2008/08/23

Modellazione del Pentagono: alcune misurazioni di distanza

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Quest'immagine di un Boeing 757 sovrapposto in scala a un'immagine satellitare del Pentagono è un dettaglio tratto tramite scansione dalla copia cartacea del Pentagon Building Performance Report, Figura 3.13. L'immagine è cliccabile per ingrandirla:



L'immagine qui sopra, caricata come overlay e messa a registro in Google Earth, permette alcune osservazioni interessanti.


L'area del Pentagono come viene mostrata attualmente da Google Earth: il prato è occupato dalle tribune e dagli impianti allestiti per una ricorrenza (immagine cliccabile per ingrandirla).


L'overlay in posizione (immagine cliccabile per ingrandirla).

Dato che l'overlay ricrea in Google Earth la situazione del prato antistante il Pentagono prima dell'11/9, quando il cantiere della ristrutturazione era ancora intatto, diventa possibile effettuare alcune misurazioni di distanze degli oggetti presenti sul prato del Pentagono all'epoca degli attentati, sia pure con l'approssimazione derivante dallo strumento e dalla risoluzione delle immagini.

Larghezza minima dell'oggetto impattante


Per esempio, la posizione dei lampioni abbattuti permette di ricostruire la larghezza minima dell'oggetto che li ha colpiti. Risulta essere di 26,5 metri: compatibile con i 38 metri di apertura alare di un Boeing 767. Non risultano invece esistere missili compatibili con questa larghezza minima.



Fra l'altro, questa ricostruzione permette inoltre di notare che la posizione dell'aereo nell'immagine tratta dal Pentagon Building Performance Report è errata: è su una traiettoria spostata rispetto ai lampioni abbattuti. Del resto, l'immagine aveva lo scopo di mostrare il rapporto di dimensioni fra Pentagono e aereo, non di ricostruirne l'esatta traiettoria.

Bobine di cavo


Con l'ausilio di Google Earth possiamo determinare la distanza approssimativa delle bobine di cavo dalla facciata del Pentagono, lungo l'asse della traiettoria, prima degli attentati: un dato importante, perché secondo alcuni cospirazionisti le bobine avrebbero costituito un ostacolo insormontabile per l'aereo. Questo dettaglio di una fotografia tratta dal libro Pentagon 9/11 mostra le bobine prima degli attacchi.



Le bobine sono visibili anche nella foto del Pentagon Building Performance Report usata come overlay, per cui se ne può misurare la distanza con Google Earth:



Va precisato che queste foto del cantiere non sono datate, per cui non vi è modo di sapere quale fosse la precisa collocazione delle bobine l'11 settembre. Tuttavia le varie fotografie disponibili, risalenti a varie date, le collocano sempre al di fuori della recinzione, grosso modo nella medesima posizione, per cui non sembra che fossero oggetto di spostamenti frequenti.

La distanza minima della più vicina di queste bobine prima dell'11/9 risulta essere di circa 22 metri, misurati parallelamente alla traiettoria dell'aereo. Anche tenendo conto degli errori di misura, è una distanza nettamente superiore a quella asserita dai cospirazionisti.

E' vero che sembrerebbe esservi pochissima distanza fra le bobine e la facciata sfondata, secondo le foto scattate dopo l'impatto. Ma le immagini possono essere ingannevoli per via delle compressione delle distanze apparenti e della prospettiva, tipica dei teleobiettivi usati per scattare queste foto.

Le bobine erano dunque inizialmente lontane circa metà lunghezza di fusoliera dell'aereo. Non sembrano dunque aver costituito un ostacolo invalicabile, anche perché il confronto fra le immagini delle bobine prima e dopo gli attentati ne mostra alcune spostate, coricate e danneggiate.







In questa foto le bobine sono in basso a destra e in basso al centro.

Si può quindi dire con ragionevole certezza che l'aereo non ha sorvolato le bobine lasciandole indenni, ma le ha colpite con violenza sufficiente a spostarle verso la facciata e/o deformarle.

Vent e generatore: entrambi danni da motore?


Possiamo determinare anche la distanza fra la tacca osservabile nel vent (vano tecnico interrato) e la facciata, sempre lungo l'asse della traiettoria: circa 30 metri.



Inoltre risulta che il generatore mobile colpito dal velivolo si trovava a circa 32 metri dalla facciata: una distanza che suggerisce che l'impatto del motore destro del Boeing 757 con il generatore sia avvenuto prima che il muso raggiungesse la facciata, con conseguenze prevedibilmente gravi sulla linearità della traiettoria d'impatto. L'aereo, insomma, potrebbe aver raggiunto la facciata in condizioni molto meno integre, e con un assetto ben diverso, rispetto a quanto mostrano le varie animazioni digitali.



Infine possiamo stimare la distanza, perpendicolarmente all'asse della traiettoria, fra la tacca nel vent e il danno al generatore: circa 15 metri.



Questo dato è particolarmente interessante, perché consente di valutare se è possibile che la tacca nel vent e il danno al generatore siano stati causati rispettivamente dai due motori del velivolo. Se così fosse, significherebbe che l'aereo potrebbe aver urtato il vent soltanto con il motore, situato a una quota inferiore alla fusoliera, e quindi la fusoliera non sarebbe stata a contatto con il suolo: questo sarebbe compatibile con un contatto di striscio del ventre dell'aereo con le bobine, tale da scaraventarle, coricarle e deformarle.

Inoltre il doppio impatto dei motori li avrebbe frammentati ancor prima dello schianto contro la facciata, riducendone la forza di penetrazione. I motori, in altre parole, non sarebbero arrivati interi contro l'edificio, come spesso teorizzano i cospirazionisti.

La distanza di interasse fra i motori di un Boeing 757 (da centro turbina a centro turbina), stando ai disegni in scala della Boeing, è 13 metri. Rispetto ai 15 metri stimati di distanza fra i due danni, è un dato piuttosto compatibile, specialmente se si considera che questi motori hanno un diametro notevole: 2,5 metri ciascuno. Di conseguenza, la distanza fra i lati esterni delle due carenature è pari a 15,5 metri, mentre quella fra i lati interni è 10,5 metri.







L'ipotesi che il danno al vent sia stato prodotto dal motore sinistro e quello al generatore sia stato causato dal motore destro sembra quindi compatibile con le misure, perlomeno nei limiti delle approssimazioni ottenibili.

Questo, per esempio, è il risultato che si ottiene immettendo in Google Earth non solo l'overlay del prato (dal quale è stato rimosso digitalmente l'aereo per evitare confusioni) ma anche un modello 3D in scala di un Boeing 757: i motori sembrano proprio intercettare la tacca nel vent e il generatore, mentre le bobine si collocano fra i motori e vengono quindi urtate e spostate dal ventre dell'aereo.



Se quest'ipotesi venisse confermata da nuovi dati più precisi, si potrebbe dire che il dirottatore ai comandi, Hani Hanjour, in realtà non colpì il Pentagono direttamente in modo pulito, con una manovra di precisione, come spesso la descrivono i cospirazionisti, ma arrivò corto, schiantandosi contro gli ostacoli davanti alla facciata (vent, generatore, bobine): l'aereo proseguì la propria corsa per inerzia, sfondando la facciata in condizioni strutturali non più integre.

Il fatto che si sia formata una grande palla di fuoco esterna all'edificio (sostanzialmente inesistente alle Torri Gemelle in corrispondenza delle brecce d'impatto) sembra confermare questa ricostruzione: a causa dell'impatto prematuro, una parte significativa dell'energia cinetica del velivolo si scaricò contro gli ostacoli esterni e una quantità importante di carburante fu consumata esternamente invece di contribuire agli incendi interni. L'arrivo corto di Hanjour ridusse quindi l'efficacia distruttiva del Volo 77, e questo indica una manovra assai meno precisa e incredibile di quello che asseriscono i cospirazionisti.

3 commenti:

brain_use ha detto...

Qualche nota.

Bobine: è particolarmente interessante il confronto con le posizioni delle bobine in questa immagine.

In particolare, mentre le bobine più vicine al Pentagono paiono spostate dalla loro sede originale, possiamo notare come rimangano almeno un paio di bobine a una buona quindicina di metri dall'edificio.


Impatto col generatore: da sottolineare questa affermazione L'aereo, insomma, potrebbe aver raggiunto la facciata in condizioni molto meno integre, e con un assetto ben diverso.

E' chiaro che non esiste alcun modo per simulare o dimostrare alcuna congettura per quel che riguarda l'assetto effettivo del velivolo al momento dell'impatto col Pentagono.

Ma l'aver colpito il generatore col motore destro potrebbe suggerire anche una certa variazione dell'angolo di incidenza del velivolo nei contronti della facciata, oltre che un avvio di parziale destrutturazione del mezzo.

Paolo Attivissimo ha detto...

Grazie, Brain: ho aggiunto l'ottima foto all'articolo.

brain_use ha detto...

Di nulla, ma bisogna ringraziare Henry: è lui che le aveva segnalate qui!