizzare i filmati per scoprire che è falso. Come dice il NIST nelle FAQ del WTC7, il WTC7 è precipitato per 18 piani in 5,4 secondi. Se fosse crollato in caduta libera, ci avrebbe messo 3,9 secondi: quindi il crollo è durato il 40% in più rispetto alla caduta libera. Fine della storia.

Il rapporto NIST non è una mano di bianco o un contentino per insabbiare la storia dell'11 settembre: invece solleva questioni assai più serie e concrete di quelle rigurgitate dai complottisti. Quanto sono sicuri i grattacieli in acciaio? Certo, un evento che produca un incendio vasto e incontrollato è altamente improbabile (tant'è vero che non era mai accaduto prima nella storia decennale dei grattacieli), ma il NIST ritiene che il caso del WTC7 sia così importante da aver presentato nuove raccomandazioni tecniche, basate sui risultati delle proprie indagini e di quelle delle società private esterne chiamate a collaborare. Sono raccomandazioni costose e non banali, che gettano non pochi dubbi sull'attuale sicurezza delle grandi strutture d'acciaio in caso d'incendio incontrollato e impongono un ripensamento delle attuali norme e prassi di progettazione.

Questi fatti, non i deliri di demolizioni controllate, sono la verità finora nascosta dell'11 settembre.