2006/12/31

Luogocomune, perché il dialogo è impossibile? Lo spiega un luogocomunese

di Paolo Attivissimo

Molti lettori mi hanno chiesto, in questi anni, come mai non si realizza un forum, un convegno o un altro contesto nel quale avviare un dialogo costruttivo fra debunker e sostenitori delle teorie di complotto, in particolare con Massimo Mazzucco, responsabile del sito Luogocomune.net e autore di un filmato, Inganno Globale, che riassume le principali teorie.

In molti casi ho risposto notando che il tentativo era già stato fatto e che avevo partecipato a lungo a discussioni su Luogocomune.net, ma che i risultati erano stati disastrosi: insulti, incapacità dei luogocomunesi di ammettere persino gli errori più piccoli e ovvi, polemiche e dispersione della discussione in mille rivoli inconcludenti. Ma ovviamente questa risposta può essere letta come un'opinione di parte.

Vale allora la pena di leggere, in proposito, queste parole di Massimo Mazzucco, datate 30/12/2006 e pubblicate qui su Luogocomune.net, che sono una lucida sintesi dei motivi per cui il dialogo costruttivo con Mazzucco (e, a parte poche piacevoli eccezioni, con gli utenti di Luogocomune) è semplicemente impossibile. Le evidenziazioni in grassetto sono mie: l'"Enrico" citato è un perito balistico che ha frequentato a lungo Luogocomune con il nome Henry62.

Per me luogocomune può chiudere anche domani. Vuole dire che il suo percorso è compiuto. Ma una cosa di questo sito non si potrà mai dire: che ha peccato di incoerenza per un solo istante.

Chi lamenta i bei tempi andati parla solo perchè ha la lingua in bocca, ma non si rende conto di una cosa FONDAMENTALE: "allora" non eravamo nel mirino di nessuno. Oggi siamo il sito che bene o male ha portato l'undici settembre a conoscenza degli italiani.

Hai detto un cazzo.

Era facile "fare gli eleganti", prima. Ma se si vuole un sito aperto a tutti (e lo si vuole, vero?), e nel frattempo si vuole perseguire la verità (e lo si vuole, vero?), significa che prima o poi si arriva al conflito aperto, e qui a quel punto ci entra di tutto. E quando di mezzo c'è la politica - la "grossa" politica, quella ideologica, quella del "controllo delle masse" - il gioco si fa sporco.

Ecco allora che i santerellini delle buone parole si dimostrano schifati, e invitano il mazzucco a "ripensarci", a "tornare sui suoi passi", a "evitare cadute in basso".

Cari ragazzi, quando qualcuno sta andando a fondo, e ti si aggrappa addosso da tutte le parti, non gli dici: "scusi, gentilmente, le dispiacerebbe aggrapparsi altrove, perchè non trovo corretto che lei lo faccia alla mie caviglie?". O te ne liberi con un preciso cazzotto nei denti, oppure vai a fondo con lui.

Ve lo ridico, perchè mi rendo conto che il significato delle parole per molti di voi è praticamente nullo: o te ne liberi con un preciso cazzotto nei denti, oppure vai a fondo con lui.

Oppure pensavate che "perseguire la verità" fosse come "andare ai giardinetti"?

Forse pensavate che L'Espresso, Panorama, Repubblica e Corriere ci avrebbero additato come "esempio di correttezza, di onestà, e di fulgido senso di responsabilità" da una parte, nonchè di "eleganza, misura e savoir faire" dall'altra?

Ma che film state vedendo? Cambiate canale, ragazzi, perchè oggi qui va in onda la REALTA'.

Dietro a gente come Enrico e Attivissimo ci sono le stesse persone che fanno la guerra in Iraq e BRUCIANO VIVE VENTIMILA PERSONE IN TRE GIORNI, e poi ci mandano Teodori in TV a dirci che "erano tutti tagliagole".

E io ne becco uno in castagna, lo metto alla gogna (e poi nemmeno tanto, visto che ho fatto l'intero articolo senza fare un solo nome), e voi vi lamentate della caduta in basso?

Guardate che il "5 o'clock tea party" non è qui, è il sito accanto.

Io non invito Enrico ad andarsene dal sito, perchè mi sta benissimo che ci sia, se vuole esserci. Come vedete, non ho certo problemi a fare a cazzotti con nessuno.

Invito piuttosto ad andarsene tutti coloro che sono pieni di belle parole, e non vedono "perchè" qui accade quello che accade.

Invito ad andarsene tutti quelli che "pretendono" la verità, ma non sanno accettarne le conseguenze.

Invito ad andarsene tutti coloro che partecipano alle diatribe dal primo all'ultimo post, salvo poi "dissociarsene" perchè è Capodanno, e si sentono pieni di "buone intenzioni" per l'anno che viene.

Invito ad andarsene, in altre parole, tutti coloro che guardano prima a se stessi che agli altri.

Massimo Mazzucco

Sono parole da querela, ma una querela darebbe a Mazzucco l'occasione di presentarsi come martire perseguitato dalle forze che ordiscono il complotto (e delle quali io, ossuto giornalista di Lugano, sarei un tenebroso agente). E' molto più efficace ed esplicativa la risposta data a Mazzucco da un membro rispettato della comunità di Luogocomune.net, Pier69, nella medesima discussione (le evidenziazioni in grassetto sono presenti nel messaggio originale):

Me ne vado con molto piacere visti i toni e visto che a differenza di altri non mi frega un cazzo di darti sempre e comunque ragione. Non prima però di ricordarti queste tue stesse parole dette solamente un mese e mezzo fa:

"Conosco Attivissimo abbastanza da dirti che se hai la pazienza di un santo, e la resistenza di un maratoneta, tutto ciò su cui hai ragione verrà inevitabilmente alla luce. Altrettanto, se su qualcosa hai torto, non ti molla finchè non concedi quel giro di mano."

A questo ho risposto, grazie anche a quel tuo consiglio, con 300 post, un controdebunk punto per punto a quello fatto sul suo sito e siamo tutti sani e salvi.

Tu cosa fai nella stessa situazione? Controdebunki? Ti concentri sulle correzioni? Rispondi all'infinito debunk, offensivo e sciatto che ti hanno riservato? Macchè. Cambi il pensiero sulle persone... così:

"Dietro a gente come Enrico e Attivissimo ci sono le stesse persone che fanno la guerra in Iraq e BRUCIANO VIVE VENTIMILA PERSONE IN TRE GIORNI, e poi ci mandano Teodori in TV a dirci che "erano tutti tagliagole".

E ci metti dentro tutti quelli che non ti caricano il fucile. Mi pare sia abbastanza per comprendere quanto tu sia capace di equilibrio e correttezza e soprattutto quanto tu sia il primo a guardare a te stesso prima che agli altri. Ma come sempre l'importante è essere certi di quel che si dice.

Per il resto Massimo...per me sei tu che prendi a cazzotti sui denti tutti quelli che non ti fanno la ola. Piuttosto mi prendo a cazzotti da solo. LC può chiudere anche domani? Per me è già chiuso adesso.

Ti saluto. Vi saluto.

Queste sconsolate parole sono l'eloquente epitaffio del complottismo chez Mazzucco. La speranza è che i prossimi interlocutori sapranno imparare da questa lezione magistrale di cosa non fare se si vuole camminare insieme lungo la strada della ricerca.

2006/12/29

Difesa antiaerea al Pentagono?

di John - www.crono911.org

E' opinione piuttosto diffusa, non solo tra i cospirazionisti, che il Pentagono sia difeso da sofisticati sistemi missilistici antiaerei che, per qualche ragione, l'11 settembre 2001 non hanno funzionato nei confronti del Boeing 757 del volo AA77 che ha impattato contro l'edificio. La verità, come dimostreremo in questo approfondimento, è che il Pentagono non era difeso da nessun tipo di sistema antiaereo, e che persino se ci fosse stato un simile sistema, esso non avrebbe potuto far nulla.

La materia che andiamo a trattare è estremamente tecnica, e pertanto è necessario utilizzare documentazione di tipo professionale. In particolare, ci siamo basati su alcuni testi professionali, utilizzati dai tecnici del settore, e precisamente:
  • il Jane's Strategic Weapon Systems, un manuale che descrive tutti i sistemi difensivi posti a protezione di bersagli e aree di valenza strategica, ed i sistemi offensivi concepiti per distruggere gli stessi bersagli;
  • il Jane's Land Based Air Defence, un manuale che descrive tutti i sistemi di difesa aerea basati a terra;
  • il “Jane's Weapon Systems” (ISBN 0710608551), un manuale che descrive tutti i sistemi d'arma esistenti al mondo. Il testo è oggi fuori catalogo ma può essere ancora acquistato da Amazon;
  • il “World Defence Almanac”, una vera e propria guida tecnica alle forze armate di tutto il mondo ed ai loro equipaggiamenti.
Poiché si tratta di testi di non facile reperibilità e di costo elevato, cercheremo di indicare alcune fonti consultabili sul web che fanno uso di questa documentazione o i cui dati sono coincidenti.

Il Pentagono come obiettivo


Il Pentagono è la sede del DOD, il Dipartimento della Difesa USA, l'equivalente del Ministero della Difesa italiano: non si tratta, quindi, di un vero e proprio centro di comando operativo concepito per resistere a un'offensiva strategica nemica.

Un centro di comando di questo tipo, infatti, esiste, ed è il Comando Strategico delle forze armate americane, che comprende vari comandi tra i quali il NORAD che è competente per la difesa del Nord America ed ha sede nel cuore di una montagna, la Cheyenne Mountain di Colorado Springs.

La Cheyenne Mountain è virtualmente invulnerabile contro ogni tipo di attacco, anche nucleare, mentre il Pentagono è un normale edificio la cui costruzione risale agli anni '40, quando non esisteva alcun bombardiere ed alcun missile in grado di raggiungere Washington D.C..

Difatti negli anni '50, quando comparvero i primi missili e bombardieri intercontinentali armati di testata nucleare, fu attivato il Comando nella Cheyenne Mountain in quanto la struttura del Pentagono non consentiva alcun tipo di resistenza nei confronti di un attacco nucleare.

Infatti a nemmeno due chilometri di distanza dal Pentagono sorge il Ronald Reagan Airport, ed era previsto che tale aeroporto fosse utilizzato per l'evacuazione delle personalità in caso di attacco imminente.

Che genere di attacco poteva minacciare Washington, ed in particolare il Pentagono? Solo un attacco condotto con un missile balistico intercontinentale, ossia un ICBM (basato a terra, tempo di volo intorno ai 25 minuti) oppure SLBM (basato su sottomarini, tempo di volo di 10-15 minuti).

Gli unici bombardieri sovietici con autonomia sufficiente per colpire il territorio americano erano una manciata di grandi e lenti plurimotori a turboelica Bear, che non sarebbero mai riusciti a penetrare la difesa aerea americana, basata su una serie di radar che controllava tutto lo spazio aereo esterno degli Stati Uniti e del Canada e su numerosi caccia intercettori supersonici.

La difesa


Come abbiamo visto, i bombardieri nemici non costituivano una minaccia credibile, e potevano essere agevolmente respinti con i caccia intercettori.

Al contrario, contro i missili balistici intercontinentali (caratterizzati da una traiettoria che li porta nello spazio orbitale terrestre per poi rilasciare piccole testate nucleari che piombano sul bersaglio a una velocità di svariati chilometri al secondo) non c'era alcun tipo di difesa: il trattato ABM del 1972 aveva limitato lo sviluppo e lo schieramento di missili anti-missile, consentendo a USA e URSS la protezione di un solo punto del proprio territorio: l'URSS scelse Mosca, e schierò un sistema anti-missile ancora oggi operativo, mentre gli USA scelsero di proteggere la base aeromissilistica di Grand Forks in North Dakota, anche se poi decisero di smantellare il sistema e di rinunciare a qualsiasi protezione.

In conseguenza di questa decisione, nessuna città e nessuna base militare americana, fino ad oggi, è protetta da alcun tipo di sistema missilistico di difesa antiaerea.

I missili antiaerei americani


E' possibile, nonostante tutto questo, che il Pentagono fosse segretamente protetto da postazioni di missili antiaerei, come sostengono i cospirazionisti?

No, non è possibile, per una semplice ragione: non sarebbe possibile nascondere i missili, i loro lanciatori ed i loro sistemi di scoperta e di guida.

Gli americani non dispongono di una vasta gamma di missili antiaerei: la filosofia operativa delle forze armate americane prevede la rapida conquista della superiorità aerea contro qualsiasi tipo di nemico, e non è previsto che le proprie truppe si ritrovino nella necessità di doversi difendere da attacchi aerei nemici.

Di avviso completamente opposto è ad esempio la dottrina sovietica/russa: nel corso della guerra fredda e fino ad oggi sono stati sviluppati e schierati oltre 20 diversi tipi di sistemi antiaerei missilistici, la gran parte dei quali è tutt'ora in servizio.

Al contrario, nel 2001 gli USA disponevano soltanto di due sistemi antiaerei: il sistema Patriot ed il missile spalleggiabile Stinger.

Una batteria di missili Patriot comprende un certo numero di veicoli o rampe di lancio, un veicolo con una grossa antenna radar per la scoperta dei bersagli e la guida dei missili, una stazione di comando e controllo, una stazione di comunicazione per assicurare il collegamento tra i vari elementi della batteria ed una stazione per la produzione di energia elettrica. Poiché l'antenna radar non è rotante, ma piana e fissa, e quindi copre solo un settore di spazio aereo, ci vogliono almeno due batterie per assicurare una protezione su 360 gradi.

Alcuni elementi di una batteria Patriot.


E' impossibile tenere nascosto un simile apparato, che peraltro richiede ore per la dislocazione e la messa in opera. Se il Pentagono fosse stato protetto da una o più batterie di Patriot, esse sarebbero ben visibili nelle fotografie satellitari o in qualsiasi fotografia scattata da qualsiasi curioso che si trovi a transitare sulle arterie stradali che passano proprio accanto all'edificio.

Resta quindi il missile Stinger (US Missiles, Jane's), presentato nella foto qui accanto. Lo Stinger è un piccolo missile antiaereo a guida infrarossa, contenuto in un tubo lanciatore sigillato. Grazie ai suoi ingombri ridotti (un metro e mezzo circa di lunghezza, meno di 20 kg di peso complessivo) il missile può essere trasportato e lanciato anche da un singolo individuo, a spalla, come mostrato appunto nella foto.

Lo Stinger è completamente indipendente: dispone di un sensore infrarosso che si aggancia automaticamente contro le sorgenti di calore (tipicamente i motori degli aerei) per cui, una volta lanciato, non ha bisogno di essere guidato dall'operatore: è uno di quei missili chiamati “fire and forget”, ossia “lancia e dimenticatene”.

Lo Stinger è un'arma di estrema autodifesa, concepita per essere utilizzata dalle truppe che si trovano improvvisamente sotto attacco di aerei ed elicotteri nemici. La sua testata esplosiva è estremamente ridotta: pesa solo 3 kg e contiene appena 1 kg di esplosivo. Una testata così piccola è sufficiente ad abbattere un elicottero o un aereo d'attacco, o quanto meno a danneggiarlo al punto da costringerlo a interrompere la missione.

Per le sue caratteristiche, lo Stinger può essere trasportato ovunque ed in modo molto discreto: non per nulla è un'arma ambita da terroristi e guerriglieri (esistono missili di analoghe caratteristiche, prodotti in Russia ed in altri paesi nel mondo).

Si ritiene che la scorta presidenziale di Bush abbia in dotazione almeno un lanciatore Stinger, per proteggere il Presidente nei confronti di attacchi aerei terroristici, ed è opinione comune che gli addetti alla protezione della Casa Bianca abbiano in dotazione questo sistema d'arma. Si tratta però di voci, mai confermate né ufficialmente né da foto o altre evidenze.

Sta di fatto che ci sono stati almeno un centinaio di casi di sorvoli non autorizzati della Casa Bianca, e non è mai successo che sia stato sparato uno Stinger o qualcuno abbia visto personale armato di questi missili (Strategy Page).

Non c'è invece alcuna ragione di ritenere che il Pentagono fosse protetto da personale armato di missili Stinger: il missile non è un giocattolo, è un'arma che richiede personale estremamente addestrato (l'US Army prevede un corso della durata di 136 ore) ed ovviamente è intrinsecamente pericolosa. Di solito i missili se ne stanno chiusi nei loro depositi, e ci vogliono autorizzazioni precise e specifiche per prenderli in consegna ed impiegarli. Ammesso che il Secret Service disponga di una simile autorizzazione per proteggere l'incolumità del Presidente, davvero non c'è ragione logica di fare altrettanto per il Pentagono che – come abbiamo visto – non è poi un obiettivo più sensibile di tantissimi altri.

E se ci fossero stati?


Ma ammettiamo per un attimo che effettivamente il Pentagono fosse stato protetto da segretissime batterie di Patriot nascoste chissà dove e chissà come, e che vi fossero missili Stinger disponibili. Tutto ciò avrebbe consentito di abbattere il volo AA77?

Noi riteniamo di no, sia per ragioni logiche che per ragioni tecniche.

Innanzitutto, l'impiego di un missile antiaereo per abbattere un aereo civile risponde esattamente alla stessa necessità di autorizzazione richiesta per l'impiego dei caccia intercettori.

Sappiamo che l'autorizzazione all'abbattimento di aerei civili dirottati, la mattina dell'11 settembre 2001, giunse solo alle ore 10:10 circa (vedi Cronologia dei fatti) quando il volo AA77 si era già schiantato (ore 09:37) contro il Pentagono.

Sappiamo che nessuno sapeva che il volo AA77 stesse puntando sul Pentagono: difatti non ci fu nessun tentativo di evacuare l'edificio prima dell'impatto, e persino alla stessa Casa Bianca l'evacuazione iniziò alle ore 09:45, quindi pochi minuti dopo l'impatto contro il Pentagono.

Le batterie antiaeree, quindi, ove fossero state effettivamente presenti, non avrebbero avuto alcuna autorizzazione per far fuoco contro un aereo non identificato.

Ma c'è di più.

Come sappiamo, Hanjour, il terrorista che pilotava il Boeing schiantatosi sul Pentagono, adottò un profilo di attacco a bassissima quota, al punto da colpire persino i pali della luce posti lungo il tragitto finale. Questo dato ci fornisce una quota di volo di circa 10 metri, forse anche meno.

Ebbene, il missile Patriot può colpire bersagli che volano a quote comprese tra i 60 ed i 24.000 metri, quindi il Boeing 757 di Hanjour era ben al di sotto delle capacità di intercettazione del missile.

Anche la portata minima di ingaggio del Patriot, pari a 3 km di distanza, esclude che un sistema antiaereo di questo tipo avrebbe potuto far fuoco quando l'aereo si era ormai indirizzato contro il Pentagono.

Né ha senso sostenere che un Patriot avrebbe potuto far fuoco prima ancora che l'aereo si abbassasse, ossia quando era giunto sulla capitale e stava effettuando l'ampia virata che poi gli ha consentito di perdere quota e allinearsi contro l'edificio: abbattere un aereo carico di carburante su una zona densamente popolata avrebbe certamente provocato perdite umane ben maggiori di quelle causate dall'impatto contro il Pentagono.

Lasciamo da parte quindi l'impiego del Patriot (peraltro ipotesi del tutto accademica, visto che non c'erano batterie di Patriot), e passiamo alla possibilità che qualcuno, dal Pentagono, potesse utilizzare un missile tipo Stinger, nel presupposto che avesse consapevolezza dell'arrivo dell'aereo e le autorizzazioni necessarie per lanciare il missile.

Lo Stinger, come abbiamo visto, è un missile piccolo e del tutto indipendente. Questo significa che non ha bisogno di radar per la scoperta del bersaglio, né per la guida del missile. Inoltre è in grado di attaccare bersagli volanti a quote estremamente basse e a distanze ridotte: la distanza minima di ingaggio è infatti di soli 200 metri.

Il rovescio della medaglia è che il bersaglio deve essere acquisito visivamente dall'operatore, che deve puntare il missile contro il bersaglio, attendere che il sensore del missile agganci il calore emesso dal bersaglio (l'aggancio viene segnalato da un sistema acustico e sonoro) e quindi premere il grilletto. L'intera sequenza di attivazione, aggancio e sparo richiede circa 6 secondi.

Ma Hanjour, volando a oltre 800 km/h, a bassissima quota, nascosto da quella leggera sopra-elevazione che nasconde il Pentagono (e sulla quale i cospirazionisti hanno scritto fiumi di inchiostro) che tempi di reazione avrebbe concesso ad un eventuale omino armato di Stinger?

Si ritiene che il percorso finale di attacco, quando Hanjour è “sbucato” da dietro la “sommità” del quadrifoglio (l'incrocio di strade sopraelevate che si trova in corrispondenza della facciata colpita) abbia una lunghezza di circa 250 metri. Utilizzando Google Earth abbiamo verificato: effettivamente la distanza è compresa tra 250 e 300 metri.

Ma anche se volessimo prendere a riferimento l'albergo Sheraton (Hanjour gli è passato praticamente di fianco), tenuto conto che prima di esso era impossibile vedere l'aereo a causa dei numerosi edifici che l'avrebbero nascosto alla visuale, abbiamo una distanza di 1.300 metri.

Ebbene, volando a oltre 800 km/h, Hanjour percorreva circa 220 metri al secondo. Questo significa che l'aereo avrebbe percorso 1.300 metri in poco meno di 6 secondi, e bisogna considerare pure che negli ultimi duecento metri il missile non era in grado di ingaggiarlo (abbiamo visto che la distanza minima di ingaggio è di 200 metri).

Nel caso dello Stinger, poi, non c'era alcuna possibilità che il missile ingaggiasse l'aereo prima che esso si abbassasse dietro gli edifici: come si evince chiaramente dal rapporto NTSB, l'aereo ha virato abbassandosi di quota quando si trovava a 4 miglia dal Pentagono (ossia circa 6 km e mezzo), ben al di fuori del raggio d'azione operativo del missile Stinger (circa 4 km e mezzo).

Nemmeno uno Stinger, quindi, avrebbe potuto far nulla. Peraltro, la sua piccola carica esplosiva non avrebbe in ogni caso potuto impedire che l'aereo si schiantasse contro il Pentagono.

Conclusioni


Non c'erano batterie di missili antiaerei al Pentagono: non sarebbe stato possibile nasconderle e non c'era alcuna ragione per schierarle. Se ci fossero state, non avrebbero avuto né la consapevolezza del pericolo, né le autorizzazioni necessarie a far fuoco. Se avessero avuto consapevolezza e autorizzazioni, non sarebbero state comunque tecnicamente in grado di abbattere l'aereo.

Avremmo potuto arrivare a queste conclusioni con un percorso molto più breve, ma volevamo condividere la piena consapevolezza di un argomento che di certo non è facile conoscere e che comprende aspetti tecnici che non fanno certamente parte dell'esperienza comune.

2006/12/28

Giulietto Chiesa e Undicisettembre

di Paolo Attivissimo

La rivista Altreconomia ha pubblicato, nel numero 75 di settembre 2006, un mio articolo sul complottismo undicisettembrino, intitolato Complottismo versus verità. Il testo integrale dell'articolo, così come l'ho scritto a luglio 2006, è disponibile qui con il permesso della redazione della rivista.

L'articolo ha suscitato le vivaci reazioni dei lettori della rivista, ai quali ho potuto rispondere qui grazie all'ospitalità del sito Web di Altreconomia. In particolare, una delle mie risposte a una considerazione su Giulietto Chiesa (sceso in campo in materia complottista a Matrix e con l'annuncio di un film-inchiesta) ha spinto Chiesa stesso a inviare alla rivista una replica, pubblicata qui da Altreconomia e qui dal sito di Chiesa, Megachip.info. A mia volta ho risposto sulle pagine di Altreconomia alle domande di Chiesa.

Sembra che ne stia nascendo una presa di contatto e un carteggio illuminante e ben più costruttivo delle passate discussioni con altri sostenitori di verità alternative; pertanto ne raccolgo qui i vari interventi per facilitarne la consultazione da parte di chiunque sia interessato alla questione e ai suoi sviluppi.

Per prima cosa, il commento rivoltomi da un lettore di Altreconomia a proposito di Giulietto Chiesa:

Ho letto con interesse nel numero di settembre l'intervento di Paolo Attivissimo "Complottismo versus verità" circa gli attentati dell'11 settembre 2001, ma con altrettanto interesse ho letto l'intervista a Giulietto Chiesa (certo non uno sprovveduto) pubblicata dalla rivista Valori di Banca Etica "11 settembre. L'alibi per una guerra senza frontiere" (settembre 2006). In questi anni ho cercato di documentarmi il più possibile con libri e riviste e ritengo che i dubbi e gli interrogativi sulla versione ufficiale degli accadimenti dell'11 settembre siano più che legittimi, senza per questo sposare acriticamente le tesi complottiste. Sarebbe opportuno, a mio avviso, che Altreconomia tornasse sull'argomento con un contradditorio tra le diverse posizioni.

La mia risposta al lettore di Altreconomia:

Francamente la posizione di Chiesa mi sconcerta. Non è certo uno sprovveduto, eppure sostiene ancora teorie (come il Boeing fantasma al Pentagono) che persino i complottisti americani hanno abbandonato. Sostiene l'assenza di nomi arabi nelle liste dei passeggeri dei voli dirottati, ma lo fa basandosi su una lista della CNN che è chiaramente indicata da CNN stessa come un elenco di vittime, dal quale sono quindi esplicitamente esclusi i dirottatori (la questione è documentata presso http://paoloattivissimo.info/11settembre/liste-passeggeri/arabi-mancanti.htm). Perché ignora questi fatti? Credo che soltanto lui possa spiegarlo.

La replica di Giulietto Chiesa (19/12/2006):

Primo: io non sostengo nessuna "teoria", a differenza - pare - di chi scrive. Mi sono limitato, fin dal primo momento, a esprimere dubbi sulla versione ufficiale che continuo a ritenere una caricatura fumettistica. Che il Boeing 757 abbia colpito il Pentagono sono loro a doverlo dimostrare, perchè tutti i dati che abbiamo escludono che lo sia stato. Primo, fra tutti i dati che aspettiamo da cinque anni, sono le registrazioni delle circa 80 telecamere che sorvegliavano l'edificio.

Secondo: che poi i "complottisti" americani (si noti l'obiettività del giudizio) abbiano abbandonato queste domande mi pare un'invenzione totale. Bisogna vedere chi sono i "complottisti" cui si fa riferimento (perchè è comodo prendere di mira gli sciocchi, che pure esistono, per colpire quelli che sciocchi non sono).

Terzo: Nessuno, a quanto mi risulta, ha visto la lista completa dei passeggeri dei quattro aerei. Le mie contestazioni non riguardano la lista della CNN che, come tutte le altre fonti giornalistiche, può essere imprecisa e incompleta (e infatti lo è). Riguardano il dato che gli elenchi degli arabi kamikaze furono resi noti dall'FBI quarantott'ore dopo. Punto e basta. Altre fonti non abbiamo. Dunque bisogna credere all'FBI. C'è chi lo ritiene ovvio, e chi, come me, vorrebbe sentire tutta la storia. Si erano imbarcati con i loro nomi veri? Oppure che nomi hanno usato? Poichè alcuni di loro erano ricercati, o avevano posizioni variamente irregolari, come mai nessuno se n'è accorto, per nessuno dei 19 dirottatori? Attivissimo non risponde affatto a tutte queste domande. Crede, libero di farlo, all'elenco dell'FBI. A priori, senza mettere insieme tutti i fatti incredibili e inquietanti che precedono e seguono la vicenda. Per esempio il dato provato che di Mohamed Atta ce n'era più d'uno in circolazione e uno di questi faceva di tutto per farsi notare, con comportamenti così stravaganti (si veda l'accurato libro di Marina Montesano, "Mistero americano", che ne segue le tracce, attraverso la stampa americana, nei mesi precedenti) che infatti portarono alla sua identificazione come sospetto terrorista. Che sale a bordo dell'aereo senza essere intercettato. Ma, in ogni caso, poichè sono passati cinque anni abbondanti, perchè le liste dei passeggeri, quelle complete, quelle del check-in, non vengono pubblicate, con fotografia?

Attivissimo non se lo chiede. Io me lo chiedo.

Quindi io non ho teorie, faccio domande. E le farò finchè non sentirò risposte convincenti e documentate. Altri invece considerano scandaloso che si facciano domande. Anche quando è ormai dimostrato che le persone cui queste domande sono rivolte sono dei bugiardi matricolati e degli assassini.

Peggio per loro.

La mia risposta a Chiesa (28/12/2006):

Caro Giulietto,

non vorrei abusare dell'ospitalità offerta da Altreconomia, per cui mi scuso se qui risponderò sinteticamente alle tue considerazioni principali. Potremo poi approfondire i dettagli a tu per tu quando vorrai, via e-mail o di persona.

Dici che "tutti i dati che abbiamo escludono" che un Boeing 757 abbia colpito il Pentagono. Ma ci sono oltre ottanta testimoni oculari che hanno identificato un aereo di linea; molti hanno anche precisato che era un velivolo della American Airlines. Fra questi testimoni ci sono i giornalisti Steve Anderson, Richard Benedetto, Joel Sucherman e Mike Walter di USA Today, e Dave Winslow, giornalista di AP Radio; e ci sono numerosi passanti, pendolari, tassisti; gente comune, insomma. Sarebbe arduo non sfiorare il ridicolo ipotizzando che mentano tutti.

Ci sono anche i dati riscontrabili sulla scena del delitto, documentati da centinaia di foto, filmati e analisi:
  • cinque lampioni abbattuti in mezzo a molti altri intatti dinanzi al Pentagono, che delineano un corridoio largo oltre 25 metri, a suggerire un velivolo largo almeno altrettanto (incompatibile, quindi, con ipotetici missili o caccia, mentre un Boeing 757 ha un'apertura alare di 38 metri);
  • 35 metri di pareti sfondate al piano terra della facciata esterna del Pentagono, con una porzione centrale più alta al secondo piano, documentata fotograficamente prima del crollo della facciata (come puoi vedere per esempio qui);
  • la mancanza di macerie d'edificio proiettate verso l'esterno, che suggerisce un danno prodotto per penetrazione dall'esterno e non tramite esplosivo dall'interno;
  • l'inclinazione delle colonne divelte, orientate verso l'interno, che suggerisce anch'essa la penetrazione di un oggetto estremamente massiccio e contrasta con le ipotesi di danni prodotti da esplosivi, che avrebbero piegato anche verso l'esterno le colonne divelte;
  • la distribuzione dei danni all'interno del Pentagono: è appiattita sul piano orizzontale e si restringe progressivamente sul piano verticale, con una forma a cuneo incompatibile con un'esplosione (che avrebbe prodotto danni distribuiti a raggiera) ma compatibile con la penetrazione di un oggetto largo e piatto ed avente una struttura più robusta nella propria zona centrale;
  • i numerosi rottami, grandi e piccoli, compatibili con un Boeing 757, fotografati e testimoniati, per esempio dal capo dei pompieri Ed Plaugher (citato persino dal celebre complottista Thierry Meyssan) e dal sito anti-Bush Rense.com. Ci sono testimonianze di sedili, carrelli, motori, quadri di comando, porzioni di cabina, resti di piloti e passeggeri, e molto altro.
Chiedi delle registrazioni delle telecamere: ora che è terminato il processo Moussaoui, questi filmati sono in corso di desegretazione. Cinque sono già stati rilasciati e sono disponibili anche sul sito Undicisettembre.info che gestisco insieme ad altri ricercatori; gli altri lo saranno nei prossimi mesi. Ma sono comunque un di più rispetto alla massa di altre evidenze già disponibili.

Capisco che non ti piaccia il termine "complottista", ma è meno goffo e prolisso di "sostenitori di teorie alternative" e meno ambiguo di "dubbiosi" o "scettici" (anche perché di norma i sostenitori di queste teorie non hanno dubbi e non hanno scetticismi, ma anzi sono certi di sapere come sono andate davvero le cose). Del resto, anche a me non piace essere etichettato "debunker". Ma pazienza: sono semplificazioni giornalistiche, necessarie per non appesantire il discorso.

Non è "invenzione totale" il fatto che la corrente principale dei complottisti abbia abbandonato la teoria del "nessun Boeing al Pentagono":
  • La questione è totalmente assente dai quaranta punti-chiave concordati al convegno dei "complottisti" tenutosi a Chicago il 2-4 giugno 2006 e organizzato da 911truth.org.
  • 9-11 Research e Oilempire.us, altri siti di riferimento per il complottismo, definiscono la teoria del "nessun Boeing" come una "trappola" per ridicolizzare i complottisti (qui) e "screditare lo scetticismo sull'11/9" (qui).
  • Dello stesso avviso sono personaggi di indubbio risalto in materia, come Michael Ruppert, Jamey Hecht, Scott Bingham, Jeff Wells, Kris Millegan, Emanuel Sferios, Sander Hicks, G. Edward Griffin e tanti altri (un elenco più completo è pubblicato qui).
Anche molte altre teorie di complotto sono state sconfessate dai complottisti stessi: ti invito a leggere in proposito questo articolo del già citato 911truth.org. Risale al 2004, eppure noto che nel materiale che proponi su Megachip.info sono ancora ben presenti le teorie che quell'articolo dichiara già da tempo manifestamente sballate.

Dici che non ti risulta che qualcuno abbia visto la lista completa dei passeggeri dei quattro aerei. Ma io e molti altri ricercatori su entrambi i fronti del dibattito abbiamo da tempo questa lista, sotto forma di copia dei tabulati originali, nei quali compaiono i nomi dei dirottatori.

La lista completa dei passeggeri, con i rispettivi posti assegnati sui velivoli, è stata fornita anche durante il processo Moussaoui. Ti invierei volentieri copia di questi documenti.

Contesti il dato che "gli elenchi degli arabi kamikaze furono resi noti dall'FBI quarantott'ore dopo", e fai bene. Infatti se rileggi le notizie di quei giorni, noterai che il dato è falso. Infatti in realtà i dati anagrafici definitivi, completi di foto, furono divulgati dall'FBI ben sedici giorni dopo gli attentati: il comunicato stampa con la lista dei nomi dei diciannove dirottatori e le loro fotografie fu rilasciato dall'FBI soltanto il 27 settembre 2001. L'FBI diffuse un elenco parziale ed impreciso, di soli nomi (senza foto), soltanto il 14 settembre 2001, ossia tre giorni dopo gli attentati. Essendoci una lista d'imbarco, non fu particolarmente difficile procedere per esclusione controllando le passate attività di ciascun passeggero; essendoci una scheda d'immigrazione a carico di ciascun dirottatore, non fu particolarmente difficile procurarsi le loro fotografie.

Rispondo brevemente alle altre tue domande: sì, si erano imbarcati con i loro nomi veri. Nessuno si è accorto del fatto che erano ricercati perché i controlli d'imbarco, all'epoca, non prevedevano questo tipo di verifica e perché molti di loro non erano per nulla ricercati. Il fatto che ci sia stato più di un Mohammed Atta in circolazione non deve stupire: esistono ovviamente gli omonimi, dopotutto, e la grafia latina dei nomi arabi ha molte possibili varianti equivalenti. Per fare un paragone, non sarai, credo, l'unico Giulio o Giulietto Chiesa in circolazione. Se vuoi un esempio legato all'11/9, vale la pena di citare Mahmoud Atta, il giordano che commise un attentato su un autobus israeliano nell'86. E come dicevo prima, le liste dei passeggeri sono state pubblicate da tempo.

Non trovo nulla di scandaloso nel fare domande: anzi, lo ritengo diritto-dovere civico di ogni cittadino in una democrazia sana. Ma è anche doveroso evitare domande che screditino le legittime richieste di trasparenza e si basino su premesse manifestamente sbagliate o manipolate.

Resto a tua disposizione per fornirti, tramite l'enorme massa di documentazione (super partes e verificabile) e le testimonianze di esperti di settore raccolte in questi anni, le risposte a ogni altra tua domanda sull'11 settembre.

A scanso di equivoci, vorrei chiarire che non desidero affatto difendere né una "versione ufficiale", né tanto meno "bugiardi matricolati e assassini" di nessun paese, e che l'Amministrazione Bush non gode certo della mia stima. Ma non ne gode neppure chi crea nebbia e confusione raccontando al pubblico storie indiscutibilmente errate e ingannevoli, come quella del "più grande aereo che ci sia", un "B-52", che secondo il tuo collaboratore Franco Fracassi si sarebbe abbattuto sull'Empire State Building nel 1945 senza farlo crollare (così affermò ripetutamente a Matrix il 31/5/2006). Fu un ben più modesto bimotore a elica, un Mitchell B-25, peso 15 tonnellate. Un decimo del peso dei Boeing che colpirono le Torri Gemelle l'11 settembre 2001. Errori come questo creano miti e percezioni distorte nel pubblico (e anche in te, visto che hai presentato questo episodio a Matrix del 24/5/2006 come presunta prova che le Torri non dovevano cadere per un impatto d'aereo), ed è essenziale evitarli.

Il mio lavoro di ricerca, condotto insieme ai membri del gruppo Undicisettembre, ha il solo scopo di sgombrare il campo dagli errori (come quello del superbombardiere di Fracassi), dai miti (come quello dei nomi resi noti dopo 48 ore) e dalle teorie strampalate (come gli ologrammi al posto degli aerei, le microonde dallo spazio per demolire il World Trade Center, i "pod" appesi sotto gli aerei) e incompatibili con i fatti osservabili e verificabili. Credo che questa scrematura sia nell'interesse di tutti coloro, "complottisti" e "debunker", che hanno sinceramente a cuore la ricerca della verità sull'11 settembre, qualunque essa sia.

Con l'augurio che questo sia l'inizio di un dialogo di comune esplorazione,

cordiali saluti

Paolo Attivissimo

Il carteggio, per ora, si ferma a questo punto. Se vi saranno aggiunte, le pubblicherò qui.

11 settembre, il mercato delle verità alternative

di Paolo Attivissimo

Questo è il testo originale di un articolo scritto su richiesta della rivista Altreconomia a luglio 2006. Il testo è liberamente pubblicabile purché siano citati autore (Paolo Attivissimo) e fonte (www.attivissimo.net), secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-NoOpereDerivate 2.5 Italia (http://creativecommons.org).

Le stragi dell'11 settembre sono probabilmente l'attentato maggiormente documentato della storia: milioni di persone vi hanno assistito in diretta televisiva; decine di migliaia ne sono state testimoni oculari e fotografi improvvisati.

In realtà, però, la documentazione pubblicamente disponibile ha dei vuoti. Per esempio, mentre il secondo impatto al World Trade Center è stato ripreso da tutte le angolazioni, esistono solo due filmati poco chiari del primo(*). Per lo schianto al Pentagono sono state divulgate soltanto due riprese di pessima qualità, nelle quali l'aereo è praticamente invisibile(**). Nessuno ha filmato la caduta dell'aereo precipitato in Pennsylvania. Vi sono invece moltissime riprese, immagini e documentazioni tecniche che sono state segretate per ragioni legali e militari.

(* **) Successivamente alla stesura dell'articolo è emersa l'esistenza di un terzo filmato del primo impatto e sono stati desegretati altri video dell'impatto al Pentagono. In entrambi i casi, le immagini non rivelano nulla di nuovo e non invalidano le argomentazioni presentate qui.

Tutti questi vuoti e segreti alimentano ipotesi di complotto secondo le quali, per esempio, il Pentagono non sarebbe stato colpito da un aereo di linea e le torri del World Trade Center (sia le due gemelle, sia la terza torre meno alta, nota come Edificio 7) sarebbero state fatte crollare con cariche esplosive; l'aereo caduto in Pennsylvania sarebbe stato invece abbattuto. Gli attentati, insomma, sarebbero stati quindi orchestrati dal governo statunitense come drammatico pretesto per giustificare azioni belliche e leggi restrittive già programmate, zittendo ogni opposizione.

In realtà queste ipotesi di complotto e i popolarissimi video che le illustrano su Internet (come Loose Change o il nostrano Inganno globale) giocano sui vuoti documentali, presentando selettivamente i dati (per esempio, foto e filmati dei rottami d'aereo al Pentagono ci sono eccome, ma vengono ignorati), interpretando forzosamente le immagini e le testimonianze (la similitudine "era come un missile Cruise" diventa "era proprio un missile Cruise"), evitando accuratamente di documentare le fonti delle proprie affermazioni, e a volte inventandosi le prove di sana pianta: per esempio, c'è chi sostiene che il transponder, ossia il trasmettitore identificativo degli aerei, non si possa spegnere in volo, ma i dirottatori l'hanno fatto, quindi sono stati aiutati; in realtà il transponder si spegne comodamente con una mano, tramite l'apposita manopola in cabina.

C'è chi dice che il carrello degli aerei di linea scende automaticamente sotto una certa quota, per cui l'aereo al Pentagono avrebbe dovuto impattare a carrello estratto, e se non l'ha fatto, non era un aereo di linea; ma il carrello a discesa automatica non esiste. L'esame critico di queste ipotesi e dei relativi video, anch'esso disponibile su Internet, rivela manipolazioni, accostamenti ingannevoli ed errori grossolani basati sull'incompetenza tecnica, aeronautica e scientifica in generale di questi documentaristi improvvisati.

Se si riesce a mettere da parte la forza emotiva delle immagini, si scopre che queste teorie reggono soltanto se si ignorano le centinaia di testimonianze, si conosce la materia solo superficialmente e si sospende il buon senso: per esempio, come minare due torri di 410 metri ciascuna di nascosto? Perché usare un aereo fantasma al Pentagono ma non per gli altri attentati? Perché fare una colossale messinscena col rischio di essere scoperti?

Ma le teorie persistono. Da un lato, sono una gruccia psicologica confortante: se è stato un autoattentato, allora il fondamentalismo islamico non è poi così potente e pericoloso e si sostituisce il nemico invisibile, imprendibile, impalpabile con un nemico interno più facilmente eliminabile; inoltre, specialmente per l'opinione pubblica statunitense, queste teorie fanno sparire l'umiliazione di essere stati fregati da diciannove arabi armati di taglierini. Dall'altro, il complotto affascina e vende; la ricerca seria no. Il giro di denaro intorno al cosiddetto "complottismo" è davvero notevole: Thierry Meyssan, autore di L'Effroyable Imposture, uno dei primi libri sull'argomento, ha incassato oltre un milione di euro di diritti; numerosi siti Web vantano di aver venduto centinaia di migliaia di copie dei loro libri e documentari su DVD che dimostrerebbero le menzogne della ricostruzione comunemente accettata; le "grandi firme" del complottismo (Alex Jones, David Ray Griffin, Steven Jones e altri) girano il mondo per tenere convegni e conferenze sulle loro proprie teorie, hanno seguaci che li venerano acriticamente, e vengono intervistati da giornali, radio e TV come se fossero celebrità, e tutto questo per molti conta anche più del denaro. Essere complottisti non solo paga, ma appaga.

Paradossalmente, il polverone mediatico sollevato dalle teorie di complotto che credono di aver scoperto spettacolari menzogne ostacola ogni ricerca seria e attenta delle eventuali verità nascoste. Nella ricostruzione ufficiale non mancano dettagli poco chiari o potenzialmente manipolati e contraddittori, e c'è il problema che nessuno, tranne le vittime, ha pagato per gli errori, le miopie e le incompetenze che hanno portato a quel terribile giorno. Ma il complottismo superficiale soffoca la legittima richiesta di chiarezza e trasparenza su questi aspetti.

Togliere dal tavolo le teorie strampalate sull'11 settembre è quindi indispensabile sia per gli "ufficialisti", sia per i complottisti seri, sia per gli indecisi. Nel mio lavoro d'indagine, svolto quasi tutto via Internet e quindi facilmente ripetibile, ho cominciato raccogliendo via Internet i dati di base da documenti super partes: la geografia dei luoghi degli attentati (con modelli fisici e digitali), le dimensioni e la struttura degli edifici e degli aerei coinvolti. Poi ho raccolto circa 8000 foto e filmati degli attacchi, per avere un quadro il più possibile completo, e ho iniziato a consultare sia i siti "complottisti", sia quelli di "debunking" (ossia che smontano le teorie di complotto). Ho studiato tutti i rapporti ufficiali, disponibili in Rete, usandoli però soltanto come canovaccio da verificare, preferendo sempre fonti indipendenti. Consultando amici esperti, ho familiarizzato con le discipline attinenti agli attentati: aeronautica e norme dell'aviazione civile, ingegneria strutturale, fisica, telecomunicazioni e così via.

Il quadro che è emerso da tutto questo lavoro è che il complottismo è seducente, ma prospera soltanto finché non si esplorano i fatti: finora, infatti, ogni ipotesi di complotto è stata smentita con un po' di paziente ricerca e andando sempre alle fonti originali (non necessariamente ufficiali), quelle che i complottisti, chissà perché, evitano sempre di citare, preferendo gli ipse dixit di terza mano che sono la negazione di ogni ricerca della verità.

2006/12/25

Bent Propeller - monumento WTC7

di mother


L'area del WTC era stata riempita di monumenti di artisti moderni.

Alcune di queste sculture furono recuperate, come lo fu la famosa sfera al centro della piazza, Sphere for plaza fountain 1969 di Fritz Koenig, mentre altre furono distrutte (monumento memoriale dell'attentato del 1993).

La sfera prima degli attentati


La sfera dopo gli attentati

Qui c'è un sito che elenca alcuni di questi monumenti (Sphere for plaza fountain, Bent propeller, WTC plaza sculpture): pag1, pag2, pag3.

Una delle opere salvatesi ma danneggiate, ed estremamente importante per l'analisi dei fatti dell'11 settembre, è il Bent Propeller di Alexander Calder (Wikipedia).

Il monumento, inizialmente posizionato vicino al WTC2, fu in seguito spostato vicino al WTC7, precisamente sulla passerella pedonale che collegava il WTC6 con l'ingresso ufficiale del WTC7. Di seguito possono essere viste delle immagini del Bent Propeller da varie prospettive.

Bent Propeller


Bent Propeller alla base del WTC2



Bent Propeller visto dal WTC1, alla base del WTC7

Bent Propeller visto da dentro il WTC7 (dal film Working Girl)


Vista del Bent Propeller e del WTC7 dalla parte opposta della street; sono visibili anche le due passerelle pedonali

Si può in parte percepire la distanza e la larghezza delle passerelle pedonali:


Vista da sopra le passerelle

In quest'ultima foto è importante rilevare le dimensioni del Bent Propeller e le dimensioni della passerella tubolare in vetro.

Vista dall'alto

Da destra a sinistra: U.S. Post Office, WTC7 con alla base Bent Propeller, passerella tubolare in vetro, quindi Verizon Building.

Bent Propeller sulla destra dell'immagine

Dal piano rialzato si vedono il Verizon Building e il Bent Propeller, con la passerella che collega WTC6 e WTC7.

Vista dall'alto del WTC2 (piano ignoto)

Dalle copiose immagini inserite si percepiscono sia la dimensione della statua, di circa 4-5 metri, sia il posizionamento nell'abito degli edifici di cui vogliamo valutare il danno.

Una ricostruzione digitale al meglio delle informazioni disponibili

Nella grafica, le due torri sono rappresentate in vetro (e ne traspare il core interno), il WTC7 è blu sfumato, sulla destra delle Torri Gemelle, e alla sua base vi è la rappresentazione del Bent Propeller.

Per la ricostruzione comunemente accettata, il WTC7 ha subito i danni delle macerie del WTC1 che, crollando, hanno lesionato gravemente la facciata del WTC7 e degli edifici vicini (per esempio il Verizon). Un incendio sviluppatosi poi dai danni provocati alla base dell'edificio, in cui erano contenuti materiali infiammabili, ha lesionato il resto della struttura fino al crollo, dilazionato in due segmenti a distanza di 10 secondi.

Le teorie dietrologico-complottiste, invece, parlano di esigui danni alla struttura e di incendio solo localizzato in qualche piano. Non individuano la causa degli incendi localizzati, e non presentano tutte le foto disponibili. Infine, in relazione a confronti video sulle modalità di crollo, ipotizzano una demolizione controllata (trascurando il parere di esperti di demolizioni come Danny Jowenko).

D'altra parte, non c'è da stupirsi per il WTC7, visto che la maggior parte delle teorie complottistiche-dietrologiche mettono in dubbio persino gli incendi del WTC 1 e 2 (come se fosse che minore è l'incendio, maggiore è il fumo prodotto... primo principio della creazione della materia dal nulla).

Per validare queste ipotesi o ricavare dati utili per analizzare queste ipotesi, è importante prendere in considerazione il Bent Propeller, nelle visuali prima degli attentati e nelle foto scattate da pompieri l'11 settembre.

L'incendio sviluppatosi dal WTC7 spesso viene confuso nei video del crollo con quelli del WTC 1 e 2 o con il polverone sollevato dalle macerie dei crolli. E' importante ricordare a riguardo che il crollo del WTC7 avvenne nel tardo pomeriggio, quando il fumo prodotto dai collassi o dagli incendi ai piani impattati si erano esauriti.

Di seguito, comunque, sono visibili le immagini del fumo prodotto dall'incendio del WTC7. L'incendio sviluppato oscurò tutta Ground Zero, sospinto dal vento quasi in orizzontale.



E' disponibile anche un video su 911myths.com che mostra il fumo prodotto dall'incendio del WTC7.

Si capisce da subito l'importanza del monumento Bent Propeller, che viene a trovarsi giusto nel punto incriminato in cui, secondo la ricostruzione comunemente accettata, sono caduti i detriti di WTC1.

Le immagini da satellite dell'USGS rilevarono sull'area di Ground Zero dei punti caldi in cui vi era presenza di materiale incandescente e/o focolai di incendio.

Il Bent Propeller viene a trovarsi poco sotto il punto caldo B, ma fuori dal contatto con esso. I resti recuperati e schiacciati (visibili nella foto seguente o nell'exe linkato) mostrano infatti ancora la presenza di vernice sulla superficie, che a contatto con temperature elevate sarebbe stata tutta bruciata.



D'altra parte, la presenza di materiale incandescente e di punti caldi è perfettamente compatibile con la ricostruzione comunemente accettata, poiché esattamente come gli incendi, bruciando materiale da ufficio, hanno sviluppato calore negli edifici, i materiali da ufficio schiacciati nelle macerie, bruciando nelle macerie stesse, hanno creato i punti caldi (ricordando vagamente le fumarole dei cumuli per produrre carbone da legna).

In questa direzione si inseriscono alcune testimonianze dei soccorritori, i video che mostrano la grande quantità di fumo prodotta dagli incendi negli edifici, e gli incendi nelle macerie.

Vi sono poi immagini che documentano le lacerazioni della facciata, video che documentano il crollo dilazionato nel tempo (rumore di vari pezzi metallici che cadono per decine di minuti, crollo parziale iniziale seguito dal resto della struttura dopo 10 secondi).

link post precedenti (immagine squarcio facciata sud WTC7)
link post precedenti (presunto crollo verticale WTC1 e 2)
link post precedenti (analisi crollo WTC7)

Qui di seguito vedremo invece una serie di foto che mettono in luce la situazione verificatasi nell'area fra le due passerelle, il WTC7 ed il WTC6.

Vari sono i pompieri che abitualmente portano con sé videocamere e macchine fotografiche. Quel giorno successe la stessa cosa, solo che avvenne un evento di portata storia.

Il più conosciuto finora è Steve Spak, che ha registrato dei video del WTC7 in fiamme, andando quindi oltre la sola foto dei dietrologi che documentava un esiguo incendio in un piano inferiore, scelta ovviamente accuratamente fra le varie disponibili.


Questa è la foto spesso usata per descrivere l'incendio del WTC7 dai dietrologi-complottisti. Mostra le prime fasi dell'incendio e nasconde i focolai negli altri piani. Si può notare, osservando il fumo emesso dalla facciata sud, lo stato di progressione dell'incendio. Questa foto nasconde i detriti sulla via fra WTC7 e WTC6.

L'analisi con le foto ed i video di Steve Spak si può trovare su 911myths.com. Il video dei danni è qui su 911myths. Ma Spak non è il solo, eccone qualcun altro, di cui riporto solo le foto notevoli all'argomento:

Shepard Shelber


Questo è il lato destro del WTC7, guardando in direzione di Ground Zero. L'edificio di destra è il Verizon, quello di sinistra è il WTC7 (ancora in piedi). Abbiamo una nuvola di fumo del WTC1 appena crollato che si staglia sullo sfondo e si sta diradando.

Vi sono macerie fumanti nella street fra WTC6 e all'incrocio con Verizon e WTC7. Abbiamo montagne di materiale metallico fin dentro il WTC7 per almeno un piano. Si possono notare lesioni in alcuni punti del Verizon.


Questo, invece, è il lato sinistro del WTC7, guardando verso Ground Zero (fra WTC7, WTC5 e U.S. Post Office). Anche in questo caso si notano le macerie ed i pezzi di colonna per terra. Vi sono macerie fumanti dal WTC6 e nuvole di polvere nel cielo. La passerella pedonale è intatta... presenta la rimozione del vetro superiore che la ricopriva, molto probabilmente per l'onda d'urto del vento smosso dal crollo dal crollo del WTC1 (similmente a quanto testimoniato per il crollo del WTC2 da Mike Pecoraro).

E' importante notare che sullo sfondo a sinistra non appare nessun cedimento della passerella tubolare sul muro di appoggio rialzato. Vi è la totale mancanza però della seconda passerella, quella dove era posizionato il Bent Propeller; come non vi è traccia del monumento (l'altezza dovrebbe essere ben visibile, visto che è paragonabile a quella della passerella pedonale).

Sullo sfondo appare poco nitido un andamento frastagliato, e molto probabilmente la montagnola compatta sulla destra è il Bent Propeller schiacciato, visto che quella dovrebbe essere la sua posizione (vista comunque la precedente foto, la passerella ed il Bent Propeller potrebbero trovarsi molto più in basso e quelli mostrati potrebbero essere i residui soprastanti di macerie di WTC1 e WTC7).

Andando sotto la passerella pedonale tubolare, con la foto di Willie Cirone si ha una prospettiva migliore dell'area danneggiata retrostante.


La foto, con ben visibile la passerella pedonale tubolare sopra la testa, mostra lo stato di degrado della successiva passerella pedonale. Vi è la totale mancanza del Bent Propeller, mentre vi sono varie macerie sparse qua e là. Sulla sinistra appaiono delle travi similari a quelle perimetrali del WTC1. A destra, con una tinta marroncina, appare lo squarcio che emette fumo e luce. Il fumo retrostante e la sovraesposizione impediscono di percepire qualsiasi altro elemento di sfondo.

Altre foto sembrano confermare quanto appena detto, vediamone qualcuna:

Da dentro Ground Zero si vede il WTC6 lesionato dai pezzi crollati dal WTC2. Sullo sfondo, il Verizon mostra una notevole lesione da impatto con sventramento di alcuni piani, similmente a quanto dice la ricostruzione ufficiale riguardo al WTC7.


Facendo riferimento alla mappa inserita all'inizio di questo articolo, abbiamo sullo sfondo il WTC5 incendiato, sulla destra il WTC6. Ci troviamo fra il Verizon ed il WTC6, vicino all'incrocio fra Vesey Street e West Street. Dovremmo avere davanti a noi sia la passerella con il Propeller, sia la passerella tubolare coperta. Non appare nessuna delle due.

Vi è solo un pezzo di grigliato di travi del tutto simile a quelle del WTC1 ed un cumulo di macerie vicine. La foto è stata scattata, visto il fumo proveniente solo dagli edifici minori, il giorno dopo o qualche giorno dopo, quando il WTC7 era già crollato travolgendo anche la seconda passerella pedonale.

Per vedere meglio questo aspetto mettiamo vicine due foto:

Questa o quella di Shepard presentata prima indica (oltre al metallo molto prima che cadesse il WTC7 vicino al palo ed il camioncino con il tetto sfondato) la passerella alla sua quota normale. E questa

mostra che anche la seconda passerella (la prima era stata distrutta già dai detriti del WTC1, come abbiamo visto) è inclinata verso il basso per i pezzi del WTC7 che l'hanno schiacciata con lesione anche alla parete sinistra su cui poggiava.

Si può notare come i detriti del WTC7 sembrino, su questa foto, intatti per quanto riguarda le colonne perimetrali, visto che si individuano degli elementi a travi larghe. Il sistema costruttitivo era basato su travi di acciaio chiuse da profilati orizzontali su cui si poggiava un sistema metallico immorsato alla griglia esterna di elementi portanti. Questo sistema ricopriva la facciata con pannelli di pietra, conferendo alla struttura il colore marroncino. Come si può ben vedere, la zona non presenta segni di esplosione, e sembra quasi che la struttura si sia aperta lasciando parte degli elementi portanti esterni con ancora il riverstimento intatto e solo parzialmente crepato (per ogni pannello che sosteneva la pietra esterna ci sono 3-4 attacchi alla struttura metallica).

La ricostruzione ufficiale prevede la lesione della parte interna della struttura rivolta verso Ground Zero ed il collasso per l'unione di questo effetto distruttivo agli effetti dell'incendio sull'acciaio degli elementi portanti. La foto permette anche di valutare come parte delle macerie sia sulla strada.

La ricostruzione ufficiale parla di un primo crollo della facciata sud, a cui segue il secondo crollo del resto dell'edificio, forse anche per il colpo che il primo crollo arreca alla base del resto della struttura.

La teoria complottista invece considera una serie di video ripresi da grande distanza che mostrano delle lesioni laterali con piccoli sbuffi (senza mettere in evidenza il fumo sprigionato dal WTC7 nella facciata retrostante). Per la ricostruzione ufficiale, quegli sbuffi di pochi pixel (completamente diversi rispetto quelli del WTC e diversi anche da quelli di una demolizione controllata) sono l'indicazione del cedimento della struttura a cascata per le lesioni riportate alla base.

Andando a vedere queste altre immagini dei resti del WTC7 abbiamo:

Ancora indicazione della struttura esterna quasi intatta, anche negli elementi secondari di facciata. Sullo sfondo, abbiamo a sinistra il WTC5 ed al centro il WTC6.


Macerie fumanti con azione degli incendi interni che hanno continuato a bruciare il materiale che già prima di crollare incendiavano. Nessuna censura sulle immagini sia delle macerie fumanti sia degli hot spot, poiché è normale che un edificio incendiato a crollo avvenuto continui a bruciare nelle parti combustibili rimanenti.

Come sopra per quanto riguarda l'analisi, siamo nel lato che guarda il WTC6 a destra o Ground Zero alla destra del WTC7 (prima era stata indicata una foto a WTC7 ancora intatto).

Qui lo sfondo del Verizon fa capire che si stanno guardando i detriti del WTC7 della facciata centrale (guardare mappa iniziale per conferma). Si nota sulla destra un gruppo di travi ancora ricoperte di rivestimento superficiale tranne per alcuni pannelli orizzontali che presentano il sistema di agganci 3 x 3 ai pannelli di pietra, i quali sono immorsati alle retrostanti travi. Sullo sfondo si nota un altro gruppo di colonne intatte distese sui relitti, come se la base si fosse allargata e il centro fosse collassato su se stesso, mentre le travi laterali si appoggiavano ai detriti. Vi è poi una zona centrale in cui non compaiono le travi perimetrali.

Queste, secondo la teoria ufficiale, sono andate distrutte per i pezzi crollati, mentre per la teoria dietrologica vi è stata una serie di esplosioni ai lati della struttura (quella che qui appare alla destra, pure con una finestra dai vetri intatti). Si notano al centro alcuni pezzi di travature orizzontali estremamente frammentati rispetto quanto visto in altre posizioni. La passerella crollata per seconda, in parte circondata di detriti, va a inserirsi alla base della montagnola di metallo.

Sulla sinistra dovrebbe esserci la passerella crollata per prima con il Bent Propeller. Vi è quindi una vasta area di macerie fra la passerella tubolare e la passerella del Bent Propeller (non visibile e come ritrovato, schiacciato dalle macerie degli altri edifici) assai differente rispetto alle altre prospettive del WTC.

In quest'area la frammentazione dell'edificio è maggiore e vi è la mancanza di parti parzialmente intatte cedute verso l'interno. Le macerie stesse sembrano propendere verso l'esterno proprio in quel punto arrivando ad occupare anche la carreggiata della strada.

Passiamo alle foto di Jim Sannerud.


In questa possiamo vedere ancora una volta i resti del WTC7 dal lato in cui a collasso avvenuto il paramento esterno non si è sgretolato finendo sotto le macerie, ma ha conservato parte dei suoi collegamenti al resto della struttura portante perimetrale.

Anche Sannerud ha fotografato la street, avendo sullo sfondo la passerella e i resti del WTC7 che hanno invaso la carreggiata protendendosi verso il lato più debole dell'edificio.

Da questa prospettiva, la distruzione del'appoggio della passerella è maggiormente evidente. La mancanza di carta, le auto incendiate e le macchine annerite a terra e sulla parete destra fanno capire come un vasto incendio abbia inciso sulla zona fotografata. La macchina a sinistra presenta evidenti segni di schiacciamento, mentre sulla destra si notano residui di protezione delle Torri Gemelle.


Questa foto, scattata poco più indietro della precedente (si vede al centro di questa l'auto schiacciata con i tre uomini), mostra le medesime caratteristiche dell'altra già descritte. Vi è la presenza evidente di pezzi metallici di ricoprimento delle colonne delle Torri Gemelle. Vi è un'ulteriore auto schiacciata, ed altre sullo sfondo a sinistra parcheggiate vicino al WTC5 non schiacciate, ma bruciate.

In conclusione: sembra quindi poco credibile che vi siano state una serie di esplosioni controllate che hanno minato i lati del WTC7, mentre appaiono evidenti le foto che mostrano prima del incendio e crollo del WTC7 la mancanza del rosso monumento del Bent Propeller.

Quindi, assumendo per assurdo che il Bent Propeller non fu schiacciato dalle macerie del WTC1 e dai resti staccati dalle lesioni del WTC7, non trova spiegazione dove possa essere finito.

Vi è inoltre la presenza di una situazione più caotica rispetto a quella che i dietrologi-complottisti vogliono far credere. La presenza di elementi del WTC1 è evidente, come segni di ulteriori fenomeni oltre al crollo del WTC7 (incendio, schiacciamento auto, rottura edifici WTC7 proteso fino al centro della street).

Infine le macerie del WTC7 denotano una particolare disposizione che preserva i paramenti perimetrali nei tre lati (verso US Post Office, lato nord e verso Verizon), poco compatibile con la teoria degli sbuffi laterali provocati da esplosioni che avrebbero distrutto la struttura portante ai lati del WTC7.

Un cedimento dilazionato e progressivo prima della parte centrale della facciata sud (come da video e tracciati sismografici) è maggiormente compatibile con le foto dei danni alla seconda passerella su cui era poggiato il Bent Propeller.


Infine, per i cultori dell'arte, ecco un articolo sul Bent Propeller in cui ci si interroga su cosa farne. Mantenerlo come opera d'arte e di storia, fonderlo e ricrearlo come l'autore aveva forgiato... Questo è il solo dubbio che gli ufficialisti cultori dell'arte si pongono sul Bent Propeller: che fare del propeller?




Aggiornamento del 30 dicembre 2006

Aggiungo questa immagine in cui sono messe vicino due foto e sono inseriti dei segni schematici per aiutare a localizzare gli elementi presenti
Su suggerimento di Paolo Attivissimo ho esteso la ricerca di immagini del monumento con i nomi di Three red Wings e WTC stabile, oltre quello di Bent Propeller

I risultati hanno permesso ri recuperare altre immagini.
Una foto d'epoca di Patrick Marini del 1971 quando il monumento era davanti al WTC

La documentazione fotografica di Robert Segal
Le foto scattate in più giorni sono liberamente accessibili nel sito del fotografo e sono organizzate per data e luogo di scatto, con alcuni commenti dell'autore.
Decisamente un'opera di archiviazione meritevole quella compiuta da Segal.
Le foto di Seagal
Pubblico qui di seguito alcune riguardanti il WTC7
  1. View Down Vesey Street From Church; view to north; from left: 5WTC, 7WTC (heap), Federal Bldg.
  2. Most Photographed Heap of Rubble: North Side of Seven World Trade; view to southwest; 5WTC at left rear, 6WTC at center rear (behind heap)
  3. View to Plaza Between Five and Six World Trade; view to southwest
  4. Firefighters at Seven World Trade; view to north
  5. Shift Change - Passing Seven World Trade view to northwest; 5WTC at left; federal bldg. at right
  6. Pruning the Pile view to west; from left: 5WTC, 6WTC, remains of 7WTC
Ed infine la più importante
Dog Teams Entering Plaza Mall from Vesey (Below Former Location of Calder Stabile); view to north, 7WTC lying in Vesey St. at right; 6WTC at left
Da notare che la presenza dei cani per la ricerca delle persone sepolte la mancanza della passerella tubolare e la presenza delle gru mostra come queste foto scattate in nottura siano posticipate rispetto di qualche giorno alle altre prima riportate.
I lavori di bonifica erano già cominciati

Il raccondo di quanto visto con i suoi occhi è molto interessante per avere spunti sui focolari del WTC7, sulla ruggine che riempi i pezzi dopo la prima pioggia e sulla situazione generale di ground zero
Beside us, Five World Trade, the middle sister, remains standing but has been perforated by flying steel. Its roof is tinseled in tower remnants. The debris blasting through number Five have ripped massive exit wounds in its facade before colliding with the buildings northeast of Vesey and Church. Fire followed and stripped the paint from the steel, so the torn holes bleed orange rust after last night's rains. A few volumes from Borders Books have tumbled through the shattered display windows out onto the sidewalk. The storm has flushed the streets of ash and dust but fresh coatings of grit and smoke are still belching from Seven World Trade and from the yawning crevasses in the plaza.

Aggiornamento lunedì 30 aprile 2007

Aggiunte due altre foto del monumento



Inoltre alcuni hanno fatto notare come l'immagine di Cirione rifletta una parte superiore del Pedestrian Bridge non coincidente con l'altra immagine sempre di Cirione.

Si può quindi notare che nemmeno quando la struttura era integra il vetro della vicina passerella rifletteva bene l'immagine della passerella tubolare.






Aggiornamento 15 luglio 2008

In youtube è presente questo video dell'History Channel che parla proprio del Bent Propeller o The Calder.

2006/12/22

Luogocomune colta a manipolare le fonti per "sincronizzare" i voli

di Paolo Attivissimo

Luogocomune.net ha da poco rimodernato la propria sezione dedicata all'11 settembre, presentando nuove teorie e nuovo materiale. Una delle teorie (non nuova in sé, ma estesamente riscritta) è quella che sostiene che i voli dirottati abbiano avuto una straordinaria sincronizzazione nelle loro azioni: ergo, vi sarebbe "la necessità di una regia esterna" (fonte).

La novità importante è che, a differenza delle versioni passate e di quasi tutte le teorie presentate dai complottisti, questa volta sono indicate le fonti: la CNN, specificamente questa pagina interattiva datata 2002.

Va detto che dal 2002 sono stati divulgati i dati delle scatole nere degli aerei, le testimonianze e le trascrizioni dei controllori di volo, e mille altri dettagli che ricostruiscono con maggiore rigore gli eventi, ma Luogocomune.net sceglie di non adottare questa messe di materiale e neppure altre pagine più recenti della CNN stessa, che ne offrono un sunto, perché (dice) avrebbero subito "molteplici "interpolazioni" ad opera dei diversi enti interessati" (fonte).

Non è chiaro il motivo per cui Luogocomune ritiene che CNN non possa aver subito queste "interpolazioni" nelle pagine datate 2002 o addirittura sin dal giorno degli attentati, ma tant'è. Luogocomune dice di fidarsi di quelle specifiche informazioni e di usarle come base per le proprie argomentazioni:

Da questa cronologia interattiva della CNN si possono verificare passo per passo le mosse dei 4 aerei dirottati.

(fonte)

Potreste pensare che se Luogocomune indica le fonti dalle quali attinge i dati per le proprie teorie, offrendo quindi una rara occasione di facile verifica, sarebbe stupido ed incosciente non aderire scrupolosamente a quanto riportato dalle fonti in questione. Il rischio di essere colti con le mani nella marmellata (o nel bianchetto) sarebbe troppo alto.

E invece no. Una rapida verifica di questa cronologia della CNN rivela che Luogocomune l'ha manipolata e falsificata a vantaggio della propria ipotesi di complotto. I dati presenti nella cronologia della CNN non sono quelli dichiarati da Luogocomune. In sintesi, Luogocomune dice il falso quando attribuisce alla CNN i propri dati.

Ecco il confronto fra i dati della teoria della sincronizzazione di Luogocomune e la pagina interattiva della CNN (che, va ribadito per gli increduli, è indicata proprio da Luogocomune come fonte):
  • Luogocomune: Il primo aereo (AA11) lo ha fatto [staccato il transponder e invertito la rotta] alle 08.27 (secondo altre fonti alle 8.20).
  • CNN: 8:20 a.m. - Flight 11's transponder, which broadcasts the aircraft's location, is turned off. Shortly afterward, the plane turns south toward New York City and air traffic controllers hear a hijacker's voice in the background.
In altre parole, la CNN citata da Luogocomune dice che l'aereo ha staccato il transponder e virato a sud alle 8:20, non alle 8.27. Ma allora perché Luogocomune indica le 8:27? E perché la CNN, appena dichiarata come fonte affidabile, è subito negata, relegata e descritta sommariamente come "altre fonti"? Perché la scelta arbitraria di un dato rispetto all'altro?

Ma non importa: forse è semplicemente una delle tante manifestazioni di un metodo molto diffuso nei complottismi di ogni genere, che consiste nel selezionare soltanto i dati che fanno comodo alla propria tesi e ignorare tutti gli altri, creando così il mistero ed il complotto. Più avanti c'è di peggio.
  • Luogocomune: Mentre questo si dirigeva su Manhattan, il secondo aereo (UA175) faceva un giro più ampio, ed aspettava che il primo colpisse la Torre Nord (8.46) per staccare a sua volta il transponder ed invertire la rotta.
  • CNN: 8:46 a.m. - Flight 11 slams into the World Trade Center's north tower... 8:50 a.m. - Flight 175 deviates from its assigned flight path, turning toward New York City.
Luogocomune colloca l'inversione di rotta alle o dopo le 8:46, e questa formulazione è talmente vaga da essere ragionevolmente compatibile con l'orario indicato invece con precisione dalla CNN (8:50). Fin qui nulla da obiettare. Ma subito dopo, Luogocomune attribuisce a CNN cose che CNN non dice.

Infatti Luogocomune parla di "staccare... il transponder" alle o dopo le 8:46, ma la pagina della CNN non indica in nessun punto l'orario di disattivazione del transponder del secondo aereo (UA175). La CNN parla soltanto del cambio di rotta. L'impressione che se ne ricava è che Luogocomune stia inventandosi i dati per creare la presunta sincronizzazione. Di certo non è da questa pagina "fidata" che li sta ricavando.
  • Luogocomune: UA175 colpiva la Torre Sud alle 09.02. Nel frattempo AA77, che aveva da poco spento il transponder, invertiva la rotta e puntava sul Pentagono.
  • CNN: 9 a.m. - The plane's [si riferisce al volo AA77] transponder, which tracks its location, is turned off. Shortly afterward, the plane changes course and heads east toward Washington, D.C... 9:03 a.m. - Flight 175 smashes into the World Trade Center's south tower.
Anche qui, Luogocomune formula la frase in modo molto vago: "nel frattempo", riferito a un evento di durata istantanea (l'impatto di UA175), non ha neppure molto senso grammaticale. Potrebbe essere interpretato come "prima", "contemporaneamente" o "dopo". Ma diamo per buona anche quest'interpretazione molto elastica di quello che dice la CNN, che molto più precisamente afferma che il Volo 77 spegne il transponder prima dell'impatto del Volo 175. La fonte citata da Luogocomune, quindi, smentisce che il Volo 77 abbia atteso l'impatto del Volo 175 per effettuare questo spegnimento.

La distorsione diventa macroscopica nel proseguimento della descrizione, dove Luogocomune arriva a modificare i dati della CNN: proprio quelli che dice di usare come fonte.
  • Luogocomune: E proprio quando AA77 colpiva il Pentagono, alle 09.40, il quarto aereo (UA 93) faceva la stessa cosa, spegnendo il transponder ed invertendo la rotta nei cieli dell'Ohio.
  • CNN: 9:35 a.m. - Flight 93 turns around near Cleveland and heads east... 9:37 a.m. - Flight 77 crashes into the Pentagon... 9.40 a.m. - Transponder signal from Flight 93 ceases and radar contact is lost.
Prima manipolazione: Luogocomune afferma che il volo AA77 colpisce il Pentagono alle 9.40: ma la CNN dice "9:37".

Quest'alterazione permette a Luogocomune di dire che l'evento coincide esattamente ("proprio quando colpiva...") con lo spegnimento del transponder e con l'inversione di rotta del Volo 93, che Luogocomune colloca entrambi alle 9:40.

E qui c'è la seconda manipolazione: i dati della CNN, infatti, dicono che l'inversione di rotta è avvenuta prima (9:35) di tale impatto. Quindi non è vero che il Volo 93 ha atteso l'impatto del Volo 77 per invertire la rotta.

Secondo Luogocomune, insomma, la CNN dice che l'impatto del volo AA77 contro il Pentagono e lo spegnimento del transponder e il cambio di rotta del Volo 93 sono simultanei. Ma andando a controllare cosa dice davvero la CNN, risulta che Luogocomune ha alterato i dati: infatti la CNN dice che il Volo 93 ha invertito la rotta cinque minuti prima dell'impatto, come già detto, e ha spento il transponder tre minuti dopo tale impatto (9:40).

Disquisire di minuti in più e minuti in meno può sembrare forse cavilloso di fronte a una tragedia del genere, ma è proprio tramite l'accumulo di tante piccole falsificazioni e distorsioni come queste che si arriva a creare l'illusione del grande complotto. Una botta qua, una botta là, e la verità va a farsi benedire.

E' indubbio che manipolare le fonti in questo modo è ben poco compatibile con l'asserita "ricerca della verità" che Luogocomune vanta di portare avanti. Quello che lascia perplessi è invece il tentativo di farla franca con una bugia dopo aver offerto a tutti un modo semplicissimo di smascherarla.